Titolo: Il nome delle stelle Autore: Fandom: Saint Seiya Rating: Verde Parole: 508 (fidipù) Avvertimenti: Possibile OOC, Fluff, One Shot Prompt: 430: Chi ha dato i nomi alle stelle? Riassunto: «Ti sei mai chiesto chi ha dato i nomi alle stelle?» «Sono
stati gli arabi e i greci per primi, poiché erano grandi appassionati e
studiosi di astronomia.» rispose Camus, razionale come sempre. «Per me è stata una coppia di innamorati a dare il nome ad Antares... anzi, Calbalacrab.» Note: Ambientata prima della corsa alle Dodici Case. Boh, ho messo avvertimento OOC perché secondo me sono troppo teneri
«Ti
sei mai chiesto chi ha dato i nomi alle stelle?»
Camus
aprì lentamente gli occhi, ritornando al mondo reale. Si era
lievemente assopito, tra l'umidità dell'erba su cui era disteso per
osservare il firmamento insieme a Milo. Capitava spesso che i due si
trovassero, in quella pianura erbosa non molto lontana dal Santuario.
Era un epoca apparentemente di pace ed entrambi amavano ammirare la
volta celeste, immersi nel silenzio dei propri pensieri, anche se a
volte Milo non riusciva a starsene completamente in silenzio e si
divertiva a giocherellare con Camus e a stuzzicarlo. Ma mai prima di
quel momento aveva fatto una domanda così profonda, anche se
probabilmente non era stata pensata come tale. Inizialmente lo guardò
aggrottando le sopracciglia in un espressione scettica e stupita.
Milo era sdraiato accanto a lui, i lunghi fili d'oro dei suoi capelli
nascosti dalla fitta erba color smeraldo e il suo viso illuminato
dalla fioca luce argentea della luna lo facevano somigliare ad un
antica statua greca di Ercole. Tra le labbra uno stelo di una
graminacea.
«Sono
stati gli arabi e i greci per primi, poiché erano grandi
appassionati e studiosi di astronomia.» rispose Camus, razionale
come sempre.
«Per
me è stata una coppia di innamorati a dare il nome ad Antares...
anzi, Calbalacrab.»
Milo
è serio quando pronuncia quelle parole, ma l'altro Cavaliere d'Oro
lascia abbandonare un divertito sbuffo dalle sue labbra. Lo Scorpione
se ne accorse, e si mise a sedere sull'erba già bagnata di rugiada
fissandolo contrariato e ferito nel suo orgoglio. I capelli rossi di
Camus sembrano quasi brillare come un fuoco acceso nell'oscurità
della notte, ma il viso dell'altro ha forse un colore più acceso,
dalla rabbia.
«Non
mi sembra molto romantico cuore dello scorpione
come nome.» si giustificò l'Acquario, che non prendeva mai
troppo sul serio Milo quando si alterava. Spesso era infatti
paragonabile ad un bambino capriccioso e volubile, ma non teneva mai
troppo a lungo il broncio.
«Invece
sì. Vuol dire che anche una persona apparentemente letale ha un
cuore puro e brillante dentro di sé, anche se nascosto da una dura
corazza e lo difende con pericolose chele. Mi piacere pensare che,
guardando la stella più luminosa dello scorpione, due persone
innamorate gli abbiano dato il nome Calbalacrab proprio per questo!»
Camus
sorrise, mentre il volto di Milo era rivolto al cielo. I suoi grandi
occhi brillavano della luce delle stelle, colmi di speranza e
fierezza.
L'Acquario
chiuse gli occhi, abbandonandosi al lieve torpore che provava e alla
leggera brezza notturna che soffiava in quel momento, le mani cinte
dietro la testa accarezzavano col dorso la terra umida sotto di esse.
Fu costretto a riaprirli, ed interrompere per la seconda volta il suo
proposito di addormentarsi cullato dalla quiete della notte, quando
Milo si adagiò sopra di lui, i loro corpi, privi della pesante
armatura che indossavano abitudinariamente durante il giorno, a
contatto e i loro visi pericolosamente vicini, tanto che Camus poteva
sentire sul suo viso il respiro dello Scorpione. Milo sorrideva
compiaciuto, fissando le iridi color rubino dell'Acquario.
«E
tu, che nome daresti ad una stella?»
Ma
il Cavaliere d'Oro dell'Ottava Casa non ottenne risposta. Non diede
il tempo necessario a Camus di formulare qualcosa, di far uscire
qualsiasi parola dalle sue sottili labbra, perché le chiuse con le
proprie, in un inebriante e profondo bacio.
Se
avesse dato all'Acquario la possibilità di rispondergli, avrebbe
sentito che se Camus avesse avuto possibilità di battezzare una
stella, essa avrebbe portato il nome Milo.
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