Al
cospetto
di Cupido
I fili d’erba
si piegavano e strappavano sotto la forza prepotente della sua mano.
Con noia
li raccoglieva nel pugno chiuso e li lanciava in aria, fissando il loro
volare
flemmatico con disinteresse. Un sospiro gli sfuggì dalle
labbra quando percepì
il rumore attutito di passi dietro di se.
“Fa
male?”
mormorò senza voltarsi, carezzando il manto erboso come
fosse un gattino.
La
misteriosa apparizione si avvicinò e sedette al suo fianco,
lo sguardo rivolto
alla vasta radura che si apriva davanti a loro.
“É
solletico
se lo paragoni a ciò che ha comportato”
sbuffò massaggiandosi la coscia. Tastò
il punto dolente e la profonda cicatrice che ne deformava la pelle, una
smorfia
disgustata sul volto.
“Inutile
dire che sei licenziato, vero?”
Il
ragazzo
sogghignò abbassando lo sguardo e nascondendo il volto tra
le lunghe ciocche di
capelli: “Non ti credevo così
arrendevole” sussurrò dolcemente.
“E
io non ti
credevo così stronzo!”
Si
voltarono
e i loro sguardi si unirono; rimasero a studiarsi per un tempo
indefinito,
ognuno perso nei propri pensieri. Rabbia e dolore lei, delusione e
frustrazione
lui.
Stanca
e
afflitta, la ragazza voltò il viso di lato, privandogli la
vista delle lacrime
che, piano, avevano iniziato a rigarle il volto.
Lui
scrollò
la testa: “Ero seriamente convinto potesse
funzionare”
“Un
delinquente!” esclamò rinvigorita, facendolo
sussultare; “Uno scellerato, una
maledizione della natura!”
Degli
uccellini scapparono spaventati.
“Come
hai
minimamente potuto concepire l’idea che un bastardo
egocentrico come lui
potesse rendermi...”
“Cosa,
felice?!” la interruppe con ardore; “Non
è questo il mio compito, non è questo
per cui vi ho fatto incontrare!”
Silenzio.
Un
sussurro
e un sospiro. Sguardi che si cercano e parole che rimangono sospese,
che non
parlano ma racchiudono l’essenziale.
“Adesso
non
mi dirai che non lo amavi”
“Non
è
questo il punto...”
“Tu
credi
sia facile per me. Credi bastino un paio di frecce, due persone et voilà, il gioco
è fatto. Ecco a voi l’amore,
signore e signori” il sarcasmo nella sua voce e nei suoi
movimenti le diedero
la nausea.
Si
avvicinò,
il viso pericolosamente vicino al suo: “Credi mi diverta a
starmene qua, solo e
annoiato a vedere voi umani trovare l’anima gemella e vivere
come se tutto vi
fosse dovuto, vedere l’emozione nei vostri occhi e il
disprezzo nei miei
confronti al primo intoppo che trovate. Credi che io sia crudele, ma
non è
così. Io vi porgo l’amore, ma sta a voi lottare
per la sua completa
realizzazione, per il raggiungimento della
felicità” ringhiò, la mano stretta
convulsamente al terreno; “E’ troppo facile,
signorinella, attribuire la colpa
a me. Io ti indico la strada, sei te padrona delle tue
decisioni.”
Calde
lacrime
sgorgarono dagli occhi scuri e caldi di lei, mentre la tristezza e il
risentimento dilaniavano al loro interno.
“Tu
ci
invidi” sussurrò.
Lui
si passò
le dita tra i capelli chiari, gli occhi limpidi brillavano e sfuggivano
sotto
la fulgida luce del sole.
“Non
immagini quanto” fu la risposta dettata dalla solitudine a
cui era destinato.
La
ragazza
lo guardò e percepì i sensi di colpa
attanagliarle il cuore. Era stata troppo
dura e meschina con lui.
Estrasse
da una
tasca un piccolo oggetto acuminato che si era portata appresso e lo
punzecchiò
dolcemente su un fianco.
Sussultò,
emettendo un lieve gemito che la fece arrossire e rimase a
fissarla mentre si avvicinava e gli lasciava un tenero bacio sulla
guancia.
Spostò lo sguardo nel momento in cui, allontanatasi, lo
posò sulla delicata
freccia poggiata a terra e il leggero graffio che gli solcava la carne
leggermente scoperta.
“Sono
sicura che
la prossima volta andrà
meglio, piccolo Dio solitario”
Vi ringrazio
di cuore per l’attenzione che avete dedicato alla mia storia
e spero
sentitamente che vi possa essere piaciuta. Se così non
fosse, non esitate a
farmi presenti i punti deboli del mio elaborato, mi aiutereste molto.
Un
bacio,
hibou.
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