Parte prima
Parte prima
L’Angelo dell’Inferno
I've been walking, I've been waiting
In the shadows for my time
I've been searching, I've been living
For tomorrows all my life
[In the shadows – The Rasmus]
La notte, la
quiete.
Le strade si
svuotano, le case si riempiono.
Normale… o forse
solamente banale.
Per me, invece,
la giornata deve ancora avere inizio.
Per me, e per gli
altri miei simili.
Insieme siamo un
grande e compatta famiglia.
I padroni della
notte.
Mi chiudo alle
spalle il portone del mio elegante appartamento, proprio nei quartieri di classe
della città.
Lentamente, mi
incammino verso la periferia.
Non ho fretta.
C’è tutta la notte a disposizione.
Le tenebre sono
il mio momento. Il buio la mia tana.
I miei lunghi
capelli color platino risplendono sotto la lieve luce argentata della luna.
Essa rivela i
contorni dolci del mio profilo, la mia sottile muscolatura.
Riconosco di
essere affascinante, molti cadono sotto il mio influsso senza neanche rendersene
conto.
Il mio sguardo
color miele, così penetrante, così capace di ubriacare i sensi.
E’ buffo come la
natura abbia sempre donato alle creature più crudeli un aspetto così dolce e
selvaggio.
In particolare,
io, assomiglio ad un angelo.
Uhm… cos’è? Non
te lo aspettavi?
Non mentire.
Cammino,
scrutando l’oscurità davanti a me. Una via senza luce, ma io non amo il sole.
Riesco a vedere
nel buio, e mi sento a mio agio.
La luce è banale.
Rivela già quello che tu vuoi scorgere.
L’oscurità è
fibrillazione, tensione.
Sono i muscoli
tesi, pronti ad attaccare.
Le unghie
affilate, pronte a graffiare.
La velocità, lo
scatto finale.
E’ adrenalina.
Pericolo.
Mi chiedo spesso
che cosa metta così tanta paura del nero agli… umani.
L’ignoto, la non
vista… o forse il timore di vedermi nei loro peggiori incubi?
In fondo, io
procedo soltanto per la mia strada, indisturbato.
Non ho voglia di
nascondermi… sparisco.
Devo uccidere…
uccido.
Nulla di più.
Vi faccio forse
tanta paura?
No, non credo.
Voi ridete di me.
Pensate che io
sia soltanto un incubo inesistente, il peggiore.
Un’ invenzione
fantastica costruita per spaventare i più deboli.
Per divertirsi
con il terrore di qualcuno.
Allora perché mi
guardate con quegli occhi, prima di morire?
Del resto, è solo
un sogno no?
Io sono l’angelo
dai capelli biondi, gli occhi celesti e il viso dai lineamenti sottili.
Quello che vi sta
portando in Paradiso.
… o forse
all’Inferno.
L’apparenza
inganna.
La vostra stessa
natura vi riduce in errore.
La Madre di tutte
le cose vi sta illudendo e mi ha fornito le armi per uccidervi.
Interessante, non
è vero?
Pensate che io
stia beffando?
Credetelo pure, a
me non importa nulla.
Il vostro gemito
di dolore al mio tocco segna già la vostra sconfitta.
E io ne godo.
La vostra…
banalità.
Perché voi, anche
se cercate di innalzarvi, siete soltanto umani.
Le creature
malvagie devono essere così: belle, seducenti, apparentemente dolci e indifese.
Angeli.
Credete forse che
gli angeli esistano?
Vi ho distrutto
una convinzione con questa frase?
Quel cuscino
morbido e sicuro su cui inconsapevolmente dormite?
Vi prego, non
fatemi ridere.
E’ finito il
tempo delle favole.
Persino per i
bambini.
E poi… quelli io
non li attacco mai.
Non è nel mio
stile.
***
Dei tacchi
risuonano nella stretta stradina in cui sto camminando.
Ecco, ora mi
venite anche incontro.
Vi rendete conto
di quanto siete banali?
E’ una donna, di
un trentina d’anni circa.
Forse è appena
uscita da teatro, indossa un elegante abito di seta nero.
Mi dispiace per
te, ma non ritornerai a casa stanotte.
In fondo pensa
che avrai un onore unico.
Il mito
dell’eternità rivelato.
Avrai lo stupore
di poterlo dire, per un secondo…
Esiste davvero.
Io l’ho visto.
I miei passi sono
sempre più veloci e felpati.
Con un piccolo,
incurante, gesto ti afferro per la vita.
Umani.
Tremano… e mi
guardano negli occhi.
Nocciola scuro
contro turchese.
Pupilla contro
pupilla.
Cosa vedi? Un
angelo?
Ti sbagli.
Vedi le mie ali
per caso?
Io non so volare.
Scorgi degli
abiti bianchi, nel buio?
Uhm… io odio quel
colore.
La luce è solo
tenebra.
Il dolce è
soltanto aspro.
L’amore è
semplicemente odio.
Il bene, in
realtà, è male.
Allo stato puro.
Mi vedi meglio
ora?
Leggi con più
facilità in quei miei occhi turchesi?
Non capisci?
Oh, non fa
niente… tanto gli angeli non si fanno mai vedere dai mortali.
Non è una novità.
Ti mordo, con
forza, all’altezza della giugulare.
Un gemito e poi
silenzio.
Come sempre.
Vedi ancora
bianco?
Oh, no. Ora puoi
ammetterlo.
Rosso?
No, sangue.
Il rosso è il
colore dell’inferno.
Il sangue è
l’unico cibo di cui io mi nutro.
Mi pulisco la
bocca, come tu facevi dopo ogni pasto.
No, non sono un
angelo.
Forse hai davvero
pensato all’Inferno.
O forse,
semplicemente, il tuo ultimo pensiero è stato…
…un vampiro.
Note finali
Semplici parole che si
dilegueranno in modo forse banale, ma che sento il dovere di mettere.
Questa storia (composta da
tre capitoli) è stata scritta in occasione di un contest e, se pur prima non
avessi intenzione di pubblicarla, ora sono più che mai decisa a farlo.
Kar, la persona che ha
organizzato e diretto questo contest, nonché mia carissima amica, si è spenta
due giorni fa. Proprio perché lei voleva che lo facessi, ho deciso di rendere
pubblica questa storia… un semplice omaggio, che spero resti visibile, per tutto
quello che mi ha dato e per ringraziarla dei bei momenti trascorsi insieme.
Perché ne resti per sempre un ricordo tangibile, oltre che nel cuore.
Inserisco anche il banner
che aveva creato in occasione del concorso.
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