Near .
Sanguis
in speculo fluit.
-Come sta?-
-Come prima. Non ha voluto mangiare, rimane chiuso lì
dentro...-
-Non ha mangiato?! Ancora?! Ma avrà saltato tre pasti, fra
ieri e l'altro ieri!-
-Non possiamo costringerlo, Lidner. Dobbiamo lasciare che sia lui a
decidere per sè stesso, è adulto. Non te lo
ricordi?-
-Sì, ma... sembra così indifeso. Mi viene
naturale...-
-...preoccuparti, già. Però ha diciannove anni.
Deve comportarsi come una persona della sua età.-
-Ma perchè fa così?...- Silenzio.
-Non ne ho la più pallida idea.-
Il pavimento è bianco. Bianco. Quanto avevi amato il bianco.
Tutto fu bianco, per quanto riesci a ricordare.
La tua memoria. I tuoi puzzle. La tua esistenza leggera che non sa di
nulla.
Schizzi di
colore, ricordi fugaci, ricami senza inizio nè fine in una
tela vuota. Ciò che è rimasto.
Pagine lacere di un libro strappato, che nessuno desidera leggere. La
loro storia.
La storia di L, la leggenda dell'investigatore invincibile vinto.
La storia di Mello, Icaro che voleva raggiungere il Sole ed
è precipitato in mare.
La storia di Kira, marionetta degli Inferi e della superbia,
l'ombra di Light Yagami.
La storia di Near?
No, non era la tua storia. Fosti solo spettatore. Hai assistito alla
loro entrata in scena ed alla loro rovina, scacchi che vincono e
perdono e muoiono.
Tu cos'hai fatto? Ciò che hai sempre e solo fatto per tutto
il resto della vita.
Hai composto il puzzle. Con diligenza. Hai trovato i tasselli e li hai
congiunti in matrimoni atroci.
Ora però i puzzle non ti piacciono più. Non sono
bianchi.
Sono rossi, rossi del sangue tributato, rossi del sangue che tu non hai
versato.
Tu. Piccolo e fragile e venerato.
Near che non vuole alzarsi in piedi? Prendiamolo in braccio.
Near che vuole giocare? Diamogli i giocattoli.
Near che non ha fame? Lasciamo che scelga lui quando mangiare.
Memoria tinta di pennellate vivaci. Puzzle contaminati. Un'esistenza
leggera, che non sa ancora di nulla.
Ora niente è più bianco. Ti fa tutto schifo.
Anche loro ti fanno schifo. Loro che giudicano senza sapere, loro che
affermano senza conoscere, loro che bisbigliano a voce troppo alta
dietro quella porta.
Componi puzzle da quando eri bambino. Riempivano la tua mente di
qualcosa che avrebbe dovuto esserci, ma non c'era mai stata.
Riempivano la tua mente, soffocavano il dolore. Garze per un orfanello
ferito.
Ma cosa puoi fartene, di garze pregne di sangue? Ora fanno male anche
loro.
Vieni a giocare, Near!
Sto bene così.
Stavi bene contro le piastrelle del pavimento,
Near, alla
ricerca di una soluzione che non hai mai trovato? Stavi bene solo,
affogato nel tuo bianco.
I colori sono troppo forti per i tuoi occhi deboli. Di te, tuoi. Di
Near.
Near che non vuole alzarsi in piedi? Non facciamolo scendere nella
scacchiera.
Near che vuole giocare? Affidiamogli le pedine della partita.
Near che non ha fame? Lasciamolo morire lì per terra.
Solo questo ha senso, per te.
Il passato è forte, tu non ce la fai. Pedine spezzate che ti
feriscono con le loro schegge.
L'immagine di L, che rosicchia l'unghia del pollice e dice che sei
molto intelligente.
L'immagine di Mello, ad otto anni, che sussurra sarò meglio di te se
ti uccido.
L'immagine di Kira, che fissa spaurito i tuoi occhi di
specchi, cercandovi disperatamente un appiglio per non precipitare.
Loro ti rendevano ciò che eri. Tu non sei mai stato altro
che
l'allievo di L, ciò che Mello odiava e voleva scavalcare, il
nemico di Kira.
Ma tu -semplicemente tu, in questo momento, qui, gettato sul pavimento
con malgrazia dal destino- non sei niente.
Guarda. Persino il tuo volto è bianco. Una maschera di
porcellana, i cui lineamenti finiranno per confondersi e sciogliersi.
Nel bianco.
Piccolo candido freddo, esile gracile indifeso. Near. Mille aggettivi
per descrivere uno specchio privo di riflesso.
Il sangue ha invaso il palcoscenico. Lo spettacolo
è finito. Cosa farai?
Sarebbe stato meglio se quel nome senza proprietario, quel
nome mai pronunciato -il tuo, fosse stato scritto veramente
sul
quaderno della morte.
Sarebbe stato meglio se Mello quella sera di Agosto avesse deciso di
spezzare le tue vene di sangue trasparente, invece ha scelto
di crescere.
Sarebbe stato meglio se le fiamme avessero rapito anche te, quelle
stesse che ti hanno privato della famiglia.
Ma ci sei, invece, sei lì.
Near circondato da lapidi.
Near assalito dai fantasmi.
Near che non può più giocare.
-Cosa fa adesso?-
-Ha detto che vuole altri giocattoli. Secondo te significa che si sta
riprendendo?-
-Non si può mai dire. Speriamo.-
-Ah, sì, ha detto che vuole...-
-...vuole?...-
-Pennarelli rossi.-
-Ma che senso ha?-
Note dell'Autrice: Ennesima storia su Near e la sua complessa psiche.
Non posso farne a meno, è più forte di me.
Però
conto di scrivere qualcosa su Light ed L prossimamente.
Naturalmente la one-shot si svolge al termine della storia, quando Kira
è già sconfitto. Se avete trovato Near OOC,
fatemelo
sapere che mi cerco una lametta.
O.O Scherzavo.
Forse.
Beh, spero vi sia piaciuta. Ma sarebbe strano il contrario, no?
Comunque i vostri commenti mi allietano sempre. ^-^
Lucy
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