#20 This silly game of love (you play, you win
only to lose)
“Fammi capire… Se vinco a questo stupidissimo giochino, tu
mi starai
alla larga per tutta la settimana?”
“Esatto! Ma se vinco io, Kuro-chan mi darà un bacio!”
“Che cosa?????”
Kurogane protestò vivacemente per
la posta messa in palio senza il suo consenso, ma Fay
se ne era già andato via saltellando allegro come non
mai.
*
Fay non si era mai sentito tanto
sicuro nella vita. Non era diventato certo il Primo Mago alla corte di Celes grazie al suo bel faccino e ai suoi incantesimi. Era
la sua intelligenza che prima di ogni altra qualità
l’aveva portato ad essere l’uomo più potente del regno dopo il sovrano. E quale campo migliore di una scacchiera poteva trovare una
mente calcolatrice come la sua per esprimere le sue eccellenti qualità?
Trovare una scacchiera nella casa che li ospitava in quel
mondo era stata una piacevole sorpresa per il mago, che subito aveva coinvolto
la sua vittima preferita in una vivace spiegazione su cosa fossero gli scacchi.
Kurogane dapprincipio tentò di filarsela, ma pian
piano finì per l’incuriosirsi al gioco, tanto che Fay
se la sentì di rischiare e proporgli la famigerata sfida.
Il mago comprese subito che le mosse di Kurogane,
nonostante fossero celate dietro uno sguardo sicuro di sé, erano
completamente casuali e senza alcuna connessione logica tra loro. Non riuscì
proprio a fare a meno di divertirsi un pochino alle spalle del ninja. Vincere subito non gli avrebbe dato alcuna
soddisfazione e ben pochi spunti per punzecchiare il suo Kuro-chan.
Lasciò che il ninja gli mangiasse
qualche pedina, aspettando il momento migliore per contrattaccarlo. Quando Kurogane sentì la
possibilità di vittoria inaspettatamente vicina, Fay
recuperò le redini della partita e, in un paio di mosse, mise in crisi l’intera
(debole) strategia del ninja.
“Coraggio Kuro-rin! Non abbiamo
tutto il giorno!” lo incalzò allegramente, mentre
l’altro si concentrava sulla sua prossima mossa.
“Avanti! Non ci sono molte cose che tu possa
fare!” continuò Fay sempre più allegro.
Kurogane grugnì una risposta
incomprensibile, dando immensa gioia al mago ormai certo di vincere. Stava
meditando ancora se fosse meglio muovere l’alfiere e finire la partita o
spostare la torre per il puro piacere di vedere il guerriero con quell’adorabile faccino concentrato ancora per un po’,
quando ecco che Kurogane con un impeto di rivalsa
fece la sua mossa.
“Scacco!” esclamò, sperando che almeno quello gli avrebbe
concesso un po’ di tregua dai continui tormenti che il mago gli infliggeva.
“Hyuuu! Kuro-tan
ha fatto scacco!” festeggiò Fay
allungandosi oltre la scacchiera e dando un’amorevole pacca sulla testa al suo
avversario.
Non si aspettava che il ninja
arrivasse a fargli scacco! Forse doveva prestare più attenzione alla partita e
non lasciarsi distrarre dal suo adorabile Kuro-chu.
Prese a cercare quale fosse la
miglior mossa per mettere in salvo il proprio re e ripartire immediatamente al
contrattacco, ma una tragica realtà lo colpì come un macigno. Non poteva
muovere il re. Ovunque lo spostasse, c’era un’altra pedina di Kurogane pronta a minacciarlo. Il colpo fu tale che non
riuscì nemmeno a tentare di barare.
“E’ scacco matto…” sillabò meccanicamente.
Kurogane aggrottò le sopracciglia
e ricontrollò la scacchiera a sua volta.
“…ho vinto?” domandò poi, ancora incredulo.
Fay non perse il proprio
autocontrollo, ma qualcosa nel suo sorriso terribilmente forzato suggeriva la
vastità del suo shock. Teneva gli occhi fissi sulla scacchiera cercando una
qualsiasi scappatoia, senza risultato alcuno.
Uno scacco matto da manuale.
Inconcepibile.
“…hai vinto, Kuro-wanko!” constatò Fay ed il fatto che
avesse scelto il nomignolo che, tra tutti, Kurogane
odiava di più suggerì al ninja che il suo avversario
non l’aveva presa molto bene.
“Ah! Sapevo di avere la vittoria in pugno!” mentì
spudoratamente Kurogane, assaporando il dolce gusto
della rivalsa sul mago che tanto l’aveva bistrattato durante il loro
interminabile viaggio.
“Kuro-WANWAN è stato molto
bravo...” commentò asettico Fay,
alzandosi dal tavolo.
Kurogane lì per lì rimase
spiazzato. Si aspettava una reazione più vivace e fastidiosa da parte
dell’altro , era praticamente già pronto ad iniziare
una delle loro colorite discussioni, di quelle che finivano sempre con una
spada sguainata ed un inseguimento folle. Fay invece
si alzò senza altre cerimonie e si diresse fuori dalla
stanza.
“Per quanto riguarda il tuo premio… non
ti infastidirò per tutta la settimana come promesso.”
Kurogane guardò allibito la porta
rimasta vuota. Fay l’aveva presa
veramente male…
Con un’alzata di spalle scacciò l’inopportuno senso di colpa
che stava offuscando il suo piccolo momento di gloria e pensò che tanto sarebbe
tornato tutto normale nel giro di poche ore.
Figurarsi se Fay riusciva a starsene
buono per una settimana!
*
Invece lo fece.
E non fu tanto la settimana
trascorsa con un Fay inquietantemente silenzioso. Non
fu nemmeno la minuscola sensazione di mancanza che Kurogane
sentì in quei giorni, ma che comunque negò
selvaggiamente di aver mai avuto. Non furono le sempre più insistenti domande rivoltegli dai ragazzini allarmati per quel cambiamento, che
velatamente lo accusavano di “aver fatto qualcosa di male a Fay-san”.
Ciò che fece crollare Kurogane fu il fatto che Fay continuò su
quella linea di condotta oltre la settimana stabilita.
Si svegliò la mattina dell’ottavo giorno già aspettando,
quasi pregustando, il momento in cui Fay l’avrebbe
braccato di nuovo con il suo insopportabile cicaleccio. Aveva dormito con Souhi sotto il cuscino, pensando alle alte probabilità che
il mago venisse a tormentarlo mentre lui ancora dormiva. Non lo avrebbe ammesso
nemmeno sotto tortura, ma quella settimana era stata
talmente pesante che non aspettava altro di sentire di nuovo la sovreccitata
voce di Fay chiamarlo con un nome stupido,
ristabilendo così il (più o meno) giusto ordine delle cose.
Invece nulla. Si era addentrato guardingo in cucina solo per
essere accolto da un “buongiorno” piuttosto freddino corredato da un sorriso
ancora più gelido da parte di Fay e uno sguardo
carico di apprensione e un accenno di rimprovero da
parte dei ragazzini.
Ma che aveva fatto di male???
Deciso a non cedere sulle proprie posizioni, il ninja si richiuse in sé stesso e si apprestò a consumare il pasto nello stesso stato d’animo con cui
avrebbe affrontato uno squadrone di nemici. Non voleva mostrare agli altri
quanto la situazione lo disturbasse (non lo ammetteva
nemmeno con sé stesso a dirla tutta), ma per chi lo conoscesse abbastanza era
chiaro che Kurogane fosse teso come una corda. E in un modo o nell’altro tutti avevano imparato a conoscere
bene l’indole del guerriero.
Syaoran era troppo rispettoso nei
confronti del suo maestro per esprimergli direttamente la sua opinione, quindi
tenne per sé ogni considerazione concernente il comportamento infantile di entrambe le persone che avrebbe dovuto considerare
“adulti responsabili”.
Sakura d’altro canto aveva per
natura un’empatia molto forte e finiva per lasciarsi coinvolgere emotivamente
troppo nei problemi delle persone a lei care. La principessa, orfana di entrambi i genitori (di cui comunque al momento possedeva
pochi ricordi), aveva preso piuttosto sul serio l’investitura di Kurogane-san e Fay-san ai ruoli
di padre e madre. Senza dubbio il ninja le incuteva
una certa soggezione e considerare il mago una figura materna sollevava non
poche perplessità, però questa famiglia acquisita le dava sicurezza e il tepore
di una casa anche durante quel viaggio pieno di insidie. In quel momento, a tutti gli effetti, Kurogane-san e Fay-san erano i
suoi genitori e per un animo candido come il suo, vedere mamma e papà litigare
era una sofferenza insopportabile.
“Ehm… Fay-san…?” tentò di spezzare
il silenzio.
“Dimmi Sakura-chan!” esclamò
prontamente il mago con molta più allegria del solito. Decisamente
troppa.
“…c’è… qualcosa che… non va?” domandò timidamente la
ragazza.
“ASSOLUTAMENTE no!” rispose Fay
con tanto entusiasmo da essere eccessivo persino per lui.
Sakura osservò con crescente
preoccupazione la sua “mamma adottiva” consegnare i piatti per la colazione. A
lei ed a Shaoran-kun toccò la solita gigantesca
porzione di prelibatezze, mentre al ninja venne letteralmente lanciato attraverso il tavolo un misero
piattino pieno a metà di misteriose entità bruciacchiate. E
dire che una volta il piatto di Kurogane-san era
quello che appariva preparato con maggior cura!
Kurogane osservò il suo piatto con
occhi sgranati, sollevò lo sguardo per capire cosa diavolo fosse
preso a Fay, ma il mago era già girato altrove con
completa noncuranza ed incontrò soltanto l’espressione contrita della
principessa, la quale non sapeva se scappare o mettersi a piangere.
Se il ninja
aveva pensato che dopo quella settimana sarebbe tornato tutto a posto, ora si
rendeva conto di quanto si fosse sbagliato. Ora era addirittura peggio.
Kurogane però, troppo stupito ma
tuttavia troppo orgoglioso per ammettere di esserlo, risolse che non c’era
altra soluzione se non lasciare lo stupido mago nel suo brodo finché quella sua
ultima follia non fosse stata smaltita. Forte dei suoi propositi, il guerriero
affrontò in quel modo, ignorando il comportamento di Fay,
il resto della giornata.
E così il giorno dopo.
E quello dopo ancora.
E man mano che i giorni passavano
era lampante agli occhi del ninja che Fay non intendeva assolutamente tornare sui suoi passi.
Anzi, la situazione precipitava di ora in ora, tanto
che non gli riuscì più di comportarsi come se niente fosse.
Per di più stava lentamente scoprendo che, per quanti sforzi
facesse nel tentativo di nasconderlo, il mago non gli era indifferente. Non
solo vederlo comportarsi così lo feriva,
ma si rese conto che erano arrivati a mancargli persino
tutti quei nomignoli assurdi, i continui punzecchiamenti e tutto il resto.
Nello shock più totale Kurogane capì che gli mancava Fay.
Il suo Fay.
La rivelazione, quando giunse, lo lasciò di sasso a
contemplare il muro della sua stanza per una quindicina di minuti buona. Poi, una volta assorbito l’impatto, Kurogane
si alzò in piedi con rinato vigore e fece ciò che ogni buon ninja
farebbe nel momento dell’azione. Prese la situazione in pugno, uscì dalla sua
stanza ed, infischiandosene del fatto che fosse notte inoltrata, entrò nella
stanza di Fay. E lo fece
senza nemmeno bussare, chiedere permesso e aspettare una risposta. Per come
tirava l’aria in quei giorni si sarebbe sentito
fortunato se Fay si fosse limitato a non rispondergli
soltanto.
Il mago non era nel suo letto, se ne stava appoggiato alla
finestra a guardar fuori, come se non fossero state suppergiù le tre del
mattino passate. Quando il ninja fece irruzione nella
stanza si voltò di scatto, ma constatato di chi si
trattava , tornò a fissare il panorama, senza degnare Kurogane
di ulteriore attenzione.
Non che questo potesse scoraggiarlo.
“Oi… mago…” lo chiamò.
Fay fece finta di non sentirlo, ma
il ninja non era più disposto ad accettare quel
comportamento. Con poche falcate percorse tutta la stanza e raggiunse il mago prima che questi si accorgesse della sua mossa.
Afferrò l’altro per un braccio e lo strattonò per costringerlo a voltarsi verso
di lui.
“Hai vinto tu! Va bene??? Hai vinto
tu!!!” gli disse Kurogane in faccia ad un tono di
voce forse troppo alto per quell’ora. Poi con un
impeto decisamente eccessivo attirò a sé Fay e lo baciò.
Il ninja arretrò subito dopo e
rimase a fissare col cuore in gola l’effetto che le sue azioni avrebbero avuto
sul mago. Fay rimase basito per quell’exploit per pochi istanti soltanto, poi sul suo viso
si dipinse uno dei suoi sorrisi più ampi e soddisfatti.
“Sapevo che avresti ceduto prima o poi,
Kuro-myu!” esclamò.
“…cosa?” bofonchiò stupito Kurogane, incredulo per il repentino cambiamento.
“Il mio Kuro-sama non avrebbe
potuto resistere lontano da me per così tanto!” continuò a cinguettare allegro
come non lo era da giorni.
“Che cosa???” Kurogane
cominciava ad innervosirsi.
“Pensa che stavo quasi per cedere
io! Tutta questa messinscena stava diventando noiosa! Per fortuna il mio Kuro-koi si è deciso a darsi una mossa!” e così dicendo Fay gettò le braccia al collo del ninja.
“CHE C…”
Kurogane avrebbe cominciato a
sbraitare improperi svegliando non solo i ragazzini, ma l’intero vicinato, se non che Fay decise di
ricambiare il suo gesto di prima, tirandolo a sé per baciarlo.
Il guerriero fece per protestare, ma abbandonò presto
l'idea. In tutta la sua vita non era mai stato così
felice di ammettere una sconfitta.