20 Ore di
Buio
Sto
dormendo quando improvviso e violento, come un tuono che
irrompe nel silenzio della notte, un suono gutturale e sinistro si
impadrona dalla mia casa, provenendo dai muri.
Apro
gli occhi improvvisamente, la mente ancora annebbiata dal sonno, e
l'unica cosa che sento oltre quel rumore sommesso e inquietante
è un senso di straniamento. Mi sento dondolare come se
avessi avuto un capogiro forte, ma quando alzo gli occhi sul soffitto
vedo il lampadario sopra la mia testa oscillare in maniera inquietante.
I vetri
iniziarono a vibrare e il materasso a scuotersi pesantemente mentre io,
goffa ed impacciata mi getto fuori dal letto, cadendo
malamente a terra per le gambe ancora intorpidite.
Ho
paura.
Una
paura che mi ha strappato la voce e l'unica cosa che riesco a
fare è gattonare fino al muro davanti a me mentre le mie
orecchie si riempiono di sirene di auto che partono, urla di
persone dei piani sopra, l'incessante e terrificante scricchiolare
delle pareti.
Ho
paura.
Una
paura che mi ferma il cuore. E così rimango ferma,
con gli occhi spalancati mentre osservo la libreria vicino al mio letto
ribaltarsi su se stessa, come se un fantasma dispettoso si stesse
prendendo gioco di me; e rimango bloccata quando le penne dalla mia
scrivania, trasportate dal quel fremito incessante, iniziano a rotolare
fino al bordo del tavolo dove cadono come proiettili al suolo.
E
infine urlo... urlo come mai ho fatto in vita mia quando il lampadario,
che oscilla, oscilla e oscilla, si stacca dal soffitto e cade
in una pioggia di schegge al suolo.
Non ho
tempo di fare nulla, non ho tempo di dire niente, che il soffitto si
piega su sè stesso, si gonfia e si contrae ed infine esplode
sopra di me precipitandomi addosso, coprendomi la vista, tappandomi le
orecchie... facendo diventare tutto buio.
1h
<<
aiut.. >>
<<
ai...ut...aiuto... >>
Apro
gli occhi piano e li sento pensati come se avessi dormito per un anno
intero e mi sentissi ancora stanca... stanchissima. Ho voglia di
richiuderli, di dormire, ma un rumore mi infastidisce e voglio capire
cos'è, voglio vederlo e voglio farlo tacere per tornare
così a dormire in santa pace.
Sento
qualcosa contro la mia schiena di pesante e freddo; per un
attimo cerco di muovermi, sono convinta di farcela, di alzarmi dal mio
letto e capire cosa c'è che continua ad infastidirmi, ma
quella illusione dura solo qualche secondo, secondo necessario per
imprimere al mio corpo il comando di movimento e vedere che questo non
risponde.
No
può rispondere.
Sono
bloccata.
<<
che cos... >> cerco di dire ma sento la mia bocca piena
di terra che mi asciuga la lingua, il palato, la gola. Ho terra anche
nel naso, non riesco a respirare bene.
<<
c'è qualcuno?... hey... hey c'è qualcuno?
>> ed è una voce quella che sento; una voce
debole e spaventata, vicina a me. Ma io non vedo niente... ho gli occhi
aperti, credo, ma vedo solo nero davanti a me.
Non
vedo.
<<
mi
sentite? c'è qualcuno?... qualcuno mi sente?
>> urla la voce.
<<
io >> dico e non aggiungo nient'altro perchè
non sò cosa dire.
Ho la
testa in black-out e sono bloccata.
Non
vedo niente.
<<
dov...dove sei?... mi senti? >>
La voce
dello sconosciuto si è fatta più forte,
più viva se così si può dire e a
sentirla meglio mi rendo conto che non è così
lontano come pensavo... lo sento vicino.
Se
allungassi le mani potrei anche toccarlo forse.
<<
non ci vedo! >> dico semplicemente e nel dirlo ad alta
voce la paura si impossessa di me... Non ci vedo! Ho gli occhi aperti
ma non vedo niente!
<<
stai tranquilla... è perchè è buio.
>>
È
buio? ne siamo sicuri? io... io mi sento come se fossi cieca.
<<
ho paura >> singhiozzo in un sussurro, e mi fà
male farlo perchè ho la gabbia toracica totalmente
schiacciata e così il peso che ho su di me preme ancora di
più.
<<
anch'io... >> risponde lui basso << ma
vedrai che andrà tutto bene... vedrai che andrà
tutto bene >> ripete come a cercare di convincere
più se stesso che me.
<<
come ti chiami? >>
<<
Bella >> rispondo mentre sento le lacrime scendere lungo
le guancie.
Ho
sete, ho freddo e ho tanta paura.
<<
io sono Edward... Edward Cullen, ero al 7G... tu dove stavi?
>>
Singhiozzo
come una bambina ma gli rispondo perchè sentirlo parlare mi
tranquillizza; voglio che continui a parlare perché ho
paura di rimanere qui da sola in compagnia solo del silenzio, della
polvere e del buio.
<<
ero al 7F... quello sotto di te. >>
<<
ti sono caduto in testa quindi! >> è lo sento
forzare una leggera risata nel tentativo di alleggerire la tensione.
<<
dormivi? >> gli chiedo per evitare di far ricadere quel
silenzio opprimente su di noi.
<<
no, stavo guardando un film... soffro d'insonnia. Tu dormivi?
>>
<<
sì… ero tornata dalla discoteca poco prima.
>>
Alla
mia frase non lo sento rispondere.
Aspetto
un attimo sperando di udire di nuovo la sua voce, ma il silenzio
continua finchè non diventa insopportabile.
<<
Edward? >> gemo con un forte panico nella voce
<< Edward... stai bene? >>
<<
credo di avere una ferita alla testa... ho i capelli bagnati... mi
sà che stò sanguinando. >>
<<
cosa?! >> con quelle parole vado in panico: è
ferito!
Forse
sono ferita anch'io ma non sento niente, non percepisco nulla se non
quel peso sulla schiena.
Allungo
istintivamente la mano davanti a me e sento qualcosa di morbido.. un
tessuto.
<<
Sono io >> dice solamente e io per un attimo ritiro
la mano ma poi torno a posarla su di lui
perchè mi sento meglio a sentire qualcosa di caldo e vivo
sotto il palmo, in quell'oceano di calcinacci, terra e gelo.
<<
è la mia spalla... ho il braccio bloccato, c'è
qualcosa che si è impigliato... >>
Con la
mano percorro il suo braccio, andando a tentoni e cercando di capire
cosa lo blocchi finchè non arrivo a qualcosa che al tatto
sembra un’asta di ferro. È piuttosto fine e
malleabile però, così cerco di piegarla con la
forza dell’unica mano con cui riesco ad arrivare a lui e a
liberare il braccio di Edward.
<<
grazie.. mi stava facendo malissimo! >> mormora mentre lo
sento muovere il braccio.
Per un
attimo non sento più nulla, finchè delicata e
spaurita come non mai sento il suo palmo accarezzarmi il viso.
<<
ah... sei qui.. >> mormora tranquillo mentre continua a
premere la mano sulla mia guancia << non è una
cosa da dire ma sono contento che sei qui con me... fà meno
paura così. >> continua mentre lo sento
muoversi.
<<
cosa fai? >> gli domando spontaneamente.
<<
cerco di farmi un pò di spazio... per fortuna non sono
bloccato. Tu come sei messa? >>
<<
ho qualcosa sulla schiena... è pesante, non riesco a
muovermi. >> gli spiego.
Edward
si muove ancora finchè non sento il suo fiato contro il viso
e le sue mani percorrermi le spalle tentando di capire la situazione.
<<
hai mezzo appartamenti sulla schiena mi sà... senti male?
>>
<<
no, non sento nulla... è una buona cosa no? >>
chiedo timida ma lui non mi risponde subito e questo mi
allarma.
<<
Edward! >> lo chiamo.
<<
Bella vuoi fare una cosa per me? >> mi chiede inquieto.
<<
cosa? >>
<<
muovi le gambe. >>
La
richiesta mi sembra strana perché gli ho già
detto che sono bloccata, ma lo faccio lo stesso... con fatica lo faccio
e noto che quelle sono libere, per fortuna.
<<
Quelle non sono bloccate >> dico allora.
<<
Le
hai mosse? >>
<<
Sì >>
Il suo
sospiro spezza il silenzio.
<<
Grazie
a Dio >>
6h
<<
Bella? >> chiama leggero mentre mi stringe forte la mano.
<<
che succede Edward? >>
È
da molto che mi tiene la mano, lo ha fatto dopo che a seguito
di un gran fracasso e movimenti sopra le nostre teste ci siamo messi ad
urlare come dei matti, convinti che qualcuno ci avrebbe sentito, ci
avrebbe salvato.
E
invece niente… non è successo nulla se non lo
stancarci ancora di più.
Io sono
scoppiata a piangere; devo averlo spaventato parecchio -di sicuro non
mette molta fiducia vedere che chi è con te scoppia il
lacrime urlando “moriremo seppelliti qua sotto”- ed
è stato in quel momento che mi ha preso la mano.
Mi ha
fatto calmare… mi ha aiutata.
Edward
è una persona davvero unica, a volte mi chiedo come non
avessi mai fatto a vederlo.
<<
ho fame. >> mi risponde e sento il suo stomaco
brontolare.
Anch’io
ho fame, tanta fame, ma soprattutto sete. Ho la bocca ancora
piena di terra e polvere e la saliva azzerata.
Vorrei
tanto dell’acqua.
<<
Quando usciremo da qui andremo da McDonalds e ci mangeremo un panino
gigantesco con una coca cola altrettanto gigantesca e per dolce uno di
quei gelati con dentro le caramelle… hai
presente?>> gli chiedo sentendo le mie papille gustative
fremere all’idea di cibo.
<<
Ma sono Smarties Bella, non sono caramelle! >> mi prende
in giro << e poi non andremo da
Mcdonalds… andremo a cena in un bel ristorante di classe! tu
porterai i tacchi alti e una di quelle microscopiche borse dove ci
stà solo il rossetto dentro. E io avrò il mio
abito migliore.
Berremo
due bottiglie di vino, il migliore della casa, e poi prenderemo un
piatto di ogni cosa sul menù, dividendocela a
metà per provare tutti i sapori possibili. >>
<<
spenderemo un patrimonio! >>
<<
tranquilla, pago io! >> risponde lui e anche se non lo
vedo bene sento che sorride.
<<
che lavoro fai Edward? >> gli domando di getto quando il
silenzio diventa fin troppo pronunciato.
<<
sono un pianista, o meglio, ci provo! >>
<<
in che senso? >>
<<
nel senso che suono nei piano bar praticamente gratis! Ho una band di
musica blues… siamo bravi, verrai a sentirci un giorno vero?
>> e sento nella sua voce una nota di speranza, non che
io vada a sentirlo suonare, ma speranza che ce ne sia la
possibilità.
Che un
giorno io e lui, fuori da questa tomba, potremmo davvero incontrarci in
una strada ed entrare assieme in un locale per passare qualche ora tra
noi come due persone normali.
Come
due individui liberi e vivi.
<<
verrò di sicuro! >> gli rispondo di getto.
<<
tu cosa fai? >> Ha la voce tranquilla e questo
rende tranquilla me.
<<
studio letteratura al college e qualche volta lavoro in un negozio di
articoli sportivi… un vero schifo! >>
<<
ti trattano male? >>
<<
no non è quello… è il figlio della
proprietaria il vero problema. >> Mike Newton.
<<
ci prova con te? >>
<<
in maniera spudorata! a volte credo che nel suo cervello lui sia
convinto di essere il mio ragazzo… è tutto matto!
>> ridacchio pensando a Mike e ai suoi comportamenti
assurdi.
<<
ma tu ce l’hai il ragazzo Bella? >>
<<
no… tu ce l’hai la ragazza? >>
<<
nemmeno… diciamo che sono un tipo un po’
particolare >>
<<
ti piacciono i ragazzi? >> e dire che non mi sembrava gay.
Lui
scoppia a ridere.
<<
no per niente! Semplicemente sono un tipo molto riflessivo e
introverso… alle ragazze di solito piacciono quelli diretti
e che osano. >>
<<
no... non a tutte.>> e nel dirlo arrossisco.
Anche
se non posso vederlo sento che sorride.
<<
non ha tutte. >> ripete.
10h
Stò
piangendo.
Piano,
silenziosamente, ma stò piangendo e in questo silenzio e
buio è difficile che Edward non mi senta e non si preoccupi
per me… infatti la domanda nasce subito dalle sue
labbra.
<<
Bella, che succede? Stai male? >>
Io
però non rispondo, semplicemente piango.
<<
Bella?! >> sento la voce di Edward farsi spaventata e in
un attimo sento le sue mani sul mio volto e il suo viso vicino al mio,
in un tentativo goffo di abbraccio << che hai? Ti prego
parlami… >>
<<
è così… umiliante! >>
singhizzo.
<<
cosa? >>
Non so
come dirglielo… vorrei scomparire.
<<
devo fare pipì. >>
Sento
lui sospirare dolorosamente a pieni polmoni e appoggiare il capo su una
mia spalla.
<<
anch’io.. >> mormora << ci stavo
pensando già da un pò… >>
<<
ma tu almeno non sei bloccato.. io sono schiacciata qui sotto
e… >>
<<
lo so! >> mi interrompe << ma neanche
io ho molta libertà di
movimento… e comunque la cosa non cambia molto la
situazione. >>
<<
come facciamo?>> gli chiedo angosciata cercando di
asciugarmi le lacrime.
Per un
attimo il silenzio cade pesante su di noi, per poi essere spezzato
dalla sua voce tranquilla << cantiamo! >>
<<
cosa? >> gli domando confusa
<<
cantiamo >> ripete dolce << al
mio tre ci mettiamo a cantare una canzone e facciamo finta di
niente… o facciamo così o rischiamo che
ci esploda la vescica e io lo stò già rischiando! E poi
è da molto che non beviamo… poi non dovremo
più farlo. >>
E
così facciamo:
Io e
Edward, quello che fino a un giorno fà era un completo
sconosciuto, ci ritroviamo a cantare a squarciagola
“”Yallow Submarine”, mentre assieme ci
facciamo bellamente la pipì addosso.
15h
Edward
stà dormendo.
O
almeno credo stia dormendo… ha il capo appoggiato
contro il mio e la mano intrecciata alle mie dite che stringe forte. Ho
paura che sia svenuto, ho paura che la ferita che ha detto di avere
alla testa gli abbia fatto perdere troppo sangue.
Ho
paura per lui e ho paura per me che senza di lui rimarrei sola.
<<
Edward? >> lo chiamo scuotendolo un po’.
Mugugna
-buon segno- e poi gira il viso sfiorando con la punta del
naso il mio.
Nel
buio non lo posso vedere e forse alla luce del sole una
situazione del genere mi avrebbe messo a disagio, ma ora, per come
stiamo, sento solo tranquillità in quel gesto.
<<
tutto bene? >> domando in un sussurro
<< avevo paura fossi svenuto… >>
<<
per non dire morto! >> aggiunge lui con un sorriso.
<<
stà zitto Edawrd! >>
<<
tranquilla… prima di morire devo almeno provare il cibo
tailandese, imparare una variazione di Mozart e passare
un’intera notte a fare sesso bollente! >>
scherza.
Mi
viene da ridere << ma che razza di desideri sono?
>>
<<
i miei! >> mi risponde << e sono dei Signor
Desideri… vorresti davvero morire senza aver mai provato il Padtai ? oppure
morire con addosso una tremenda frustrazione sessuale? È no,
se devo per forza andare dall’altra parte voglio farlo nel
pieno del mio relax post orgasmo! >>
Mi fa
ridere ancora… Edward è davvero buffo!
<<
oh ti prego allora non morire! Non penso riuscirò
anche ad accettare tu che ti tocchi davanti a me! >>
<<
è buio, non vedresti niente! >> continua a
scherzare lui, seguendo il mio gioco.
<<
non importa.. sentirei il rumore! >>
<<
beh, se stò per morire non puoi mica togliermi
l’ultimo mio desiderio. Non c’è molta
scelta, o faccio io o fai tu! >>
<<
io no! >>
<<
è perché mai? Sono un uomo con un piede nella
fossa, non puoi rifiutarmi la mia ultima sigaretta! >>
ribatte divertito.
<<
ti sei pisciato nel pantaloni Edward! >> gli faccio
notare divertita.
Scoppia
a ridere alla mia frase << anche tu, Miss!
>>
<<
che stronzo! >>
<<
io? Mica ho detto che avresti fatto tutto tu, poi avrei ricambiato!
>>
<<
certo… avresti toccato il masso che mi schiaccia!
>>
<<
intendevo dire che avrei ricambiato una volti usciti da qui!
>>
E dopo
le sue parole il silenzio per un attimo cala su di noi in tutta la sua
pesantezza.
<<
usciremo… vero Edward? >>
<<
sì usciremo… e ci faremo delle grosse risate.
>>
20h
È
successo mentre stavamo dormendo.
Un
rumore, così forte da svegliare me ed Edward e farci gridare
di paura.
Per un
attimo credo che entrambi abbiamo pensato saremmo rimasti schiacciati
qui sotto, come topi in gabbia, come due sconosciuti, senza aver mai la
possibilità di vedersi in faccia alla luce del sole.
E
invece and un certo punto la luce è arrivata.
Una
linea, liscia e dritta che ha colpito un punto vicino a me.
Ho
visto dei capelli rossi, talmente rossi che all’inizio
pensavo fosse sangue, poi ho capito fosse il colore di
Edward. Ha i capelli ramati… sono belli.
<<
ISABELLA.. ISABELLA!! >>
Qualcuno
urla il mio nome ma io non riesco a reagire. Guardo il fascio di luce
che pian piano si allarga e circonda la testa di Edward per poi
scorrergli sulla fronte, ferita, piena di sangue, e sugli occhi, verdi,
come zaffiri, e sul naso dritto come un giunco… e su un
sorriso… il più bel sorriso del mondo!
<<
siamo salvi.. >> mormora, e vedo i suoi occhi brillare
come probabilmente brillano i miei perché anche io ora sono
alla luce.
<<
RAGAZZI STIAMO ARRIVANDO!!
RESISTETE!!>> urlano ancora ed Edward risponde
senza staccare gli occhi dai miei.
<<
SIAMO QUI!! >> urla e sorride. Dio che sorriso!
<<
ciao Edward… >> sussurro sorridendo
anch’io.
<<
ciao Bella… piacere di conoscerti! >>
<<
piacere mio! >> rispondo ridendo.
E
mentre rido un uomo si mette vicino a noi e si avvicina ad Edward per
farlo uscire dal buco nel quale siamo.
<<
puoi muoverti Edward? >> gli domanda ed entrambi
rimaniamo sorpresi del fatto che conosco i nostri nomi.
<<
sì, io sì… è Bella che
è incastrata! >>
Altri
uomini si avvicinano a me e notano il peso che mi costringe la schiena.
<<
fate
uscire il ragazzo! Ti libereremo subito Isabella, abbi
un’altro pò di pazienza! >>
Stanno
per portare via Edward quando la mano che ancora stringe la mia si fa
più forte e lui anche se trascinato non molla
<< no, voglio rimanere qui!! >> dice e vedo
per un attimo il terrore nei suoi occhi.
<<
non le succede niente, stai tranquillo! >> cercano di
calmarlo ma lui non molla ancora.
Mi
stà stringendo la mano così forte da farmi male
ma non m’importa, anch’io stringo forte…
ho paura che se ne vada e che succeda qualcosa quando
rimarrò sola.
Alla
fine i pompieri si piegano alla nostra testardaggine <<
Lasciatelo qui… Cerchiamo di sbrigarci! >>
E
mentre con un arnese alzano il blocco di cemento che mi stà
sopra, Edward rimane accucciato vicino a me ad accarezzarmi i capelli.
Teniamo
le mani unite per lungo tempo, finchè ci portano alle
ambulanze e lì le nostre dita intrecciate si sciolgono e io
lo perdo di vista…
2
settimane dopo
Sono in
un bar, seduta con una tazza di caffè fumante in mano che
aspetto il suo arrivo.
La
gente attorno a me mi fissa con curiosità, le nostre foto
girando ancora sui giornali ed è strano avere su di me
questa attenzione da celebrità immeritata.
Anche
per Edward è uguale. Ha detto che non vede l’ora
di riprendere a suonare… che magari diventa davvero una
celebrità e questa volta per un motivo reale... la sua
musica.
<<
Hey Bella!! >> mi sento chiamare e girandomi lo vedo
arrivare, alto come non mai, con quei capelli rossi costantemente
scompigliati e il sorriso luminoso.
Edward
sorride sempre e anche se non lo vedevo lo avevo già capito
quando avevamo condiviso quelle 20ore di buio assieme.
<<
Ciao! >> lo saluto e alzando il mento lo vedo piegarsi su
sé stesso per lasciarmi un piccolo bacio stampo sulle labbra.
Il
primo me lo ha dato in ospedale, nella mia stanza, dove mi ha raggiunto
dopo 24ore di ricovero
<<
Dovevo assicurarmi stessi bene! >> mi ha detto, per poi
aggiungere << ti ho fatto da balia per quasi un giorno,
non posso mica rischiare di perderti adesso! >>
Io
l’ho zittito con uno “stronzo”.
Lui mi
ha zittito con un bacio.
<<
volevo dartelo la sotto, ma volevo avessi la libertà di
darmi un pugno nel caso non ti fosse andato bene. >>
Io non
gli ho dato un pugno, ma un altro bacio.
E
adesso che è seduto vicino a me con un’altra tazza
di caffè in una mano e le dita dell’altra
intrecciate alle mie mi sporgo verso di lui e lo bacio di nuovo.
<<
e questo per cosa era? >> domanda lui sorridente mentre
tira la sedia su cui sono seduta vicina alla sua per potermi
abbracciare liberamente.
<<
perché posso farlo e senza di te forse non avrei potuto.
>>
A
quelle parole non mi risponde ma lo sento stringermi di più
e affondare il viso nei miei capelli per respirare il loro
odore… questo finchè non si sposta veloce e torna
a fissarmi negli occhi con un sorriso biricchino sul viso.
<<
dimmi che stasera sei libera! >> mi dice pieno di
aspettativa.
<<
per cosa? >> domando confusa da quel cambio
repentino di umore.
<<
devi venire a sentirci suonare! Non abbiamo una serata, ma ricominciamo
a fare le prove a casa di Jasper… voglio presentarti i
ragazzi e farti sentire la nostra musica! Dimmi che verrai?
>> il suo sguardo sembra quello di un bambino e io alla
sua richiesta non posso rifiutare... non voglio rifiutare.
<<
verrò… e poi te l’avevo promesso,
giusto? >> rido io.
<<
giusto! >> risponde lui scoppiando a sua volta
a ridere al ricordo di quella promessa fatta in quella fredda notte per
noi ormai lontana, e tornando ad abbracciarmi forte.
<<
visto, te l’avevo detto! >> mi
sussurra cospiratorio all’orecchio
<<
saremmo usciti.. >> continua con voce dolce
<<
… e ci saremmo fatti un sacco di risate! >>
Le sue
labbra cercano e trovano le mie con dolcezza e io di nuovo
sorrido…
con le
labbra e da quando ho conosciuto lui, anche con il cuore.
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