A.W.O.L.

di _Lightning_
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Epilogo 

Empty Handed
 
 

"We come to find
What we take for granted
Keeps us alive in the end,
So don't let time
Leave you empty handed:
Reach out tonight and make amends.
So I'm coming home,
Back to the place where I belong."
 
[Coming Home - Alter Bridge]
 
 
Il cielo stellato ricambiò il suo sguardo.
Rimase a fissare per interminabili secondi quell'immensità, frastornato dalla miriade di puntini luminosi e dal buio profondo che li circondava.
Qualcosa gli sfiorò il volto e lo scacciò istintivamente con la mano. Le sue dita percepirono dei granelli di sabbia appiccicati alla sua pelle, che sentì con stupore essere bagnata. Era disteso – se ne rendeva conto ora – su qualcosa di troppo morbido per essere un pavimento.
Una folata d'aria gli scompigliò i capelli, accompagnata da un'altra manciata di sabbia.

Si drizzò a sedere di scatto, le dita che affondavano nei granelli e la vista annebbiata.
Dune desertiche incontrarono i suoi occhi spaesati.
Affannato, si alzò in piedi barcollando e girò su se stesso, spaziando su quella distesa desolata: sabbia, polvere e arbusti rinsecchiti. Miglia e miglia di deserto si stendevano dinanzi a lui, in cima a un'alta duna scoscesa, illuminate flebilmente da una falce di luna in un'atmosfera surreale.
Si lasciò scivolare in ginocchio, lo sguardo perso in un punto lontano, immensamente solo, inghiottito da quell'oceano rossastro.
Strinse inconsapevolmente un pugno di sabbia tra le dita.

Era stato tutto così vero e reale. Quel momento di pace perfetta sembrava balenargli dietro alle palpebre socchiuse, sovrapponendosi al terreno sabbioso.
Pepper...
I granelli sfuggirono alla sua presa e si persero nel vento.
Chiuse con lentezza gli occhi, annichilito. Stava sognando, di nuovo, e in realtà era ancora in quella maledetta grotta, senza speranza o via di fuga e l'armatura era stata solo un sogno delirante e irrealizzabile e Yinsen era ancora vivo e forse l'avrebbe dissuaso da quell'idea folle, gli avrebbe fatto capire che doveva rassegnarsi e...
Poggiò la fronte a terra, la mente turbinante di pensieri e confusione. Cercò di controllare il respiro, ma riuscì solo a inalare una boccata d'aria gelida e sabbia.
Il freddo pungente del deserto lo faceva rabbrividire; nonostante ciò non si mosse, cercando di capire se quel che stava vivendo era reale o meno. Non aveva mai avuto sogni – anzi, incubi – così vividi, e si chiese se non fosse una conseguenza dello stress post-traumatico o, peggio, del reattore che influiva in un qualche modo sulla sua mente. 
Non si era neanche accorto di essersi addormentato: il suo ultimo ricordo era di stare camminando senza sosta, al tramonto, in cerca di un rifugio per la notte. Doveva essere svenuto senza neanche accorgersene, e ringraziò non sapeva chi per essere sopravvissuto a un'insolazione e al freddo intenso. Aveva resistito, ancora una volta.
Per cosa?

Si rialzò lentamente, gli occhi semichiusi e assorti.
Non aveva alcuna speranza di uscire da quel luogo maledetto, ma allo stesso tempo sentiva uno strenuo attaccamento alla vita, lo stesso che l'aveva accompagnato in quegli interminabili mesi.
Si impose di ignorare la gola secca e bruciante, straziata dalla sete, i crampi che gli attanagliavano le gambe e i morsi feroci della fame.
Reclinò la testa all'indietro, fissando di nuovo la volta celeste sopra di lui. Meravigliosa, mozzafiato, fredda e indifferente.
Si riscosse e fissò l'orizzonte lontano. Era la direzione giusta?
Non permise alla sua mente di soffermarsi troppo a lungo su quella domanda e si strinse nel suo giacchetto lacero, stordito.
Un passo dopo l'altro, incominciò a camminare lentamente lungo la cresta della duna.
Nel dormiveglia forzato, intontito dal ritmo monotono della marcia, una voce lontana lo chiamava.

 


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Note Dell'Autrice:

Aloha!
Allora, chi si unisce al circolo di "evvai, aggiorniamo ad orari improponibili"? Nessuno? Beh, vi capisco...
Dunque, come avete ben notato, non ci riesco proprio a non farlo soffrire. Me sadica. Complice il fatto della mia scazzatura odierna con la quale vi ammorberò. E cioè che Jeremy Renner (alias Hawkeye) era a Roma per la presentazione di The Bourne Legacy, in tutto il suo grande splendore/figaggine/fascino e io non lo sapevo. Come incazzarsi all'una di notte: parte uno. Devo sfogare i miei istinti omicidi, e Tony è lì apposta... (scusa caro *patta Tony sulla schiena mentre è semisvenuto*).
Sono in fase-rosico, indi per cui intrattabile.

Precisazione: Tony sogna effettivamente solo il capitolo precedente, ovvero quello del bacio con Pepper. Il resto è parte del mio head-canon e accade al suo ritorno dall'Afghanistan, quindi possono essere considerate parti "narrate", soprattutto perché sono tutte PoV Pepper. Mi rendo conto che la cosa poteva non essere chiarissima. E sì... lo stratagemma del "era tutto un sogno" è assai cliché, ma spero che sorvolerete la cosa :P

Chiudo qui questa fan fiction, sperando che vi sia piaciuta e che non vi abbia deluso (ah! Qual soddisfazione premere quel tastino "completa"!).
Ringrazio la mia Beta-Highlander che ha resistito fino a quest'ora assurda, MoonRay, e poi tutti coloro che hanno recensito: Sherlock_Watson, Rogue92, JoJo92, Nightly Blossom, Halley, AriCastle66 e blackpearl_, oltre a tutti coloro che hanno semplicemente letto e/o aggiunto la storia tra le seguite/ricordate/preferite.

Grazie <3

-Light-

 

-Tutti i diritti di "Iron Man" vanno alla Marvel; tutti i diritti di "Coming Home" vanno agli Alter Bridge. Questa storia è scritta senza scopo di lucro.-




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