Tabella: Inverno |
01.Maglione di lana |
02.Regalo |
03."Buon Natale, idiota" |
04.Neve |
05.Capelli spettinati |
06.Labbra fredde |
Progressi: 1/6 |
Nuova pagina 1
Titolo: Knitting A Sweater
Autore: SHUN DI ANDROMEDA/KungFuCharlie
Fandom: The Sentinel
Personaggi: Jim, Blair, Naomi, Simon
Paring: lieve Jim/Blair, interpretabile anche come profonda amicizia
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale
Rating: Verde
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama
ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di Pet Fly Production e Paramount, che ne detengono tutti i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di
mia invenzione, non esistenti in The Sentinel, appartengono solo a me.”
Tabella: Inverno
Prompt: 1) Maglione di Lana
Note: Ambientata dopo l'episodio 12 della seconda stagione
§§§
KNITTING A
SWEATER
“No,
tesoro. Prima devi formare l'anello e poi agganciarlo per stringere. Così stai
solo facendo confusione.”
Con
pazienza, infinita pazienza, Naomi sedeva al tavolo della cucina, circondata di
morbidi e colorati gomitoli di lana, brandendo un ferro da maglia; accoccolato
nella sedia accanto, c'era Blair, il quale sembrava seriamente sul punto di
strozzarsi con i suddetti gomitoli, incapace com'era di intrecciare assieme i
fili colorati per dare finalmente una forma al suo progetto.
Il
giovane antropologo guardò storto la madre mentre cercava di liberare i polsi:
“Mamma, lo vedo anche da me che quest'idea è stata la peggiore della mia vita!”
si lamentò il trentenne, “E devo finire questo... questo... ammasso informe di
lana entro dopodomani mattina!”
Con
facilità, Naomi liberò i polsi del figlio e prese a riarrotolare il gomitolo, di
un bel rosso intenso, prima di depositarlo in mezzo agli altri: “Io ti avevo
proposto di comprarne uno, oppure potevo tranquillamente fartelo io. Nelle
trenta e passa ore trascorse sul pullman da Riverside avrei potuto fartene
almeno due!” esclamò la donna, punta sul vivo.
Ma subito
Blair scosse violentemente la testa, sporgendosi in avanti per consultare il
libro aperto nel mezzo del marasma e borbottando qualcosa sottovoce mentre
cercava disperatamente di muovere nel modo corretto i ferri: “Non servirebbe a
nulla. Ho deciso che deve essere fatto a mano da me e così sarà.” esclamò
all'improvviso, tenendo lo sguardo fisso e concentrato, “Jim tornerà da New York
proprio il giorno del suo compleanno, per questo ti ho chiamato, mamma.”
La donna
sorrise intenerita: “Lo so, Blair. E infatti ho lasciato perdere la riunione di
Riverside proprio per correre in soccorso del mio bambino. Vedrai che riusciremo
a finirlo in tempo.”
Blair
sospirò, incerto se sentirsi rassicurato dalle sue parole oppure se sentirsi
terrorizzato a morte e imbarazzato: era vero, l'idea di regalare a Jim un
maledetto maglione fatto a mano era stata sua, complice il fatto che proprio uno
dei maglioni che il detective amava tanto indossare aveva fatto una fine
tragica, anche se non per colpa sua – E comunque il tipo che aveva pensato bene
di usare Ellison come bersaglio mobile per allenarsi nel tiro a segno aveva già
preso possesso del suo nuovo alloggio nella prigione di Cascade – ma non avrebbe
mai pensato che sarebbe stato così dannatissimamente difficile riuscire a fare
anche solo il punto base!
“Forza,
riproviamo. E questa volta, forma prima l'anello”
§§§
Esausto
come mai si era sentito nella propria vita, il detective James Ellison entrò
nella stanza d'albergo che gli era stata assegnata per buttarsi pesantemente sul
letto senza neppure disturbarsi a togliersi le scarpe e la giacca.
Trascorrere una giornata di totale immobilità, a scaldare una scomoda seggiola
in plastica e ascoltando il susseguirsi di discorsi e chiacchiere, prive di
alcun senso, di innumerevoli e decantati specialisti investigativi, aveva messo
a dura prova i suoi nervi già abbastanza tesi: già aveva serie difficoltà a
gestire i suoi sensi, che la trasferta a New York aveva contribuito fin troppo a
sollecitare, la sua pazienza non sarebbe durata ancora a lungo.
Maledizione a quando aveva accettato quell'invito e aveva seguito Simon fin lì.
Diamine,
non aveva neppure potuto portarsi dietro Blair, e ora ne pagava le conseguenze:
i suoi sensi, normalmente abbastanza gestibili e sopportabili - con la ferma e
supportiva presenza dell'antropologo a istruirlo su come usarli e pronto a ogni
evenienza – in quei pochi giorni tendevano sempre più spesso a finire fuori
controllo e già un paio di notti si era ritrovato a fissare il soffitto della
propria camera dopo essersi perso in uno dei suoi famosi Zone e incapace di
prendere sonno come voleva.
Ma
naturalmente, la sua preoccupazione e frustrazione non era dovuta unicamente a
quello.
Anche se,
almeno in pubblico non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, era preoccupato per
la sua Guida: non era stato molto felice di lasciare Sandburg da solo a casa a
neppure una settimana di distanza dalla sua uscita dall'ospedale.
Si,
certo, gli effetti dell'Aurea ormai non erano più presenti - almeno non lo erano
troppo - benchè qualche flash dorato tormentasse ancora la vista
dell'antropologo e questi avesse qualche problema ad addormentarsi
tranquillamente, però Jim non era lo stesso a suo agio con l'idea di un Blair
eventualmente da solo in caso di bisogno.
Simon ci
aveva provato, e così anche lui, ma gli organizzatori di quella serie di
conferenze non avevano voluto sentire ragioni quindi Blair era rimasto a
Cascade.
Virtualmente, da solo.
Il medico
gli aveva tassativamente proibito, all'uscita dall'ospedale, di frequentare per
un paio di settimane il campus e di stare il più possibile a riposo, il che
implicava anche il stare lontano dalla stazione per evitare il rischio di venir
coinvolto in qualcosa di pericoloso o peggio.
Diamine,
avrebbe dovuto impuntarsi di più!
O Blair
oppure non sarebbe partito.
Ma sapeva
che non avrebbe potuto lasciare Banks da solo a sbrigarsela con gli
scalda-poltrone federali e aveva dovuto optare una scelta.
Non
preoccuparti Jim, il percorso più lungo che farò sarà dal divano alla cucina per
mangiare qualcosa. Per il resto, ti registrerò tutte le partite dei Jags mentre
sarai ad annoiarti nella Grande Mela. Salutami l'Empire State Building!
Le parole
entusiaste che Blair gli aveva rivolto poco prima di partire, unite a un sorriso
incoraggiante, lo avevano tranquillizzato, sul momento, ma l'effetto era durato
ben poco e, quella notte, l'unica cosa che il detective Ellison sperava, era di
sbrigarsi a tornare a casa.
§§§
“Si
mamma, non preoccuparti. Il maglione è pronto e io non sono morto durante la
notte. Si, stavo scherzando... Jim dovrebbe essere qui per l'ora di pranzo
quindi devo lasciarti perchè devo andare a cucinare.”
Naomi, in
aeroporto, sospirò mentre salutava distrattamente il figlio al telefono,
stringendosi nella sciarpa colorata che questi, nel mentre della lavorazione del
maglione, le aveva fatto per impratichirsi nei punti. Era calda, era piacevole
al tocco e le infondeva una strana sensazione di gioia il pensare come aveva
trascorso quei due giorni con il figlio: aveva assaporato, in meno di 48 ore, le
sensazioni più belle della propria vita, aveva visto coi suoi propri occhi
l'entusiasmo di Blair nell'imparare testardamente a usare i ferri.
E tutto
per cosa?
Per un
regalo.
Le cose
più belle sono sempre le più semplici, una volta di più la vita glielo aveva
dimostrato.
Aveva
toccato con mano l'amore che il figlio provava per il detective tutto d'un
pezzo, ma che – se n'era resa conto più di una volta – era sinceramente
affezionato a lui, amore condensato nella forma appena abbozzata di un morbido
maglione rosso intenso.
La donna
riattaccò, non prima di essersi assicurata che Blair ricordasse di fare gli
auguri a Jim anche da parte sua e non potè trattenere un sorriso mentre si
avviava verso il gate d'imbarco, tirandosi dietro il piccolo trolley da viaggio
che era il suo bagaglio a mano.
Era
felice di aver potuto trascorrere un po' di tempo con il figlio, di aver
riallacciato con lui un rapporto quantomeno normale, malgrado gli anni di
lontananza appena appena ingentiliti da qualche sporadica telefonata, e
soprattutto di aver contribuito a renderlo felice. Perchè sapeva che, per il
giovane studente, vivere a Cascade era tutto, in particolare lo era stare in
quel loft, dividersi tra il lavoro in polizia e le sue ricerche antropologiche
all'Università, e soprattutto sapeva che la summa delle persone che amava e che
contribuiva ad aiutare, Jim compreso, dava forma alla sua felicità.
E lei,
come madre, avrebbe protetto quella felicità, avrebbe fatto il possibile per
proteggerla.
Forte di
quella nuova risoluzione, la donna esibì il proprio biglietto e attraversò il
gate, sorridendo orgogliosa.
§§§
Quando
Blair ebbe chiuso a propria volta la comunicazione, rimase per qualche istante
immobile, con gli occhi chiusi e il viso rivolto verso la finestra spalancata
del balcone e il petto invaso da una buffa e poco familiare sensazione di
calore.
E, aveva
notato, gli accadeva sempre più spesso.
Gli era
accaduto quando aveva abbracciato con autentico affetto la madre poco prima che
lasciasse il loft per andare in aeroporto la sera prima.
Gli
accadeva, molto spesso, quando lui e Jim facevano nottata in ufficio e lui, dopo
un po', crollava addormentato con la testa sulla scrivania – o sulla tastiera
del word processor - salvo poi svegliarsi sul sedile del passeggero, con Jim che
guidava accanto a lui e lo prendeva in giro, fingendo che non fosse sua la
giacca che si ritrovava addosso.
Gli
accadeva quando Joel lo salutava con una pacca poderosa sulla schiena,
mandandolo ad affogarsi nel caffè che stava bevendo.
Diamine,
gli accadeva perfino quando Simon si congratulava con loro dopo l'ennesima
indagine portata a termine: non era orgoglio, non era solo entusiasmo. Era
qualcosa di più, forse una sensazione di appartenenza.
Ed era
solo grazie a Jim e al suo compito di Sentinella, solo grazie al ruolo di Blair
come Guida per la Sentinella, che questi poteva dire di essere sinceramente
felice.
E
desiderava, in qualche modo, ringraziare per tutto quello, e voleva farlo in
modo che il messaggio arrivasse forte e chiaro, inequivocabile, di modo che Jim
capisse che proveniva dal profondo del cuore.
Scoccando
un'ultima occhiata verso il divano, su cui faceva bella mostra di sé il pacco,
legato assieme da un nastro dorato, si avviò ai fornelli, fischiettando un
allegro motivetto che aveva udito quella mattina alla radio: il menù l'aveva già
scelto da giorni, doveva solo mettersi all'opera.
Ma quando
l'ora di pranzo trascorse senza che Jim si fosse fatto vivo, né alla porta di
casa né al telefono, per un attimo Sandburg venne preso dal panico.
La paura
che fosse accaduto qualcosa al suo migliore amico – ormai non si vergognava più
di pensare a Jim come tale – e a Simon era tanta ma il suo lato razionale
cercava di tenerla a bada, giustificando l'assenza del detective nei modi più
strampalati e quasi impossibili a tratti.
Aveva
trascorso il pomeriggio sul divano, a guardare l'ennesima partita di basket e a
registrarla, sobbalzando nervosamente a ogni rumore nel corridoio al di là della
porta di casa.
Il pranzo
ormai raffreddatosi era ancora sul tavolo ma lui non aveva intenzione di
sparecchiare.
Preferiva
aspettare.
Jim
tornerà presto e sono sicuro che sarà affamato. Riscaldare qualcosa di già fatto
è meno pesante che rifarla daccapo.
Però
Blair sentiva che non avrebbe retto ancora a lungo, era troppo stanco, esausto
forse era la parola più adatta a descriverlo: non che trascorrere le notti in
piedi gli fosse mai pesato, diamine! Erano più le notti che trascorreva sveglio
a studiare che quelle che passava a dormire ma con la mole di medicinali che gli
avevano somministrato in ospedale, uniti alla debolezza generale di cui il suo
corpo era vittima... Sentiva sempre più pressante il bisogno di dormire.
In un
attimo di lucidità, con le poche forze che gli erano rimaste, Sandburg afferrò
il pacco, stringendolo tra le braccia prima di avviarsi, a passo lento e
barcollante, verso le scale che portavano al piano di sopra.
Metto
il regalo sul letto poi vado a dormire...Sono distrutto.
L'antropologo salì lentamente le scale, reggendosi al corrimano, per poi
addentrarsi cautamente nella stanza del partner, immersa nella penombra, appena
appena rischiarata dalla luce dei lampioni che entrava attraverso le persiane
quasi del tutto abbassate.
Muovendosi a tentoni, Blair riuscì a raggiungere il letto e a depositarci sopra,
con mano tremante, il soffice pacco ma ormai non aveva più le forze per tornare
di sotto, si sentiva il corpo intorpidito e, a meno di strisciare sui gomiti,
difficilmente sarebbe riuscito a riguadagnare la propria stanza.
Senza
praticamente accorgersene, crollò addormentato, col viso affossato nella
trapunta che copriva il letto: appallottolandosi istintivamente come un gatto,
con le mani strette attorno al regalo, si lasciò semplicemente avvolgere dal
calore.
§§§
Ore dopo,
quando ormai l'orologio a muro in cucina segnava le due del mattino passate, la
porta del loft finalmente si aprì cigolando, facendo entrare all'interno
dell'appartamento il detective Ellison.
Con la
valigia depositata sullo zerbino d'ingresso e l'aria a dir poco esausta
distinguibile anche nel breve guizzo di luce proveniente dall'esterno, la
Sentinella mosse un passo in avanti nell'oscurità incipiente, attirato dal vago
sentore di spezie e cucina che ancora aleggiava nell'aria: con la poca luce che
proveniva dal corridoio del piano, riuscì a orientare le proprie mani sulla
parete di modo da accendere almeno l'interruttore di casa.
Subito,
le confortevoli sagome dei divani e del mobilio si fecero del tutto visibili e
la sua attenzione venne attirata dalla tavola imbandita e dai piatti cautamente
coperti da canovacci e simili per proteggerli dalla polvere.
Sembrava
tutto pronto per festeggiare e, per un attimo, Jim sentì il cuore stringersi per
il rimorso: non aveva avuto tempo di avvertire Sandburg della rapina avvenuta la
sera prima della loro partenza da New York e neppure della situazione degli
ostaggi che erano stati trattenuti lì per tutto il giorno fino a quando lui
stesso, dopo aver fatto irruzione nella banca presa d'assalto dai rapinatori,
era riuscito a disarmarli e a contribuire alla liberazione delle persone
prigioniere.
Dopodichè, scortati dai federali, lui e Simon avevano finalmente raggiunto
l'aeroporto, dove li attendeva un volo diretto per Cascade ma neppure lì aveva
avuto modo di telefonare a casa per rassicurare Blair.
Si,
decisamente si sentiva in colpa, anche alla luce della fatica che la Guida
doveva aver fatto per cucinare tutta quella roba.
E' una
strana sensazione essere amati, vero, Enquiri?
Preso di
sorpresa da quella che era stata sicuramente la voce di Incacha, pur se solo
nella sua testa, fece sobbalzare Jim, che si guardò attorno con espressione
stralunata, gli occhi incatenati alle porte che conducevano alla stanza che
Blair occupava.
Il
detective sospirò, levandosi la giacca e abbandonandola sul divano prima di
scivolare verso la stanza di Sandburg.
Stanza
che però, una volta che la testa della Sentinella s'era infilata attraverso la
fessura delle porte, ai suoi occhi apparve deserta.
Una
strana sensazione di panico misto ad ansia lo attanagliò allo stomaco: “Dove
accidenti è andato?” si chiese tra sé e sé, esaminando ogni angolo della camera
prima e poi del salotto dopo, diamine! Era perfino uscito sul terrazzo e aveva
frugato anche il bagno!
Decisamente innervosito e preoccupato, Jim guardò la scala che portava alla sua
stanza.
Non
poteva essere lì, vero?
I suoi
piedi si mossero meccanicamente e, in pochi secondi, si era arrampicato su per
la stretta scala, sbucando con la testa sul soppalco, con le orecchie piene del
lento respiro della figura accoccolata, e addormentata, al suo posto e il cuore
decisamente alleggerito dalla preoccupazione.
Facendo
attenzione a non fare troppo rumore, Jim s'avvicinò al letto e notando
istantaneamente due cose: il pallore di Sandburg e il pacco che stringeva tra le
dita.
Solo in
un secondo momento vide il bigliettino, vergato nella disordinata grafia del suo
coinquilino, che era appiccicato alla carta colorata e che recava il suo nome.
Incuriosito, riuscì a districare la presa delle dita del più giovane sul pacco,
senza svegliarlo per fortuna, e a prenderlo tra le mani, soppesandone il
contenuto.
Era
discretamente leggero.
Esaminò
attentamente il bigliettino, ma vi era scritto sopra semplicemente BUON COMPLEANNO...
E allora
perchè si sentiva come un bambino la mattina di Natale?
Con
l'urgenza che, vagamente ricordava, aveva da bambino in quello stesso giorno e
il medesimo entusiasmo, scartò quel regalo inaspettato, ritrovandosi le dita
immerse nella lana morbida e calda e gli occhi pieni della sagoma appena
accennata, alla poca luce che regnava nella stanza, di un maglione.
I suoi
sensi vennero immediatamente colpiti da tutta una serie di messaggi, che
urlavano alla sua mente, e al suo cuore, che l'unico vero responsabile di tutto
quello che proprio Blair, che quel maglione doveva averlo fatto lui e che se
anche non era perfetto, se anche era un poco slabbrato e sformato...
Era il
regalo più bello che avesse mai ricevuto.
Con un
sospiro, allungò la mano per dare una pacca gentile sulla schiena della Guida:
“Come devo fare con te, Sandburg?” sussurrò, a metà tra l'esasperato e, forse,
il commosso.
Poi, con
il suo nuovo regalo addosso, dopo essersi cambiato, pescò dall'armadio una nuova
coperta, drappeggiandola sulla Guida profondamente addormentata prima di
scendere: ormai, per quella notte, non avrebbe dormito, di quello era certo.
Ma
avrebbe atteso pazientemente il risveglio di Blair. Poi, avrebbero festeggiato,
seppur in ritardo.
Nel
frattempo, quel maglione sarebbe stato l'ideale per tenerlo al caldo.
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