oocjsoa
Alla
mia splendida MogliaH ♥
Mr
Gold quella sera si era trattenuto nel negozio dei pegni solamente
perché l'idea di tornare tra le mura imponenti della sua abitazione,
che ricordavano un castello lontano e che sempre meno significavano
casa, gli sembrava insopportabile. Aveva imparato a convivere con se
stesso e la solitudine, ma da un po' di tempo – da quando Emma
era arrivata precisamente – tutto sembrava soffocarlo: la luce che
lei emanava metteva ancora di più in risalto le sue ombre.
Un
rumore di vetri infranti lo fece sussultare, riscuotendolo dai suoi
pensieri. Guardingo, aggirò la statua impolverata di un gargoyle di
pietra, camminando piano nel buio. Che fossero ladri?
La
figura, che avanzava attenta, era alta, di un uomo, ma Gold non
riuscì ad identificarlo, complice la scarsa illuminazione; l'uomo
però lo vide, e con voce incerta lo apostrofò. «Mi dispiace per il
vetro. Pagherò i danni» Non ricevendo alcuna risposta continuò.
«Tu puoi aiutarmi...»
Gold
zoppicando fece qualche passo avanti, ed accese una abat-jour. Ora
riusciva a catturare l'immagine dell'uomo nella sua interezza:
portava una ridicola casacca color verde oliva, con sotto dei
pantaloni piuttosto larghi, di una tonalità di marrone tendente al
rosso. Non doveva essere ricco, perché sui suoi abiti c'erano
diverse toppe e dai risvolti delle maniche spuntava di tanto in tanto
qualche filo giallo, simile alla paglia. A completare il suo
stravagante look c'era un cappello di paglia blu, e blu erano i suoi
stessi occhi. «Il negozio è chiuso ora» disse Gold con piattezza.
«Ma evidentemente c'è qualcosa che le interessa davvero molto»
«Non
qualcosa, non qualcosa» ripeté allora l'uomo, mulinando le braccia,
come se cercasse di scacciare chissà cosa nell'aria. Poi si fermò,
puntò i suoi occhi in quelli di Gold e sussurrò: «Qualcuno»
~
Ruby,
sorridente, le portò una tazza di cioccolata calda con panna e una
spruzzata di cannella. Emma interruppe un attimo la conversazione con
Mary Margaret e le sorrise, mormorando un grazie. La giovane
cameriera però non sembrava avere alcuna intenzione di andarsene,
anzi, guardandosi intorno prese una sedia e si sedette insieme alle
due.
«Allora
lo avete visto il nuovo arrivato?» iniziò, avvicinandosi ancora di
più, con fare quasi cospiratorio.
«Beh,
August è da tanto in città...» disse Mary Margaret in tono neutro.
«Non
lui! Quell'altro, quello strano con il cappello di paglia!»
Emma
si ricordò di averlo incrociato vicino al ponte proprio il giorno
precedente. «Avevo intenzione di fargli alcune domande, ma dovevo
correre per una chiamata e non mi sono potuta fermare.» Non aveva
granché interesse per quell'uomo e la sua storia – sembrava
solamente di passaggio – ma il suo ruolo da sceriffo le impose di
chiedere ancora: «Sai qualcosa su di lui, Ruby?»
«No,
nulla, tranne il fatto che conosce Mr. Gold. Ma puff, sembra
essersi materializzato qui dal nulla e...»
«Aspetta...Conosce
Mr. Gold?»
«Oh
sì, gironzola sempre intorno al negozio dei pegni, e...Emma dove
stai andando?»
«A
fare delle domande»
~
Emma
cercò di ripetersi che si stava dirigendo al banco dei pegni
solamente per indagare, perché era questo che facevano gli sceriffi.
Lo ripeté così tante volte nella sua testa, che quando arrivò
davanti l'insegna le parole erano diventate solamente una nenia senza
senso. Aprì la porta e il primo pensiero che la colpì fu che,
nonostante la merce stipata, i gingilli colorati e le carte
arrotolate, nonostante i soprammobili e i libri che occhieggiavano
dalle mensole, il negozio era vuoto – lui non c'era.
«Venga
pure, siamo sul retro»
Emma
riconobbe immediatamente la sua voce. Quel tono suadente, caldo, che
riusciva ugualmente a farle venire i brividi. Si immobilizzò sul
posto, indecisa sul da farsi. C'era qualcosa che la spingeva a
scappare, a correre lontano da quell'uomo e i suoi sorrisi, e
qualcosa che allo stesso tempo la inchiodava a lui. Si chiese se
fossero poli della stessa carica, se fossero entrambi anime sole
destinate a respingersi e non incontrarsi mai.
«Signorina
Emerald non mi ha senti...Oh Miss Swan!» disse Gold, aprendosi in un
sorriso. A Emma ricordò una trappola aguzza, pronta a chiudersi sul
suo collo. D'un tratto si sentì come una bambinetta indifesa.
«Mr
Gold» Disse, quasi soffiando come un gatto. «Aspettava visite?»
continuò, con tono un po' indurito.
«In
realtà sì.» commentò lui, continuando a sorridere.
«Bene,
allora ripasserò quando non sarò una scocciatura» rispose Emma con
stizza, non riuscendo ad impedire che una sottile gelosia trasparisse
dalle sue parole, e sentendosi una stupida per essersi avventurata
ancora una volta nella tana del lupo.
«Miss
Swan, lei offende se stessa e la sua intelligenza. Ormai dovrebbe
sapere che lei non è mai una scocciatura per me»
Il
tempo sembrò fermarsi nel negozio dei pegni. Ventotto anni, vite
passate e oggetti dimenticati quasi si sporsero per guardare. Emma
aprì la bocca per dire qualcosa, ma Gold scosse leggermente la
testa. Tutto rimase immobile.
«Mi
dica allora... È venuta qui perché c'è qualcosa che le interessa?»
«Qualcuno.»
disse Emma. «Qualcuno.»
L'elettricità
nella stanza era palpabile – ora che solo qualche centimetro
superstite la separava da lui - ed Emma comprese che non erano due
poli della stessa carica: erano esattamente gli opposti.
~
A
rompere quel momento di cristallo fu una ragazza che entrò piano
dalla porta. Emma non seppe dire se fosse una bambina nel corpo di
una donna, o una donna nel corpo di una bambina. Immediatamente,
allontanandosi da Gold e ricominciando a respirare, sentì di
odiarla.
«Signorina
Emerald, l'aspettavamo. Mi segua» disse lui, come se
quell'interruzione fosse normale. La signorina Emerald portava i capelli raccolti in due trecce con dei fiocchi azzurri – e forse era
proprio la sua acconciatura a darle quell'aria da bambina. Gli occhi
al contempo sembravano molto profondi e maturi.
«Oh
che sgarbata» esordì d'un tratto la ragazza «Non mi sono
presentata. Sono Dorotea Emerald»
«Emma
Swan, piacere» Emma si mosse per stringerle la mano, Gold accennò
una sorta di inchino con il capo. Poi tutti e tre, in religioso
silenzio, mossero verso il retro del negozio.
Emma
vide l'uomo strano seduto su una sedia sul fondo, mentre guardava il
soffitto, assorto, come se fosse altrove. Sembrava cercasse di
canticchiare, ma disse solo just follow the e
poi si
bloccò e lanciò un piccolo urlo, e poi uno più
forte, e un altro ancora, portandosi rapidamente le mani sulle
tempie. «Dove sei...» disse «Dove sei...»
ripeté. «Dove sei?» urlò e poi chiuse gli
occhi: poteva sembrare quasi addormentato, le
palpebre chiuse e il respiro flebile.
Poteva
sembrare quasi morto.
Emma
si voltò, e scorse il viso della signorina Emerald in lacrime. «Ray»
disse allora lei e mosse qualche passo verso l'uomo. Lui di scatto
aprì gli occhi, poi saltò in piedi e corse ad abbracciarla. «Mi
hai trovato! C'è così tanta malinconia quando nessuno ti trova. Ti
ho cercato a lungo, e invece tu, tu, proprio tu mi hai
ritrovato!»
Emma
ridusse gli occhi a fessura e continuò a fissare quella strana
coppia: erano bellissimi, mentre lui la faceva roteare e il vestito
di lei, azzurro con le maniche bianche, si allargava nel formare una
ruota. I capelli della ragazza sembravano tante foglie d'autunno,
pronte a cadere, scricchiolanti sugli alberi, e il sorriso di Ray
assomigliava ad una fila di conchiglie bianche sul bagnasciuga.
«Vorrei...vorrei
non aver perduto il cervello, Dorothy. Già, vorrei averlo ancora
quel cervello: almeno sarei degno di te»
«Io
ti amo. Ti ho sempre amato così come sei»
Emma
scivolò fuori dal negozio, sentendosi decisamente di troppo: il modo
in cui quell'uomo guardava la signorina Emerald e lei guardava lui,
era amore.
Gold
l'aveva mai guardata così?
~
L'uomo
si chiamava Ray ed era pazzo. Emma aveva scoperto che anni prima era
stato portato via da Storybrooke e rinchiuso in una struttura per
malati mentali perché aveva delle visioni – leoni parlanti, campi
di grano, streghe malvagie dell'Est e scimmie volanti – ma che era
riuscito a scappare per andare alla ricerca del suo grande amore
perduto. Stando alle storie che si sussurravano a mezza voce, era
stato lo stesso Mr. Gold a farli rincontrare. Come se avesse letto
nella sua mente, e probabilmente l'aveva fatto, Mr. Gold si
materializzò alle sue spalle.
«Passeggiata
mattutina Miss Swan?»
«Controllo
di routine, sa, doveri da sceriffo»
Fecero
qualche passo in silenzio, e Mr. Gold sorrise quando si rese conto
che lei, giovane, forte, coraggiosa, stupenda, stava
modellando i passi sul suo ritmo claudicante.
«Non
sapevo che fosse un filantropo» disse, mentre il sole pallido
colorava l'orizzonte.
«Ci
sono così tante cose che lei non sa di me, ma vede Miss Swan, io
sono un sostenitore del vero amore...»
«Ma
non mi dica...»
«Potrebbe
rimanerne sorpresa.»
Emma
ricambiò per la prima volta il sorriso. «Quell'uomo, Ray, è
matto?»
«Affatto
Miss Swan. Ha molto più senno di tanti altri; semplicemente non ha
il cervello!»
«Dubito
fortemente che qualcuno possa non avere un organo come il cervello.»
«Non
ha mai letto il Meraviglioso Mago di Oz?»
«No,
in realtà»
«Peccato»
commentò Gold. «Diciamo che come Mago è sempre stato
sopravvalutato, ma la storia è molto bella. Ah, grazie per avermi
scortato sceriffo: io mi fermo qui»
Emma
vide Mr. Gold scomparire nel negozio dei pegni e maledì la brevità
della loro passeggiata.
~
L'odore
di bacon e uovo si stava spargendo per la cucina, quando il
campanello trillò.
«Sono
appena uscita dalla doccia, vai tu» urlò Emma a Mary Margaret, che,
nolente, fu costretta ad abbandonare la padella e a dirigersi verso
la porta. Emma, un asciugamano in testa per tamponare i capelli fece
la sua apparizione nella sala da pranzo: Gold era seduto al tavolo.
«I-io
vi lascio soli» disse Mary Margaret e, afferrando uno dei suoi
baschi dall'attaccapanni, uscì di casa.
«A
cosa devo la visita?» chiese Emma. Lo sguardo di Mr. Gold era fisso
su di lei, affascinato dal modo in cui le gocce d'acqua scivolavano
sulle sue gambe lasciate scoperte, dal modo in cui i capelli bagnati
si attaccavano al collo bianco. Era così luminosa. Solo
allora, colpita dall'intensità del suo sguardo, Emma ricordò di
essere in accappatoio, e incrociò le sue braccia al seno.
«Ero
da queste parti» disse lui, dopo un silenzio infinitesimale. «Ed ho
una cosa per lei» Gold le porse un pacchetto color carta di
zucchero.
«E
per quanto riguarda il cuore?»
«Prego?»
chiese Gold, sincerante disorientato dal cambiamento brusco della
conversazione.
«Un
cuore si può non avere più? Si può perdere o regalare un cuore?»
«Questo
dovrebbe dirmelo lei.» disse Gold, spostando il suo peso sul
bastone. «Da quel che so è un'esperta: ne ha rubati a sufficienza
da quando è arrivata in città...Quello puro del piccolo Henry,
quello del povero sceriffo e ora, a quanto sembra, quello dello
scrittore...»
«E
riguardo al suo, di cuore?»
«Ancora
una volta si offende, mia cara. Credo che lei conosca la risposta
anche a questa domanda. Ma si è fatto tardi ormai e la signorina
Blanchard dovrebbe tornare a casa: buonanotte miss Swan.»
Solo
quando lui chiuse il portone lei si arrischiò ad osservare il
pacchetto. Le sue dita tremarono leggermente mentre tiravano il
nastro – bianco - del fiocco. Una volta scartata con delicatezza la
carta, le sue mani strinsero un libro. Il titolo diceva “Il
meraviglioso Mago di Oz”. Sulla prima pagina, erano vergate con
inchiostro nero, in una grafia minuta e ordinata, le seguenti parole:
"Il
tempo per leggere è sempre tempo rubato. Come il tempo per scrivere,
d'altronde, o il tempo per amare." (D. Pennac)
~
In
una casa ad un piano solo, sul limitare di Storybroke una ragazza si
disfa le trecce color rame, guardandosi nello specchio. Un uomo dagli
occhi blu, alle sue spalle, canta felice “Just
follow the yellow brick road.”
Note
autrice:
Il
trionfo dell'OOC! Seriamente questa storia è OOC dalla prima
all'ultima parola. Gold è OOC, Emma è OOC. E vi prego, non lo dico tanto per dire, se c'è
qualcosa – o tutto – che non va, scrivetelo! Ok?
Bene
dopo questo, passo a spiegare un po' di cose, perché oltre OOC
questa storia è nonsense. La dedica è per mia Moglie; la colpa è
sua e degli spoiler della seconda season, che dicono di un possibile
viaggio ad Oz. *fangirla ancora*
L'ambientazione
però non è un post finale, ma io la collocherei dopo la 1x19. Anche il titolo fa schifo, ma vabbè.
Sì
c'è un gargoyle di pietra, perché in questi giorni i miei
feelings
per il Gobbo sono a mille. E nel momento in cui Emma e Gold si
avvicinano nel negozio dei pegni, prima di venire interrotti da
Dorotea, non so se si baciano o meno. Davvero, non riesco a decidermi.
Comunque continuiamo con le note serie e spieghiamoci meglio.
Dorotea
Emerald è in realtà Dorothy Gale. Il cognome è la traduzione in
inglese di Smeraldo, proprio come il nome della Città del Mago.
L'uomo strano è lo Spaventapasseri. Non si capiva *piange*? Beh,
nella storia si chiama Ray, ed è un piccolo omaggio al grandioso Ray
Bolger che nel film di Fleming recita che è una meraviglia.
Ci
sono alcune sottigliezze che spero si capiscano, ma sono proprio
piccine: tipo la storia dei colori di Dorothy&Ray che sono gli
stessi del pacchetto regalo. La citazione che Gold scrive sulla prima
pagina viene da un tweet di mia Moglia, ed è stato inserito proprio
alla fine. Ci sono varie citazioni sparse che si rifanno al Mago di
Oz – riuscirete a trovarle tutte? XD
Comunque
le ultime tre righe sono al presente perché sì, e sono l'unica
parte della storia che mi piace. E sì, le note sono quasi più
nonsense della storia, ma bon, dico solo che ho scritto questa shot
perché ne avevo un bisogno fisico. Gran parte l'ho ultimata mentre
aspettavo di fare un colloquio e una tipa noiosa cercava di attaccare
bottone. Quindi capitemi! Non ho nient'altro da dire, quindi, bye!
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