Mistakes.
Capitolo
1.
A volte
hai semplicemente bisogno di essere capita, che purtroppo non
succede. La gente fraintende crede di sapere e invece non sa. E'
facile parlare, è facile dire sì quando
è no. E allora perché si
fa? Semplicemente, perché in realtà è
così che deve essere.
Appena
riaprivo gli occhi la mattina e scorgevo la luce del sole infiltrarsi
da quella finestra alla mia destra, appena poggiavo i miei piedi
scalzi sul pavimento freddo e mi dirigevo in bagno, appena mi vedevo
nello specchio del bagno, mi accorgevo quanto io fossi e quanto fossi
stata e probabilmente sarei stata, insignificante nella mia breve
esistenza.
Osservai
il mio sguardo, la mia espressione priva di qualsiasi connotazione
particolare.
Quegli
occhi senza quella strana luce chiamata vitalità, voglia di
andare
avanti, credere nei sogni, innamorarsi...
Che
senso aveva andare avanti se nemmeno io avevo voglia di vivere su
questo mondo?
Fu
una decisione difficile quella che avevo preso. Un qualcosa su cui
avevo riflettuto e su cui avevo avuto dubbi su dubbi, ma finalmente
avevo trovato la soluzione. Quella che forse mi avrebbe ridato luce
ai miei occhi, anche se non si sarebbero potuti mai più
riaprire.
Uscii
dal bagno e mi diressi giù in cucina. Ogni passo che facevo,
avevo
paura, finalmente provavo qualche emozione che era diversa dalla
delusione, dalla costante tristezza e dalla sofferenza di dover
esistere.
La
vita era un dono prezioso e sapevo che non avrei mai dovuto buttarlo
così ma avevo già fatto la mia scelta e niente e
nessuno mi avrebbe
fatto cambiare idea.
Vidi
sulla lama del coltello un'immagine che mai avrei pensato di
rivedere. Non avrei mai pensato che avrei avuto il coraggio di
sorridere ancora.
Ma
in quel momento avevo voglia di sorridere. Finalmente avrei potuto
andarmene felice e di non dover più sopportare questo
strazio.
La
competizione, il dover essere perfetti, lui…
Io
non riuscivo ad accettare me stessa. Perché dovevo essere
sempre io
quella sbagliata? Perché non potevo essere una ragazza
qualunque?
Ero
destinata al dolore, alla solitudine, all'essere allontanata ed
odiata.
Sei
semplicemente tu, quella che ti sei creata questa barriera.
Sussultai
quando quella strana frase entrò in testa facendo eco.
Continuava ad
essere detta e ripetuta, ed ancora.
Forse
ero ancora in tempo per cambiare, forse potevo ancora salvarmi.
Mi
piegai su di me e poggiai le mani alla testa. Mi dicevo che dovevo
fare ciò che mi sentivo, senza avere rimorsi senza pensare
al
passato.
Non
potevo permettere che adesso, la mia insicurezza mi bloccasse. Non
adesso.
Ma
proprio in quel momento, quando finalmente riuscii a far tacere
quella fastidiosissima voce in testa, qualcuno varcò la
soglia di
casa ed entrò in cucina.
«Metti
giù quel coltello!» Ordinò subito. Si
avvicinò cauto ma nello
sguardo di lui si leggeva paura.
Ma
io non avrei mai messo giù quella preziosa lama e
così decisi di
puntargliela contro. «Hai paura?» Domandai con tono
beffardo
avvicinandomi.
«Non
sfidarmi.» Rispose lui alla pari.
«Ti
stai impicciando in affari che non ti riguardano, lo sai.»
«Invece
sì. Stai facendo tutto questo perché non accetti
la realtà.»
Disse duramente. La sua voce rimbombò nella sala e nella mia
testa.
Solo Shinichi riusciva a cambiare il mio mondo. Solo con le sue
parole poteva darmi il sorriso o farmi piangere.
E
in quel momento mi stava ferendo, forse più di quella lama...
«Hai
preferito un'altra,» l'intenzione di dire questa frase era
quella di
dirla, in maniera distaccata, priva di ogni emozione, ma la mia voce
tremante faceva percepire a lui, che stavo soffrendo, proprio a causa
sua, «mi hai lasciato da sola, quando io ho sempre fatto di
tutto
per dimostrarti che c'ero!» Le ultime due parole le gridai
con
forza, poggiai il coltello sul tavolo e mi avvicinai a Shinichi, posi
le mie mani sulle sue spalle e lo scrollai.
La
sua reazione fu semplicemente un cenno con la testa. Questo mi fece
capire che era inutile tentare l'impossibile. Oramai nel cuore di
Shinichi esisteva solamente, lei Ran e sarebbe rimasta sempre lei..
Ma
chi la davo a bere? Credevo davvero che lui si ricordasse di tutti i
momenti condivisi insieme, di tutti i baci che mi aveva dato?
Ero
stata un'illusa.
Abbassai
lo sguardo, incapace di cosa pensare, di cosa dire e cosa fare.
«Ma
non avevi comunque capito che io ti amavo.» Riprese con tono
solenne.
«Hai
usato il passato.» Sottolineai «E' giusto che sia
così, stai con
Ran e ami lei. Va bene, Shinichi puoi andare a casa.»
«Rischiando
che tu ti uccida?»
Rimanemmo
a guardarci per diversi secondi, che parevano non terminare. Capii
che Shinichi non se ne sarebbe andato se prima non avesse visto con i
propri occhi che io mettessi via il coltello.
«Mi
spieghi come hai fatto a sapere di ciò che stavo per farmi?
»
«Stavo
facendo esercizio e passai davanti a casa tua, vidi qualcosa di
strano passando davanti alla finestra e mi sono precipitato qui, ho
chiamato anche... » Non diedi tempo di concludere la frase ad
Shinichi e lo interruppi facendo una bella constatazione che mi fece
stare molto più serena di quanto immaginassi.
«Ti
stavi preoccupando per me.» Dissi mentre stavo versando il
thè
nella tazza che avrei offerto al mio ospite.
«L'ho
sempre fatto.» Disse alzandosi «E lo
continuerò a fare.» Eravamo
seduti l'uno davanti all'altro e la sua mano si posò sulla
mia.
I
suoi occhi si incatenarono ai miei, senza, per me, via di scampo.
Le
mie dita si intrecciarono con le sue e la stretta divenne stranamente
più intensa.
Si
morse diverse volte il labbro inferiore, come se stesse facendo un
discorso tra sé e sé. E poi mi fece alzare e mi
attirò al suo
corpo, abbracciandomi.
Dopo
quasi otto anni, potei sentire le sue braccia, che erano diventate
più possenti, avvolgere me, il mio cuore e la mia anima.
«So
che succederà ancora ed ancora, ma non posso impedire a me
stesso di
non fare ciò che voglio.»
Le
labbra di Shinichi si impossessarono delle mie. Un primo bacio lieve
e poi un altro, ma più voglioso e intenso.
La
stretta ai miei fianchi divenne più decisa che mai e i baci
diventarono ancora più bramosi che mai.
L'unica
cosa che sentivo in quel momento era il desiderio di sentire Shinichi
e solamente lui. I suoi occhi carichi di passione e di voler
trasgredire, sapendo di sbagliare.
Non
mi accorsi neanche ma finimmo sul divano, senza più nessun
abito
addosso e a divorare il corpo dell'altro.
Credevo
di aver perso davvero tutto ma in quell'istante avevo ritrovato la
mia essenza. E pensavo seriamente che non avrei provato più
niente e
invece mi sbagliavo.
«Shinichi,
Ai! » Riconobbi la voce di Ran. Era lì davanti a
noi che ci
guardava con occhi sgranati. La sua espressione diceva tutto: era
sconvolta, senza parole, amareggiata…delusa.
Ran
chinò il capo e uscì dalla stanza.
***Note
Finali***
Spero
che questo primo capitolo vi abbia incuriosito. E augurandomi di
ricevere qualche parere. Vi saluto.
Grazie
a chi ha letto.
Kitkat.
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