I
tredici problemi che affliggono la vita di un adolescente fuori dal comune
-Prologo-
--->Gente
che, saputo il tuo cognome,
crede che tu sia fatto di cioccolato<---
Salve
a tutti. Il mio nome è Roxas Khinder, e sì, so
già a cosa state pensando ora
che avete letto il mio cognome: “Oh ma sarà mica
lo stesso Kinder dei
cioccolatini?” E bene ... no. Mi dispiace aver distrutto le
vostre
aspettative, ma se aveste letto con attenzione il mio cognome, vi
sareste
accorti che tra la K e la I c’è una H. State
tranquilli, non ve la predente se
avete sbagliato … molti dementi (senza offesa per nessuno)
in passato hanno
fatto errori molto più gravi di questo.
Vi
faccio l’esempio che ricordo meglio: il giorno che conobbi il
mio migliore
amico, quando avevo circa tre anni. Il mio primo giorno
d’asilo, mi si presentò
davanti uno strambo bambino dai folti capelli rosso fuoco e dagli occhi
verdi
come il moccio ( si lo so, sono molto romantico nelle descrizioni).
Questo tipo
mi si piombò davanti dicendomi che si chiamava Axel Hockins e dopo la sua
presentazione, io, da
bambino educato e cordiale quale ero e sono (anche se non sono
più un moccioso
come allora), allungai la mia mano verso di lui e mi presentai a mia
volta,
rivelandogli il mio nome e cognome. Non riuscii a pronunciare la R
finale che quell’idiota urlò qualcosa del tipo
“un Kinder cioccolato formato
gigante!”, mordendomi un braccio.
Io mi infuriai tantissimo e quel
giorno pronunciai anche la mia prima
parolaccia (ah…bei tempi quelli)…
-Brutto
cretino sono un bambino vero, fatto di pelle e ossa come te!-
Axel
sembrò quasi dispiaciuto da ciò che gli avevo
detto… non
perché gli avevo dato del cretino,
ma perché gli avevo rivelato di
non essere fatto di cioccolato.
Perciò (non dimenticherò mai la sua reazione,
perché dimostra che in tredici
anni che lo conosco non è cambiato di una virgola ed
è sempre stato un povero stupido),
inclinò la testa su un lato e
sbatté più volte le palpebre (quasi come se gli
avessi detto che Babbo Natale
non esiste o che in realtà la fatina dei denti non era altro
che il suo peloso
e rozzo papà che, prima di sfilargli il dentino da sotto il
cuscino, gli
infilava un dito nel naso per controllare se era sveglio) e con gli
occhi pieni
di lacrime, mi disse che gli stavo dicendo una bugia.
Allora
io, da bambino che ama essere lasciato in pace, estrassi dal mio
zainetto un Khinder
Bono e glielo porsi dicendogli di accontentarsi. Lui mi
saltò al collo e mi
disse che da quel giorno io e lui saremmo stati amici per sempre.
Ora
sono sicuro che nelle vostre testoline vi starete chiedendo
“ma cosa caz… cioè,
cosa cavolo è un Khinder Bono?”. Bhe, dovete
sapere cari lettori, che mio padre
fin da bambino sapeva che il suo cognome aveva qualche somiglianza con
il nome
di una prestigiosa e famosissima azienda di prodotti dolciari,
perciò decise
che per diventare anche lui un ricco imprenditore, avrebbe creato una
linea
contraffatta di cioccolatini Kinder. Aveva copiato le idee originali
già
esistenti, modificandone un po’ solo i nomi e le ricette. Per
esempio un Kinder
Bueno diventava, appunto, un Khinder Bono, un ovetto Kinder, diventava
un
cubotto Khinder e un Kinder cioccolato, diventava un Khinder
mocciolato.
Inoltre, per le scatole dei suoi prodotti, mio padre non usava foto di
inquietanti ragazzi dai sorrisi esagerati, ma foto di donne in abiti
succinti o
quasi nude, o di uomini palestrati perfetti, perché il mio
papà era convinto
che per fare in modo che i suoi prodotti avessero successo, prima di
conquistare i bambini con i dolci, doveva attirare
l’attenzione dei genitori
che avrebbero dovuto acquistarli. In più non credeva
nell’immagine fantastica e
quasi irreale che tutte le pubblicità davano ai
cioccolatini. Egli infatti
credeva che la miglior pubblicità veniva fatta dalle persone
comuni. Perciò i
protagonisti dei suoi spot, non erano sportivi bellissimi e
famosissimi, ma
gente comune come prostitute, zingari ed extracomunitari senza permesso
di
soggiorno.
La
sua linea ebbe molto successo e divenne un imprenditore così
ricco e famoso
che, per il trentesimo compleanno di mia madre, comprò una
stella, che faceva
parte della Costellazione di Orione, e le diede il suo nome (romantico
no?).
Comunque,
chiudiamo questa piccola parentesi sulla fama di mio padre e torniamo
alla mia
biografia.
Ho
sedici anni e frequento la terza al Liceo Scientifico. Sono un ragazzo
normale:
ho capelli biondi, che tengo sempre acconciati in una fantastica
cresta, ho
occhi così azzurri da fare invidia al cielo e
ammetto di non essere molto alto ma sono lo stesso molto,
ma molto bello
e anche leggermente muscoloso. Per quanto riguarda il mio carattere
sono simpatico,
allegro, divertente, solare, intelligente e… sono
praticamente perfetto … ah,
quasi dimenticavo, sono anche molto modesto.
Purtroppo però, la mia vita non è così
perfetta come
lo è la mia persona. Ho tanti problemi che mi tormentano
(come tutti gli adolescenti
d’altronde), perciò
ho deciso di
sfogarmi scrivendo questo diario e numerando i tredici problemi
fondamentali
che affliggono la mia vita.
NdA
Salve
gente! :D
Dopo
tanto tempo che scrivo, correggo, leggo e rileggo, ho finalmente deciso
di
pubblicare questa nuova fic.
Ho
deciso di scrivere qualcosa di, diciamo, comico, perché
avevo voglia di
qualcosa che faccia sorridere e dovreste vedere la faccia di mia
sorella quando
mi vede sorridere come una deficiente davanti al computer mentre scrivo
... e
poi, come dico sempre, mi piace l’idea di far sorridere le
persone :).
Comunque,
a proposito di mia sorella, devo ammettere che è grazie a
lei se ho cominciato
a scrivere questa storia, anzi più precisamente del suo
saggio di danza perchè dopo
circa due ore e mezza di musica classica, mi è venuta
questa, oserei dire,
illuminazione … quindi se questa storia sarà uno
schifo è tutta colpa della
musica classica u.u.
Ora
tornando alla storia, ammetto che questo primo capitolo è
piuttosto breve ma
gli altri saranno più lunghi.
Spero
che questo inizio vi sia piaciuto e ringrazio tutti coloro che
leggeranno e che
recensiranno e tutti coloro che leggeranno e basta :).
Saluti e a presto :).
_KHProminence_
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