N/A: Scritta per la community 500themes_ita, prompt
9. Sensazione di perdita.
Ambientata dopo la morte di Ren. Sono poco in fissa con Nana, eh?
L'assenza si
articola nei dettagli più
futili.
Il telefono
squilla, Takumi risponde.
Ci sono mille
dettagli da definire sul
futuro della casa discografica, conversazioni di lavoro a cui non può
sottrarsi, ma lui è stanco, così stanco. Vorrebbe solo andare a
casa a chiudere il resto del mondo fuori. Perdersi nell'abbraccio di
sua moglie, abbandonarsi ad un sonno privo di sogni e preoccupazioni,
spegnere il cellulare e fuggire, per qualche ora, dall'impero che si
è costruito lui stesso.
L'occhio
scivola tra le scartoffie
ammassate sulla sua scrivania. In mezzo a tanti contratti, uno
spartito mai completato, una canzone che conta solo una strofa.
La mano
nervosa di Ren non disegnerà
più note e chiavi di Sol, lasciandosi dietro una scia grigia di
cenere e inchiostro: quei pentagrammi resteranno vuoti, per sempre.
Takumi
accartoccia lo spartito, lo
getta nel cesto della carta straccia: ormai non serve più.
I Trapnest
hanno smesso di esistere.
Due anni e
otto mesi: questa è stata
la durata del loro sogno.
Naoki non è
mai stato un tipo
ambizioso. Per certe cose ci sono i produttori, i manager, Takumi;
no, a lui è sempre importato solo e soltanto di suonare. Come a
Reira, come a Ren.
Gli sarebbero
bastati un altro paio di
album, qualche tour, magari anche all'estero, e poi si sarebbe
trovato una brava ragazza da sposare – come Hachiko – e si
sarebbe sistemato, continuando a lavorare alla casa discografica con
gli altri. Si sarebbero riuniti tutti periodicamente, invitando anche
Yasu, e avrebbero passate ore a giocare a sette bello, improvvisare
jam session e rivangare i vecchi tempi.
Non voleva il
successo, Naoki, non per
sempre. L'unica cosa che avrebbe voluto avere per tutta la vita erano
i suoi amici.
Soffoca un
singhiozzo, si lascia cadere
su una poltrona del camerino buio.
Sul tavolino
c'è ancora un portacenere
pieno, un pacchetto di sigarette dimenticato da Ren.
Titubante,
tira fuori una Seven Stars,
la infila tra le labbra.
Tossisce non
appena l'accende, ma
continua ad aspirare il fumo, nella speranza di ritrovare, in quel
sapore di nicotina tanto caro a Ren, l'essenza di sogni distrutti per
sempre.
Reira
cammina, senza una meta.
Ha il
cappellino di Ken Serizawa ben
calato in testa e gli occhi arrossati nascosti da un paio di occhiali
da sole.
Fugge dai
notiziari che continuano a
riproporre servizi commemorativi, fugge dalla radio che continua a
passare le loro canzoni. La voce le si strozza, se prova a cantare:
fa troppo male, e lei non è abbastanza forte per riuscire a farlo
senza la chitarra di Ren ad accompagnarla.
La vita
scorre come ogni giorno, per le
strade di Tokyo. Chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere: qualcuno fa
il nome dei Trapnest, qualcun altro nomina Nana, ma ogni discorso si
perde nella folla.
Per sfuggire
al caos si infila in un
conbini.
Vaga da un
reparto all'altro, sfiora un
articolo, ne prende un altro.
Si trova tra
le mani Shonen Jump: come
una sonnambula, lo porta alla cassa, paga.
Si siede
sulla prima panchina che
trova, lo apre, lo sfoglia.
Ogni pagina
le sembra priva di senso.
Non c'è nulla, in quelle vignette, che la faccia ridere di gusto
come quando le leggeva al di sopra della spalla di Ren.
Ha perso il
sorriso, ha perso la voce;
le restano solo tante lacrime.
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