Al
Campo Mezzosangue i bugiardi non sono affatto visti di buon occhio,
specialmente se sono quel genere di bugiardi che vanno a zonzo
predicando l'amore incondizionato e convincendo tutti che gli opposti
si attraggano. Anche perché, diciamocelo francamente,
è la
panzana più grossa che abbia mai sentito.
Insomma, il fuoco non attrae l'acqua, no? Prendete anche Zeus ed Era:
lei è tutta santarellina, devota al matrimonio, pura, casta
e
chi più ne ha più ne metta; lui è
sempre a zonzo
tra i mortali tra un'amante e l'altra. Ora, vi chiedo: avete mai fatto
il conto di tutte le volte che litigano, quei due?
L'unico fatto che, forse, potrebbe essere a sostegno della teoria
è la relazione tra Ares ed Afrodite, ma Afrodite
può
manipolare tutti come accidenti le pare.
E, sapete come si dice... tale madre, tale figlia, no?
***
Ero
da poco al Campo Mezzosangue, ma avevo già capito che
erano tutti matti da legare. E con tutti
intendo letteralmente tutti.
I figli di Apollo? Sempre alle prese con le loro poesie, una
più
orripilante dell'altra. Inoltre, passavano le loro giornate ad
interpretare qualunque cosa girasse loro intorno come un segno degli
dèi. Gli uccellini cinguettavano? Era un segno di Apollo.
C'era
il Sole? Era un segno di Apollo. C'era stufato per cena? Era un segno
di
Apollo. Spariva una merendina? Era un segno di Apollo.
I figli di Efesto? Di loro non so proprio che dirvi. Ne avevo visto
solo uno fino ad allora, il fidanzato di Silena Beauregard, Charles
Beckendorf. Sembrava uno di quei giocatori di football, con delle
manone piene di ustioni, tagli e cerotti. Non che ne fossi sorpresa:
avevo provato ad avvicinarmi alla Cabina di Efesto, una volta, e mi
sembrava di starmi avvicinando al Sole.
I figli di Ares? Perennemente a litigare con tutti, sebbene avessero
una particolare predilezione per i figli di Apollo. Una ragazza,
simpatica come un mastino inferocito, il giorno del mio primo arrivo al
Campo aveva provato a mettermi la testa dentro i gabinetti. Le dissi
che le avrei fatto causa e, per tutta la risposta, si mise a ridere...
quella ragazza deve
essere diventata così rozza per via della vicinanza ai suoi
fratelli.
I figli di Atena? Spocchiosi, arroganti e incredibilmente so-tutto-io.
Mamma mia, quanto li detestavo! Sempre con un libro alla mano, pronti a
sfoderare una citazione di Aristotele per farti tacere, dal momento che
nessuno conosce a memoria gli scritti di Aristotele eccetto loro. Avevo
deciso di star loro alla larga, non voglio essere infettata dalla
"secchionaggine acuta".
Poi c'erano i figli di Afrodite. In tutta franchezza, erano schizzati
come non mai. Fate conto che la punizione più grave che
possa
essere loro inflitta era dover portare un paio di scarpe da medico,
perché non si abbinava a niente. Tuttavia, tra questi
strampalati, c'era anche la mia migliore amica, Drew, il secondo membro
più anziano dopo Silena.
Io, invece, me ne stavo tranquilla tranquilla nella Cabina 11, tentando
di evitare che i figli di Ermes con cui vivevo mi sgraffignassero
qualcosa dal portafogli. La vita di un'Indeterminata è dura,
sapete? Inoltre, ha anche un che di frustrante: siate sinceri, non
sapere in che momento possiate essere riconosciuti non vi metterebbe in
ansia? Immaginate che il vostro divino parente decida di riconoscervi
mentre vi state facendo la doccia... sarebbe una situazione un po'
scomoda, non trovate? Inoltre, personalmente non sapevo nemmeno se io
fossi figlia di una dea o di un dio, non avendo né padre
né madre. Diciamo che quei simpaticoni cleptomani erano la
mia
famiglia, per questo non avevo nessuna intenzione di essere
riconosciuta dagli dèi: avrei dovuto spostarmi in un'altra
cabina, e la cosa non mi sarebbe andata a genio per niente.
Drew mi diceva spesso che non dovevo preoccuparmi, che anche se fossi
stata riconosciuta saremmo potute essere amiche lo stesso. E continuava
a ripetermelo ogni giorno, poiché era un argomento
ricorrente
nelle nostre conversazioni. Come quel giorno, un caldissimo venti
giugno.
Sarebbe stata una giornata normale, se vista con gli occhi di un
mortale: caldo, sole, brezza estiva, cinguettio dei passeri e i piedi
immersi nell'acqua del lago. Tuttavia, agli occhi di un Mezzosangue,
significava che un mostro sarebbe potuto spuntare fuori da un momento
all'altro per testare la nostra "capacità di sopravvivenza"
agli
imprevisti, come la chiamava Chirone.
Drew ammirava il riflesso del suo volto sulla superficie dell'acqua,
ritoccandosi l'eyeliner rosa acceso. Alcune naiadi ci salutavano dal
fondo del lago, altre non ci badavano minimamente e continuavano ad
intrecciare dei canestri con estrema minuzia.
-Sul serio, io sono preoccupata...
Drew sbuffò. - Per tutte le pochettes, Missie!
Te l'ho ripetuto centinaia di volte di non preoccuparti.
-Lo so, ma...- iniziai, ma Drew
m'interruppe.
-Ascoltami, tesoro.- disse lei,
continuando a
specchiarsi sull'acqua. -Anche se non sei carina quanto me,
c'è
ancora la possibilità che tu sia una figlia di Afrodite. Sei
carina, educata, simpatica... potresti benissimo essere una di noi,
sai, dolcezza?
Storsi il naso. -E se fossi una figlia di Atena?
L'applicatore dell'eyeliner di Drew cadde in acqua con un sonoro plop,
e la superficie, cristallina fino ad un secondo prima, si tinse di rosa
shocking. Vidi le Naiadi storcere il naso ed inveire contro di lei.
Drew mi guardò con aria scettica. -Tu una di quei saputelli?
Ma per favore. Non hai nemmeno gli occhi grigi!
-Nemmeno tu somigli a Silena.- replicai.
Non l'avessi mai detto.
Drew scagliò lontano il contenitore dell'eyeliner con rabbia
e
mi lanciò uno sguardo sprezzante. -Lo so benissimo, ma io
sono
meglio di quella là!
-Sì, Drew.- risposi, ma Drew
era indignata.
-Ma ti rendi conto che non ha nemmeno
intenzione di
lasciare quel tizio?- strillò Drew, inacidita. -Sta
infrangendo una tradizione, quella!
-Però è un po'
crudele come cosa...- dissi.
Drew fece spallucce. -Bah, che vuoi che sia? Spezza il cuore di
qualcuno e sei una figlia di Afrodite con i fiocchi!- spiegò
con
noncuranza. -È pure divertente!
-Sarà, ma io non lo farei mai.
Drew scoppiò in una risata piena di sarcasmo. -Ah no?
Scusami,
tesorino, ma non eri tu quella che diceva che tutti i maschi sono
rozzi? Tu, la grandissima Missie Willow, che prende le difese dei
ragazzi?
Le rivolsi un sorriso tirato: sarò anche stata un po'
pregiudicata nei confronti dei ragazzi, ma quella era una vera e
propria ingiustizia e cattiveria. Ho già detto come la penso
in
merito? Beh... vi basta sapere che non sopporto nessuna delle due cose.
Tutto sommato, quella volta aveva ragione Silena, ma non l'avrei mai
detto a Drew, altrimenti l'Asiatica mi avrebbe spazzato via.
-Già... hai ragione, Drew.
Lei gonfiò il petto, orgogliosa. -Ma certo che ho ragione,
dolcezza.
-Come sempre...- borbottai.
Drew tornò a specchiarsi sulla superficie dell'acqua,
maledicendosi per aver scagliato lontano l'eyeliner.
-Ah, tesoruccio, comunque tu non sei una
figlia di Atena.
-Speriamo di no, non voglio finire tra
quegli spocchiosi!- esclamai.
-Io sono convinta che tu sia una figlia
di
Afrodite!- disse e, presa da un'idea improvvisa, balzò in
piedi.-Anzi, sai che facciamo? Giochiamo d'anticipo e scegliamo
qualcuno a cui spezzare il cuore, che ne dici?
Io storsi il naso, poco entusiasta. Dal canto mio, ero certa che non
sarebbe stata una buona idea, mentre a Drew sembrava di aver avuto
l'idea del secolo.
-Non lo so, Drew, non mi va molto...
Al che, Drew fece quel suo "qualcosa" che riusciva sempre a
convincermi. Sbatté le lunghe ciglia e parlò con
una voce
estremamente mielosa.
-Dai, è un'idea fantastica,
Missie.- disse
lentamente, fissandomi negli occhi. -Tu vuoi venire con me a spezzare
il cuore di qualcuno.
Quindi io, come una perfetta babbea ipnotizzata, le risposi:
-Sì, è un'ottima idea.-, malgrado pensassi tutto
il
contrario.
Ancora oggi non capisco come ci riuscisse. Era in grado di convincere
tutti, a manipolare le loro menti pur di ottenere quello che desiderava
- in questo caso, solo un po' di divertimento in una giornata che
sembrava avvolta dalla noia più totale - e non c'era mai
stata
una volta in cui avesse fallito.
-Per forza, è una mia idea!-
squittì
Drew, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa o qualcuno.
Seguii il suo sguardo e lo vidi soffermarsi su un un ragazzo da capelli
scuri seduto sotto un albero a leggere un libro.
Pregai che non stesse pensando a lui.
-Ehi, che ne dici di quel bel tipo
laggiù?-
propose, facendo un cenno con il capo verso il ragazzo e un occhiolino
verso di me.
La mia espressione non fu delle più entusiaste. -Non lo so
Drew... non sono nemmeno sicura che questa sia una buona idea.
Drew s'accigliò. -Sì che ne sei sicura. E quel
tipo
andrà benissimo, sembra abbastanza facile da conquistare.
Considerando la mia risposta, credo di essere bipolare. -Sì,
è un'idea fantastica!- esclamai, convinta come non mai.
-Bene, allora è deciso,
spezzerai il cuore di
quel bel ragazzo là.- concluse Drew, tornando a sedere
accanto a
me ed estraendo un eyeliner identico al precedente dalla pochette.
-Anche se è un peccato, avrei voluto tenere il divertimento
per
me...
-Te lo lascio, se vuoi...
Lei scosse la testa con forza. -Non se ne parla! Sei la mia migliore
amica, non ti toglierei mai la possibilità di entrare nella
famiglia delle figlie di Afrodite senza aver già spezzato il
cuore di qualcuno come da tradizione!
-Non sono nemmeno sicura di essere
figlia di Afrodite, sai?
-Sciocchezze!- trillò Drew.
-Sei carina, puoi
benissimo essere una di noi. E poi, se ti tiri indietro, non potremo
più essere amiche.
Inarcai un sopracciglio, stupita. -Un momento, e questo da dove l'hai
tirato fuori?
Drew fece spallucce. -Sai, dolcezza, non posso essere amica di persone
che si tirano indietro alla prima difficoltà.
-Io non mi sono mai tirata indietro di
fronte a
nulla in vita mia!- protestai, lanciandole un'occhiata carica di
acidità.
-Stavolta lo stai facendo, tesorino.
-Oh-oh, ti sbagli di grosso!
-Perciò ci stai?
-Ci sto!
Drew sorrise soddisfatta, al che realizzai di essere caduta dritta
nella sua trappola. Dannazione, la odiavo quando faceva così.
-Ti dirò, amore mio, mi
è venuto in mente un modo per farvi incontrare.
Iniziai a spaventarmi, perché le sue idee in merito erano,
la
maggior parte delle volte, in contrasto con tutti i consigli di ogni
tiraossi dello Stato di New York.
-Uhm, il semplice "ciao, come va?"
è passato di moda?- le chiesi, ridendo.
A giudicare dall'occhiata scandalizzata che mi rivolse, sì.
-Per
gli dèi, Missie, non hai ancora capito che tipo è
quello?
La guardai con aria confusa. -Uno che ama... uhm, leggere?
-Appunto!- esclamò,
puntandomi contro la
boccetta - chiaramente aperta - di eyeliner, il quale colò
ad
una distanza pericolosamente ridotta dalle mie scarpe nuove. -Quel
tizio sarà abituato a leggere favole in cui la bellissima ed
impacciata principessa cade nelle forti braccia del principe.
-Uhm, Drew?
-Sì, tesoruccio?- rispose lei
con voce angelica.
-Sai, uhm, come dire...- dissi. -Non
credo che quel
tomo di circa tremila pagine che sta leggendo parli di Biancaneve o di
Cenerentola, in realtà...
Drew fece spallucce. -Non ha importanza, si capisce che è il
tipo di persona che legge anche altro.
Lasciai cadere la fronte sulla mano, esasperata. "Drew è fuori come un
balcone..."
E, mentre io sospiravo in preda ad un orribile senso di
demoralizzazione per essermi fatta coinvolgere in una delle sue pessime
idee, lei continuava ad espormi come, secondo lei, si sarebbe dovuto
svolgere il nostro incontro. Probabilmente era la parte che ritenevo
peggiore di tutto il piano, il che è tutto dire.
C'è da dire che rimasi alquanto basita quando Drew se ne
uscì con un "facciamo così: tu prendi un pegaso e
vai a
smaltarti contro l'albero sotto il quale sta leggendo, poi cadrai nelle
sue braccia e da là inizierai a provarci con lui. Ci stai?".
Ho già detto che Drew riusciva a condizionare le idee della
gente? Perché, sul serio, va davvero ricordata questa sua
abilità straordinaria - terribile, ma straordinaria -
qualora
doveste trovarvi la figlia di Afrodite davanti. Lei diceva di riuscire
ad ammaliare la gente, ma per me era più di
così... era
una sorta di maleficio, altroché!, una sorta di incantesimo
che
lanciava e al quale non ci si poteva sottrarre. Spaventoso, eh?
Oh, e ho già detto che accettai le sue condizioni e giocai a
modo suo? Ebbene sì, e fu la più grande
stupidaggine
della mia vita.
***
Nel
giro di un quarto d'ora mi trovai a cavallo di un pegaso dal manto
bianchissimo quasi senza sapere come mai lo stessi cavalcando senza
sella.
-Non mi pare una cosa molto leale,
però.- dissi a Drew. -Rischio di fargli male!
Drew alzò le sopracciglia. -Da quando ti preoccupi di far
male
ad un essere così... così... Missie, dolcezza,
com'era
quel termine?
-Rozzo?
-Oh, sì!- esclamò
Drew, contenta. -Ad
un essere "rozzo" come un maschio? Non eri tu quella che li definiva
così?
Credo di aver assunto un'espressione alquanto indignata a quel punto.
-Beh, ma cosa c'entra? Un conto è avere una scarsissima
considerazione del genere maschile in generale, un altro è
andarcisi a smaltare contro con un pegaso solo per ingannare il tempo!
E poi non è che li disprezzi, è solo che non li
considero
al livello delle ragazze!
Drew si strinse nelle spalle. -Sono dettagli, dolcezza.
-Oh, sì, piccoli dettagli che
nell'insieme
possono portarti ad un'allegra sfracellatura di tutti i denti.-
borbottai, mentre Drew accarezzava la criniera del pegaso.
-Pegasuccio mio bello, puoi andarti a
smaltare
contro quel fustacchione laggiù?- gli chiese Drew,
facendogli
gli occhi dolci. -Fallo per me, ti va?
Non capivo come Drew potesse pensare che il cavallo la capisse, dal
momento che l'unico che, a quanto ne sapevo, era in grado di parlare
con i pegasi era Percy Jackson, un figlio di Poseidone. Stranamente,
riuscì a convincere l'animale, con mio sommo stupore. Sapevo
che
possedeva doti incredibili quando si trattava di fare il lavaggio del
cervello alla gente, ma non credevo fino a questo punto.
Il pegaso spiegò le ali e spiccò il volo, mentre
io
dovetti fare uso di tutta la mia abilità - già
poca di
suo - per non finire disarcionata e fracassarmi le costole.
Probabilmente sempre su consiglio di Drew, il cavallo si
divertì
a mettermi alla prova con un paio di giri della morte e qualche loop di
troppo. Sembrò soddisfatto quando iniziai a strillare come
un'ossessa, maledicendo Drew e quello stupidissimo rito d'iniziazione
delle figlie di Afrodite.
Dopo avermi quasi fatto prendere un infarto, il pegaso si
guardò
intorno, evidentemente disorientato, alla ricerca dell'albero sotto al
quale era seduto quel tipo.
"Ma
chi me l'ha fatto fare..." mi dissi, frustrata.
Era una brutta, bruttissima, pessima idea e ne ero completamente
consapevole. L'unica cosa che non avevo capito era come mai mi fossi
lasciata coinvolgere. Ero stata ammaliata da Drew? Sì,
sì
e ancora sì, per l'ennesima volta. La cosa che
più odiavo
era che riusciva a manipolarmi del tutto la mente, facendomi credere
che il giusto sia sbagliato e che lo sbagliato sia giusto,
sconvolgendomi le idee e le opinioni secondo il suo giudizio... e non
lo tolleravo.
Il pegaso, finalmente, avvistò l'albero e giurai di averlo
sentito sghignazzare prima che si lanciasse in picchiata contro il suo
obiettivo.
-Vi prego, fate che io non muoia!-
esclamai,
guardando il cielo con aria speranzosa. Il terreno si avvicinava a
velocità pericolosamente ridotta e mi ritrovai ad urlare dal
terrore, tenendo gli occhi chiusi nella speranza che ciò
m'impedisse di farmi male. Strana speranza, in effetti, considerando
che mi sentii un dolore allucinante non appena il corpo del pegaso e la
terra tornarono bruscamente a contatto.
Credo di aver anche battuto la testa contro il tronco dell'albero,
però non lo ricordo con esattezza. Invece, potevo
distinguere
distintamente una risata proveniente da qualcuno accanto a me. Feci
leva con le braccia per alzarmi da terra e aprii gli occhi per
controllare di essere ancora viva, ma la prima cosa che notai era il
ragazzo - sì, quel
ragazzo - in piedi davanti a me, con il libro in mano, che, malgrado
gli sforzi, non riusciva a trattenere una risata.
Mi venne voglia di prenderlo a pugni.
-Che accidenti c'è da
ridere?- sbottai. -Potresti anche aiutarmi, sai?
-Oh, certo, scusa se non mi sono
lasciato uccidere
dalla tua spettacolare planata!- rispose lui con sarcasmo, squadrandomi
dalla testa ai piedi.
E pensare che mi trovavo in quella situazione solo per colpa di Drew e
della sua noia...
-Strano vedere una figlia di Afrodite
che non ha nessun feeling con i cavalli...- aggiunse lui, pensieroso.
-Sarà che non sono una figlia
di Afrodite, magari, genio?
Inarcò un sopracciglio, scettico. -Non sei sua sorella e
stai tutto il tempo appiccicata a quell'arpia di Drew?
-È un po' complicato da
spiegare... comunque,
piacere.- dissi con un tono di voce che traboccava sarcasmo da tutte le
parti. -Missie Willow, Cabina 11, Indeterminata.
-Oh, sì, ti aiuto ad
alzarti.- disse il ragazzo, dopo aver riflettuto per un paio di secondi.
Alzai gli occhi al cielo. "Questo
tizio è sveglio quanto una ciotola di cibo per cani...".
Ad ogni modo, afferrai la sua mano e mi rialzai, appurando di avere
ancora - sorprendentemente - tutte le costole integre e al loro posto.
-Grazie.- dissi, sfoggiando un magnifico
sorriso tirato all'inverosimile. -E tu sei...?
-Albert Dover, Cabina 6...
"Oh,
no, fa' che non sia vero..."
-... figlio di Atena.- concluse,
sorridendo appena.
Avete presente quei momenti durante i quali l'unica cosa che vorreste
fare è prendere a testate un muro per la disperazione? Ecco,
questa era, più o meno, la cosa che più
desideravo fare
in quel momento.
Un figlio di Atena.
Spostai velocemente lo sguardo da lui a dove si trovava Drew, la quale
osservava gli sviluppi degli eventi grazie ad un binocolo, alzando il
pollice in segno di approvazione ed incitamento. Lei sapeva.
Sapeva che Albert era un figlio di Atena, non ne avevo dubbi, ma,
nonostante fosse perfettamente a conoscenza di quello che pensavo di
quelli della Cabina 6, aveva fatto in modo che finissi in quella
situazione.
Certo,
Drew non era famosa per la sua correttezza in materia di
amore-e-affini, ma quello era stato un colpo veramente basso e non lo
trovavo giusto.
Sorrisi, decisa a non dar soddisfazione a Drew. Non mi piaceva l'idea
di usare una persona, ma avrei dovuto farle capire che le ingiustizie e
le cattiverie tornano sempre indietro.
-E così tu sei figlio della
dea della
sapienza, eh?- dissi. -Avrei dovuto immaginarlo, considerando che hai
un libro in mano.
Albert spostò lo sguardo sul libro per poi tornare a posarlo
su
di me. -Beh, ecco... non è che io passi tutta la vita a
leggere.
-No, immagino.- risposi, sorridendo.
-Che libro è?
Mi resi conto solo dopo qualche secondo di aver fatto una domanda
altamente stupida, considerando che il titolo era scritto a caratteri
cubitali sulla copertina: "Vite Parallele", di Plutarco... aveva tutta
l'aria di essere uno di quei tomi con i quali si potrebbero costruire
le case.
Albert, tuttavia, iniziò a parlare del libro con aria
assorta,
simile a quella che assume Drew quando parla di moda o io quando
esprimo le mie idee. Vi dirò, teneva quel libro come se
fosse
una reliquia d'inestimabile importanza per la storia
dell'umanità. Sembrava felice a parlare di quel libro e,
nonostante non capissi come, il sorriso che abbozzò quando
terminò di parlare aveva un che di contagioso.
-Interessante.- conclusi. -Scusa, posso
farti una domanda?
Albert annuì con un cenno del capo, mentre una
curiosità prorompente si faceva largo nel suo sguardo.
-Hai la ragazza, per caso?
Prima che mi assaliate, lasciatemi dire che non sono il tipo di persona
che fa queste domande per imbarazzare la gente o metterla in
difficoltà. Mi sembrava una cosa piuttosto ovvia da
chiedere,
visto che era davvero un bel tipo: era alto, con i capelli tendenti al
castano e gli occhi grigi. Di certo non mi sarei sorpresa se mi avesse
risposto di sì e avrei avuto anche una buona ragione per
strangolate Drew.
Sembrava anche un tipo spigliato, perciò supponevo che avrei
avuto una risposta secca, senza troppi giri di parole. Invece, lui
arrossì e cominciò a fissare le piume sulle ali
del
pegaso, ancora svenuto per l'impatto.
-Sì, ehm... forse
è meglio che io
vada.- constatò, raccogliendo uno zaino posato sulle radici
dell'albero e dandomi le spalle. -Buona giornata, Missie Willow.
Detto questo, s'incamminò verso il bosco, in direzione del
Pugno di Zeus.
***
Chiunque
mi conosca sa
che non sono una persona che molla tanto
facilmente, così seguii Albert attraverso il bosco, in
silenzio.
Mettevo i piedi nello stesso punto dove li metteva lui, lasciando le
impronte sul terreno.
Ad un certo punto, Albert sbuffò e si fermò. -Non
sei tenuta a seguirmi, sai?
-Lo so.- risposi. -E comunque, non ti
sto seguendo.
Il figlio di Atena si voltò verso di me, lasciandosi
prendere da
una risatina isterica. -Ah, no? E allora mi spieghi come mai stai
seguendo le mie impronte come se fossi un segugio?
-È per non sprecare altra
terra!- esclamai, sparando la prima panzana che mi venisse in mente.
Albert emise uno sbuffo di risata, dopodiché riprese a
camminare ed io feci lo stesso.
-È inquietante avere qualcuno
alle calcagna, lo sai?
-Posso immaginarlo, ma non ti sono alle
calcagna.-
replicai. -Sto solo andando in un certo posto verso il quale sembri
stare andando anche tu. È una coincidenza.
-Hm.- fece lui. -Mi spieghi
perché stai facendo tutto questo?
Io feci spallucce, nonostante fossi consapevole che lui non potesse
vedermi. -Probabilmente perché credo che le domande
necessitino
sempre di una risposta.
Albert non aggiunse nulla, ma si limitò ad allungare il
passo.
Io sbuffai. -E dai, non mi pare di averti chiesto nulla di strano. Sei
un bel tipo, che male c'è?
Egli si fermo e mi fece cenno di tacere.
-Certo che potresti anche degnarti di
darmi una
risposta!- continuai, imperterrita. -Se non per correttezza, almeno per
educazione!
-Sta' zitta un secondo, Missie.- disse
lui, tendendo l'orecchio.
Io alzai gli occhi al cielo. -Oh, sì, il celebre trucco
"ho-sentito-qualcosa" per far cadere la conversazione. Originale, non
c'è che dire...
-Vuoi fare silenzio per un secondo?!-
sbottò
lui. -Sto cercando di capire che accidenti era quel rumore e se non la
pianti io...
-Tu cosa?- lo interruppi. -Troverai
un'altra scusa per non rispondere alle mie domande?
-Ma lo vuoi capire che...
Si bloccò, avendo sentito un rumore tra i cespugli. Quella
volta
l'avevo sentito anch'io e capii che non mi stava prendendo in giro.
C'era davvero qualcosa
che si stava avvicinando.
Qualcosa di grosso.
Avevo una fifa blu.
"Avanti,
vieni fuori, se hai coraggio..." pensai, sfidando
mentalmente qualunque cosa si nascondesse tra le fronde degli alberi.
Non l'avessi mai pensato...
Sentii un urlo alle mie spalle e vidi una massa nera sparire con Albert
in mezzo agli alberi. Ovviamente, mi gettai all'inseguimento del
mostro, perché dubitavo che Albert sarebbe riuscito a
liberarsi
a suon di colpi di libro in testa.
Ero da poco al Campo, ma la prima cosa che avevo fatto era stata
imparare ad orientarmi nel bosco. La probabilità che mi
fossi
trovata ad affrontare un mostro in quel luogo era alta,
perciò
avevo pensato che fosse necessario prendere le dovute precauzioni.
Tuttavia, non mi aspettavo certo che sarebbe dovuto accadere
così presto.
Ancora una volta, mi trovavo in una pessima situazione per colpa di
Drew e toccava a me rimediare a tutto ciò a cui portassero
le mie azioni, seppure stessi seguendo un suo suggerimento.
Una volta capito che il mostro si stava dirigendo al Pugno di Zeus,
decisi di prendere una scorciatoia, in modo da precederlo e batterlo
sul tempo. Tagliai il percorso facendo una sorta di skateboard - zainoboard, in
realtà - su una
delle collinette che costeggiavano il Pugno di Zeus, poi spiccai un
salto per evitare la crepa nel terreno, altrimenti sarebbe stato bye-bye Missie.
Caddi rovinosamente a terra, ma mi rialzai e sfoderai una spada che mi
avevano dato all'Armeria qualche giorno dopo il mio arrivo. Feci appena
in tempo, perché subito dopo mi trovai davanti il mostro.
Era
una sorta di carlino gigante con le zampe da cavallo e con la una coda
lunghissima dalla quale fuoriuscivano degli aculei che avevano tutta
l'aria di essere in grado di avvelenare qualunque cosa pungessero.
"Sono spacciata..." pensai, terrorizzata.
Il cane aveva afferrato Albert per una gamba e, considerando che quel
mostro aveva i denti simili a quelli di una tigre zannuta, capii che il
figlio di Atena non sarebbe riuscito a muoversi né ad
aiutarmi.
-Missie, scappa!- urlò
Albert, divincolandosi e tentando di allentare la presa del mostro.
Personalmente, pensai che stesse dando i numeri: credeva davvero di
poter liberarsi di quel mostro da solo? Certo, sapevo che i figli di
Atena erano dei megalomani con un ego smisurato che li portava a
sopravvalutarsi, ma non credevo fossero anche matti da legare.
-Ma nemmeno per sogno!- ribattei. -Ti ho
messo io in questa situazione e non sarebbe giusto se non ti ci tirassi
fuori!
-Non ce la farai mai!-
protestò Albert. -Hai mai combattuto contro un mostro prima
d'ora?
-No, ma posso provare.- risposi. -E
nemmeno tu ce la faresti senza di me!
Il carlino gigante parve capire le mie intenzioni, perché
scagliò Albert a terra senza troppe premure e
spostò su di me i suoi piccoli occhietti assetati di sangue.
Dire che stavo morendo dalla paura è un eufemismo.
-Ehi, Cervellone!- urlai. -Che razza di
mostro è questo?
-Non lo so, non l'ho mai visto prima!-
rispose Albert. Dal tono di voce che aveva, dedussi che la gamba gli
doveva fare parecchio male.
-Grandioso, adesso sì che ho
qualche idea su cosa fare...- borbottai.
Tentai di pensare ad un piano, ma l'unica cosa che mi venne in mente fu
il carlino della signora che abitava vicino all'orfanotrofio ed il suo
irritante abbaiare che mi teneva sveglia ogni notte. Mi trovai a
credere che, se avessi accarezzato quel cane zannuto, sarei riuscita ad
evitare di venire sbranata.
-Sul serio, Missie, scappa!-
gridò Albert, ancora una volta.
-Ti ho già detto che non
sarebbe giusto!- dissi, piantando bene i piedi a terra per darmi lo
slancio. -E io odio le ingiustizie.
Iniziai a correre verso il mostro, che sembrava non aspettare altro da
cent'anni: evidentemente, sbranare un'Indeterminata doveva sembrargli
alquanto divertente. Convinto di aver pronta la cena, il carlino
avanzò a gran velocità verso di me. Attesi il
giusto momento e, quando mi si presentò l'occasione adatta,
mi gettai a terra e scivolai sul fango, per poi rialzarmi una volta
oltre la sua coda.
Non era un granché come strategia, ma mi sembrava l'unico
modo esistente per saltargli in groppa, non avendo il tempo di
arrampicarmi su un albero. Sfortunatamente, mi ero scordata della
presenza di quei simpatici aculei retrattili, perciò mi ero
messa con le spalle al muro con le mie stesse mani.
Poi mi venne un'idea. Afferrai la spada con entrambe le mani e recisi
gli aculei alla base, aprendomi un varco sulla coda e riuscendo
così a salirgli sul dorso. Tutto sommato, però,
mi dispiaceva per quel povero mostro: dopotutto, era un essere vivente
anche lui e sentirlo guaire mi faceva credere di non stare facendo la
cosa giusta. Questo fino a quando non cercò di scaraventarmi
a terra, ossia più o meno quando gli conficcai la spada
nella coda. Al che, il carlino XXL si dissolse in un mucchio di polvere.
Caddi in ginocchio, sfinita e con il fiatone, mollando la presa sulla
spada. Voltai un poco il capo, per controllare come stava Albert, e la
prima cosa che vidi fu l'espressione di assoluto stupore che gli
illuminava il volto.
***
Il percorso di ritorno al Campo fu decisamente più
complicato di quello di andata, specialmente per due ragioni.
Primo, dovevo sorreggere Albert, perché non riusciva a
camminare, e secondo, stavo crollando dalla stanchezza ed ero senza
fiato.
In un primo momento, camminare in quel modo sembrava ad entrambi
parecchio imbarazzante: Albert diventò completamente rosso
il volto e mantenne quel colorito per dieci minuti buoni,
più o meno fino a quando non aprì bocca
per fare conversazione.
-Complimenti.- mormorò il
figlio di Atena.
-Che?
-Era il tuo primo combattimento contro
un mostro, vero?- disse. -È stato incredibile.
Abbozzai un sorriso. -Beh, grazie.
-Mi spiace di non essere stato d'aiuto.-
continuò. -L'unica descrizione di un mostro del genere me
l'ha fornita Annabeth Chase, il capo della mia Cabina, dopo la sua
ultima impresa con Percy Jackson. In teoria, quello era un Segugio
Infernale sul quale sono stati condotti degli esperimenti.
Probabilmente, apparteneva all'armata del signore dei Titani.
-Crono?- chiesi.
Un tuono improvviso coprì quasi del tutto le mie parole.
-I nomi sono potenti, evita di
pronunciarli con tanta spensieratezza.
Annuii. -Mh.
-Comunque, grazie.
-Figurati.- risposi. -Te lo dovevo.
Albert ridacchiò. -Sai, non pensavo che ti saresti spinta
così in là per salvare un ragazzo.
Inarcai un sopracciglio. -Che intendi?
-Non eri tu la novellina che considerava
rozzo il genere maschile al gran completo?- domandò egli.
Io assunsi un'espressione indignata. -Lo considero ancora tale, ma non
per questo non farei qualunque cosa per aiutare qualcuno in
difficoltà, indipendentemente dal fatto che sia un ragazzo o
una ragazza.
-Perciò arriveresti anche a
rischiare la vita per qualcuno?
Sorrisi appena. -Beh, mi pare di avertene appena dato la dimostrazione.
-Mh... e dire che credevo fossi stupida.
-Come, prego?- chiesi, stupita.
Egli parve accorgersi solo allora di quello che aveva detto e si
affrettò a rimediare, imbarazzatissimo. -Beh, no, non
intendevo offenderti, ma sei sempre in compagnia di quella gallina di
Drew e così... cioè, no, nemmeno così
è mano offensivo, ma il fatto è che...
-Drew non è così
male.- lo bloccai, prima che potesse terminare. -Basterebbe solo
conoscerla meglio per apprezzarla un po'.
Albert sbuffò con scetticismo. -Oh, no, è solo
una versione estremamente carina di Echidna, ma niente di che.
Risi di gusto a quella battuta. -Effettivamente, le sue idee sono
pessime. È stata lei a consigliarmi di presentarmi a te
tramite il pegaso.
-Ma è pazza?!-
esclamò Albert, visibilmente shockato.
-Ahahah, probabilmente sì.-
dissi, ridendo. -A proposito, scusa.
Egli fece spallucce. -Ah, non fa niente. Anche se non capisco come mai
tu abbia cercato di uccidermi prima di presentarti.
-Beh, diciamo solo che Drew sa essere
estremamente convincente.- risposi, arrossendo. -Dopotutto...
Avrei dovuto mentire. Non ne ero mai stata capace, ma forse non era del
tutto una bugia.
-Dopotutto?
-Dopotutto, la mente di una ragazza
innamorata è più facile da manipolare.- conclusi,
rossa in volto.
-Oh.- fece Albert, sorpreso. -Immagino
di sì.
No, decisamente non era una bugia. C'era qualcosa di speciale in quel
figlio di Atena, qualcosa che lo rendeva diverso da tutti gli altri.
Dopotutto, non mi era nemmeno toccato mentire.
-Dovrò pensare ad un modo per
ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me oggi, suppongo.
-Ci pensiamo domani, okay?- proposi con
un sorriso.
-Domani?
Annuii. -Sì, beh... è un modo come un altro per
chiederti di uscire. Con dell'ambrosia e del nettare, entro domani
dovresti stare a meraviglia.
Albert rise. -Beh, non mi dispiacerebbe affatto.
Credo di non aver mai sorriso tanto come quando vidi la il profilo
della Casa Grande stagliarsi tra i colori del tramonto.
***
-Eeeeeeh?! Uscite insieme?- mi chiese
Drew, che mi aveva aspettato fuori dalla Cabina 11 fino al mio ritorno,
ansiosa di sentire tutti i dettagli.
Arrossii. -Beh, sì.
Drew inarcò un sopracciglio. -Perché sei
arrossita, Missie? Non ti sarai mica innamorata di quel tipo, vero?
-No!- mi affrettai a rispondere. -No,
figuriamoci! Sto solo cercando di passare questo rito di iniziazione al
meglio.
Drew sorrise, soddisfatta. -Bene, sono proprio contenta. Senti, tesoro,
io devo proprio andare, ma ci vediamo domani, okay?
-Domani no, esco con Albert.- le
ricordai.
-Oh, già, che sbadata!-
esclamò Drew, battendosi una mano in fronte. -Allora, buona
fortuna, dolcezza.
Sorrisi. -Grazie.
Tutto sommato, non aveva avuto un'idea così brutta. Anzi,
credo che l'idea peggiore di tutte le venne in quel preciso momento,
mentre si voltava con un sorriso cinico per tornare nella cabina di
Afrodite.
***
The story starts when it was hot
and it was summer
And I had it all, I had
him right there where I wanted him
Il mio primo appuntamento con Albert andò alla grande,
così come tutti quelli che seguirono. Diciamo che, in
generale, quella fu la più bella estate della mia vita.
Mi ero anche resa conto che quello che provavo per Albert era reale e
arrivai quasi a dimenticarmi che avrei dovuto spezzargli il cuore
perché Drew fosse contenta.
Ma era davvero giusto? Ero felice in sua compagnia e tutte le figlie di
Afrodite, Silena compresa, mi chiedevano in continuazione dettagli
sulla "romantica storia d'amore estiva", come la chiamavano loro.
L'unica che sembrava annoiata era Drew, ma mi ci volle un po' per
capire che quella che all'apparenza sembrava noia era, in
realtà, gelosia nei miei confronti perché
ricevevo più attenzione di quanta ne ricevesse lei.
Malgrado avessimo due caratteri completamente opposti, tutti dicevano
che era giusto
che noi stessimo insieme. Beh, tutti meno Drew.
She's not a saint
And she's not what you
think,
She's an actress.
Fu allora che Drew decise di mettere in atto il suo piano. Ora che ci
penso, probabilmente era ciò che aveva voluto fare sin
dall'inizio.
Ora, chiariamo una cosa: Drew aveva sempre avuto uno straordinario
bisogno d'attenzione e aveva sempre necessitato di essere sulla bocca
di tutti. E indovinate cosa faceva a chi riceveva più
attenzione di lei?
Esatto, lo annientava. Gli distruggeva l'esistenza, gli toglieva
qualunque cosa possedesse fino a quando non fosse caduto sulle sue
ginocchia a piangere e ad implorare perdono alla figlia di Afrodite.
Perciò non crediate che con me abbia fatto qualche eccezione.
Era uno degli ultimi giorni di Agosto quando Drew scelse di farmela
pagare per essermi innamorata. Senza che io lo sapessi, aveva chiesto
ad Albert di accompagnarla a fare una passeggiata pomeridiana lungo la
riva dell'oceano, dicendogli che doveva assolutamente sapere qualcosa
su di me. Albert ed io non avevamo avuto modo di vederci quel giorno,
perciò ero all'oscuro di tutto.
Ecco, in quel momento avrei tanto voluto essere una figlia di Apollo,
così da avere il potere della preveggenza ed anticipare le
mosse di Drew.
Per quanto io voglia dimenticare quel giorno, ricordo tutto quello che
accadde alla perfezione.
Faceva molto caldo ed Albert era giunto sulla spiaggia in perfetto
orario, tuttavia dovette aspettare un quarto d'ora prima che Drew si
facesse viva.
-Ehi, Albert!- lo chiamò,
rivolgendogli un sorriso malizioso. -Scusa il ritardo, ho avuto un po'
da fare.
-Non fa niente.- rispose il figlio di
Atena. -Allora, cosa volevi dirmi?
Drew gli sorrise affabilmente. -Beh, prima camminiamo un po', ti va?
-A dire il vero non troppo.
-E dai!- protestò Drew,
facendogli gli occhi dolci. -Fallo per me.
Nemmeno Albert, nonostante fosse un ragazzo molto intelligente,
riusciva a resistere a quel qualcosa di Drew che riesce a fare il
lavaggio del cervello alla gente.
Passeggiarono per qualche minuto, Albert serio e silenzioso e Drew
sorridente ed appiccicata al suo braccio.
-Senti, io non vorrei dirti questa
cosa...
-Se davvero non lo volessi, non mi
avresti chiesto di venire qui.- rispose Albert, piatto.
Drew mise il broncio. -Potresti mostrarti più entusiasta:
dopotutto, stai camminando a braccetto con la ragazza più
bella di tutto il Campo.
-Io trovo che Missie sia più
carina e meno falsa.- replicò Albert, fermandosi. -Ora mi
dici cosa c'è?
-Niente, dal momento che secondo te
Missie è una persona sincera.- rispose Drew. -Se la vedi
così, non crederesti mai che lei stia con te solo per una
scommessa che abbiamo fatto a giugno.
Albert sbarrò gli occhi. -Cosa?
-Io credevo che lei fosse una figlia di
Afrodite e così le ho proposto di giocare in anticipo e di
compiere il rito d'iniziazione ancora prima di essere riconosciuta da
mia madre.- gli spiegò Drew, mielosa.
-Non può essere!-
esclamò Albert, facendo un passo indietro. -Stai mentendo!
Drew si strinse nelle spalle. -Sei libero di non credermi, ma non
piangere quando ti si spezzerà il cuore.
-La Missie che conosco io non farebbe
mai una cosa simile ad una persona!
-Perché no?-
ribatté Drew. -Non è forse lei che considera
tutti i maschi degli esseri rozzi? Credi davvero che ti avrebbe salvato
la vita se non fosse stato per un secondo fine? Se non fosse stato per
quella scommessa, voi due non vi sareste mai messi insieme...
guardatevi, siete come il fuoco e l'acqua, la terra e il cielo, il
bianco e il nero: non sarebbe mai potuta funzionare! E dire che pensavo
che i figli di Atena fossero intelligenti.
Albert serrò le mani a pugno talmente forte che le sue
nocche divennero completamente bianche. -È stata furba...
Drew gli posò una mano sulla spalla. -Mi dispiace che tu
abbia dovuto scoprirlo così...
-Ancora non ci credo...
-Ma tu mi credi, vero?- gli chiese Drew,
ammaliandolo a suon di battiti di ciglia. -Quando mai ho mentito a
qualcuno?
-Mai, Drew. Tu sei onesta.- rispose
Albert, come ipnotizzato.
Drew annuì. -Proprio così. Ora sbrigati a
mollarla.
-Sì, Drew.- disse Albert.
-Come vuoi.
Drew prese il volto di Albert tra le mani e depose un leggero bacio
sulle sue labbra, tuttavia il ragazzo nemmeno lo sentì,
preso com'era dalla disperazione che quella rivelazione aveva portato
in lui.
-Mi dispiace, dolcezza.
Ma in realtà non le dispiaceva per niente.
Sophistication isn't what you
wear or who you know
Or pushing people down
to get you where you wanna go
Oh, they didn't teach
you that in prep school, so it's up to me
But no amount of vintage
dresses gives you dignity.
Rimasi certamente sorpresa quando, una volta finita la mia lezione di
tiro con l'arco con Chirone, andai da Albert e la prima cosa che mi
disse fu: -Ti devo parlare.
Come facevo a sapere che aveva parlato con Drew?
-Uhm, sì, dimmi pure.- gli
risposi, sorridente.
-Non qui, però.- aggiunse.
-C'è troppa gente.
Inarcai le sopracciglia, sorpresa. -È davvero
così importante?
Albert sembrò volermi fulminare con gli occhi. -Direi di
sì, poi giudica tu.
Mi condusse in un posto sul retro della Casa Grande, l'unico punto di
tutto il Campo Mezzosangue che non poteva essere spiato
perché coperto da qualsiasi angolazione lo si guardasse. Mi
aveva già portato lì una volta: era stato il 4
luglio, per vedere i fuochi d'artificio. Aveva scoperto quel luogo
consultando per caso una delle piantine del Campo Mezzosangue che
Annabeth aveva lasciato in giro per la Cabina 6.
-Beh?- gli chiesi, dopo qualche istante.
-Di cosa volevi parlarmi?
-Oh, non lo so.- disse lui, sarcastico.
-C'è forse qualcosa che hai... come dire, dimenticato di
dirmi?
Credo di aver assunto un'espressione alquanto confusa. -Dipende da cosa.
-La prima cosa che ti viene in mente se
ti dico che c'entriamo io, tu, Drew e una certa scommessa.
Sbiancai, senza mezzi termini.
-Cosa ti ha detto Drew?- gli domandai,
con la voce più piatta che avevo. Non è
estremamente facile sembrare calmi quando si vorrebbe prendere a pugni
una figlia di Afrodite.
-Fondamentalmente nulla, solo che mi hai
usato per uno stupidissimo rito d'iniziazione delle figlie di Afrodite.
Sbarrai gli occhi. -E tu che ne pensi?
-Che ne penso?- sbottò
Albert. -Io le credo. Quando mai ha detto una bugia?
Capii immediatamente che Drew gli aveva fatto il lavaggio del cervello.
-Ehi, quella là ha manipolato la tua mente!- esclamai,
scuotendolo per le spalle.
Albert fece un passo indietro, allontanandomi da lui. -Senti, stammi
distante.
-No, tu adesso mi ascolti!- esclamai,
infuriata. -Ti sono bastate due parole di quell'arpia per cambiare del
tutto ciò che provi per me?
-Mi pare molto, considerando che tu non
hai mai provato nulla per me.- replicò Albert, secco.
-Ah, no?- scoppiai. -Certo,
perché io ti salvo la vita e ti chiedo di uscire con me
perché non provo nulla nei tuoi confronti, mi pare ovvio!
Albert sbuffò, irritato. -Sei intelligente, è
stata davvero una bella trovata.
-Ma ti senti quando parli?- gli urlai
contro, sulla soglia delle lacrime. Non era giusto che mi trattasse
così. -Stai sparando una stupidaggine dopo l'altra.
-Avrei dovuto immaginarlo che non ci
sarebbe mai potuto essere nulla tra noi.- sbottò Albert.
-Siamo come il bianco e il nero, costituzionalmente incompatibili.
-Albert, io...
-Risparmia il fiato. -m'interruppe. -Non
potrà più esserci nulla tra noi, e questo tu lo
sai meglio di me. Voglio solo sapere fino a che punto mi hai mentito.
Capii che era la fine e che non mi avrebbe creduto nemmeno se gli
avessi detto la verità. Così, scelsi la menzogna.
-Okay, Drew ha ragione, io non provo nulla per te né l'ho
mai provato. È stato tutto per il rito d'iniziazione e credo
di averlo superato. Questo è quanto e credo che non abbiamo
più nulla da dirci.
Detto questo, gli voltai le spalle, in modo che non potesse vedere la
lacrima che era testardamente riuscita a rigarmi la guancia nel
pronunciare quelle parole.
Gli opposto dovevano restare opposti e, secondo la scienza, questo
è corretto.
Però nulla di ciò che avevo fatto era giusto.
I underestimated just who I was
dealing with
She had to know the pain
was beating on me like a drum
She underestimated just
who she was stealing from
***
-Tu sei una rovina vite!- le urlai
contro con una voce carica d'odio. -Cosa c'è di sbagliato
nell'amare una persona? Me lo spieghi?!
Drew era caduta a terra e si teneva la guancia sulla quale le avevo
lasciato l'impronta del mio schiaffo.
-Dimmi perché accidenti hai
dovuto portarmi via tutto quello che avevo!- gridai. -Dimmelo, strega
che non sei altro!
-Ti sei ridotta ad essere un disastro.-
ribatté Drew, acida. -Stai addirittura piangendo per un
ragazzo.
-Sì, e sai che ti dico? Ne
vale la pena.- esclamai. -Io posso piangere, perché io, a
differenza tua, ho un cuore.
Nel pronunciare quelle parole, il fato volle che Silena Beauregard
udisse la nostra lite e accorresse nella nostra direzione.
-Drew, Missie!- esclamò
Silena, nel vederci ridotte in quello stato. -Ma che sta succedendo?
Né io né Drew le rispondemmo, ma le
bastò guardarmi in faccia per capire cosa fosse accaduto.
Silena mi abbracciò e lanciò uno sguardo pieno di
disprezzo in direzione di Drew.
-Coraggio, Missie, tutto si
sistemerà.- mi disse Silena, accarezzandomi le spalle per
confortarmi.
-Però non è
giusto...- singhiozzai.
Drew si rialzò in piedi e mi rivolse un sorriso beffardo e
cinico. -Perché, ti pare giusto quello che hai fatto al
povero Albert Dover?
A quel punto mi andò il sangue al cervello e persi
completamente il lume della ragione. Sfoderai la spada e la puntai
dritta alla gola di Drew, mentre Silena si portava le mani alla bocca
per lo spavento.
-Non azzardarti mai più a
dire una cosa simile.- le ringhiai contro con fare minaccioso.
-Altrimenti per te sarà la fine.
-Missie.- intervenne Silena. -Riponi la
tua spada.
Obbedii e abbassai la lama, senza però rimetterla nel
fodero. -Drew, ringrazia gli dèi che Silena sia qui,
perché non ne saresti uscita viva.
-Non mi avresti mai ucciso!-
replicò Drew. -Non hai mai avuto abbastanza fegato per fare
del male a qualcuno.
-Probabilmente no, perché
uccidere qualcuno non renderà mai giustizia.- risposi,
secca. -Ma ti dico solo questo: la pagherai cara per quello che mi hai
fatto e ti farò rimpiangere di essere nata. Allora
sì che sarà giustizia.
Soon she's gonna find stealing
other people's toys
On the playground won't
make you many friends
She should keep in mind,
she should keep in mind
There is nothing I do
better than revenge
My
little corner:
Beh, salve! :D
Stavolta sono qui con qualcosa di insolito, visto e considerato che non
scrivo quasi mai su degli OC.
Questa fanfiction è stata scritta per il contest indetto da
Finarfin e devo dire che mi sono divertita davvero tanto a scriverla...
anche se, ovviamente, sono andata a finire sull'Angst per l'ennesima
volta ^^"
Oh, e mi scuso con Finarfin per il ritardo nel pubblicare, ma ho avuto
non pochi problemi con la connessione ad Internet in questi giorni :)
Beh, grazie a tutti per essere passati, qualche parere mi farebbe
piacere :D
Alla prossima,
Aly
a.k.a. xWaterbender
PS: Ho cambiato nickname... si vede che ho rivisto Avatar - The Last Airbender
dopo tanto tempo? :D
Credits:
Characters © Rick Riordan
Missie Willow, Albert Dover © xWaterbender
Song & Lyrics "Better Than Revenge", Taylor Swift
Title Font = Action Of The Time UPPER CASE
Àstrid Bergès-Frisbey as Missie Willow;
Francisco Lachowsky as Albert Dover.
Text Font = Tahoma
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Fanfiction partecipante
al contest "Choose Your
Character"
indetto da Finarfin su Facebook.
|