Titolo: Il Corvo e la Rosa
Personaggi: tutti i personaggi principali
Timeline: inizia a cavallo tra il capitolo 11 e 12 di “L’ombra
del male”, quindi nella Dimensione Oscura. Hanno trovato la prima chiave-volpe.
Warnings: long-fic, what if
Nella sua stanza al secondo piano della Villa di Lady
Ulma, Bonnie si rigirò nel grande letto e abbracciò il cuscino, sbuffando.
Proprio non riusciva a tranquillizzarsi, né poteva decidersi a scendere al
piano inferiore. Avrebbe potuto dormire un po’, ma anche quello sembrava fuori
discussione: i pensieri la tormentavano e, se chiudeva gli occhi, si
accompagnavano a delle immagini che proprio non riusciva a sopportare.
Il legame tra Elena e Damon era sempre esistito, ne era
consapevole, eppure le sembrava… anzi, era sicura che da quando Stefan era
scomparso si fosse rafforzato e il maggiore dei Salvatore si stava conquistando
sempre più prepotentemente un posto importante nel cuore della bionda.
Un posto troppo
importante per i gusti di Bonnie.
Alla festa dell’Usignolo d’argento avevano trovato la
chiave che cercavano, ma ne mancava ancora una per liberare Stefan. Non che la
presenza del vampiro potesse cancellare quella di Damon, ma Bonnie sperava che
il vecchio amore potesse distogliere Elena dall’attrazione di un nuovo
sentimento.
“A che scopo?”
le domandò la sua coscienza con una vocina insolitamente fastidiosa “Se anche Elena tornasse da Stefan, Damon
continuerebbe a volerla. È sempre stato così, fin da quando questa storia è
iniziata, perché dovrebbe cambiare ora?”
-Bonnie?-
La ragazza sobbalzò, accorgendosi solo in quel
momento che Meredith era entrata nella sua stanza e si era fermata sulla porta,
gli occhi fissi su di lei.
-Non ti avevo sentita entrare, scusa.- riuscì a
sorridere.
-Tranquilla… lo so a cosa pensavi.-
-Da… davvero?- balbettò Bonnie, sbarrando gli occhi.
-Certo. Anche io sono preoccupata per questa cosa.-
-Anche tu?- domandò la strega, sempre più
preoccupata.
-Beh, è ovvio. Spero solo che Elena non faccia
qualche sciocchezza.- sospirò Meredith, sedendosi sul letto accanto all’amica
che la osservava sempre più stupita –Insomma, sai com’è fatta. Se vedesse che
Stefan è gravemente ferito, o qualcosa del genere, potrebbe farsi prendere
dall’impulsività e cercare di liberarlo. Spero che Damon riesca a trattenerla.-
-Oh…- oh, ecco, di questo era preoccupata –Sì,
infatti. Lo spero anche io.- si affrettò ad annuire Bonnie, abbassando gli
occhi sulle lenzuola candide.
-Comunque, Lady Ulma mi ha mandata a chiamarti. Vuole
prenderci le misure per gli abiti che indosseremo alla festa di Bloddeuwedd.
Vieni?-
Bonnie si morse il labbro, lanciando un’occhiata alla
grande finestra da cui filtrava la luce dello strano sole che illuminava la
Dimensione Oscura –Sì, certo.- annuì, alzandosi dal letto e seguendo l’amica
verso il piano di sotto.
Avevano appena sceso la grande scalinata centrale
quando la porta principale si spalancò con malagrazia. Il primo ad entrare fu
Damon, seguito da Elena, Sage e il dottor Meggar.
-Siete qui!- esclamò Bonnie –Avete visto Stefan? Come
sta?- domandò poi, impaziente di avere notizie dell’amico. Damon non si curò di
rallentare il passò, passò accanto a lei e Meredith e salì verso il piano
superiore senza voltarsi né incrociare lo sguardo di nessuno. Sentirono una
porta aprirsi e richiudersi con malagrazia e sia Bonnie che Meredith si
voltarono verso Elena in cerca di spiegazioni.
-Stefan non… non sta molto bene.- spiegò la bionda
mordendosi il labbro inferiore –E credo che Damon si senta in colpa.-
-Vorrei vedere.- commentò Meredith, guadagnandosi più
di un’occhiataccia –Cosa? Alla fine, è colpa sua.-
-Ma sta… insomma, aiutando. Vuole rimediare, e…-
balbettò Bonnie, maledicendosi. La sua capacità di eloquio non era mai stata
grandiosa, ma in genere riusciva a formulare frasi abbastanza coerenti: quando
parlava di Damon, però, riusciva a perdere anche quel briciolo di intelletto
che le rimaneva, cosa che invece non accadeva ad Elena che rispose al suo posto
–Damon sa di aver sbagliato ed è qui per questo. Non saremmo mai arrivate fino
qui, se non fosse stato per lui.-
-Magari non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di
venirci, in questo posto, se non fosse stato per lui.- alzò gli occhi al cielo
Meredith –Ma non voglio discutere di questo, ora. Volevo solo dire che è
normale che si senta in colpa: sarebbe più preoccupante il contrario.-
-Desolé,
signore, di interrompere la vostra discussione.- intervenne Sage –Ma io vado,
ho dei travail da fare… potreste
salutare voi Damon per me, oui?-
-Ma certo, Sage.- sorrise Elena –Grazie per avermi
accompagnato. Dottor Meggar, vuole pranzare con noi?-
-Ma certo, molto volentieri.- annuì l’uomo, mentre Sage
si congedava.
-Allora ci aspetterebbe un attimo? Lady Ulma vuole
prenderci delle misure… anche le tue, Elena.- intervenne Meredith, ma il suo
sguardo rivelava le sue vere intenzioni. Voleva rimanere da sola con le due
amiche: era ovvio che Elena aveva bisogno di sfogarsi dopo aver visto Stefan.
-Sì, ok.- annuì Elena, capendo al volo l’amica –La
raggiungiamo subito, dottore.-
Bonnie esitò a seguire le due amiche e lanciò
un’occhiata alla scalinata: sapeva che Elena aveva bisogno di sostegno in quel
momento, eppure non poteva evitare che il suo pensiero vagasse in direzione di
Damon. Forse anche lui aveva bisogno di sfogarsi.
“Certo, vai di sopra, di sicuro non aspetta altro che
essere disturbato da te. Se fossi Elena, magari…”
Scacciò la voce fastidiosa dalla sua testa, ma la
ascoltò: seguì Elena e Meredith, anche se non riusciva a non chiedersi cosa
stesse facendo il maggiore dei Salvatore.
***
La taverna era buia e l’aria era pregna di un odore
acre, di sudore misto a un vino di pessima qualità. Un demone di infimo livello
teneva banco, bevendo avidamente da un boccale ricolmo –Non vi prendo in giro!
Lui la frustava, e lei non faceva una piega, mai visto nulla del genere!-
-Visto no, ma sentito sì!- sbottò uno dei clienti
–Storia vecchia, ormai, l’abbiamo già sentita tutti!-
Il demone lanciò un’occhiataccia all’avventore e
tentò di continuare –Sanguinava, tutta la schiena era rossa, ma non ha emesso
un gemito!- esclamò, ma ormai aveva perso l’attenzione di tutti: i clienti
avevano preso a chiacchierare tra loro, senza più ascoltare ciò che stava
dicendo. Sbuffò, finendo il suo vino in un solo sorso: avrebbe dovuto trovare
un’altra storia, se voleva continuare a scroccare da bere. Afferrò il suo
mantello e se lo strinse sulle spalle, dirigendosi verso l’uscita.
Aveva quasi raggiunto la porta quando sentì una
stretta sul braccio. Si voltò, pronto ad aggredire chiunque avesse avuto
l’ardire di fermarlo in quel modo, ma sbiancò non appena incontrò un paio di
roventi occhi scarlatti.
-Co… cosa posso fare per voi, Signore?- balbettò.
-Siediti.- ordinò la creatura, ottenendo
un’obbedienza immediata –Qual è il tuo nome?-
-Nakian, Signore. Se vi ho offeso in qualche modo
voglio che sappiate che…-
-Taci e rispondi alle mie domande.- lo interruppe
l’altro –I due di cui stavi parlando, chi sono?-
Nakian soppresse a stento un sospiro sollevato,
rendendosi conto che il motivo per cui l’aveva fermato era il suo racconto –Un
vampiro e una sua schiava, Signore.-
Sul volto del suo interlocutore si dipinse un sorriso
soddisfatto –Dove posso trovarli?-
-Il vampiro ha comprato una proprietà poco fuori
città. Dicono che abbia acquistato decine di schiavi e che li abbia liberati,
per poi prenderli a lavorare per lui. Tranne tre ragazze: loro sono ancora sue
schiave.- spiegò –Tra di loro c’è la ragazza del trucco con la frusta.-
-Sei stato molto utile, Nakian. Domani accompagnerai
uno dei miei uomini alla loro proprietà.- era un ordine, non certo una domanda,
ma Nakian pensò che fosse opportuno rispondere –Certo, Signore. Come desidera.-
Ebbene, ho deciso di lanciarmi in una long su questa
serie di libri. Non mi è ancora del tutto chiaro cosa succederà, ma non è una
novità quindi tranquilli!
Se vi va, lasciatemi un segno del vostro passaggio, è
sempre ben accetto!
Jane