Non sarà facile, ma ci riusciremo, insieme

di Dragonite
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Non sarà facile, ma ci riusciremo, insieme

 Non sarà facile, ma ci riusciremo, insieme


 

Pioveva. Il maledettissimo giorno in cui poteva uscire dall’ospedale, si era messo a piovere. E non una semplice pioggerellina primaverile, no, ma un vero e proprio acquazzone.
Un ragazzo dai biondi capelli e dagl’occhi azzurri profondi e dalla pelle color biscotto si fermò all’entrata della struttura ospedaliera.

-Ah, si doveva mettere a piovere proprio oggi?- disse

-Dobe, lo avevano previsto. Sei stato tu a “chiedere gentilmente” a Tsunade-sama il permesso di essere dimesso prima- ribadì infastidito l’accompagnatore del ragazzo con la pelle chiara e scuri capelli a forma di culo di papera. Occhi d’ossidiana osservavo attentamente ogni sfumatura del volto ambrato dell’altro, come a volerlo mangiare.

-Uffa, Teme- bofonchiò imbarazzato allo sguardo di Sasuke –E non guardarmi così- aggiunse. Il cosiddetto Teme ridacchiò, scoccando un bacio sulla sua guancia –Vieni, andiamo a casa mia.- . –Ok Teme!- sorrise Naruto.

Una volta a casa si diressero in bagno per fare una doccia insieme, come la facevano da quando Naruto si era trasferito da Sasuke, essendo ormai una coppia ufficiale ben accettata da quasi tutto il villaggio.

È stato difficile far accettare questa cosa anche a Sakura, ma dopo il continuo baciarsi davanti a lei, si è finalmente convinta che il loro era vero amore, e che erano fatti l’uno per l’altro, ed ora era la loro personale confidente e migliore amica, anche se Sasuke non vuole estraniare i propri sentimenti di amicizia verso colei che lo ha aiutato a risolvere i incessanti battibecchi con il suo Dobe.

-Ohi Teme, a che pensi?- -A niente Dobe- rispose. Baciò il collo di Naruto, che emise un gemito di piacere –Ti amo Dobe- -Ti amo anch’io Teme-    fecero l’amore sotto la doccia, con Naruto sottomesso a Sasuke, il quale si premurò di portare al limite il piacere dell’altro.

Spossati, si diressero in cucina, dove cenarono, chiacchierando amabilmente sulle varie missioni affrontate in quei lunghi giorni. L’ultima, per Naruto, è stata anche la più difficile, essendo stanco, portandolo anche a rischiare la vita. Ma era ancora lì, con lui, si ritrovò a pensare Sasuke. “Ha la pellaccia dura”.

Finita la cena, i due si coricarono a letto, dove ripresero a fare l’amore, ed infine, affaticati, si addormentarono abbracciati, lasciano la luna loro testimone di quell’amore.

La mattina dopo Sasuke si svegliò non sentendo addosso a sé il calore del corpo dell’altro, e sentendo rumore di qualcuno che sta vomitando, si diresse in bagno e quello che vide lo fece preoccupare: Naruto stava messo sul water a vomitare l’anima.
Si avvicinò piano e messa la mano sulla sua fronte disse che forse era meglio andare da Tsunade, visto che quella non era la prima volta che accadeva. L’altro, non appena i conati cessarono rispose:  -Sai Sasuke, è da un mese che mi sento strano, non so cosa io abbia, ma sento come un peso sullo stomaco, la Volpe lo sa, ma non vuole dirmelo per paura di come reagirò…-  soffiò. –Allora è piuttosto grave. Andiamo dall’Hokage, immediatamente!-

Una volta lì, fecero fare ogni tipo di esame a Naruto, il quale poverino, vedeva Nonna Tsunade disperata e incredula andare avanti e indietro ripetendo –No, è impossibile! A meno che… oddio! E mo’ che gli dico?- sembrava posseduta.
Alla fine prese un respiro profondo e iniziò a parlare –Ehm, ecco Naruto, tu s-sei… t-tu sei… Ah non ce la faccio, sono troppo scioccata! Uchiha, tieni, questa è la cartella clinica di Naruto, guarda tu stesso.- Ed uscì dalla stanza per prendere una boccata d’aria.

Intanto Sasuke si apprestava a leggere quello che l’Hokage gli aveva lasciato –Ma è impazzita del tutto quella? Cosa ci sarà mai di così scioccan…- e svenne. –Oddio Sasuke!  Cosa è successo? Cos-? Oh Mio Dio! Sasuke! Diventeremo genitori, che bello! E, Oddio! Come partorirò? Come!?!?- e svenne anche lui sul corpo dell’amato. 

Quando Tsunade rientrò in quella stanza, trovò due corpi abbracciati, e sorrise.

“Supereranno anche questa” pensò.





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