The subtle line between
brand new and age-old
Per pochi,
memorabili istanti, è tutto perfetto:
l’espressione di pura gioia sul suo volto, la speranza che
gli luccica negli occhi, e il fatto di essere stato tu a rendere
possibile tutto questo. Certo, era logicamente impossibile –
no, meglio dire molto
improbabile:
siete a Pleasantville, dopotutto – che il merito, se mai
qualcosa del genere fosse accaduto, fosse di qualcun altro: un
po’ perché voi due fino a qualche giorno fa
eravate gli unici a conoscere il segreto del Lupo Mannaro di
Pleasantville, un po’ perché sì, tu sei davvero brillante.
La maggior
parte del lavoro è stata fatta dal professor Flugelhoff, va
bene, ma questo non conta molto: in fondo, sei tu ad aver cominciato le
ricerche su Tommy, ad aver scattato foto e preso – e perso, a
volte, okay – quaderni pieni di appunti, ad aver contattato
l’Università di Heidelburg e passato settimane ad
aspettare la risposta del tuo mentore. Tutto ciò che conta,
invece, è il sorriso entusiasta del tuo migliore amico.
C’è
qualcosa di nuovo e insieme famigliare, in quel sorriso, oltre il
sollievo e l’entusiasmo e l’euforia quasi
incredula. Qualcosa di simile ad un vecchio ricordo mezzo dimenticato:
una sicurezza spensierata e irruenta, come se Tommy sapesse
già che da quel giorno tutto andrà bene, una
soddisfazione violenta e assoluta che non ricordi di aver visto sul suo
viso dal giorno in cui vi siete conosciuti – beh, dal giorno
in cui Tommy si è accorto dopo anni della tua esistenza, a
dire la verità. Tu, invece, lo hai sempre conosciuto, allo
stesso modo in cui potresti dire di aver sempre conosciuto tutti gli
attori del tuo immaginario cast di Un
lupo mannaro americano a Leningrado
– o Un
lupo mannaro americano a San Pietroburgo, in
fondo non cambia molto dalla sceneggiatura originale.
Ma
è un nuovo Tommy, questo, uno che pare illuminato da una
luce abbagliante. Uno pieno di vita e di progetti – sei
esasperato ed incredulo allo stesso tempo, quando ti dice che questa
sera bacerà per la prima volta Stacey ... e non esattamente
dispiaciuto, ma non è questo il momento di pensarci.
Non
è mai il momento adatto per rifletterci sopra, in
realtà, ma questo momento in particolare è tutto
per il nuovo Tommy Dawkins.
Glielo lo dici
– ovviamente, non in questo
modo, che sarebbe troppo imbarazzante anche per te – e pensi
che il tuo sorriso in questo momento dev’essere uguale al suo.
È a
quel punto che succede, ed è come la fine
dell’incanto di una danza di fate, quando
l’incosciente di turno si rende conto di essere in trappola e
che quella bella ragazza dai capelli color dell’oro e le
curve generose è finalmente pronta ad ammazzarlo.
Beh, non che
accada davvero in modo così traumatico. La delusione che
senti, però, dev’essere più o meno la
stessa.
No, amico, il vecchio Tommy Dawkins, ti
corregge puntualmente Tommy, giocherellando noncurante con il pallone
da football. C’è qualcosa di troppo risoluto e
affamato, nei suoi occhi. E quando uno dei suoi compagni di squadra
seduti al tavolo di fronte lo invita con uno sguardo fin troppo
speranzoso a raggiungerli – ti chiedi vagamente se abbia
ascoltato tutte le vostre conversazioni fino ad ora, aspettando per
giorni la sua occasione -, Tommy ti guarda ma non sembra nemmeno
vederti, e poi ti rivolge una scusa e un ci vediamo questo pomeriggio
frettolosi e si unisce a loro.
E ti lascia
lì, un piatto dell’immangiabile cibo della mensa
come unica compagnia. Lo osservi per qualche istante, non esattamente
stupito ma non per questo indifferente come lui deve credere che tu
sia: vedi un quarterback tra la sua squadra, un ragazzo popolare tra i
ragazzi popolari, un animale nel suo habitat, tutto sorrisi smaglianti
e battute ironiche e sguardi complici.
È
quasi buffo quanto la sensazione di essere nuovamente solo sia allo
stesso tempo famigliare ed estranea, come una vecchia zia tornata a
farti visita dopo anni, con la stessa mania di pizzicarti le guance e
lo stesso irritante quanto
sei cresciuto! e un nuovo orribile colore di capelli. Il
tuo tavolo, così confortevole prima di conoscere –
farti notare
da
– Tommy, ti sembra improvvisamente troppo grande, troppo
vuoto.
È
quasi buffo, in quel modo di essere buffe che hanno le cose
così patetiche da sfiorare la comicità.
Le parole
escono dalla tua bocca appena le pensi, senza che tu possa fermarle, ma
tanto lui non ti sta ascoltando: - Non ero amico del vecchio Tommy
Dawkins -.
Non eri amico
di nessuno, in realtà - o, forse, sarebbe più
corretto dire che nessuno era tuo amico.
Perfino fare
il verso alle loro risate non ti dà alcuna soddisfazione.
È
solo più tardi che le cose, paradossalmente, cominciano ad
andare di nuovo per il verso giusto, o semplicemente ricominciano ad
avere senso. In fondo, quando si tratta di voi, un sacco di cose hanno
senso solo quando siete in pericolo di vita e uno scienziato pazzo
tedesco che sembra uscito da un film di fantascienza a budget ridotto
particolarmente banale decide di conquistare il mondo – e
forse, ora che ci pensi, è un po’ anche colpa tua,
ma solo un po’.
La fronte di
Tommy scotta, riesci a sentirlo nel modo in cui lo straccio bagnato che
ci stai passando sopra si scalda, graduale ma rapido e costante. Tommy
stesso è così pallido contro i colori accessi del
cuscino e delle coperte – come se non fosse già
abbastanza strano vederlo sdraiato nel tuo letto -, così vulnerabile,
così diverso da qualunque Tommy tu abbia mai conosciuto o
quasi-conosciuto. I suoi occhi socchiusi sono lucidi e distaccati, con
un’aria assente che non promette nulla di buono.
Ha ancora la
forza di parlare, per fortuna, ma la sua voce suona stanca, rauca, e
non sei sicuro che sia una buona idea lasciarlo sforzare per
ringraziarti. Ma poi dice quella frase che fino ad ora non hai mai
saputo di voler così tanto sentirgli dire: - Sai, sei il
migliore amico che io abbia mai avuto -.
Sei vagamente
consapevole che il tuo sorriso sia così ampio e luminoso da
essere imbarazzante, ma non ti importa. – Davvero? Anche tu
sei il mio migliore amico!-.
Unico amico, okay.
Ma nemmeno questo conta poi così tanto, adesso.
- Non avrei
potuto farcela, senza di te – continua Tommy, la voce
assonnata eppure piena di calore.
Ed
è tutto quasi troppo bello per essere vero, in quei pochi
istanti.
E poi, quasi a
darti ragione, Tommy sbaglia il tuo nome, forse per la febbre, forse
per il sonno. Ecco,
appunto.
- È
Merton!
– chiarisci, posando di nuovo lo straccio sulla sua fronte in
un gesto stizzito. Non sei veramente arrabbiato, però:
è come se foste finalmente tornati alla normalità.
Beh, la
normalità migliore.
Quando
è finalmente tutto finito, Tommy è ancora un lupo
mannaro e tu sei ancora il suo aiutante. Però, non
è tutto come prima.
Il professor
Flugelhoff e la sua assistente hanno trovato un nuovo lavoro.
Teoricamente, dovrebbe essere più innocuo delle loro vecchie
ricerche, ma su questo hai dei dubbi – tu e Tommy potreste
avere chissà quanti sfortunati telespettatori tedeschi sulla
coscienza. Comunque, finché i TnT non cominciano a lavorare
su una cover di David Hasselhoff come sigla, Pleasantville è
salva ancora una volta.
Tommy e Stacey
sembrano finalmente essersi messi insieme, una volta per tutte:
è qualcosa nel modo in cui si guardano, allo stesso tempo
come se si conoscessero perfettamente e come si vedessero ogni volta
per la prima volta, nel modo in cui camminano giusto un po'
più vicini e si tengono per mano. Non sapresti dire con
precisione se ne sei felice o no.
Tu? Tu hai
buttato tutti i libri del tuo mentore – e non erano pochi
– nel tuo tritacarte, uno per uno, pagina per pagina. Sei
andato avanti, e, almeno per te, è rimasto tutto come al
solito.
Ma quando
Tommy smette di scodinzolare adorante intorno a Stacey, è a
te che cammina giusto un po’ più vicino. E il tuo
tavolo, all’ora di pranzo, non è mai
vuoto.
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