Titolo:
Prova di coraggio (Io non Ho paura)
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Tatsuki Arisawa, Rukia
Kuchi, Orihime Inoue, Neliel Tu Oderswanck, Rangiku Matsumoto
Prompt: # Croccante
Rating: pg
Conteggio Parole: 1080
Riassunto: [...]Tatsuki Arisawa non era un
tipo che si faceva prendere dalle paure o da altro. Affrontava tutto a
testa alta, fiera della sua forza e della risolutezza che la
distinguevano da molte altre sue coetanee fin da quando era bambina. Ma
ora che si trovava in quell’ala dell’università a quell’ora di notte,
desiderava solamente finire quella maledettissima prova di coraggio per
tornarsene a dormire nel suo letto. E pensare che, se non si fosse
fatta convincere da Orihime, in quel preciso momento poteva trovarsi
comodamente coricata tra le lenzuola fresche e il suo caldo piumone
invernale, sognando di vincere il torneo universitario di karate di
quell’anno.
[...]
Note: AU, OneShot
Spero di essere riuscita a farmi valere con questo prompt (ho cercato
anche di unire quello dell'altra iniziativa un prompt al giorno
anch'essa di fanworld ovvero "università") ma non ho fatto in tempo a
pubblicare. comunque spero vi piaccia anche se di mistero ha ben poco.
(E' una storia di un'anno fa circa 8sono indietro nel ripubblicare le
cose a causa della tesi ma sto cercando di rimettermi in pari con
l'altro sito, per pubblicare qui voglio sempre ricon trollare tutto al
meglio)
buona lettura
Tatsuki Arisawa non era un tipo che si faceva prendere dalle paure o da
altro. Affrontava tutto a testa alta, fiera della sua forza e della
risolutezza che la distinguevano da molte altre sue coetanee, fin da
quando era bambina. Ma ora che si trovava in quell’ala dell’università
a quell’ora di notte, desiderava solamente finire quella maledettissima
prova di coraggio per tornarsene a dormire nel suo letto. E pensare
che, se non si fosse fatta convincere da Orihime, in quel preciso
momento poteva trovarsi comodamente coricata tra le lenzuola fresche e
il suo caldo piumone invernale, sognando di vincere il torneo
universitario di karate di quell’anno.
Sobbalzò all’ennesimo scricchiolio sinistro prodotto da una delle assi
del pavimento ormai consunto di quel luogo da incubo. Con grande
probabilità Rangiku, Rukia e Neliel stavano facendo di tutto per farla
scappare via a gambe levate. Come se fosse facile.
La moretta mandò giù l’ennesimo moto di stizza che le era montato
dentro, continuando ad andare avanti per raggiungere la fantomatica
aula di scienze, dove si diceva vivessero i mostri più spaventosi di
tutto il vicinato.
Lei non ci aveva mai creduto ma, spinta dall’entusiasmo delle sue
compagne di stanza, aveva deciso di fare quella stupidissima prova,
sperando in cuor suo che, finito tutto quanto, l’avrebbero lasciata in
pace da lì fino al prossimo anno scolastico.
Continuò a camminare senza badare alle varie ombre che si disegnavano
sui muri o alla luce delle torce e dei lampioni che passavano
attraverso i vetri delle finestre. Non ci voleva ancora molto, doveva
solamente camminare ancora un po’ e tutto sarebbe finito, avrebbe
dimostrato che non c’erano mostri né altro e se ne sarebbe tornata a
dormire. E guai a chi avrebbe nominato ancora una volta quella
benedettissima prova di coraggio o la vecchia aula di scienze in
disuso. Quando si trovò la porta chiusa dell’aula davanti al naso
cominciò a pentirsi di aver accettato di lasciarsi coinvolgere in una
cosa del genere. Avrebbe preferito subire la cagnara di Rangiku e le
altre piuttosto che starsene lì da sola – che tanto sola sapeva di non
essere – a fissare una porta chiusa che sembrava luccicare nel buio
tanto era chiara la vernice che la ricopriva. Perse un battito quando
sentì un rumore lugubre provenire dall’altra parte di quel grande
listello di legno. Ma come sempre scacciò via ogni brutto pensiero ed
aprì la porta che, a suo parere, sarebbe rimasta più volentieri chiusa.
L’interno della stanza era completamente buio, per Tatsuki era quasi
impossibile vedere oltre il proprio naso da lì ad un metro. Facendo un
respiro profondo afferrò la torcia che gentilmente
le sue amiche le avevano lasciato e cominciò a curiosare dentro quel
posto così tetro da far venire la pelle d’oca. Il fascio di luce che
ricopriva ogni cosa dava un non so che di vagamente famigliare ad ogni
oggetto che i suoi occhi scuri potevano scorgere ma al tempo stesso li
trasformava in esperimenti degni del dottor Frankenstein e del suo
mostro. Tutte le varie bestiole lasciate sotto spirito sembravano
pronte ad uscire dai barattoli prendendo vita, mentre il manichino che
mostrava le varie sezioni del corpo umano le lanciava delle strane
occhiate, quasi la seguisse ad ogni suo passo con lo sguardo vitreo e
maledettamente spalancato. Biascicò una bestemmia quando sbatté
l’alluce contro lo spigolo di un banco da laboratorio, facendo vibrare
tutte le provette e gli alambicchi ripostivi sopra.
Ad ogni riflesso strano di un qualche oggetto, si girava di scatto,
sperando di rivedere in quelle strane forme che scorgeva solamente con
la coda dell’occhio le sue amiche che con molta probabilità tentavano
in ogni modo di terrorizzarla a morte.
“Appena mi capitano sotto le mani le rinchiudo in uno sgabuzzino per
una notte intera, poi vediamo se no gli passa la voglia di farmi questo
genere di proposte, per la miseria!”
Continuò a camminare per la stanza, la torcia in mano, cercando di
raggiungere la seconda porta che l’avrebbe portata direttamente nel
punto in cui si diceva che uno strano spettro aveva deciso di vivere da
lì all’eternità. Sospirò ancora, piano, il battito del proprio cuore
che accelerava a causa della consapevolezza che quelle balorde delle
sue compagne di stanza sarebbe comparse di lì a breve, facendola morire
di paura. Posò la mano sulla maniglia, girandola con cautela , facendo
spuntare da prima la punta del naso per poi intrufolarsi in quello
stanzino come un ladro dentro l’appartamento di un multimilionario. E
pensare che la cosa che la spaventava di più era il pensiero di essere
scoperta dal custode!
Si guardò attorno, la luce spenta per evitare di essere subito vista
dalle proprie amiche, quando sentì uno strano rumore di scatoloni che
rovinavano a terra provenire dalla sua destra. Ne evitò uno per
miracolo, schivando come solo lei sapeva fare, sentendo la voce di una
povera Rukia alquanto ammaccata e dolorante.
“Orihime! Levati, levati, che pesi!”
“Ah, per favore qualcuno sposti Nel dalla mia schiena, e soprattutto
tolga le sue tette dalla mia testa!”
“Ha parlato quella che sta soffocando la povera Hime col suo dolce
peso! Levatevi insomma!”
La moretta sorrise, puntando la torcia verso il viso delle compagne,
osservando quell’assurda massa di corpi che si contorcevano alla
ricerca di uno spazio dove scivolare per poter nuovamente respirare
anche solamente un poco.
“E voi dovevate essere quelle che mi avrebbero dovuto terrorizzare a
morte, vero?” rise, facendo alzare le quattro ragazze una alla volta.
“Sei entrata di soppiatto ed io sono scivolata perché non me lo
aspettavo!”
“Tutte scuse, Ran, ti sei spaventata e sei andata a sbattere contro
quei cosi, facendo ruzzolare per prima la povera Rukia!”
Se Orihime non fosse intervenuta, facendo calmare quell’esagitato
gruppetto, molto probabilmente il custode le avrebbe beccate nel giro
di pochi secondi, a parare di Arisawa. La quale sorrise mentre teneva
una mano premuta sulla bocca di Rangiku, accucciata accanto a lei su
quel pavimento freddo ed alquanto sporco. Quando il pericolo fu
scampato la giovane diede il via libera, fuggendo insieme alle altre
dalle grinfie di un custode notturno che si divertiva a dare le
peggiori punizioni che fossero mai state inventante in tutta la storia
dell’istituto.
“La prossima volta che cercate di spaventarmi fatelo con più stile.
Erano più inquietante gli scricchiolii del pavimento che la vostra
entrata in scena!”
E mentre le cinque ragazze si dirigevano verso la loro comodissima
stanza nessuno notava la sagoma di una figura bianca che si aggirava
per l’aula di scienze da tanto, tanto tempo…
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