Vite giā morte

di Randagia
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Abbandono le mie membra giā morte,
le lascio incancrenirsi al sole arrogante.
Dilanio il mio corpo estirpando ogni peso,
e non oso ammettere quanto sia faticoso.
Do per scontato che sia normale,
questo tagliare, togliere, strappare.
Non mi ero accorta di quanti cadaveri
si trascinino su questa terra giā morti. 
Ognuno trasporta la propria croce,
ma non essendo destinati a rinascere.
Interi popoli vivono come morti,
il respiro cesserā e loro non saranno esistiti.




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