Vamp prologue
“Si dolcezza, non dovrei fare troppo tardi”
bofonchiò distrattamente nel cellulare, mentre una macchina
infuocata che era stata tirata per aria, puntava diritta su di lui.
Sbruffò e fece partire un colpo dal suo fucile.
Una palla viola e bianca che emanava luce (anche noto come proiettile
al plasma) si sprigionò dall’arma e si scontrò con
il rottame in fiamme, cambiandone la traiettoria.
“Sono in molti?” chiese la donna dall’altro capo del telefono.
“Ahn…. Un po’” cambiò arma e
sparò all’ennesimo vampiro, ne allontanò
un’altro con un calcio che lo fece volare contro il muro, il
tutto restando a telefono.
“Dovrei essere a casa per l’una e mezza” aggiunse
poi. Un vampiro gli arrivò davanti e sparò nello stomaco
del bruno a telefono, già incazzato, a cui si smorzò il
respiro.
“Facciamo per le due” brontolò con voce rotta, prima
d’infilarsi due dita nella carne, estrarre il proiettile e
metterlo in tasca.
Sentiva la carne rimarginarsi e non era per niente piacevole. Stringeva
la mascella ed emetteva strani versi, mentre gli occhi si rivoltavano
nelle orbite, trattenendo le urla. Cazzo se faceva male.
Sparò al vampiro che gli aveva sparato e lo disintegrò, mentre ancora finiva di rigenerarsi.
“Scusa tesoro, ti devo lasciare. Salutami i ragazzi”
“Certo Br… Gates” salutò la donna.
“Brava dolcezza. Ciao”
“Ciao e non farti sparare troppo” Il bruno sorrise divertito.
“Vedrò che posso fare…” rimise il cellulare
in tasca e riavviò la connessione bluetooth con gli altri della
squadra.
“Dove cazzo eri finito, Gates?!” sbottò il capo squadra. Il bruno sbuffò pesantemente.
“Che palle Shad, parlavo con mia moglie” disse mentre si
guardava attorno, cercando qualche vampiro da uccidere. Trovò
Rev che era semi circondato e si avvicinò sparando ad un paio.
“Rev hai da accendere?” urlò in quel delirio
infernale che per loro rappresentava la quotidianità da qualche
mese, ormai.
“Ti sembra il momento, Gates?” disse l’altro divertito.
“E’ sempre il momento per un buon sigaro”
“Vai ad aiutare Vee, è in difficoltà” gli
ordinò l’altro, per non mandarlo a Fanculo. Gates
alzò gli occhi al cielo e si avviò dal compagno, prima
però si avvicino ad una vettura in fiamme e si chinò ad
accendere il sigaro che aveva in bocca da più di un’ora,
spento.
Vee era bloccato dietro ad una macchina. Gates tutto tranquillo si
avviò quasi passeggiando, fra macchine che gli volavano sulla
testa e proiettili che evitava con grazia felina.
“Allora Vee, qualche problema?” chiese distrattamente, continuando a sparare.
“Ho finito le cartucce” Gates fece una smorfia e gli
tirò uno dei suoi innumerevoli caricatori: mai che si potesse
dire che Synyster Gates era rimasto a secco.
“Grazie Syn” scrollò le spalle mentre sparava
“Figurati” borbottò prima di spiccare un balzo di
sei metri con la facilità con cui un umano scende un gradino di
casa.
Sedata (o sarebbe meglio dire disintegrata) la rivolta, tornarono al
quartier generale, la città sotterranea ovvero al città
dei mezzosangue, a bordo dei propri veicoli (motociclette spaventose).
“Rev, guida come si deve” lo ammonì Shad.
“Ma pensa ai cazzaci tuoi: guido come mi pare” certo, steso
sulla moto, col cappello calato sugli occhi e tenere il manubrio con i
piedi (o meglio dire gli stivali), non era proprio uno stile di guida
degno di una qualsiasi persona con la patente, ma Rev è Rev.
Entrarono nel tunnel che declinava dolcemente verso il basso, fino ad entrare nella loro città.
Dopo pochi chilometri erano arrivati al quartier generale dei mezzo sangue.
In un mondo in cui i vampiri avevano deciso di non bere più
sangue sintetico e cibarsi di umani, la maggioranza che rischiava di
diventare minoranza, si era attrezzata e aveva chiamato in causa gli
essere più potenti che esistessero sulla terra: i mezzosangue.
Nati da padre vampiro e madre umana (prima generazione) o da due
genitori mezzosangue (seconda generazione), i mezzosangue godevano di
enorme prestigio, visto che difendevano gli umani da
un’estinzione certa, dovuta a vampiri che, dopo anni di pace,
avevano deciso di non andare più contro natura e riprendere le
guerre ormai interrotte da secoli.
Ovviamente non tutti erano così, c’erano altri vampiri che
vivevano una vita normale, con al proprio fianco un umano o un
mezzosangue, continuando a bere sangue sintetico, ma ad alcuni non
bastava ed ecco che entrano in campo loro.
Addestrati fin da piccoli ad essere delle macchine da combattimento,
erano diventati semplicemente letali per ogni vampiro sul loro cammino.
Alcune caratteristiche di questa specie: avevano una vita media di 500
anni, ma ne dimostravamo sui 25 (in cui crescevano regolarmente) fino a
più o meno 400, poi cominciavano ad invecchiare, ma sempre molto
lentamente.
Erano esseri viventi e come tali mangiavano, respiravano e si
riproducevano, anche se erano forti come i vampiri e si rigeneravano
dalle ferite nel giro di qualche secondo-minuto.
Il loro gruppo sanguigno era identificabile come CH (negativo e positivo).
I CH negativi erano i più “fortunati”: il loro
sangue risultava repellente ai vampiri, quello dei CH positivi
risultava semplicemente insipido.
Dei mezzosangue ogni tanto venivano fuori i CHS ovvero mezzosangue
segugi i cui cinque sensi erano ancora più sviluppati
(soprattutto udito e olfatto) di quelli dei normali mezzosangue,
già sopra la media umana. Oltre alle straordinarie
capacità fisiche, la tecnologia li aveva aiutati parecchio,
tanto da renderli completamente indistruttibili.
Ogni squadra era organizzata in gruppi da cinque (tutti e cinque negativi o positivi) di cui un segugio.
La squadra di cui facevano parte Shad, Gates, Vee, Rev e Christ era
chiamata A7. I nomi delle squadre venivano dati in modo completamente
casuale.
Il loro quartier generale contava come tutti quelli sparsi nel paese (e
nel mondo) poche squadre speciali e abbastanza soldati semplici. Spesso
agivano anche in altre città e spessissimo insieme, in casi di
estrema necessità.
“Salve ragazzi!” “Risparmia i convenevoli”
sbruffò Gates, tirando addosso al ragazzo la giacca della sua
tuta, bucata in due punti.
“Perchè la mia si buca sempre? Si può sapere?
Quelle degli altri resistono e la mia si disintegra. Di che cazzo me la
fai, Jeff, di cotone?” sbruffò lui incazzato. Jeff, il
nuovo (pivello) scienziato umano che si occupava delle tute e di
testarle, si sistemò gli occhiali sul naso, mezzo tremante.
“Ehm… s-scusa G-Gates. Hai conservato i
p-pr-proiettili?” Oh, ci mancava solo che cominciasse a
balbettare. Grandioso, pensò accigliato il bruno.
“Certo che ho conservato i proiettili, per chi mi hai
preso” e lanciò volutamente un’occhiata a Christ che
dimenticava puntualmente di conservarli una volta estratti dalle
proprie membra.
Posò i bussolotti esplosi e ancora sporchi di sangue nella mano
tremante del ragazzo e passò oltre andando in infermeria. Dopo
ogni colpo bisognava fare delle iniezioni, per evitare eventuali
infezioni o virus che spessissimo nascondevano nelle pallottole: erano
potentissimi ma mica immortali.
Con ancora i resti del sigaro fra le labbra, entrò
nell’infermeria ultramoderna, dove trovò Meredith,
l’infermiera mezzosangue che si era occupata più volte di
lui.
“Gates” Lo salutò gentilmente.
“Mer” bofonchiò lui secco mentre si sedeva sul lettino.
“Pronto per la punturina?” disse sarcastica mentre caricava la simil pistola di metallo.
“Se così si può chiamare un ago che ti entra dentro
cinque centimetri buoni…” borbottò muovendo i piedi
penzoloni, mentre lei caricava “l’arma”.
Quando l’ago entrò nel braccio (e se non erano cinque
centimetri, erano quattro e mezzo), Gates fece una smorfia. Sentire
quella roba azzurro fluorescente che gli scorreva dentro, e per i primi
secondi anche in modo visibile, non era una bella sensazione.
“Finito” disse lei tranquilla, sfilando l’ago.
“Oh, meno male. Avrei preferito un’altra pallottola”
“Pensa che la dose sarebbe stata più alta” disse la rossa sorridendo.
“Ciao Meredith” la salutò lui, lapidario saltando in piedi.
“Ciao Synyster” la salutò con un cenno della testa e
uscì, barcollando leggermente: quella roba faceva sempre uno
strano effetto.
S’infilò nell’ascensore, salendo fuori dai
sotterranei della città sotterranea (si, praticamente ancora un
po’ e la centrale si arrostiva il culo sul magma al centro del
pianeta), al piano di sopra, dove c’erano le case dei membri
delle squadre.
Con tutta la calma passeggiò fino alla sua villetta (tutte
esattamente uguali) con ancora i pantaloni e le scarpe
dell’equipaggiamento e sopra una canotta bianca e sporca (si suda
parecchio con quella cosa, mentre si spara e ti vola roba incandescente
sulla testa), osservò il cielo artificiale. Sarebbe stato
esattamente identico a quello reale, se non fosse stato per il fatto
che lui in alcuni punti riusciva a vedere le congiunzioni dei vari
pannelli, anche con il buio pesto delle 2 e 20 di notte, sottoterra.
Aprì il cancello del vialetto e poi la porta, senza bisogno di
chiavi. Niente nella città sotterranea veniva chiuso a chiave:
vi vivevano solo i mezzosangue addestrati e in fase di addestramento
(ma in una zona ben separata a cui si accedeva da un’altro lato
della base) ed era troppo controllata per rischiare qualche
inconveniente come ladri o altro.
Appena entrò si sfilò le scarpe (quei cosi pesavano un
pò: un umano non ce l’avrebbe mai fatta a camminarci) e li
mollò in un angolo.
Subito attirata da rumore, sbucò sua moglie, anche lei un CHS negativo.
“Bri” sospirò sorridente, mentre lo guardava.
“Ciao Mich” gli andò incontro e lo baciò,
incrociando le braccia dietro al suo collo. Brian strinse le mani
attorno alla sua vita, premendola contro di sé.
Quando uccideva gli veniva sempre voglia. Decisamente perverso, ma che poteva farci?
Il senso di onnipotenza dato dalla battaglia era adrenalina pura.
Fece scivolare le mani sul suo sedere, mentre la lingua
s’intrecciava con quella della donna che intanto infilava le mani
fra i suoi capelli e l’altra sotto la sua canotta.
“Non vuoi cenare?” chiese lei sarcastica. Lui in risposta le mordicchiò il labbro inferiore.
“Ci penserò più tardi” borbottò mentre si avviava verso la loro camera da letto.
La fece allungare sul letto e le salì sopra, poggiando le mani
sulle sue cosce e tirando via la camicia da notte di pizzo nero.
Passò le mani su tutto il suo corpo e gliela sfilò dalla
testa, prima di riprendere a baciarla. Michelle gli rotolò sopra
e gli aprì i pantaloni, infilandoci dentro una mano.
Brian soffiò l’aria fra i denti e lei sorrise soddisfatta, prima di riprendere a baciarlo.
L’uomo si sfilò i pantaloni, pronto per entrare ancora una
volta nel corpo candido di sua moglie e diventare una cosa sola. La
sentiva fremere sotto le sue mani, lo desiderava, come sempre da anni e
anni.
Le spinte aumentavano, mentre i loro corpi si fondevano e i gemiti si propagavano nella stanza, insieme ai nomi sussurrati.
“Sshh, ti… sentiranno… Ah… i bambini”
soffiò lui fra i gemiti, sforzandosi di rimanere razionale quel
poco per non traumatizzare almeno la più piccola.
“Non è colpa mia” mugugnò lei sorridendo,
prima di affondare ancora di più le mani nella sua schiena e le
labbra nel suo collo.
I gemiti di lei si fecero sempre più acuti e forti, mentre
lui li smorzava soddisfatto baciandola e facendoli morire nella sua
bocca.
Vennero contemporaneamente, lui con un gemito basso e roco e lei con
uno molto più acuto, soffocato nella spalla di Brian.
Dopo un paio di secondi per riprendere fiato, uscì da lei e si
stese al suo fianco, abbracciandola stretta al suo corpo sudato e
sporco, dopo averle posato un delicato bacio sulla testa.
“Bleah, ho sul serio bisogno di una doccia” disse senza
però scostare il corpo di lei, steso quasi del tutto su di lui.
Michelle alzò la testa, guardandolo un po’ prima di
baciarlo.
“Sei sexy tutto… sporco” sospirò languida lei, leccandosi le labbra.
“Oh grazie dolcezza, ma puzzo da far schifo. Mi fai compagnia
mentre torno tutto pulito?” disse lui piegando le labbra in un
sorriso malizioso.
“Un bel secondo round?” chiese lei maliziosa, mentre si
alzava dal suo petto per poi sedersi sul suo bacino e sfiorargli gli
addominali perfettamente scolpiti.*
Lui si alzò a sedere con lei sopra e la baciò languidamente, intrecciando la lingua con la sua.
“Naturale…” commentò prima di alzarsi con lei
allacciata al torace e dirigersi verso il loro bagno, già
completamente nudi.
“Che brutto segno…” commentò lei sfiorando la
leggera cicatrice tondeggiante sul suo basso ventre. Erano nel letto,
dopo qualcosa come il quarto round e finalmente si erano dati una
calmata.
Brian scrollò le spalle, mentre fumava.
“Che ci vuoi fare, nemmeno tu sei messa tanto meglio”
commentò lui, sfiorandole la scapola su cui c’era un segno
tondeggiante, simile al suo e a tanti altri che avevano, sparsi un
po’ su tutto il corpo.
“Questi nuovi proiettili lasciano il segno” disse lei passandovi le labbra.
“Bah è il nostro lavoro, che ci vuoi fare”
“E’ il nostro destino e oltre a questo non sapremmo cosa
fare” commento lei ridendo e tornando a poggiare la testa sulla
sua spalla.
“Ehi parla per te! Io avrei avuto successo come chitarrista”
“Si certo…” disse sarcastica
“Guarda che lo sai meglio di me che ero bravo” ribatté lui convinto e lei lo dovette ammettere.
“Sono anni che non suoni” constatò la bionda
poggiando la guancia sul suo ventre. Brian scrollò le spalle.
“Non ne ho il tempo. Uccidi là, allena di qua, aiuta quelli, salva quegli altri… che ci vuoi fare”
“Synyster Gates…. Si, forse avresti avuto successo”
*si, lo so che Gates ha la
panzetta e che è tutt’altro che scolpito, ma andiamo!
E’ una fan fiction in cui sono tutti dei supercombattenti che
ammazzano vampiri, qualche bugia ci può stare v.v
Ed eccoci qui v.v
Mi è venuta l’idea dopo aver fatto una maratona di
Underworld e dopo uno strano sogno che di certo verrà descritto
v.v
Non so se qualcuno potrebbe mai cagarsi una storia del genere, ma sono fiduciosa, dai v.v
E una Long Fic, ma non dovrebbe essere stra lunga come mio
solito…… penso al massimo una decina di capitoli, o
giù di lì v.v
Aggiornerò una volta a settimana, probabilmente sempre di lunedì v.v
“Idiota oggi è domenica”
“Oh cazzo è vero o.o grazie Jim v.v”
“Figurati, Cactus”
Beh, dopo questo strafalcione, un bacio a tutti v.v
Ci si vede al prossimo chap! :D
Me la lasciate una recensioncina? Si? Dai dai ;)
È per sapere se vedo continuarla o no….. v.v
Xoxo
The Cactus Incident
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