Semplice.

di GCLem
(/viewuser.php?uid=197323)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Dato che, in questo caso, il titolo non analizza il testo farò il contrario: il testo analizza il titolo ovvero quella parola di...cinque...sei...otto lettere che ho scritto di getto con la mia penna Bic. Ora, perché l'ho scritta? Forse (e con ogni probabilità) rispecchia ciò che sento in questo momento: l'animo è...svuotato, non da segno nemmeno di esistere. Resettato: è tornato alle origini. Ora aspetta di essere nutrito sia da sensazioni piacevoli, consolatrici, sia da sventure indesiderate, ormai inevitabili. Semplicità è ciò che sento e ciò che voglio sentire. Cerco un qualcosa che mi faccia star bene, oltre allo scrivere, e spero di trovarlo. Presto o tardi, chi lo sa. Qualcosa di semplice ecco. Qualcosa capace di emozionarmi ancora, capace di farmi piangere o ridere. Qualcosa per cui valga la pena combattere. E poi ti senti un fallito. Ti guardi intorno e tutti hanno il loro "qualcosa di semplice" che li ispira. Ed io...io non sento niente. Non ho niente. Pensi di essere inutile perché col tuo fare da falso indifferente non dai nulla a nessuno. Nemmeno un accenno di rabbia, tu per loro quasi non esisti. E continui a ripeterti: perché non vivi più? Che ti è successo? Niente, non ricordo più niente. Invece i ricordi sono lì, pronti ad un nuovo assalto. Ti chiudi ancora una volta e il tuo animo, contemporaneamente al tuo essere, diventa una sottospecie di sistema chiuso. Nulla entra, nulla esce. E ti ripeti: perché non vivi più?




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1135566