Amertume et majolique
Titolo della storia: Amertume et majolique
Tipologia: triple-drabble, 298 parole
Binomio scelto: 3° gradino - Il pavimento e… il portinaio
Genere: fantascienza, introspettivo, slice of life
Avvertimenti: -
Rating: per tutti
Credits: -
Note dell'Autore:
l’ambientazione è steampunk. Questa storia prende le mosse
da “Les Mains de la Gilda”, ma può essere letta
indipendentemente da queste. L’altro personaggio è
volutamente lasciato nell’ombra.
Introduzione. L’amaro risveglio di Sebastien ai piedi delle scale e di una figura senza volto.
Sebastien
aprì gli occhi su un mondo dall’insolita angolazione. La
scala s’avvitava alla sua sinistra e per risalirla avrebbe dovuto
essere un geco.
Sentiva le labbra secche e mezza faccia premeva intirizzita contro il pavimento gelido.
Poco lontano, in bilico sulle mattonelle bianche e rosse, c’era una bottiglia. Dentro, un avanzo di cognac.
La mano si allungò nell’aria fredda, cercando d’afferrarla, ma ricadde pesante nella polvere.
Ringhiò, istupidito dalla sbornia.
Un
paio di costose scarpe di vernice scesero i gradini, fermandosi
lì accanto. Non c’era traccia di sporcizia lungo i lucidi
bordi di cuoio né sul risvolto dei pantaloni neri perfettamente
stirati nonostante una notte di lavoro.
«Un’altra volta, Eyskens?» sospirò il nuovo venuto.
Sebastien grugnì una risposta incomprensibile, stringendosi nella coperta. Non riusciva a guardare in faccia quell’uomo.
Odiava sentirsi in obbligo con chi gli aveva dato una chance e non
potersi sdebitare: giacere nell’ombra polverosa
dell’androne ogni giorno, contando i minuti con l’orecchio
teso ad inesistenti pericoli, lo faceva impazzire. Voleva dimostrare di
aver meritato quella possibilità, che starsene in attesa sulle
maioliche bicrome avesse un senso.
Per questo l’alcol era un gradito lasciapassare: l’aiutava a dimenticare il senso di inadeguatezza.
Alla GILDA sapevano tutti del suo “vizio”.
Compreso lui.
«Questo
è il tuo posto» proseguì calma la voce. «La
tua abilità ci occorre qui. Sei la nostra miglior difesa. Senza
contare che non esistono protesi adatte alle tue gambe. Per ora»
s’affrettò a sottolineare.
A
quelle parole, la coppia di mitragliatrici agganciate sotto le
ginocchia di Sebastien grattò sulla maiolica. Quella fioca
speranza non alleviava l’amarezza ed il senso di
inutilità, né cancellava le silenziose ore di guardia,
immobile sul lurido pavimento della portineria.
«Lo so» biascicò, gli occhi fissi sullo spazio tra due piastrelle.
«Noi pure» rispose l’altro, abbottonando il cappotto. «Buona giornata, Eyskens».
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