Ecco qui la nuova one shot scritta per questa raccolta.
E’ il mio personale contributo per il Senkosh day, visto che è oggi, il sei luglio.
Ringrazio tutte le persone
che leggono questa raccolta, che l’hanno messa tra le preferite,
ricordate e seguite, e soprattutto coloro che troveranno il tempo di
sostenerla, commentandola.
Un ringraziamento speciale va a: Willow, mamie e xetide che hanno commentato la scorsa one shot. Grazie!
I personaggi come al solito non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori.
Un bacione.
Rebychan
VICECAPITANO
Sendo era un tipo strano!
A tutti questa realtà era chiara fin dal primo momento in cui lo s’incontrava.
In lui convivevano diverse nature, spesso in contrasto tra loro, in un’unica anima.
Era per quello che a volte si comportava in un modo, e altre in un altro.
A volte poteva
essere la persona più sensibile dell’universo, quella
capace di illuminarti la giornata, anche quando il tuo cuore è
chiuso negli abissi più profondi.
Dopo dieci minuti
però poteva cominciare a sbadigliare, e diventare irritante
perché la noia lo avvolgeva, e voleva che tu gli trovassi
un’occupazione degna di nota che lo facesse sentire vivo.
L’attimo dopo
ancora quando tu ti eri scervellato all’estremo per
accontentarlo, non era detto però che il suo umore non fosse
cambiato di nuovo.
E poteva decidere di
piantarti in asso come se niente fosse perché essendo una bella
giornata di sole sarebbe stato fantastico andare a pescare.
E così preso
da quella attività, poteva dimenticarsi che c’era qualcuno
che faceva affidamento su di lui in palestra per gli allenamenti.
Li saltava così senza farsi grossi problemi, perché era troppo preso da altro.
Sendo era decisamente una persona volubile, ma nel contempo tenace.
Quando infatti
trovava una sfida che gli solleticava i sensi niente si frapponeva tra
lui ed il suo obiettivo, nella vita come nel basket.
Si poteva dire che vivesse di impulsi.
E se qualcuno non riusciva a leggere quegli impulsi si trovava spiazzato dal suo atteggiamento.
Per i più era incomprensibile.
Per pochi invece era facile leggerlo.
Tutto dipendeva da primi tre fatidici giorni in cui si aveva a che fare con lui.
Sì, erano tre
i giorni utili per comprenderlo in quanto già in quel breve
lazzo di tempo, Sendo mostrava ai suoi conoscenti le innumerevoli
sfumature del suo carattere.
Come si diceva sopra
un momento prima poteva essere l’anima della festa,
l’attimo dopo addormentarsi di botto su un banco.
Il giorno prima
poteva prendere dieci nel test di matematica, e quello dopo non
spiaccicare parola nell’interrogazione che doveva comprovare il
voto.
Un giorno poteva dimenticarsi degli allenamenti, l’altro allenarsi per dieci ore di fila come un invasato.
In una partita
poteva giocare in modo deludente per i suoi standard alti (di
solito quando non trovava qualcuno al suo livello che lo spronasse), in
un’altra poteva dimostrare tutto il suo talento che lo rendeva
uno dei migliori giocatori juniores della prefettura, se non
addirittura della nazione.
Era difficile dire ora come si sarebbe comportato nei dieci minuti dopo.
Questo ovviamente però non significava che non avesse dei chiari principi che mai e poi mai avrebbe tradito.
C’erano dei
sentimenti che nel suo cuore mai si affievolivano, così come
c’erano delle sfide che riuscivano sempre a fargli scorrere
velocemente il sangue nelle vene.
Con gli amici era sempre sincero.
Era un valido
supporto per i suoi compagni che facevano affidamento su di lui come se
fosse un dio, le malelingue potevano dire che era per quello che i suoi
capelli erano ritti in testa, perché dovevano essere come un
faro nella nebbia per le persone che decidevano di seguirlo.
In verità il motivo era un altro, semplicemente quel taglio gli piaceva, ma soprattutto piaceva al suo ragazzo.
Anche di fronte alle
avversità Sendo riusciva a sorridere sempre, e così
faceva apparire semplice agli altri anche la cosa più
complicata.
Di fronte a un
giocatore forte, il suo animo agonistico mostrava tutta la sua forza.
Era tenace e puntiglioso, ma anche di fronte a una
“sconfitta” riusciva a imparare qualcosa e non a farsi
scoraggiare.
Odiava perdere come tutti, ma per lui era più importante la sfida in sé che il punteggio finale.
“Combattere”
contro Maki o Rukawa gli faceva perdere la cognizione del tempo, anche
se con l’esperienza aveva imparato a gestire la sua impazienza, e
pensare anche nel mezzo di quegli scontri al bene della squadra.
Quando era un
novellino si sarebbe buttato sulla sfida senza pensare alle
conseguenze, ora invece aveva una visione di gioco totale.
Prima veniva la vittoria della squadra, che poteva anche non essere sinonimo della sua personale.
Purtroppo però molto più spesso capitava ancora il contrario.
Una sua vittoria
personale, essere paragonato in bravura a Maki oppure
“sconfiggere” Rukawa in uno scontro diretto, poteva non
essere sinonimo di una vittoria per la sua squadra e ciò era
snervante perché anche se riusciva a sorridere in quanto aveva
dato il centoventi per cento, vedere i suoi compagni tristi lo rendeva
a sua volta malinconico.
Qualcuno avrebbe criticato il Ryonan per quella incapacità di vincere, anche quando lui giocava alla grande.
Qualche giornalista
aveva ipotizzato che se la squadra non vinceva era perché gli
altri giocatori non erano all’altezza del loro asso.
Altri scrivevano che era l’allenatore ad essere un incapace.
Sendo però non riusciva a dare la colpa né ai suoi compagni, né a Taoka.
Se perdevano non era
perché la squadra non era forte, ma perché quando le
forze in campo si pareggiano, molto spesso è la dea bendata che
ci mette lo zampino.
Il Ryonan fino a
quel momento era stato sfortunato, ma si sa che la ruota della fortuna
gira e prima o poi sapeva sarebbe giunto anche il suo turno di ottenere
dei grandi risultati.
E quell’anno essendo lui il capitano, sentiva che era l’anno giusto.
Sì, non ne dubitava nemmeno un po’.
Era fiducioso!
Prima però di
arrivare alle partite che contano, Sendo si trovava di fronte ad un
grande interrogativo che lo innervosiva più che dover affrontare
lo Shohoku dei sempre più forti Sakuragi e Rukawa.
Taoka gli aveva dato l’incarico di trovarsi da solo il vice capitano, scegliendolo tra quelli della sua età.
Per lui quella scelta non era per nulla facile.
Non voleva infatti fare torto a nessuno.
Fu per quello che indisse quel concorso.
Ormai conoscendolo,
i suoi compagni non ci fecero poi molto caso a quel suo tentativo di
essere equo, anche se poi quel trattamento era tutto fuorché
paritario.
Solo qualche matricola sbarrò gli occhi incredula.
Di sicuro quei
ragazzini non sarebbero mai riusciti a inquadrare il vero Sendo,
essendo già passati i tre giorni utili a fare la sua conoscenza.
D’altra parte
però erano in buona compagnia. Anche molti dei suoi compagni
più anziani non conoscevano il vero Sendo.
Anzi si poteva dire che quasi tutti non lo conoscessero.
Avevano imparato a
apprezzarlo, ad accettare i suoi colpi di testa, e a non stupirsi di
niente, si potevano anche considerare amici, ma gli stimoli che
muovevano il loro capitano erano per loro ancora pressoché
sconosciuti.
Fu per quello che
quando Sendo dichiarò che avrebbe dato il ruolo del vice
capitano alla persona non importava di quale anno (Taoka l’aveva
guardato sconvolto, visto che gli aveva detto di sceglierlo trai suoi
coetanei) che fosse riuscita a soddisfare il suo desiderio più
impellente, quasi tutti si trovarono spiazzati e nemmeno ci provarono a
fare qualcosa.
L’attimo dopo però i ragazzi più in gamba che non erano abituati a stare con le mani in mano, si buttarono.
Fukuda portò Sendo a mangiare del buon ramen.
Era squisito ed il ragazzo s’ingozzò di gusto.
Visto l’espressione
ebete del ragazzo dai capelli a punta, Fukuda si sentì fiducioso
nell’avere la vittoria in pugno.
Solo il giorno dopo però Sendo gli avrebbe dato il responso. Prima doveva sapere cosa gli altri avrebbero fatto per lui.
A quel punto, Fukuda
si mise sul chi va là, sapeva infatti quanto Sendo riuscisse a
cambiare idea nel giro di poco tempo.
Rassegnato si decise a aspettare il giorno dopo, senza sperare troppo in un buon esito.
Uekusa regalò a Sendo un buono per fare acquisti nel suo negozio di attrezzature sportive di famiglia.
Akira doveva proprio comprarsi una nuova tuta, per cui fu felicissimo di risparmiare denaro.
Sebbene avesse una
borsa di studio per frequentare il Ryonan che comprendeva vitto e
alloggio, le spese extra erano di sua competenza, per cui preservare
qualche soldo era sempre una bella idea.
Visto il suo
entusiasmo anche Tomoyuki era fiducioso per il domani, anche lui
però sapeva che visto l’estro del suo capitano niente era
mai sicuro con l’altro.
Sebbene fosse solo al primo anno, anche Aida decise di darsi da fare.
Regalò a
Sendo il suo reliquario ovvero tutto il materiale che aveva raccolto su
di lui. Erano innumerevoli articolari di giornali che lo
riguardavano e foto scattate nei momenti più disparati. Aida gli
fece pure la fotocopia della sua agendina con segnati tutti i punti
deboli e di forza dei giocatori della prefettura.
Sendo sorrise di fronte a quel dono.
Era un sorriso
tirato perché diciamocela tutta è imbarazzante ricevere
come dono una collezione di giornali che riguardava se stessi, ed anche
se Sendo era un po’ narcisista non arrivava fino al punto di
autocelebrarsi. Hikoichi però prese quel sorriso come un segno
di approvazione e andò a casa camminando tre metri sopra il
cielo. Il suo idolo lo aveva accettato.
Dopo l’agguato di Hikoichi si era fatto tardi, e Sendo si diresse verso casa.
Ovviamente non lo stupì trovare lì fuori dalla porta quella persona.
Sapeva perfettamente
infatti che mancava solo lui all’appello delle persone che
avrebbero fatto qualcosa per convincerlo a dargli il ruolo di vice
capitano.
Non era però nel carattere dell’altro rabbonirselo con i doni.
No, quando si
ritrovarono a tu per tu, gli disse semplicemente che voleva quel posto,
che era la persona più adatta per ricoprirlo, visto la sua
tenacia, ma non solo, visto il suo carattere così diverso da
quello di Sendo.
Se Akira infatti si fosse assentato dagli allenamenti, ci voleva qualcuno che riportasse in riga tutti, compreso il capitano.
Se Akira certe volte era accondiscendente facendo la carota, lui avrebbe fatto il bastone.
Se Akira
attraversava un momento in cui la sua “non voglia” avrebbe
portato la squadra a sfaldarsi, era giusto poter contare su una persona
che avrebbe sputato sangue piuttosto che far inabissare la barca.
A quelle parole, Sendo aveva sorriso sinceramente.
Ed il suo sorriso si
era allargato ancora di più quando l’altro aveva aggiunto,
che inoltre credeva che un capitano dovesse avere una grande intesa con
il proprio vice.
Le sue iridi a quel punto si erano illuminate di una luce maliziosa.
E Sendo aveva capito perfettamente cosa l’altro stava sottintendendo.
Akira aveva riso.
L’aveva abbracciato e lo aveva baciato.
Il suo Hiroaki,
perché era di Koshino che si trattava, era sempre così
dolce, anche se all’apparenza era burbero.
Stavano insieme praticamente dall’inizio della prima superiore.
Ed era la persona che lo conosceva meglio in assoluto.
A lui non erano serviti tre gironi per inquadrarlo, gliene era bastato uno.
E i loro caratteri erano perfettamente complementari.
Se Sendo era volubile sotto certi aspetti, Koshino invece non si piegava mai.
Quella sera i due fecero l’amore e poi mangiarono della pizza guardandosi un film.
Probabilmente
sì Koshino pensava di essere la persona migliore per il ruolo di
vice capitano e probabilmente lo era davvero visto che Taoka accolse la
sua nomina il giorno dopo tirando un profondo respiro di sollievo, e
tutti compresi Uekusa, Hikoichi e Fukuda furono d’accordo nel
lasciargli il compito, ma non erano state solo le sue parole a
convincere Sendo, ma bensì il fatto che avesse pure soddisfatto
il suo bisogno più impellente.
Era da una settimana
infatti che loro due non si trovavano da soli, e Akira cominciava a
provare un forte bisogno di coccole che quella notte venne
soddisfatto in misura molto elevata.
Il suo giochino aveva funzionato.
Lui aveva sempre
mirato a nominare Koshino come vice capitano, solo che voleva farlo
uscire allo scoperto, voleva dargli l’occasione di andare a casa
sua per perdersi in effusioni.
Lo desiderava! E
dopo una settimana in cui erano stati troppo presi dagli allenamenti,
aveva provato l’impulso di diventare di nuovo una cosa sola con
lui.
E Koshino aveva afferrato la palla al balzo.
Aveva amato e si era
fatto amare dalla persona per lui più importante, e si era
accaparrato l’ambito ruolo desiderato.
Aveva ottenuto due piccioni con una fava. E poteva ritenersi soddisfatto.
La nuova era del
Ryonan sotto gli occhi sereni di Sendo e quelli determinati di Koshino
era iniziata ed entrambi erano sicuri che la loro collaborazione fuori
e dentro il campo che diventava sempre più stretta, li avrebbe
portati lontani.
FINE VICECAPITANO
E’ una one shot semplice, semplice ma spero che a qualcuno sia piaciuta.
L’ho scritta per
sostenere il pairing Senkosh, una coppia che a me piace molto, ma che
dai più viene sottovalutata.
Grazie per tutto.
Alla prossima!
Rebychan
PROMEMORIA FAN FIC FANDOM SLAM DUNK
Capitoli scritti di Ayako’s Angels: 23 (Non so quando verrà postato il nuovo capitolo, spero presto).
Capitoli scritti di La Notte: 23 (finita) (Non so quando verrà postato il nuovo capitolo, spero presto).
PROSSIMA FIC IN AGGIORNAMENTO
La one shot Nel centro del
Mirino per la raccolta Operazione compleanno – Il regalo
più adatto del fandom di Reborn.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
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