Unexpected Love
Posso
solo dire che questa storia mi è uscita da sola, in seguito alla
notizia dell'imminente matrimonio di Jennifer con il 'caro' Jesse.
Essendo io CottonCandy anche fuori dal telefilm, ho deciso che almeno
nella mia fantasia Jen doveva stare con Hugh e così è
nata questa fic, io che ho sempre evitato di scrivere storie con
protagonisti personaggi famosi.
Spero possa essere di vostro gradimento.
Serena
UNEXPECTED LOVE
Il sole splendeva alto in quella splendida giornata di inizio luglio e
una leggera brezza faceva cantare le foglie degli alberi situati lungo
un vialetto stretto che conduceva verso una piccola chiesetta.
Nel chiostro della chiesa vi era radunata moltissima gente, tra questi
molti con macchine fotografiche e telecamere per riprendere il grande e
vento che si sarebbe svolto di lì a pochi minuti.
Quello era il giorno del matrimonio tra l'attore Jesse Spencer e la sua collega Jennifer Morrison.
Quest'ultima, in compagnia della sua damigella d'onore, stava finendo
di prepararsi nella sacrestia, ma sul suo viso non c'era il sorriso che
dovrebbe comparire sul volto di una futura sposa.
Jennifer era infatti molto scossa, i suoi pensieri erano confusi ma,
soprattutto, concentrati su un uomo che non era colui che stava per
raggiungere all'altare e giurargli amore eterno.
'Jen, sei pronta? Tuo padre è qui fuori che ti sta aspettando'
La voce di Meredith la risvegliò da quei tristi pensieri, pensare a lui le faceva sempre male al cuore.
'Sì Merrie, un attimo e sono pronta!' esclamò cercando di
apparire felice, ma la voce uscì in un sussurro strozzato
perchè ancora una volta, due occhi azzurri come il cielo
d'estate avevano fatto capolino nella sua testa, occhi che amava sopra
ogni altra cosa, così come amava lui. Hugh, il suo amore
impossibile.
Sposato, con prole e con vent'anni più di lei. Come se il problema fosse l'età.
Jen scossa la testa rassegnata, avrebbe sposato Jesse, un ragazzo
posato e che l'amava e lei avrebbe presto imparato ad amarlo come
meritava e a dimenticare quell'amore che non avrebbe mai dovuto provare.
Dopo aver tirato un lungo sospiro, prese il bouchet in mano e
uscì dal padre che l'aspettava fuori dalla porta della
sagrestia. Lo prese a braccetto e cominciò a percorrere la
navata, preceduta da Meredith che ancheggiava nel suo abito di seta
celeste.
E Jen sentì un nodo in gola mentre passava lo sguardo su tutte
le persone sedute ed in piedi. La chiesa era piena di gente che non
vedeva da quando era piccola e di altra che neppure conosceva.
E poi posò gli occhi verdi su Jesse, che l'aspettava all'altare con un sorriso di.. trionfo?
Jen corrugò per un attimo le sopracciglia fini, dicendosi che quel bagliore sinistro se l'era solo immaginato.
'Sei sicura di quello che stai per fare cucciola?' bisbigliò il signor Morrison alla figlia.
'Sì papà, non preoccuparti' gli rispose mentre raggiungevano l'altare.
Fece un mezzo sorriso a Jesse, che ricambiò con uno brillante e
sempre con quell'ombra strana che lei non si spiegava. Che non
conoscesse affatto chi le stava di fronte? In quegli occhi chiari
adessi vedeva cupidigia, lussuria e vittoria.
Fu solo quando l'officiente iniziò la cerimonia che Jen si rese
conto di ciò che stava facendo. Stava promettendo di amare,
onorare, rispettare e curare quell'uomo per il resto della sua vita.
Aveva la gola gonfia di pianto e così chiusa che il pastore
dovette chiederle tre volte di rispondere. Jesse la guardava come se
volesse picchiarla se non rispondeva in fretta. Dietro di lei, gli
invitati incominciavano ad innervosirsi.
Fu in quel momento, mentre cercava disperatamente di rispondere, che scoppiò il pandemonio.
Jennifer stava per rispodere al pastore, quando un rombo di una moto si
fece sentire sempre più vicino, fino a quando un rumore
assordante di legno abbattuto e di freni non le fece tappare le
orecchie con le mani guantate.
-Cosa diavolo succede?- si chiese, spaventata ma al contempo sollevata da quell'imprevisto.
Girò il capo verso la causa di tutto quel rumore e per poco non svenne.
La porta della chiesa era aperta e un cardine cigolava pericolosamente,
un mucchio di polvere aleggiava sopra le teste degli invitati che
tossivano e fissavano straniti una moto nera e arancione che, senza
rispetto per la sacralità del luogo e del momento, stava in
mezzo alla navata come se niente fosse.
Ma gli occhi di Jen erano spalancati e fissi sul guidatore di quella
moto che lei conosceva bene, che aveva atteso per tre anni nel
parcheggio del set per augurargli buongiorno e guardare i suoi occhi
cristallini sorriderle e ricambiare quell'augurio.
Con il piede destro a terra che teneva salda la moto, il pazzo si tolse
il casco nero che indossava, rivelando la sua identità a coloro
che non l'avevano ancora capito.
Jesse strinse con forsa il polso di Jen, la quale si fece sfuggire un
ansito di dolore ma non distolse lo sguardo da quello di Hugh Laurie,
che la fissava come se fosse la cosa più preziosa della sua
vita, quello sguardo che lei aveva aspettato così tanto e,
credeva, invano.
'Cosa diavolo ci fai tu qua? Non avevi detto che non saresti venuto?'
domandò con fare sprezzante Jesse, conscio che la sua futura
sposa amava quell'uomo.
Hugh non rispose, gli rivolse solo uno sguardo schifato, poi
posò ancora una volta gli occhi cerulei su di lei, la ragazza
che l'aveva stregato e fatto innamorare come mai prima di allora gli
era successo.
'Non potevo permetterti di fare una simile sciocchezza Jen' sussurrò Hugh accennando un breve ma dolcissimo sorriso.
Jennifer strattonò il braccio che Jesse le stava stringendo
sempre di più, il raso dei guanti le strofinava la pelle
delicata facendola bruciare ma con un movimento più deciso e non
curandosi del dolore, si liberò e fece due passi avanti.
Tra gli ospiti, intanto, Robert Sean Leonard fissava l'amico e collega
con un sorrisetto stampato sul viso bambinesco mentre Omar Epps, seduto
vicino a lui, sembrava essere un tantino disorientato, come la maggior
parte delle persone presenti.
Il signor Morrison si alzò indignato, così come la madre di Jennifer e i genitori di Jesse.
'Ma come le è saltato in testa di entrare in chiesa con una moto
e rovinare il matrimonio di mia figlia? Lei è un pazzo,
interpretare quel medico zoppo le ha danneggiato il cervello!'
cominciò a sbraitare Morrison, mentre Jennifer si avvicinava
sempre più al padre. Quando gli fu accanto, gli posò una
mano sulla spalla 'Papà, calmo o ti verrà un infarto. Ci
penso io ok?' e tentò di sorridere, ma la confusione, il
sollievo e quella speranza che aveva sotterrato a forza e che adesso
era resuscitata, l'avevano come bloccato i muscoli facciali, rendendo
la sua faccia come una maschera di marmo: bellissima ed inspressiva.
Voltò il viso verso Hugh e, dopo un profondo respiro,
domandò: 'Cosa fai qui? Perchè hai fatto tutta questa
scena?'
La voce era tremula, il pianto che aveva trattenuto per tutta la
mattina ora minacciava di scendere e rovinare la sua finta compostezza.
Hugh questa volte sorrise sul serio, quel sorriso che aveva sempre
avuto il potere di aumentarle i battiti cardiaci e che anche stavolta
le mise addosso una tachicardia da svenimento.
'Secondo te perchè ho fatto tutto questo casino Jennifer? Non
voglio che tu sposi Jesse, non voglio che tu sposi nessuno all'infuori
di me'
Se le avessero dato un pugno nel bel mezzo dello stomaco, Jennifer si sarebbe sentita altrettanto stordita.
Stava sognando oppure l'uomo che lei aveva amato contro ogni logica le stava dichiarando il proprio amore?
Fece per avvicinarsi ulteriormente a Hugh, quando un braccio le prese
in una morsa il polso sinistro e glielo portò dietro la schiena.
Urlò dal dolore e, istintivamente, calciò all'indietro ma
non beccò le gambe dell'aggressore. Voltò appena il viso
e vide Jesse che la imprigionava contro il suo corpo e fissava Hugh con
una smorfia di odio puro dipinta in volto.
'Tu non l'avrai mai, sei sposato e hai il doppio della sua età! E poi lei appartiene a me adesso'
Gli invitati bisbigliavano tra di loro eccitati e straniti, mentre
Robert si alzò per cercare un modo di aiutare l'amico a prendere
la sua amata e scappare da quella chiesa.
Hugh non scese dalla sua moto, ma appoggiò gli avambracci sul manubrio e squadrò il giovane australiano.
'Credo che Jennifer sia abbastanza matura da decidere da sola quello
che vuole e, per la cronaca, non sono più sposato. Ho chiesto il
divorzio due giorni fa'
I bisbiglii aumentarono di volume, i flash delle macchine fotografiche
invasero la chiesetta e la illuminarono per qualche secondo con le loro
luci artificiali.
E Jen si risvegliò con quell'ultima affermazione. Con un gesto
deciso e una forza che non sapeva di possedere, si liberò dalla
stretta di Jesse e lo fronteggiò senza timore.
'Io non appartengo a nessuno! Io appartengo solo a me stessa, sono
stata chiara Jesse? Non ti facevo così subdolo e meschino... Mi
dispiace di averti dato false speranze ma il dispiacere che provavo si
è tramutato in rabbia quando ho sentito che tu mi consideravi
una tua proprietà! Io non sono di nessuno, non appartengo che a
me stessa.
Solo il mio cuore appartiene a qualcun'altro, ma non sei tu. Mi ero
illusa che potesse funzionare, che potessi dimenticare colui che mi
aveva stregata con i suoi occhi meravigliosi e il sorriso timido e
malizioso insieme, ma mi sbagliavo.'
Si tolse il guanto destro e sfilò dall'anulare il solitario che
le aveva regalato Jesse e lo riconsegno al proprietario, il quale la
fissavo shockato ed incredulo.
'Tu non puoi preferire quel... quel vecchio a me!' tuonò infine il biondo, la voce più alta di un'ottava.
'Vecchio lo dici a qualcun'altro canguro' berciò Hugh, che certe
volte assomigliava in maniera impressionante al cinico e bastardo
dottore che impersonava.
Jen fissò per l'ultima volta l'australiano, poi rivolse ai
genitori un sorriso smagliante e loro capirono che quell'uomo poteva
rendere la loro bambina felice. La madre si fece scappare una lacrima
che asciugò con un fazzolettino di lino preso dalla borsetta,
mentre il padre lanciò a Hugh un chiaro e muto segnale: Falla
soffrire e ti uccido.
Un leggero cenno d'assenso col capo e poi gli occhi azzurri
dell'inglese si riposarono sulla sua dolce Jennifer, che ora stava a
pochi centimetri da lui.
'Ho il permesso di salire a bordo?' chiese con un sorrisino e gli occhi verdi traboccanti di lacrime di gioia e felicità.
Hugh ricambiò il sorriso e le tese la mano per aiutarla a salire
sulla moto con l'intralcio dello strascico dell'abito da sposa avorio.
'Permesso accordato' rispose poi.
Jen si sistemò dietro di lui, le braccia che stringevano gli
addominali ancora scolpiti dell'uomo e la testa premuta contro la curva
del collo, dove poteva inspirare il suo inebriante profumo di maschio.
E così, dopo aver lanciato il casco a Robert che lo prese al
volo e scoppiò in una risata sonora, Hugh accese la moto e
partì con la sua amata verso l'orizzonte, lasciando in quella
chiesetta un fidanzato abbandonato all'altare arrabbiato e umiliato,
due colleghi che se la ridevano sotto i baffi e due genitori che
finalmente erano sicuri che la loro unica figlia sarebbe stata
finalmente felice.
Intanto quella moto nera e arancione sfrecciava veloce lungo la costa
del mare di Los Angeles, Jen si stringeva sempre di più contro
il corpo dell'unico uomo che aveva e avrebbe mai amato. Il suo velo si
disperse per la strada ma lei non vi badò, presa da una mano
che, fugace, accarezzò le sue in un gesto d'amore.
Stavano viaggiando da una ventina di minuti quando si fermarono su una
spiaggetta deserta coperta da un promontorio. Hugh scese e diede una
mano a Jen, che lottava con la gonna ingombrante dell'abito nuziale.
Lui la osservò e si disse che non aveva mai visto una donna più bella di quella che le stava davanti.
I capelli castani erano spettinati per il vento, il trucco era
leggermente colato per le lacrime che aveva versato e il vestito era
tutto spiegazzato e sporco, ma era lo stesso una visione celestiale.
Jen cerco di sistemare quel groviglio che erano diventati i suoi
capelli ma era praticamente impossibile e dentro di sè si
disperò: era con Hugh per la prima volta da sola e si stavano
per dichiarare l'uno all'altra e lei sembrava pronta per girare un film
su Cenerentola!
Come se le avesse letto nel pensiero, Hugh parlò
'Jennifer, sei splendida. Potresti essere vestita solo di stracci che
saresti lo stesso la donna più bella sulla quale io abbia mai
posato lo sguardo'
Jen si girò e incatenò i suoi smeraldi con gli zaffiri di lui e sorrise imbarazzata.
'Allora, perchè hai dovuto fare tutta quella scena quando appena
cinque giorni fa ti avevo supplicato di chiedermi di non sposare Jesse?
Cosa è cambiato da allora?' chiese Jen tormentandosi l'abito
già malconcio.
Ricordava bene come erano andate le cose quel giorno. Le riprese erano
finite e sul set erano rimasti solo loro due più qualche addetto
al suono e alle pulizie.
Lui le era venuto incontro con quel suo sguardo enigmatico che le
faceva sempre sussultare il ventre e le aveva comunicato che non
sarebbe potuto esserci alla cerimonia.
'Perchè?' gli aveva gridato quando lui si era già voltato per andarsene 'Perchè non ci sarai Hugh?'
L'aveva raggiunto e abbracciato da dietro, piangendo e chiedendogli di
dirle che non doveva sposarsi, ma lui l'aveva scostata con una
tenerezza che un padre prova per la figlia e le aveva detto delle
parole che le avevano lacerato l'anima.
'Non posso Jennifer, non posso darti una motivazione per non sposarti, non ce ne sono. Jesse ti renderà felice'
Detto quello le aveva accarezzato una guancia e poi era andato via,
lasciando Jen sola in mezzo al set del reparto di Patologia a piangere
lacrime amare.
Se ci ripensava adesso, quel set aveva visto più lacrime sue di chiunque altro, fuori e dentro il telefilm.
'Perchè Hugh?' chiese nuovamente Jen afferrando l'uomo per i
gomiti. Lui mise le mani sopra le sue e finalmente spiegò il
motivo di quel suo gesto teatrale e romantico.
'Quando Jesse mi ha annunciato che vi sposavate, è stato come se
il mondo mi fosse crollato addosso. Non avevo preso molto sul serio la
vostra storia, pensavo che lui non fosse alla tua altezza, ma dopo
quell'annuncio tutto mi è sembrato più scuro e terribile,
ma non potevo fare niente. Ho deciso che non sare venuto al vostro
matrimonio perchè la tua vista che promettevi di amare un altro
tutta la vita mi avrebbe straziato, quindi ti ho detto che non sarei
venuto. Ma quando poi mi hai supplicato di fermarti, di supplicarti di
non sposare Jesse, ho capito che forse il mio non era un sentimento a
senso unico, forse era ricambiato, ma era ugualmente impossibile da
concretizzare. Insomma, ho il doppio della tua età quasi, e sono
ancora sposato, sebbene per poco. Non sono bello ne affascinante e...'
'Non ripetere il copione Hugh!' lo interruppe Jen con un sorrisino
'Conosco il discorso che House fece a Cameron nella puntata venti della
prima stagione, ma tu non sei Gregory House e io non sono Allison
Cameron. Siamo solo Hugh e Jen e adesso non abbiamo più nessun
ostacolo che possa intralciare i nostri sentimenti. Tu avrai anche
vent'anni più di me, forse non sarai l'uomo più bello del
mondo, ma per me sei tu il mondo intero, senza di te la mia vita
varrebbe meno di zero. Ti amo Hugh Laurie' finì il discorso con
due grossi lacrimoni che scendevano sulle guance arrossate dal freddo e
dall'imbarazzo nell'esternare così apertamente i suoi sentimenti.
Hugh rimase colpito da quel discorso, in teoria doveva essere lui a
fare la prima mossa e confessare che l'amava come nessun'altro,
però gli era ancora difficile mettere a nudo il suo animo, non
era abituato.
Ma, si disse, per Jennifer avrebbe imparato. Lei si meritavo il meglio.
Si meritava la luna e le stelle, si meritava tutto l'amore del mondo.
La prese per le spalle e si abbassò finchè i suoi occhi non furono all'altezza di quelli di lei.
'Non sono abituato a esprimere ciò che provo Jen, nessuno me
l'ha mai insegnato. Però oggi ho rovinato la cerimonia
perchè non sopportavo l'idea che tu fossi di un altro, che
amassi un altro che non ero io. Ti amo Jennifer Morrison, ti amo come
non ho mai amato e mai amerò nessuna. Tu hai portato gioia e
allegria nella mia vita con il tuo sorriso solare e i tuoi occhi
innocenti e giuro su Dio che ti renderò la donna più
felice del mondo' sussurrò sulle sue labbra.
Gli occhi verdi di Jen si spalancarono dall'emozione e, senza
più alcuna esitazione, si sollevò sulle punte dei piedi e
finalmente baciò il suo uomo, allacciandogli le braccia intorno
al collo mentre quelle di lui si posavano in un gesto possessivo sulla
vita sottile di lei.
Tutto questo mentre il cielo si tingeva di rosso e il sole moriva nell'oceano.
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