“ Storia di una vita ”
Eccomi qui con
Luca alla fine dei nostri giorni. Eravamo nati insieme ed ora stavamo
morendo insieme, dopo una convivenza durata diciotto anni. La nostra
vita era iniziata il Sedici Settembre del 1992, quando Luca nacque
all’ospedale Molinette di Torino. Era un bambino stupendo,
pesava tre chili e seicentosettanta grammi ed era in ottima salute. Per
i primi anni della nostra vita io non mi feci notare e rimasi buona e
tranquilla nel mio angolino. Poi un giorno decisi che era ora di uscire
allo scoperto e di condurre la mia vita insieme a lui. Non appena
iniziai a manifestarmi Luca iniziò a perdere peso, era
sempre assetato, beveva moltissima acqua ed aveva un umore orribile.
Paolo e Denise, i “nostri” genitori, capirono che
Luca avesse qualcosa che non andava così decisero di
portarlo in ospedale per delle analisi. Il giorno in cui scoprirono che
il mio nome era Diabete, precisamente Diabete di tipo 1, era il 16
Novembre 2005, e questo voleva dire che a causa della mia presenza il
corpo di Luca non produceva abbastanza insulina e dalle analisi
risultava che il suo livello di zuccheri nel sangue quel giorno fosse
oltre 700. Luca chiese subito ai dottori “Sto per
morire?” ed uno di loro rispose “No, non stai per
morire. Tu starai bene, ma hai bisogno di rimanere un po’ qui
in ospedale.”. I medici ci trattennero per altri tre giorni
nei quali spiegarono a Luca come prendersi cura di me, come farsi le
iniezioni di insulina che tutte le volte mi facevano sentire strano ma
facevano stare meglio lui, e gli spiegarono che la sua vita da quel
momento in avanti sarebbe cambiata, ma che lui avrebbe dovuto essere
forte ed avrebbe dovuto andare sempre avanti. I primi mesi della nostra
convivenza furono difficili perché io non sapevo ancora bene
come comportarmi per non fare troppo male a Luca. C’erano
delle volte in cui per colpa mia il suo livello di zuccheri era
veramente alto e lui stava veramente male ed altre in cui invece il suo
livello di zuccheri era nella media ed allora si sentiva bene. Una
sera, quando non riusciva a dormire, Luca mi disse “Ti
dovrò trovare un nome. Diabete non mi piace, è
troppo serio. Vediamo, come posso chiamarti? Jane? No, non mi piace.
Vediamo, un nome che dica qualcosa di te. Ci sono! Ti
chiamerò Jolly! Dopotutto sei una cosa che non tutti hanno,
una cosa in più, sei come un Jolly! ”.
“Jolly”, quel nome mi piaceva, mi faceva sentire
meno pericoloso per lui, mi faceva sentire più un amico che
un avversario. Così da quel momento in poi il mio nome fu
Jolly. Finalmente avevo imparato come comportarmi per non fare del male
a Luca quando un giorno la “nostra” mamma ci disse:
“Luca, io e tuo padre abbiamo una cosa molto importante da
dirti. Vedi, degli scienziati canadesi hanno trovato una specie di
vaccino per il Diabete. Questo vaccino rallenterebbe
l’avanzamento della malattia ma non ti guarirebbe del tutto.
Ci sono dei rischi ovviamente, però se tu vuoi possiamo fare
in modo di averne uno. Allora cose ne pensi? ”. Io sentivo lo
stupore di Luca, sentivo la sua felicità all’idea
di non essere più malato ma sentivo anche un’altra
sensazione, una sensazione di tristezza che non riuscivo a capire a che
cosa fosse dovuta. “Mamma, Papà, io non so se
voglio fare questo vaccino. Insomma è rischioso e poi,
può sembrare strano, ma non voglio separarmi da Jolly. Ormai
lei fa parte della mia vita. Quindi non farò quel
vaccino.” rispose Luca. “Va bene figliolo. Se per
caso ci ripensi e decidi di voler fare il vaccino basta che tu ce lo
dica.” rispose Paolo e la questione si chiuse lì.
Poco dopo a letto Luca mi disse: “Sai perché non
ho voluto fare il vaccino Jolly? Perché ormai mi sono
affezionato a te. Sei parte della mia vita ed ho come
l’impressione che tu ti sia affezionata a me, quindi
l’idea di separarci mi rende triste. Ora però
dormo perché sono stanco. Buona Notte Jolly.”. Io
rimasi stupita. Luca aveva capito che io ci tenevo a lui e che non gli
avrei mai fatto apposta del male e tutto ciò mi rendeva
felice.
Intanto gli
anni passavano e io e Luca crescevamo insieme ed il nostro rapporto
ormai era stabile, sebbene ancora alcune volte gli facessi del male. Mi
ricordo il nostro quindicesimo compleanno. Mamma e Papà ci
avevano portato a Disneyland Parigi ed io e Luca ci eravamo divertiti
un sacco. Poi però, verso la fine della giornata, io avevo
incominciato a sentirmi benissimo e Luca invece stava sempre peggio
finché, mentre stavamo tornando alla nostra auto, Luca non
svenne e cadde a terra. Mamma e Papà ci portarono subito in
ospedale ed i medici dissero che Luca era stato fortunato, che era
stato sul punto di essere in serio pericolo perché aveva
saltato un‘iniezione di insulina ed il diabete ne aveva
subito approfittato. Io ovviamente avevo tentato di fermarmi e di non
fargli del male ma era più forte di me, ogni volta che lui
non stava bene io diventavo più forte. Dopo
quell’incidente la salute di Luca era sempre più
critica ma stabile ed io più tentavo di stare buona e non
fargli del male, più la sua situazione peggiorava. Una sera
Luca mi disse “ Lo so che non sei cattiva Jolly, e che non lo
fai apposta a farmi male, ma ti prego, cerca di calmarti un
po’. Fallo per me, va bene? ” Io ovviamente volevo
spiegargli che stavo facendo il possibile ma non era facile. Tutte le
volte che lui aveva un attimo di debolezza io ne approfittavo, facendo
aggravare la sua situazione. Un giorno, precisamente il Sei Novembre
2010, Luca si era appena svegliato e non si sentiva molto bene.
“Come stai oggi Jolly? A giudicare da come mi sento io direi
che tu ti senta benissimo. ” Mi disse. In effetti oggi mi
sentivo benissimo. Luca scese giù in cucina e quando Mamma
lo vide esclamò: “Oh mio Dio Luca! Non ti senti
bene? Hai un aspetto orribile! ” e Papà aggiunse:
“Tua madre ha ragione Luca, sei sicuro di star bene?
”. “In effetti oggi non mi sento molto bene. Ma non
preoccupatevi. Io adesso devo andare. Ci vediamo sta sera quando
torno.” Rispose Luca e scese giù in garage a
prendere l’auto. Quando ci trovammo all’incirca a
metà strada Luca si accasciò sul volante e
andò fuori strada e sbatté contro un albero. Io
in quel momento mi sentivo come mai prima di allora e sapevo che di
conseguenza Luca si sentiva malissimo. “Sai Jolly, sapevo che
oggi sarebbe stato un giorno speciale sin da quando mi sono svegliato
questa mattina. Oggi è il nostro ultimo giorno insieme non
perché io abbia appena fatto un incidente ed abbia una
ferita alla testa, anche se questi due fattori contribuiscono, ma
perché tu oggi stai benissimo ed io malissimo. Sento che le
forze mi stanno abbandonando per andare tutte da te. In questi anni io
ho sempre seguito il consiglio del dottore: “Andare sempre
avanti. ”, Te lo ricordi Jolly? Sai, sono felice di averti
avuto qui con me, di aver avuto la possibilità di provare
questa esperienza così speciale con te. L’unica
cosa che mi dispiace è lasciare così presto mamma
e papà, ma dopo tutto non ho altra scelta, tu ormai sei
diventata troppo forte per me. Ti voglio bene Jolly, ho sempre saputo
che tu non eri cattiva. Addio.” Disse Luca ed
appoggiò la testa contro il sedile dell’auto.
Sapevo che non era, o meglio, che non eravamo ancora morti e tentai di
calmarmi, di tornare indietro per far sì che lui potesse
riprendersi ma era tutto inutile, era come se dietro di me ci fosse un
muro e l’unica via di fuga fosse andare sempre avanti.
Così eccomi qui con Luca alla fine dei nostri giorni, dopo
una convivenza durata diciotto anni. Luca ed io rimanemmo in vita
ancora per dieci minuti, poi ecco aprirsi davanti a me
l’unica via di fuga che io presi senza pensarci. Era come se
mi trovassi in un tunnel, sentivo che man mano che percorrevo quella
via mi allontanavo sempre di più da Luca e diventavo sempre
più forte finché, ad un certo punto, non sentii
più la presenza di Luca ed io inaspettatamente mi ritrovai
senza forze e capii che Luca era morto e, di conseguenza, lo ero
anch’io.
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