Underwater Light
By Maya
Tradotta da Luciana
(su EFP ho tradotto anche La Sala Degli Specchi di Ella_Bane!
Se siete vere fan delle Harry/Draco date un’occhiata a quella storia, anche se
ormai so per certo di preferire Underwater Light)
Pairing: Harry/Draco
Rating: R
Sommario: Con la
partecipazione di un Harry estremamente depresso, in
un mondo di maghi lacerato dalla guerra, sul punto di essere colpito dallo
shock più grande della sua vita nel momento in cui scopre che Draco Malfoy è
leggermente più importante per lui di quanto avesse mai immaginato. Include
un’amicizia molto strana, molta angst, sospetti,
lealtà conflittuali, un Ron poco sveglio, una Hermione sul piede di guerra e due ragazzi molto
incasinati.
Beta-reader: Vale. Un grazie particolare
per avermi convinta ad intraprendere questa luuunga avventura. Davvero, il tuo entusiasmo mi ha costretta a mettere le mani su un progetto che avevo in
mente da mesi, ma che mi spaventava troppo. Sei una collaboratrice favolosa, e
non ti ringrazierò mai abbastanza per quella recensione chilometrica :) Lo sai che per me vedere la passione nelle parole altrui
è come provarla io stessa.
STORIA LUNGA, LUNGHI AVVERTIMENTI PRIMA DI INIZIARE :D
Nota della
traduttrice: Utilizzo questo spazio per mettere in chiaro
alcune mie scelte.
- Quello
che nella versione italiana è noto col nome di Severus Piton rimarrà Severus Snape in questa traduzione. Ho scelto
di lasciare in originale il suo nome, perchè era l’unico, tra i personaggi
più importanti di questa storia, a dover essere
tradotto, e la cosa non mi andava molto a genio.
- Il
lettore dovrà tener conto che Maya ha iniziato a scrivere questa storia
prima della pubblicazione di “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”,
quindi non va considerato nessuno degli eventi
accaduti durante il “vero” quinto anno. La fic è ambientata durante il settimo anno.
- Il
nome dell’autrice è Maya, ma essendo già preso qui su EFP mi sono iscritta
con suo nick su livejournal,
che è appunto Mistful.
La versione originale di Underwater Light è qui http://www.fictionalley.org/authors/maya/UL.html
Nota della lettrice: Eheh. Prima di postare la traduzione di questa fanfiction, vorrei dire un paio di cose. “Underwater Light”, che ha vinto a
furor di popolo l’Oscar HP come migliore fanfiction
del 2005, è la mia storia preferita in assoluto. Come molte altre lettrici che
adorano questo pairing, vorrei
tanto possederla in versione rilegata per poterla esporre in una teca e
venerarla. Penso abbia segnato uno spartiacque nella mia esperienza in questo fandom, perché mi ha irretita e
conquistata proprio in un periodo in cui mi sembrava non ci fosse più niente di
valido da leggere. Mi ha obbligata a prendere i miei
mille pregiudizi (mai leggere storie che non siano NC17, mai leggere storie con
troppi personaggi, mai leggere storie con troppo plot…) e a buttarli dalla
finestra. Ammetto di aver passato ore ed ore a pensare
a questa storia, a scriverne, a rievocarne i passaggi più belli prima di andare
a dormire… proprio come un’innamorata.
Spero, quindi, che per voi possa essere altrettanto bella,
altrettanto importante.
Buona lettura!
Capitolo Uno
Voglio trovare un senso alla mia vita
This road is crooked,
cracked and wrong
They’ve got the odds
stacked nice and high
I don’t know how they
get along
Me, I just internalise.
[Questa strada è tortuosa, rotta e sbagliata / Loro hanno le più alte
probabilità / Non so come facciano ad andare avanti / Io interiorizzo e basta.]
Harry pensò a se stesso entrando in acqua. O forse no.
Pensò alla persona che vedeva riflessa negli occhi degli
altri.
Harry Potter.
Il Ragazzo Che Era Sopravvissuto.
Il ragazzo la cui miracolosa sconfitta di Voldemort si era
rivelata completamente futile, dal momento che era
stato incapace di impedirne la resurrezione. Anzi, era stato
una parte vitale del suo ritorno, rendendolo più potente che mai.
Il ragazzo che era stato idolatrato, ma non era neanche
riuscito a salvare il suo compagno di scuola.
L’ennesimo bambino impotente, ma ancora più deleterio poiché
Voldemort lo voleva morto, e non c’era nessuno a cui importasse
di lui.
Harry Potter, il ragazzo che aveva fallito.
Quello con cui erano tutti così
gentili. Quello di cui avevano pietà.
Era come…essere l’eroe di una storia per quattro anni, e poi
all’improvviso di nuovo un attore secondario. Una seccatura insignificante, nel
momento in cui il desolante grigiore della guerra turbinava dietro le finestre
di Hogwarts.
Tutti avevano in volto un’espressione tesa e affaticata, che
diventava un sorriso falso davanti a Harry. Ormai riusciva a
sentire i loro pensieri…povero Harry, non dobbiamo far sentire male
Harry…
Come se fosse ancora un bambino.
Era stato così per tre anni, e nessuno aveva mai mollato la
presa un secondo nel tentativo infinito e logorante di Far Stare Meglio Harry.
La pietà è una cosa così inesorabile e ipocrita. Una cosa da offrire a chi è debole e non può raccogliere le forze
per il disprezzo. Una cosa così lontana dall’amore.
La pressione di tutti quegli sguardi compassionevoli lo
spingeva negli angoli più nascosti, nell’ultima fila delle classi, sotto le
coperte del suo letto.
Dovunque potesse sfuggire ai bigliettini
di San Valentino, tutte imitazioni del tributo di Ginny
Weasley risalente al secondo anno. Alle partite di Quidditch,
in cui i Corvonero e i Tassorosso
sembravano perdere apposta, così che Harry Potter potesse gioire di una
vittoria trionfale come quella del terzo anno.
Harry si era quasi rassegnato a tutto ciò. Volevano fare
qualcosa per lui, perché impedirglielo? Era tutto…inevitabile, e assolutamente
inutile.
E adesso questo.
L’ultima indignazione, l’ultimo
insulto ad una patetica creatura ferita.
Il nuovo Torneo Tremaghi, tre anni dopo.
Che passi avanti Harry, che vinca Harry, che capisca che non
è successo niente di brutto e che basterà applaudire e l’orfano sarò contento. Non è carino?
Gliel’aveva quasi sbattuto in faccia, a quei volti
terribilmente pietosi.
Ma alla fine aveva piegato il capo
come ogni volta.
Se era quello il prezzo, se avevano bisogno di convincersi
che lui potesse far fronte al ritorno di Voldemort per continuare le loro vite…amen.
Harry amava alcuni di loro. Voleva che fossero felici.
Per questo era salito sulla Firebolt
contro il drago. Aveva accettato l’invito di Calì Patil al ballo, e aveva ballato con lei finché non si era
unita al suo ragazzo, Dean Thomas.
(Poi aveva bevuto dell’acqua che Seamus
Finnigan aveva trasfigurato in rum, quanto bastava
per rendere tutto piacevolmente annebbiato, ma non così tanto da preoccupare
gli altri.)
Harry ricordava il ballo molto chiaramente,
il calore e la luce della stanza erano opprimenti.
Dopo un po’ si era sentito stanco e
nauseato, a forza di sorridere a chiunque passasse.
Aveva ricambiato i sorrisi di Hagrid
e sua moglie, di Silente, Hermione e Ron, come se non
gli costasse niente.
Alla fine tutto gli girava intorno, le
luci abbaglianti risplendevano mischiandosi ai capelli della gente.
Sembrava che qualcuno avesse rivolto la luce contro un dipinto ancora fresco, e
la vernice si stesse sciogliendo mischiando e
cambiando i colori.
I profili di Hermione e Ron che
ballavano erano diventati un’unica forma sfocata. Gli
occhi blu di Silente erano finiti vorticosamente sul soffitto dipinto di cielo.
I capelli neri di Padma Patil
d’un tratto si erano allungati per tutta la sala
intrecciandosi, con un contrasto agghiacciante, alle ciocche biondo pallido di
Malfoy, che sedeva al tavolo dei Serpeverde,
impegnato ad ubriacarsi.
Era stato un incubo. Alla fine Harry aveva piegato la testa
sulle braccia, sopraffatto da una lenta ma pressante disperazione, e aveva
finto di essere semplicemente stanco.
La seconda prova non poteva certo essere peggio.
Era andato nel bagno dei prefetti, alquanto legittimamente
stavolta, dato che ovviamente era un prefetto, come poteva il povero caro Harry
non essere un prefetto? Aveva interpretato l’indizio.
Aveva trovato l’Algabranchia posata con cura sotto il suo
cuscino dal leale Dobby, che ancora fingeva una
devozione scomparsa ormai da tempo.
Dio, adesso era grato alla freddezza
dell’acqua, al verde oscuro che gli girava intorno, assorbendolo e
proteggendolo dagli sguardi. Quasi desiderava poter restare là sotto per
sempre.
E se l’avesse fatto? Ci pensò
all’improvviso. Sapeva che l’Algabranchia poteva essere neutralizzata con la
forza di volontà. Doveva solo nuotare verso il fondo, e i
polmoni gli sarebbero esplosi per lo sforzo di respirare. Poi non ci
sarebbe stato altro che silenzio e acqua purificatrice, per sempre.
Ma come avrebbero reagito gli altri…e
quanto avrebbe confermato i loro sospetti. Si sarebbe dimostrato il
bimbo debole che lo credevano, incapace di sopportare
la situazione.
Harry non aveva mai scelto la via più breve. Persino adesso,
poteva lottare. Persino adesso, voleva lottare.
Quindi…dunque, avrebbe trovato Ron. Trovare Ron, aspettare
accanto agli ostaggi e ricevere punti, nonché essere
lodato per il suo buon cuore.
Trovare Ron.
Harry nuotò tra le acque che lo avviluppavano, nuotò senza
pensare tra i mille pericoli che non osavano toccarlo. Nuotò sollevato dai
movimenti confortevoli dell’acqua contro il suo corpo provato.
Nuotò fino a quando trovò il posto
dove c’erano le sirene, dove erano legati gli ostaggi, e i suoi occhi cercarono
fino allo sfinimento i capelli rosso brillante di Ron.
Fu allora che qualcosa lo prese al
petto e gli strinse il cuore come fosse una Passaporta,
torcendo il centro del suo essere per trasportarlo verso un altro e più
terrificante mondo.
Guardò il verde vuoto del lago in preda al
panico, fissò disperatamente le facce strane degli ostaggi. Si sentì
come se l’Algabranchia avesse d’un tratto smesso di funzionare e stesse
annegando, privo di ossigeno e con la vista sempre più
danneggiata, con gli occhi che si rifiutavano di vedere ciò che aveva davanti.
Non poté evitare di guardare.
Lì in fondo al lago, con l’acqua di un capriccioso turchese
che dava al suo viso l’aspetto di vetro colorato, e con i viticci dei suoi
capelli d’argento che dondolavano alla pigra corrente, c’era Draco Malfoy.
*
Harry si dimenticò completamente dell’Algabranchia, e
l’acqua gli andò di traverso: si agitò, in preda al panico, convinto di star
affogando.
Non riusciva a respirare.
Presto si accorse che era colpa dello shock.
In qualche modo, continuando ad ingoiare, inciampò cercando
disperatamente di mettersi la testa tra le ginocchia. Aveva sentito che era un
rimedio per… per…
Ma cosa stava succedendo?
Malfoy si rifiutava di scomparire. Rimase sulla roccia, coi capelli che descrivevano ghirigori argentati sul verde.
Era come se il lago soffrisse di un attacco di Serpeverdite.
Poteva trattarsi di un qualche scherzo? No, Silente avrebbe ucciso Malfoy se ci avesse provato.
Doveva essere un errore, decise Harry. O
forse c’era qualche diabolico trucco nell’indovinello, e ciò che intendeva
davvero era che bisognava salvare il proprio peggior nemico.
Dio, devo saperlo!
Harry sapeva ciò che doveva fare. Doveva arrivare laggiù per
primo, e aspettare insieme agli ostaggi. Questo era il ruolo dell’eroe senza
speranza di nome Harry.
E all’improvviso non ce la fece
più.
Mi sono rotto di tutta questa merda!
Devo sapere.
Strappò le corde che legavano Malfoy. Stava liberando il suo
ostaggio, e avrebbe scoperto cosa diavolo stava
succedendo!
Non era più un bambino stupido. E
se gli ostaggi avessero davvero rischiato di morire, avrebbe potuto lasciarsi
Malfoy alle spalle.
Non era stato così difficile trasportare Ron.
Certo, toccare Ron era stato molto meno disturbante.
Si limitò a passare un braccio attorno al torace di Malfoy,
e a ringraziare il cielo che il ragazzo fosse magro.
Un lato positivo di Malfoy? Allertate il Ministero.
Harry aggiustò la propria espressione, scacciando via la
parte terrorizzata di lui che voleva prendere tutti per il collo, farfugliargli
contro e chiedere spiegazioni. Ci vollero molte sorsate d’acqua.
Poi riemerse nella luce sulla superficie.
Lucidità e chiarezza gli si stendevano davanti. Semplicità.
In quel momento a Harry non fregava assolutamente niente di
ciò che pensavano gli altri. Voleva spiegazioni, e le voleva
subito.
Ruppe la superficie del lago, incamerando un respiro
confortevole.
Il cielo sopra di lui era di un blu bello e semplice, che
contrastava col tumulto nella sua mente. Mise fine ai poteri dell’Algabranchia
e cominciò a nuotare leggermente, con calma, verso la riva.
Fu allora che Malfoy aprì gli occhi e lanciò un grido
soffocato. Subito dopo tentò con decisione di strangolare Harry.
Harry sussultò allarmato, e non
ebbe tempo per altro.
Affondarono, e Harry lottò per tornare in superficie,
scuotendo i fianchi e facendo gonfiare il mantello sott’acqua.
Tra il verde sfocato e i rigonfiamenti di tessuto nero,
colse il viso pallido e spigoloso di Malfoy, i lineamenti tesi per la paura,
gli occhi grigi sbarrati per l’orrore.
Harry riconobbe il viso che guardava nello specchio quando, dopo un incubo, si lavava la faccia.
Sapeva come comportarsi.
Afferrò Malfoy dalle spalle e cercò di muovere le labbra
distintamente.
“Fermati, o affogherai!”
Malfoy lo fissò. Sott’acqua e mezzo morto
per la paura, sembrava più piccolo di quando aveva undici anni.
Lentamente annuì, coi capelli che
si sollevavano a formare una corona d’argento.
Harry lo strinse più forte e cercò di tenerlo a galla quando tornarono di nuovo in superficie.
Tutto il suo corpo era rigido per il terrore.
“Okay, Malfoy, respira. Dai, va
tutto bene,” disse Harry Potter, Una Schiappa Con La
Gente In Difficoltà, e disgustato di se
stesso per essere un tale sempliciotto.
“Tutto bene?” scattò Malfoy, vincitore del Premio Cretino
Integrale di Hogwarts per il settimo anno. “Sono fradicio in un lago, attaccato
ad un completo idiota e sull’orlo di una crisi di nervi. In
che modo questo si qualifica come tutto
bene?”
“Taci e ti faccio uscire dal lago.”
“Perché mi trovo nel lago, Potter?”
indagò Malfoy col suo tono più altezzoso.
“Non lo so!” urlò Harry esasperato. “Speravo che me lo
dicessi tu!”
“E io cosa ne so? Silente mi ha
fatto chiamare, sono andato nel suo ufficio, e poi d’un
tratto ero privo di sensi!”
“Non c’è stata alcuna spiegazione?”
Malfoy fece un’espressione furba, molto strana su di lui.
“Beh,”
temporeggiò. “Potrebbe esserci stata.”
“Come?”
“Non l’ho sentita,” rispose secco
Malfoy. “Ero in ritardo. I Malfoy non corrono spediti nell’ufficio del preside.
I Malfoy sono sempre in elegante ritardo.”
La sua voce arrogante esitò un momento
quando guardò l’acqua agitata, ed Harry si addolcì considerevolmente.
Forse si comportava in modo odioso perché era spaventato a morte.
Certo, in quel caso c’era da ipotizzare che trascorresse
l’intero anno scolastico in un uno stato di terrore
perenne.
“Non sapevo che avessi paura dell’acqua, Malfoy.”
“Difficilmente mettiamo in mostra i nostri sentimenti,
Potter. E tutti hanno delle fobie.” La voce di Malfoy
si fece maliziosa. “Mi viene in mente una certa persona svenuta per un Dissennatore…”
“Stai zitto, Malfoy! Vorrei averti lasciato legato insieme
agli altri ostaggi.”
“Ostaggi?”
Harry trasalì e si chiese per un secondo se non gli sanguinassero le orecchie. “Sì,”
rispose cautamente, sperando di non provocare altre grida indecenti.
“Come, vuoi dire…il Torneo Tremaghi?”
“No, Malfoy, voglio dire che i
banditi hanno rapito mezza scuola. Certo, il Torneo!”
“Ma…cazzo, come…?”
“Ovviamente,” disse Harry,
“dev’esserci stato un tremendo sbaglio.”
“Come la tua nascita?” fu il pronto suggerimento di Malfoy.
“Una volta parlato col professor
Silente, sono sicuro…”
“Credo stia arrivando adesso il Campione di Hogwarts, Harry
Potter!”
Lee Jordan,
l’amico dei gemelli, nonché commentatore di Quidditch,
aveva riscosso un successo sorprendente al Ministero, e aveva preso il posto di
Bagman all’Ufficio
per i Giochi e gli Sport Magici. Si diceva che Percy Weasley fosse verde d’invidia.
Si diceva anche che davanti al microfono magico si
trasformasse in un maiale villano, nonostante si guardasse sempre le spalle quando in giro c’era la professoressa McGranitt.
In quel momento, Harry desiderò che la professoressa McGranitt lo bastonasse.
L’intera scuola fremeva nell’attesa di conoscere l’identità
dell’ostaggio di Harry, dato che i suoi migliori amici,
Hermione Granger e Ron Weasley, erano tra il pubblico. Non vedevano l’ora di
sapere chi fosse la ragazza fortunata…
Fu allora che Malfoy fece un suono simile a quello causato dell’asfissia.
Harry si accorse che si stava trascinando a riva con Draco
Malfoy, abbracciati l’uno all’altro, la testa di Malfoy praticamente
sulla sua spalla, entrambi completamente bagnati.
Davanti a tutta la scuola.
“Sembra…sembra…” La voce incerta di Lee
si esaurì con un debole, “Cielo.”
Hogwarts li fissò per cinque interminabili secondi, quindi
eruppe in un delirio di suoni.
“Merda,”
disse Harry.
Malfoy si fermò per deliberare, poi si lanciò in un flusso
impressionante di oscenità.
Solo Madama Chips sembrava non
essere paralizzata. Si buttò su di loro appena furono sulla terra ferma.
“Bah, questo stupido Torneo,”
s’innervosì. “Far tuffare ragazzini delicati in un brutto lago ghiacciato…”
“Io NON SONO delicato,” dissero
Harry e Malfoy in sincronia perfetta.
Harry scagliò un’occhiata leggermente confusa a Malfoy.
“Certo che non lo sei, Draco,”
disse Madama Chips con tono gentile. “Guardati,”
continuò. “Non riesci a stare in piedi. Sembri sul punto di vomitare.”
“Lo avrei già fatto se Potter avesse avuto un costume da
bagno,” mormorò Malfoy, staccandosi irritato da Harry
e rimettendosi in piedi con la sola testardaggine.
Harry lo afferrò di nuovo quando
barcollò.
Malfoy si accigliò e Madama Chips lo tenne fermo,
maneggiandolo con facilità come se si trattasse di Gabrielle Delacour.
“Ts,”
disse. “Cos’ha in mente il preside…tra poco avrai un attacco.”
“No,” sbottò Malfoy, che sembrava
molto meno stabile del solito mentre lottava con Madama Chips. Aveva un’aria
malaticcia e i capelli sulla faccia.
Sbirciò tra le ciocche bionde irrigidite, e i suoi occhi si
spalancarono spaventati quando lei annunciò
vivacemente:
“Devi toglierti subito quei vestiti bagnati,” e gli tirò il mantello sulla testa.
Infermiera spoglia allievo!
Ancora più fervore nella scuola.
Harry fu il primo ad accorgersi che, in realtà, Malfoy
indossava abiti babbani sotto il mantello.
Ringraziò Dio. Aveva avuto abbastanza traumi per quel
giorno, anche se non aveva idea che Malfoy avesse aderito alla mania improvvisa
di Hogwarts per i vestiti babbani.
In effetti non aveva mai pensato a
ciò che Malfoy potesse portare sotto il mantello.
Madama Chips non sembrò condividere il sollievo di Harry.
“Che cose ridicole indossate voi bambini,”
commentò, afferrando l’orlo del maglione di Malfoy.
L’aveva alzato di pochi centimetri, rivelando uno sprazzo di
pelle bianca, quando Malfoy intervenne con veemenza.
“Non voglio che mi si facciano foto
senza la maglietta!” esclamò.
“Almeno, non senza una sostanziale remunerazione finanziaria,” aggiunse dopo averci pensato.
“Fo…” l’attenzione di Harry fu distratta dallo spettacolo di
Malfoy e Madama Chips per finire sulla banda di fotografi che si dirigevano
verso di loro.
“Oh, Dio.”
Dietro di lui, sentì Malfoy avviare l’ennesima sequela di
maledizioni, intervallate dalla richiesta di una coperta.
Le voci esplosero su di lui da ogni lato.
“Harry, ci puoi dire…?”
“Harry, cosa si prova ad essere in testa…?”
“…il figlio coinvolto in quella tragedia…?”
“Ecco la sua coperta, signor Malfoy, e mi lasci dire che non ho mai sentito parole simili da un allievo in
tutta la vita!”
“Che coperta scadente…”
Harry fu accecato dalla luce bianca delle fotocamere, ma riuscì a distinguere abbastanza chiaramente
la voce di Madama Chips.
E poi, ovviamente, la pronuncia
strascicata di Malfoy, che era inconfondibile.
Chiuse gli occhi davanti alla luce dolorosa dei flash,
circondato dai clic delle macchine fotografiche, quando Madama Chips lo avvolse
con una coperta. Sentì il peso di quegli sguardi opprimerlo nuovamente, quegli
occhi sorpresi, pietosi, pieni di aspettative, che lo
riducevano ad un bimbo piccolo, ammutolito…
“Oh, niente domande al povero orfano ferito,” lo schernì Malfoy. “Anche nei giorni migliori gli riesce
difficile formare frasi coerenti.”
Harry si tirò su e lanciò uno sguardo velenoso a Malfoy.
“Harry, puoi spiegare…” disse una fotografa.
Harry si concentrò su di lei. “No, non posso,” disse con voce chiara e decisa. “Sembra che ci sia stato un
errore riguardo al mio ostaggio. Sono certo che il professor Silente avrà
un’ottima spiegazione, comunque…e ho intenzione di
chiederglielo il prima possibile…”
*
“Non mi viene in mente altra spiegazione se non quella più
ovvia,” disse con calma Silente.
Harry nutriva grande affetto nei confronti dell’eccentrico
preside. Era certo che il sentimento fosse reciproco. In genere il solo
rispetto che aveva per lui lo induceva, in qualche misura, a dare il meglio di
sé.
Ora, però, stava mandando tutto a puttane.
“Che significa, non può…come vengono
scelti gli ostaggi?” Harry gridò.
“L’ha fatto lei? Come funziona? Di chi è stato l’errore?”
Silente, impassibile davanti al ragazzo furioso, mangiava un
sorbetto al limone.
Agli occhi di Harry questa era una frivolezza crudele.
“Il Calice di Fuoco sceglie gli ostaggi, ovviamente,” disse pazientemente. “Avanti, Harry, credi che usiamo un oggetto di così alto potere mistico solo per
selezionare i campioni? Il Calice è una fonte di sapere occulto. Sono convinto
che possiamo fidarci.”
“Cazzate!”
Harry non aveva mai imprecato davanti ad un insegnante.
“Non mi ha forse scelto come campione perché Crouch l’aveva raggirato?” domandò. “Potere occulto, non credo proprio! A Voldemort ci vorrebbe meno
Magia Oscura per colpire una pianta!”
“Harry, siediti e cerca almeno di restare calmo.”
Silente fece una pausa e guardò Harry con preoccupazione,
come un vecchio monarca sereno davanti ad un caso di poco conto.
Harry, che non si era accorto di essersi alzato in piedi,
incontrò il suo sguardo con occhi turbati ma fieri.
“Naturalmente dopo l’ultima…” volta in cui hai rovinato tutto, fatto uccidere Cedric
e aiutato il Signore Oscuro a risorgere –
“sfortunata disgrazia, abbiamo posto incantesimi più fidati sul Calice. Ti
garantisco, Harry, che nessuno ha interferito.”
Harry protestò flebilmente ed incoerentemente, ma Silente lo
zittì comunque con un gesto.
“Inoltre, Harry, non vedo perché Voldemort dovrebbe volere
una cosa del genere. Se l’obiettivo dei suoi piani oscuri è inzuppare il signor
Malfoy, direi che possiamo stare tranquilli.”
“Ma…ma perché?” balbettò Harry.
Silente mangiò un altro dolce.
“Non posso proprio saperlo, Harry. Conosco poco il signor
Malfoy, e me ne rammarico. Non ho avuto il tempo di fare conoscenza con tutti i
miei studenti. E’ chiaramente un ragazzo infelice e ostile, ma considerata la
tragedia, chi potrebbe biasimarlo?”
Silente gli scoccò un’occhiata penetrante.
“Scommetto che lo conosci meglio tu? Alla luce degli ultimi
eventi.”
“No!” Harry quasi urlò. “Io non lo conosco, voglio dire…beh, ovviamente…non so niente di lui. Voglio dire, lo odio, lo disprezzo assolutamente, penso
sia…”
“Non colpire la mia scrivania, se ci riesci. Mi sembra,” osservò placido Silente, “che quest’odio
sia un po’ eccessivo. Abbiamo tutti lo stesso nemico,
no? Il signor Malfoy è dalla nostra parte.”
Le mani di Harry si strinsero in pugni.
“In ogni caso, Harry…non ho risposte da darti.” Silente sospirò. “Sembrano esserci sempre meno risposte,
di questi tempi. E io, d’altronde, sono molto impegnato.
Se volessi essere così gentile…”
Harry guardò in viso Silente, più debole e più segnato di
quanto ricordasse, e sentì il proprio panico egoista accartocciarsi su se
stesso.
Silente stava tenendo insieme da solo un mondo lacerato
dalla guerra.
Sapevano tutti che Caramel era uno
struzzo con la testa sotto la sabbia, sapevano tutti delle scomparse, erano
tutti terrorizzati… Silente era l’unica cosa che si
ergeva tra i maghi e il caos.
E, ammise Harry con un dolore nel
petto, Silente era molto vecchio.
“Mi…dispiace, signore.” La sua voce era un sussurro. “Se c’è qualcosa che posso fare…”
“Oh no, Harry. Non ti preoccupare.”
Ecco. Harry Potter doveva sempre essere il bambino da
proteggere. Harry Potter doveva sempre essere parte del fardello.
Harry abbassò le spalle.
“Va bene. Grazie, signore.”
Cos’altro poteva dire o fare?
“Un’ultima cosa, Harry.”
Harry si fermò sulla soglia.
“Ricorda le parole esatte dell’indovinello.”
Rifletti…
La porta si richiuse davanti a Harry,
lasciandolo a fissare il buio.
Abbiam preso ciò che ti mancherà.
Non capiva, ma aveva intenzione di indagare.
***
I capitoli di Underwater Light saranno
pubblicati ogni mercoledì :) Ricordate,
se leggete, di lasciare un commento! Autrice e traduttrice ve ne saranno grate!
Luciana