Father & Son
A Federica, Cecilia, Ann, Silvia, Milla e a chiunque altro sia stata
piacevolmente rovinata la vita dal Sig. Bellamy & co.
Era ormai quasi sera, quando una fresca brezza d'aria
s'insinuò inaspettatamente dalla grande finestra spalancata
nel salone.
Si avvolse, ben accetta, intorno al collo stanco e accaldato di Matt,
seduto con le spalle alla finestra.
Gli provocò un brivido lungo la schiena e inevitabilmente lo
distolse dal libro che ormai stava leggendo da un paio d'ore:
interrompeva la lettura solo per controllare a ritmi più o
meno regolari, qualcosa che si trovava alla sua destra.
Alzando gli occhi a quel tocco, si accorse subito che la luce del
pomeriggio se n'era andata, lasciando il posto al manto un po'
più scuro della sera.
Sbadigliò come se non ci fosse un domani e si
stropicciò gli occhi, prima di massaggiarsi il collo stanco.
Aveva ripreso a leggere, per ammazzare la consueta, imminente, ansia
che Tour e Promozioni avrebbero portato. Non lo faceva mai quando aveva
un minuto di tempo, non ci riusciva.
Gli veniva una gran voglia di isolarsi, leggendo, solo quando era pieno
zeppo di cose da fare.
E lui assecondava sempre, quel particolare istinto.
Chiuse il volume e si guardò intorno: le ombre si erano
fatte più dense.
Alla sua destra, dentro un box pieno di cuscini c'era suo figlio che
dormiva. Almeno fino a qualche istante prima.
Ora dei lievi tonfi gli dissero che la brezza d'aria aveva distorto
anche lui dal suo sonnellino. Con un sorriso si alzò dal
divano, accese le lampade e si avvicinò al box.
Due pezzi di cielo gli restituirono lo sguardo, così simile
al suo. Con un sorriso ancora più grande allungò
le mani e prendendolo con deliberata delicatezza, si portò
al petto suo figlio.
L'aria intorno a lui si dipinse del suo particolare e rassicurante
profumo: "profumo da bambini", lo chiamava Dom.
- Ehi, campione. -
Bingham aveva preso l'abitudine di addormentarsi quando non volava una
mosca in casa, di recente. Di solito sveglissimo, gesticolava cercando
di richiamare l'attenzione di qualsiasi essere vivente si aggirasse dalle sue parti.
Quella sera erano rimasti da soli, a godersi un po' di meritato riposo.
Matt si sedette di nuovo al posto che aveva da poco lasciato e con un
enorme sorriso, ancora sulle labbra, si mise a fare il padre:
ruolo che riteneva talmente intimo ed esclusivo da riuscire a
svolgerlo pienamente solo alla presenza di suo figlio.
Che al momento agitava a caso le piccole mani, afferrando l'aria.
La mano - quella grande - del suo papà, gli
accarezzò la testa e gli occhi sempre vigili cercarono sul
suo viso tracce di cambiamenti evidenti o meno, che magari gli erano
sfuggiti.
- Ma tu dormi un sacco, ometto, lo sai vero? Non si addice a una
Rockstar, il sonno -
Seduto sulle ginocchia del suo papà, Bingham volgeva tutta
la sua attenzione al lembo di maglia che tentava di tirargli via.
- Una volta rimasi sveglio per più di quarantotto ore. Oddio
che incubo -
La mano del bambino aveva abbandonato il lembo di maglia e ora gli si
chiudeva intorno al suo indice destro, che Matt faceva ondeggiare
lentamente.
Finalmente lo sguardo di Bingham cadde sul suo, mentre con la piccola
boccuccia articolava suoni alquanto incomprensibili. Matt
indietreggiò di qualche trentennio e come ogni volta, si
mise a prodigarsi in suoni simili a quelli del figlio. Comunicavano
così, in bambinese, per ora, regalando sempre un sorriso a
mamma Kate.
La prima presunta "parola" di Bingham si avvicinava molto a qualcosa
come mami.
Aveva iniziato a gattonare una sera di qualche settimana prima, Matt
non c'era: Kate gli aveva riferito tutto questo, mentre lui la fissava
con una muta delusione sul volto.
Aveva sempre pensato che non sarebbe stato quel tipo di genitore:
apprensivo, preoccupato e con la mania d'esserci sempre, ad ogni corso,
a vivere i progressi del figlio. A non perdersene una.
E invece non solo aveva quella segreta, particolare mania, ma riusciva
sempre a perdersele tutte.
Lo stava facendo ridere, in quel momento, mentre gli riempiva di baci e
finti morsi, la manina.
E con Bingham rideva anche lui, con quella particolare risata che
riservava solo al figlio. E che solo il figlio gli provocava.
Si fermava un istante per consentirgli di prendere fiato e poi
ripartiva all'attacco, facendolo divertire ancora e ancora...
- Dady! -
Matt si arrestò, trattenendo il fiato, nell'istante in cui
il suo cervello metabolizzò l'accaduto.
Bingham continuava a gesticolare, noncurante di quello che era appena
successo. Di quello che aveva appena scatenato.
- Cosa, piccolo? Cosa hai detto? -
L'aria era ancora impregnata delle eco di risate, Bingham fissava suo
padre, in attesa.
Dom gli avrebbe dato del patetico, in quel momento, perché
neanche a dirlo gli si erano inumiditi gli occhi. Ma solo per un solo,
breve istante.
Guardò il figlio con uno sguardo stranamente fermo.
Poi avvicinò il viso di Bingham al suo e gli diede un bacio
sulla fronte.
Questa volta se l'era perso Kate, accidenti, fu il primo felice
pensiero di Matt.
Era ormai sera là fuori; le luci delle lampade si
intensificavano intorno a loro; la casa era silenziosa, eccetto per gli
acuti di Bingham, che molto probabilmente avrebbe tanto gradito
cambiarsi; e Matthew Bellamy non smetteva di sorridere, fissando il
figlio, incredulo per quello che era appena accaduto, combattuto tra la
voglia di dirlo al mondo intero e quella più forte, di
tenersi tutto gelosamente per sé.
Figlio chi
t'insegnerà le stelle, se da questa nave non potrai vederle?
Chi t'indicherà le luci dalla riva? Figlio, quante volte non
si arriva. Chi t'insegnerà a guardare il cielo, fino a
rimanere senza respiro? A guardare un quadro per ore e ore, fino ad
avere i brividi dentro al cuore?
Che al di là del torto e la ragione, contano soltanto le
persone? Che non basta premere un bottone, per un emozione?
_R. Vecchioni - Figlio, figlio, figlio.
Forse è stata
una pensata non troppo originale, questa slice of life,
forse è qualcosa di così scontato. Non saprei,
ditemelo voi. So solo che ieri mi sono ritrovata a pensare, causa la
noia, alla
prima volta di
Matt. Alla prima volta che suo figlio l'ha chiamato, l'ha riconosciuto.
Ovviamente ne so quanto voi, sulla sua vita privata, ma mi piacerebbe
pensare che sia andata così. O meglio di così.
Lasciamo tutto
alla fantasia, dunque. Un grazie enorme, se vi siete soffermati a
leggerla, lo apprezzo moltissimo :)
Passate delle
buone vacanze, al mare, in montagna, dovunque. Non state troppo al sole
e pensate solo a divertirvi!
N.
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