It
wasn't too late to apologize.
I'd
take another chance, take a fall, take a shot for you;
And
I need you, like a heart needs a beat.
Timbaland
- Apologize
Taylor
Lautner entrò nella sala gremita di persone e si
guardò intorno,
annoiato. La gigantesca stanza era piena di attori, cantanti e vip
vari, giornalisti, telecamere e personalità importanti. Il
ragazzo
scorse Ellen DeGeneres, sua grande amica - com'era per gran parte dei
vip lì presenti - aggirarsi circospetta facendo piccoli
scherzi a
tutti quelli che conosceva. Sorrise. Non si sarebbe sorpreso se
l'avesse beccata a rubare portafogli. Era nel suo stile.
Cominciò
a scendere pigramente le scale. Voleva sedersi in cima,
perchè
sapeva che lei
si
accomodava sempre nelle prime file.
Sospirò
e si lasciò cadere su una poltroncina. Era l'unico seduto e
per un
attimo si sentì isolato dal resto del mondo. Poi qualcosa
arrivò a
distrarlo.
-
Tay! - esclamò sdolcinata Selena Gomez. Sua ex. E la sua
migliore
amica.
Lei
sarebbe
arrivata presto.
Cercò
di non pensarci e fece un sorriso tirato. - Sel. Come va?
Nel
suo vestito scintillante, la Gomez tremolò, come una
gelatina. -
Benissimo! Ho delle buone candidature, e anche tu, per quanto ho
visto!
Si
costrinse ad un nuovo sorriso. - Mi accontento.
La
bruna continuò a tremolare, instabile sui tacchi. Il suo
sorriso
svanì in fretta come era comparso, quando
realizzò che le
attenzioni del ragazzo non erano riservate minimamente a lei. - La
stai aspettando, giusto?
Taylor
arrossì e le guance diventarono rosse nonostante la pelle
scura.
Avrebbe potuto negare, ma che senso avrebbe avuto? - Dov'è?
Selena
sbuffò come una bambina capricciosa e dalla pochette
argentata
estrasse un IPhone con cover glitterata. - Sei fortunato. Arriva.
Il
grido di Ellen gli giunse chiaro alle orecchie. - ECCOLA QUA, LA MIA
BIONDONA PREFERITA.
Involontariamente,
Taylor si voltò. E la vide scendere le scale con passo da
gatta, con
grazia sui bellissimi tacchi alti intonati al vestito color pesca,
una grazia che Selena non aveva e che a lei
usciva
naturale. I capelli biondi erano raccolti in uno chignon e gli occhi
azzurro cielo splendevano illuminati dal trucco e da una luce viva,
che non li abbandonava mai.
Taylor
Swift scese elegantemente gli ultimi scalini che la separavano dalla
sua amica Ellen. Si abbracciarono, con tanto di pacche sulla spalla e
baci sulle guance. Taylor non riusciva a smettere di guardarla, era
più forte di lui; d'altronde, la bellezza della donna che
stava
osservando era quasi sovrannaturale. Lei era una vera e propria dea e
oggi, a dispetto, sembrava ancor più bella.
La
ragazza salutò qualche altra persona prima di accorgersi di
Selena
che si sbracciava in modo davvero sgraziato nel tentativo di farsi
notare. Taylor sospirò. In confronto all'angelo che li stava
raggiungendo, Sel assomigliava ad un elefante. Si chiese come avesse
potuto stare con lei e come ci riuscisse, dal canto suo, Bieber.
Ma
quel pensiero svanì in fretta dalla sua mente; la sua
attenzione fu
subito catturata dal guizzo argenteo negli occhi della Swift, che si
stava sedendo esattamente accanto a lui. Taylor sussultò nel
sentirla così vicina; erano passati mesi dall'ultima volta
che
l'aveva avuta lì, accanto a sé, ed il calore che
quel corpo
sinuoso emanava lo faceva sentire a disagio; involontariamente
portò
lo sguardo sulle belle labbra rosa e carnose di lei. La ragazza si
spostò goffamente con le dita, ma in un modo che la fece
apparire
tenera, un ciuffo biondo ribelle dietro l'orecchio.
Quel
semplice gesto risultò così sensuale e
appassionato che Taylor si
sentì stringere lo stomaco in una morsa. Dovette aggrapparsi
alla
poltrona per impedirsi di fare scemenze.
Avrebbe
voluto che fosse sua. Perchè non lo era? Lo era stata. Per
un'estate
e pochi mesi. Per un breve tempo aveva strinto a sé quel
corpo
sinuoso da dea olimpica e aveva sentito che era lì, che era
sua, che
era tutta per lui.
Ma
adesso non lo era più. E questa cosa lo stava rodendo dentro.
Il
ragazzo sentì un fremito. Taylor lo stava guardando.
Agitò nervosa
una mano in un gesto di saluto e sorrise mentre le guance le si
imporporavano. Era così bella e pura che al giovane venivano
i
brividi. Come faceva?
-
Tay - mormorò con voce soave, la stessa voce che faceva
rabbrividire
milioni di fan in tutto il mondo. - Ciao. È tanto che non ci
vediamo.
-
Giá, Swifty - sorrise lui, chiamandola con il
nomignolo che
usavano mentre giravano San
Valentine's Day e
che poi avevano adottato durante il - purtroppo - breve periodo in
cui uscivano insieme. Ciò la fece arrossire, e nuovamente
apparve
tenera e meravigliosa. Taylor riuscì in qualche modo a non
leccarsi
le labbra, anche se ne sentiva il bisogno.
-
Che mi racconti? - chiese la Swift, accavallando le gambe. Il ragazzo
si sentì sudare freddo.
Lo
faceva apposta?
No.
Nemmeno se ne rendeva conto, dell'effetto che gli faceva. Lei lo
guardava come avrebbe dovuto guardarla anche lui: come un amico,
quali erano.
Fu
dura per Taylor realizzare ciò.
Lei
aveva già superato la cosa. Glielo leggeva negli occhi,
quegli occhi
magnifici, che lo guardavano in modo amichevole.
Era
sua amica.
Niente
più.
Lui
non riusciva a passarci sopra, e da quello che lei cantava in Back
To December,
la canzone a lui dedicata, gli era parso che per lei fosse lo
stesso.
Ma
non era così. E Taylor per la prima volta in vita sua si
sentì
perso. Perso in un mare di delusione per quelle belle cose dette
nella canzone; tutte bugie. Non negava che la Swift avesse provato
qualcosa, mentre stavano insieme, ma qualunque cosa fosse, era
sparita, e lei aveva mentito, facendoci una canzone e umiliandolo di
fronte al mondo intero.
Non
poteva credere che la sua amata Taylor avesse potuto fare una cosa
del genere solo per aggiungere una canzone d'effetto al suo stupido
album.
La
rabbia montò in lui velocemente. E lei lo notò,
come si poteva
vedere dall'espressione stranita sul suo viso. Aprì bocca
per dire
qualcos'altro, ma Taylor già non la guardava più.
Avrebbe voluto
alzarsi, uscire da quella sala e cercare un posto per disperarsi in
pace, ma in quel momento Selena, che si era spostata per salutare
qualche altro vip in arrivo, si sedette in fretta e furia accanto
alla sua migliore amica e gli fece segno di far silenzio. La
cerimonia stava iniziando.
Per
il resto della serata, i due Taylor non ebbero più occasioni
di
parlarsi. La Swift gli rivolse spesso occhiate preoccupate, ma
Lautner non la degnò di uno sguardo. Non seppe come
riuscì a non
piangere e, allo stesso tempo, non riusciva a spiegarsi
perchè si
sentiva così. In cosa sperava?
Davvero
pensava che sarebbero tornati insieme?
Era
stato solo un povero illuso.
La
cerimonia procedette. La Swift vinse due premi, salì sul
palco e
fece i suoi discorsi; lui ne vinse uno, e di malavoglia
riuscì a
ringraziare fan e famiglia. Tirò avanti per quelli che gli
sembrarono anni, sempre sotto lo sguardo di cielo della ragazza
seduta accanto a lui.
Finalmente
l'inferno finì. Taylor si alzò prima di tutti gli
altri ed iniziò
ad andarsene senza salutare nessuno. Era a metà scalinata
quando si
sentì chiamare. Era la Swift che lo stava seguendo, correndo
in modo
molto aggraziato sui tacchi alti. Lui la ignorò. Voleva
uscire in
fretta da lì e tornarsene a casa e possibilmente non vederla
mai
più.
Fuori
pioveva. Perfettamente
sulla stessa lunghezza d'onda del mio umore, pensò
Lautner salendo sulla sua macchina sportiva. Per fortuna non era
venuto in limousine o altro. Mise in moto con un rombo che
assomigliò
ad un tuono e partì. Sbuffò quando
realizzò che per tornare a casa
sarebbe dovuto passare di nuovo di fronte all'entrata di
quell'edificio del diavolo. Cercò di non pensarci e
sperò che
Taylor se ne fosse già andata.
Ma
senza nemmeno rendersene conto, lanciò uno sguardo verso il
marciapiede. E la vide. Completamente bagnata, il trucco sfatto, lo
chignon sciolto. I capelli biondi bagnati fradici, stretta in un
cappotto color crema zuppo. Tremava, come una bambina paurosa, e
aveva lo sguardo perso. Sembrava un cucciolo e Taylor, nonostante
quello che lei gli aveva fatto e nonostante la rabbia che lo
soffocava, non riuscì ad evitare di accostare.
Tirò giú il
finestrino; fuori, in pochi minuti, aveva iniziato a venir
giù il
mondo. Ci credeva che Taylor era così fradicia.
-
Sei a piedi, Swifty? - gli domandò, mentre sul viso di lei
spuntava
un sorriso caloroso che gli fece battere il cuore.
Lei
tremó di nuovo. - Doveva venirmi a prendere mio fratello ma
ha avuto
un imprevisto - lo informò. - Volevo aspettare Selena ma a
quanto
pare se n'è andata con Justin.
Taylor
rabbrividì. Bell'amica, la Gomez. Abbandonava la Swift per
andarsene
con il suo moroso. - Salta su - le disse, quasi senza realizzare che
lo stava facendo. D'un tratto, a vederla lì, sola,
infreddolita, la
rabbia versp lei era svanita.
Taylor
lo guardò incerto. - Sicuro? Viviamo in due parti
completamente
opposte di Los Angeles. Non vorrei disturbare.
Il
ragazzo si sarebbe passato una mano sul viso, se avesse potuto. Lei
era sempre così, candida, gentile e timorosa di disturbare.
Taylor
non capiva come potesse essere così falsa. L'immagine che
dava di
sè, il modello che era per tutti i suoi fan, era tutto
frutto di
un'elaborata strategia commerciale? Come sicuramente era stata Back
To December?
Taylor
scosse il capo. - Ma figurati - rispose dunque, - Dai, sali. Se stai
un altro po' sotto la pioggia ti prenderai qualcosa.
La
ragazza apparve un po' incerta, ma aggirò comunque l'auto
per salire
al posto del passeggero. Appena si fu sistemata, Lautner mise in moto
e fece un'inversione ad U. Taylor si chinò e si tolse i
tacchi. Il
ragazzo alzò il riscaldamento mentre lei spostava i capelli
fradici
su una spalla.
-
Va meglio? - chiese Taylor, guardandola mentre si strizzava lunghe
ciocche bionde, tentando di sporcare il meno possibile. Lei
annuì e
si asciugò le mani sul cappotto già zuppo.
-
Sì. Grazie. Sei un angelo - confermó, sorridendo.
Taylor si
costrinse a non guardarla.
-
Figurati, per così poco - la liquidò. Accese la
radio e si
sintonizzò su una stazione abbastanza famosa, e bam, eccola,
l'arma
del delitto.
-
I'm
so glad you made time to see me. How's life? Tell me, how's your
family? I haven't see them in a while. You've been good, busier than
ever; we small talk, work and the weather. Your guard is up and I
know why; because the last time you saw me is still burning in the
back of your mind, you gave me roses and I let them there to die -
cantò la voce di Taylor alla radio. Il ragazzo si
immobilizzò e
sentì che la bionda, accanto a lui, fremeva, e sospirava. Le
lanciò
un'occhiata; era rossissima, non lo guardava. Teneva le mani in
avanti, di fronte al riscaldamento, per scaldarsi.
Taylor
si appoggiò allo
schienale, sentendosi sfinito. Adesso che sapeva, ogni singola parola
di quella canzone lo feriva come un pugnale. Sapeva che anche la
Swift era a disagio, continuava a sospirare e a non guardarlo.
Tuttavia, nessuno dei due aveva la forza di cambiare stazione.
-
So this is me,
swallowing my pride, standing in front of you, saying: I'm sorry for
that night; and I go back to december all the time. It turns out
freedom ain't nothing but missing you, wishing I realized what I had
when you were mine...
Lautner
strinse le dita
sul volante. Erano tutte bugie. Come poteva averlo fatto? Ancora non
lo realizzava. Sentì tornare la rabbia. Taylor Swift era una
falsa:
avrebbe voluto urlarlo al mondo. Adesso che l'aveva scoperto, il
sangue sembrava fuoco nelle vene.
La
ragazza rimaneva in
silenzio. Giocava con le punte dei suoi capelli, che si stavano
arricciando dolcemente sulle spalle. Aveva uno sguardo triste, ma
Taylor pensò che probabilmente stava fingendo di nuovo. Era
davvero
una brava attrice, perchè aveva fatto la cantante?
Il
viaggio continuò in
quel silenzio di tomba, interrotto solo dalla triste canzone. Ad ogni
nota, ogni riga, il ragazzo si sentiva ferito, umiliato, preso in
giro. La sua rabbia cresceva. E scoppiò quando
arrivò alle ultime
righe finali.
-
I miss your tan skin,
your sweet smile, so good for me, so right; and how you held me in
your arms that September night, the first time you ever saw me cry;
maybe this is a wishful thinking, probably a mindless dream;
but
if we love again, I
swear I'd love you right.
Taylor
inchiodò di schianto, rischiando di slittare sull'asfalto
bagnato.
La ragazza al suo fianco per poco non si strozzò con la
cintura. Lui
respirava a fatica, soffocato dall'ira.
Se
ci amassimo di
nuovo, ti giuro che ti amerei come si deve.
Non
poteva credere che fosse arrivata a questo.
-
Taylor! Sei uscito di testa, per caso? - strillò la Swift,
isterica.
Si slacciò la cintura. - Avremmo potuto andare fuori strada!
Che ti
è saltato in mente?!
-
Basta. Basta, stai zitta, cazzo! - le gridò lui.
Aprì la portiera
con violenza e scese, non curandosi della pioggia scrosciante. In
pochi minuti fu zuppo. Ma lui era troppo arrabbiato, troppo deluso,
troppo triste per rendersene conto.
Lanciò
un grido contro il cielo. Doveva sfogarsi, buttare fuori ciò
che
provava, o ne sarebbe uscito distrutto.
Quasi
non sentì l'altra portiera sbattere. Si accorse di essere
inginocchiato a terra solo quando Taylor dovette chinarsi per
guardarlo negli occhi. La pioggia nascondeva le lacrime che gli erano
uscite spontaneamente.
-
Ehi, che è successo? - gli chiese lei, dolcemente. Si stava
bagnando
di nuovo. Ormai i suoi occhi di cielo erano puliti dal trucco. Era
bellissima anche al naturale.
Taylor
non sopportò quella vista. Si prese la testa tra le mani,
costringendosi a non guardarla. Lei lo scosse. - Taylor, stai poco
bene?
-
Sì - mormorò lui. - Sì. Sto di merda,
Swifty. Sto di merda perchè
tu sei così falsa.
Lei
spalancò quei suoi occhi magnifici, come se non avesse
capito bene.
- C... Cosa?
-
Sei falsa - mormorò lui, ed ogni volta che lo diceva,
sembrava
sempre più vero. - Sei falsa. Hai raccontato la nostra
storia in
quella cazzo di canzone, solo perchè i tuoi fan se lo
aspettavano,
giusto? -. Si alzò in piedi, guardandola dall'alto in basso.
- Era
tutta una strategia. Io pensavo fosse vero! Ci ho creduto, Taylor!
Lei
sembrava sconvolta; apparve di nuovo come un tenero cucciolo. Ma lui
sapeva che fingeva. Era falsa. Falsa falsa falsa.
-
Stai dicendo che... ho mentito?
Che l'ho fatto per soldi, per strategia commerciale? -
sussurrò,
scioccata. Si alzò anche lei in piedi. Si accorse che lei
era a
piedi nudi, ed erano alti uguali. - Taylor. Non posso credere che tu
lo stia dicendo davvero. Io non mento. Non nelle canzoni.
-
E allora... Perchè? - domandò lui. -
Perchè? Non dimostri quello
che dici. Possibile che tu non lo veda? Che tu non veda quello che
provo.
La
Swift deglutì e si strinse nel cappotto. Aveva lo sguardo
basso; si
nascondeva. Quando lo guardò negli occhi, azzurro cielo
contro nero
pece, Taylor vide che stava piangendo. Poteva essere pioggia, ma
sapeva che non era così. E non stava fingendo. Il suo viso
era
distrutto. Non l'aveva mai vista così e si sentì
in colpa. Stava
piangendo a causa sua. L'aveva ferita.
Non
poteva crederci.
-
Taylor, mi dispiace. Tay... - cominciò a dire. Ma lei lo
bloccò.
Gli mise due dita morbide sulle labbra, cominciando a singhiozzare. A
Taylor sembrava che il cuore stesse per scoppiargli. Avrebbe voluto
stringerla, e dirle che andava tutto bene.
Ma
lei iniziò a parlare, la voce flebile per via delle lacrime.
- Hai
presente la canzone The winner takes it all degli
ABBA?
Taylor
aveva le labbra serrate dalle sue dita, quindi annuì.
Avrebbe voluto
accarezzarle la guancia. Avrebbe voluto abbracciarla. E baciarla.
Tanto. Le sue labbra erano a un palmo dal suo naso. Forse se l'avesse
baciata sarebbe andato tutto a posto.
Spalancò
gli occhi quando lei iniziò a cantare. - The
gods may throw the dice, their minds as cold as ice. And someone way
down here, loses someone dear. The winner takes it all, the loser has
to fall -.
Lo guardò con quegli occhi così dolci, e belli, e
lui si sentì
sciogliere. - Il vincitore si prende tutto. Il perdente deve cadere.
Hai vinto, Tay. Mi hai detto che era troppo tardi per scusarmi e
questo mi ha quasi uccisa. Sono il perdente. Ed ho dovuto cadere.
Detto
questo, si spostò in avanti e sfiorò le labbra
con le sue. Ma si
allontanò subito, prima che quel bacio potesse diventare
più
appassionato, come avrebbe voluto lui. Si mise una mano sulla bocca,
come se non credesse di averlo fatto davvero. Le sue spalle
sussultarono. Stava piangendo di nuovo.
Taylor
cominciò a capire. Ricordava quel giorno, il giorno in cui
lui,
sorpreso dopo aver ascoltato Back
To December,
si era presentato alla sua porta. Lei aveva detto che aveva sbagliato
a troncare quella cosa bellissima, e che dovevano
riprovarci. Ma lui era stato troppo orgoglioso. E le aveva detto che
ormai era tardi.
Non
poteva credere di averla ferita così tanto, con quelle
parole, dette
per ripicca. Da quel giorno, lei aveva fatto quel mash up ai suoi
concerti. Con Apologize
e You're
Not Sorry.
E adesso capiva.
Avrebbe
voluto dirle tante cose. Che aveva sbagliato lui questa volta. Che
l'amava ancora. E che sapeva che per lei era lo stesso.
Che
non era troppo tardi per scusarsi.
Avrebbe
voluto dire questo, avrebbe voluto stringerla sotto quel temporale
che non gli dava tregua e darle quel bacio sotto la pioggia che lei
tanto desiderava.
Invece
lei risalì sull'auto, lenta; aveva quasi perso la sua
grazia.
Sembrava stanca, rassegnata.
Era
finita.
Taylor
guardò in alto e di nuovo provò la tentazione di
urlare.
Ma
non lo fece. Risalì in auto.
Ed
entrambi finsero che niente fosse successo.
I'm
holding your rope,
Got me ten feet off the ground.
Angolo
Autrice
Lo so, lo so, sono
anni che
non mi faccio vedere! Però cercate di capirmi: sto
correggendo Justice, nel tentativo di spedirlo, riveduto e corretto,
entro ottobre. Spero che, se sarà pubblicato, lo comprerete!
Comunque, questo è il motivo per il quale non ho
più scritto o pubblicato Lightning. Ma adesso sono qui, con
questa storia, iniziata quasi per gioco sul mio nuovo Samsung Galaxy e
poi finita per diventare un vero progetto. E' una storia su
TaylorSquared, la mia coppia preferita. E' molto elaborata e ci ho
pensato su un sacco prima di scrivere ogni singola riga. Per questo
spero vi piaccia!
La dedico come al solito a MaryLouise,
beta reader, migliore amica, sorella. Ci siamo finalmente incontrate il
23 giugno, ed è stato uno dei giorni migliori della mia
vita. Tutto grazie a lei.
Vi ringrazio in anticipo e prometto che mi farò vedere un
po' più spesso! ^^
Un bacio, Abby.
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