Rosso scuro
Rosso scuro
Fin da piccoli, volontariamente o meno, veniamo portati ad associare un colore
ad una situazione o ad uno stato d’animo.
Si inizia con il rosa per le bambine e azzurro per i maschi, per poi passare
alla purezza del bianco e finire al male del nero.
Anche in lui, sin da bambino, si erano radicate alcune certezze basate sul
significato dei colori.
Il nero era per le persone tristi, per quelli che soffrivano.
Il giallo per le persone allegre, solari.
Il rosso era per i forti.
Lui vestiva in arancione.
Perché l’arancione era il colore delle persone vivaci, piene di entusiasmo e di
energia.
E
lui era così, no?
Era l’idiota della classe, prima, l’idiota del gruppo, poi.
Il sempre sorridente senza un problema al mondo che, non avendo i genitori,
poteva permettersi di fare qualsiasi cosa. Tanto non avrebbe mai deluso nessuno.
Tanto nessuno lo avrebbe mai giudicato, giusto?
E
così, il sempre sorridente, era sempre al tuo fianco.
Cammina a testa basta, per non incontrare lo sguardo della gente, ma tu non te
ne accorgi mai.
Perché è lui.
Gli parli dei tuoi problemi, senza chiedergli mai dei suoi, lo vedi cadere e
rialzarsi sempre prima di te solo per poterti porgere una mano.
Lui non è mai triste, quindi può anche farlo.
Lui è un idiota.
Lui è arancione.
Lui è lui e, per
questo, merita la solitudine.
Perché?
Non ti poni mai veramente il problema, è una cosa che sai, che si sa.
Come che il sole non sorge mai due volte lo stesso giorno e chi veste in
arancione è sempre allegro.
E
più passa il tempo più questa tua convinzione è sicura, se prima traballava
adesso è stata fermata con il cemento.
Urla, ride, sorride.
Si arrabbia e non si abbatte mai.
Le sua rabbia? Solo scena.
La sua tristezza? Inesistente.
Lui è lui e…
Lui odia l’arancione.
Odia ridere e scherzare, ma lo fa.
Odia il cielo splendete e luminoso, così simile a lui all’esterno e così diversi
internamente.
Odia la gente, sempre pronta a giudicarlo.
Odia i suoi amici, perché non sanno.
Odia i suoi nemici, perché nonostante tutte le loro parole, i loro attacchi, non
riescono mai ad ucciderlo.
Odia se stesso, perché è falso.
Vorrebbe urlare al mondo di smetterla di… di cosa?
Di farlo sentire così solo, così inutile?
Così lui?
Ma sorride e va avanti, adesso le persone si aspettano qualcosa da lui. Combatte
in un gruppo e cedendo potrebbe trascinare con se anche coloro che ormai
considera la sua famiglia.
Responsabilità.
E
questo lo riempie d’orgoglio, ma, allo stesso tempo, lo fa tremare.
Perché lui è già stanco.
Perché lui è debole.
Perché lui non merita niente.
I
giorni si susseguono tutti uguali.
Lui sorride ancora, un sorriso di vetro. Di bambino mai cresciuto.
Ma lui non è mai stato bambino.
Più passa il tempo, più si rialza sempre più lentamente.
E
mentre lui osserva affascinato il fuoco tu sorridi, trovandolo tremendamente
infantile.
Non noti i suoi occhi vacui.
Non scorgi le sue iridi che stanno perdendo il loro azzurro per tingersi di
rosso.
Tu non lo osservi.
Nessuno lo fa mai e, così, non lo vedete scivolare nelle tenebre.
-Debole umano, per quanto ancora intendi andare avanti?-
Io vado sempre
avanti.
-Perché?-
Perché è quello che
tutti si aspettano da me.
-Tutti, chi?-
Il maestro Iruka,
Kakashi, Sasuke, Sakura…
-Quattro persone rappresentano il tuo
tutti? Quattro persone che conoscono solo la tua maschera?-
Io non indosso nessuno
maschera.
La sente ridere.
Lasciami in pace.
-Come preferisci,
cucciolo, quando vorrai essere libero chiamami.
Libero?
Libero.
E
più passa il tempo più lo vedi distante.
Cadi, ma non lo scorgi accanto a te pronto a tenderti la mano.
Urla, ride, ma non sorride più.
Adesso inizi ad osservarlo.
Noti i suoi occhi persi nel vuoto.
Avverti il silenzio intorno a lui.
Il gelo nel suo cuore.
Ti arrabbi, perché lui non può fare così.
Paziente, ti avvicini e chiedi se qualcosa non và.
Osservi lo stupore dei suoi occhi, di nuovo vivi, anche se solo per il battito
d’ali di una farfalla.
Tutto bene, cosa ti fa credere che ci sia qualcosa che non va? Ride.
Anche se nelle sue parole c’è qualcosa di strano, tu sorridi.
Qualche giorno e tutto tornerà come prima, così, ricominci ad ignorarlo.
Poche ore dopo vi ritrovate a camminare, circondati da amici, per le strade del
villaggio.
Piano piano l’ombra di un sorriso ricomincia ad aleggiare sulle sue labbra.
Sta tornando ad essere lui.
-MOSTRO!-
Una voce riecheggia nella strada, mentre un sasso gli viene lanciato contro.
Non capisci, ci deve essere un errore.
Ma lui sa, capisce.
E
crolla.
Cede la vita per una promessa di liberà.
L’arancione e il giallo spariscono, coperte da un manto di rosso.
Rosso scuro, come il sangue.
Rosso scuro, come il fuoco
Il fuoco distrusse le catene, gli amici e l’amore e, finalmente, fu libero.
Libero di cadere e di non rialzarsi.
Non chiedetemi com’è
nata questa “cosa” perché non lo so neanch’io, semplicemente mi sono messa
davanti al pc a scrivere.
Non volevo niente di
allegro o complicato, ed è nato questo.
Ovviamente il
protagonista è Naruto e, altrettanto ovviamente, è OOC^^’’’’.
|