La ragazza osservò ansante il volto
del compagno, mentre gli ultimi fili di chakra volavano via dal suo corpo.
- Riesci a vedermi, Kakashi? –
L’altro non si mosse. Rimaneva a
terra, gli occhi impastati di lacrime. Un sottile filo di saliva gli colava da
un angolo della bocca, fino al collo, e sulla maglietta impregnata di sudore e
sangue. Solo il sottile movimento del petto mostrava cenni di vita.
- Kakashi, rispondimi! – voce
incrinata di paura ed impazienza.
- Si. –
- Mi vedi, Kakashi? –
Riaprì gli occhi. Quello nero,
scuro come la notte, si posò direttamente sulla compagna, che lo accolse con un
sospiro. Quello rosso, invece, ricordo di un compagno del passato, si mosse con
esasperante lentezza. Risalì piano da un angolo all’altro della cornea, fino a
giungerne alla sommità, dove il volto dell’amica lo attendeva.
- Mi vedi? –
- … ti vedo. –
Lo Sharingan brillava di una luce
ipnotica, quasi maledetta.
- Ho salvato parte di Obito e anche
te. Siamo tutti vivi. –
- Si, tutto merito tuo, lo sai. –
- Siamo tutti vivi, non è vero Kakashi? –
sebbene lei guardasse il corpo di Obito a qualche metro da loro, pareva esser
convinta di aver salvato entrambi, con quel gesto.
- Si. Siamo tutti vivi. – disse lui.
E Rin si sentì Dio.
40. A new iconography of resurrection.
-nessun rimpianto-
1. A new start.
Quando
finalmente Kakashi si decise ad uscire di casa, era
ormai passata una settimana dalla catastrofe che aveva causato la morte del suo
compagno di squadra.
Il quarto Hokage aveva ascoltato tutta la storia recandosi a casa sua
di persona. Aveva annuito lentamente quando bisognava
annuire, chiuso gli occhi quando era necessario chiuderli.
Infine
aveva annunciato che sarebbe stato necessario trovare un nuovo compagno che
sostituisse Obito Uchiha nelle missioni.
Kakashi
non aveva obbiettato.
Poco dopo,
Rin era entrata con un mazzo di fiori gigantesco, tutto colorato. Lo sguardo
castano era scivolato sui suoi due occhi – quelli che il quarto Hokage aveva prontamente evitato
di fissare – e poi aveva di nuovo sorriso, contenta. – Kakashi, Obito, sono
così contenta che siate tutti salvi.
–
In realtà,
di vivo in quella stanza non c’era proprio nessuno.
Non c’era
persona a Konoha che riuscisse a capire come Rin potesse ancora esser convinta del fatto che entrambi i suoi
compagni di squadra fossero vivi e vegeti. Né tanto meno come
potesse parlare con Kakashi e convincersi di parlare con Kakashi e Obito.
Ma la
follia della ragazza perseverava senza alcun miglioramento e Kakashi, d’altro
canto, non faceva nulla per disilluderla. Spesso si fingeva Obito, menzionava
fatti e ricordi che erano di Obito, e le parlava con
la tipica parlata di Obito.
Tutti
sapevano che quella situazione instabile non avrebbe potuto far altro che
peggiorare.
Così,
quando un giorno Kakashi Hatake si presentò nella
tenuta degli Uchiha affermando di essere tornato definitivamente a casa, e di
aver appena salutato il migliore amico che era partito
per una missione, più di una persona cominciò seriamente a credere che la
squadra 5 fosse caduta a pezzi, e non solo metaforicamente parlando.
Gli Uchiha
gli costruirono una casa ai margini della tenuta.
La madre di Obito si convinse che il figlio fosse ancora vivo. Rin
continuava nel suo infantile gioco d’illusioni.
Kakashi
rimase nel mezzo di quei sogni, convinto che fossero
solo incubi.
2. Iconography
of dead.
- Obito,
guarda! Ho ricevuto una lettera da Kakashi: dice che
la missione prosegue bene, ma che ci sarà bisogno ancora di qualche settimana
per portarla a termine. Non sei contento, Obito? Così potremo nuovamente
tornare ad essere il trio di amici che siamo sempre
stati. Oh, non vedo l’ora! –
- Certo,
Rin. Sarà bello essere di nuovo insieme. –
Anche se io sono sempre stato qui.
Il vento di Aprile muoveva le foglie degli alberi quasi con gentilezza,
e non produceva che un sibilo dall’incredibile e confortante potere.
Il parco
degli Uchiha, smisurato, era di nuovo dipinto di verde e rosso, e mille altri
colori.
Rin
respirò piano, assaporando la fragranza della primavera. – Sai, sto conducendo
alcuni studi in soffitta. Credo che mi porteranno presto a delle nuove ed
interessanti scoperte. –
Kakashi
[Obito, quale dei due? Forse nessuno] alzò lo sguardo, incuriosito. Il coprifronte gli celava l’occhio rosso. La ragazza sussultò.
– Kakashi…? –
Lui comprese:
si levò immediatamente la benda, così che anche il sangue dell’Uchiha potesse
tornare a risplendere alla luce del sole. – Kakashi è in missione, Rin. Che ti prende? –
La ninja scoppiò in un risolino isterico, che suggerì a
Kakashi di aver davvero sfiorato la catastrofe. – Oh scusami, Obito. È stato un
istante di defaillance. –
- Mi stavi
parlando dei tuoi esperimenti. –
- Si. Perché domani non vieni a vederli? Sono, come definirli… una
reincarnazione, quasi. Da quando ho compiuto quel miracolo, salvando i miei
compagni, ecco, mi sono sentita così forte. Tu mi capisci, vero? Non è cosa da
tutti salvare i proprio amici da sola, con la
responsabilità di ogni gesto sul capo. È stato così difficile. –
Il ragazzo
la fissò, sconsolato, fino a che non trovò il coraggio di spalancare le labbra
in un piccolo sorriso di rassegnazione. Rin lo intese
come una sorta di incoraggiamento. – Hai ragione, Rin. Hai salvato la squadra.
–
E io cerco di salvare ciò che ne
rimane.
- Già. Oh, Obito, grazie per quello che fai. Ti voglio così bene,
io. –
- Anche io te ne voglio. –
Certo,
Obito voleva bene a Rin. Ma Kakashi? Il ninja si costrinse a rimanere zitto, eludendo i pensieri
più scomodi, mettendoli ancora una volta a tacere.
- Scappo.
Domani a casa mia, allora. –
- Si. –
La ragazza
corse via, e Kakashi osservò la sua schiena fino a che essa non scomparve
completamente dietro agli alberi della tenuta.
Nonostante
il sole fosse caldo e rassicurante, nonostante la primavera e i fiori, il
ragazzo rivide sé stesso e Rin, bloccati in un
presente pieno di passato e privo di futuro.
E
improvvisamente comprese che qualcosa non andava, in
quel quadro fatto di luce e profumi.
Loro due, iconografia perfetta di due morti appesi alla vita per un
filo logoro.
Non c’era
modo di risalire. Potevano solo rimanere fermi.
Kakashi
vide il suo riflesso nel laghetto, e pensò che niente era
più stupido di quello che stava facendo.
Ma quando
lesse la lettera che Rin aveva scritto fingendo di essere
Kakashi, si ritrovò a chiedersi quanto dovesse essere difficile, quella
missione.
Penoso
pensiero, visto che era tutta fantasia.
Patetico.
Patetico davvero.
3.
Memory of someone who’s not alive.
Si
accasciò sul letto affranta. Niente era più semplice
di una bugia, se aveva ormai assunto forma di verità.
Come
quando ti annoi ma sei costretto a ridere – e continui
a ridere senza fermarti, fino a che cominci a crederci davvero.
Poi arriva
la fine del tuo spettacolo, gli amici vanno via e ti senti vuota – le tue
risate allegre hanno perso la loro musica e non c’è più significato in
quell’insieme di note.
Rin si
sentiva come un Dio, un Dio vuoto, ma pur sempre un
Dio.
Inconcepibile
idea, poiché da quello che le avevano sempre insegnato,
un Dio era un essere perfetto e completo, e che come tale NON poteva sentirsi
vuoto, se non per potersi sacrificare.
Così
ragionava, la visionaria di Konoha: essendo vuota –
un Dio, si, ma vuota – riteneva che alla base di
quella mortificazione dell’anima ci fosse un complesso cammino di redenzione.
Aveva
bisogno di trovare qualcosa grazie al quale avrebbe potuto sentirsi più incompleta
di quanto già non fosse. Senza dimenticarsi di essere un Dio.
Kakashi
arrivò il giorno seguente, sulla scia di alcune voci
che aveva sentito passando per il villaggio.
“- Dicono che sia stata al cimitero… -“
“- Di
notte, poi! –“
“- …
cambiata. –“
Nella
realtà dei fatti, non riusciva ad immaginare Rin che, calatasi nei panni di un
abile ladro, trafugava cadaveri nel pieno della notte.
Mentre saliva le scale del suo appartamento, però, si ritrovò a
pensare che un mese prima non avrebbe mai pensato ad una vita come “maschera”
di Obito. E la
Rin che non poteva trafugare cadaveri stava solo nella sua
testa – passato da mortale, proiezione verso il Dio.
Rimase parecchi minuti davanti alla porta in fragile carta di riso, indeciso se
azzardare quel passo che l’avrebbe condotto irrimediabilmente fuori o dentro. E Kakashi sapeva bene che non era solo della casa, di cui si
stava parlando.
Così, il
suo destino poteva essere vicino a Rin.
O
forse, non esserlo.
Il
richiamo non fu l’odore dei fiori che lei portava sempre con sé, o lievi
movimenti al di là della carta, quanto un mormorio
sconnesso fatto di frasi incomprensibili, che filtravano attraverso la porta,
come un frullar d’ali.
Qualcuno al di là della carta bianca sussurrava qualcosa, una nenia
composta di dolci note mescolate da un pazzo che non sa distinguere capo e coda
della melodia.
Entrò.
Entrò e per un istante non seppe distinguere ombre e oggetti, tanto era il buio
che creava le prime e avvolgeva i secondi.
- Obito. –
- Rin. –
Lasciò
scivolare entrambi gli occhi sulla stanza, incerto. Particolari di una vita
impazzita emergevano a tratti, vigliacchi come quei ricordi che di nuovo lo
prendevano, costringendolo ad una recita immonda fatta di risate e respiri che
non erano i suoi.
E non lo erano mai stati.
- Rin,
cosa hai fatto? –
- Io non
sono Rin. –
Io non sono Obito!
Guardami!
- Chi sei,
allora? –
- Sono il
Dio che occupa la mente di Rin quando lei dorme. Sono colui che vi ha salvati. –
- …cosa? –
La ragazza
spianò l’aria con un braccio, movimento elegante del polso che introduceva lo
spettacolo di ombre dietro di lei. – Osserva. –
Di nuovo
il ninja si costrinse a guardare oltre quella
maschera di apparenze. Pezzi di corpi pendevano dai
tavoli e dai cassetti, fili di sangue che li collegavano al pavimento ormai
sporco.
- Rin… -
Indietreggiò
fino a sfondare la porta. Crollò a terra, inebetito.
Non era il sangue. Era la strategia.
La testa
della madre della ragazza occhieggiava, qualche metro più in là, con lo sguardo
fisso e consumato dalla terra.
Gli occhi
della figlia rilucevano di un bagliore malsano, in cui Kakashi lesse tutto ciò
che non aveva voluto comprendere – quello che i suoi occhi, seppur infallibili,
non avevano potuto prevedere, ciechi.
- Rin,
cosa hai fatto? –
- Io non
sono Rin. Sono il Dio. –
Piccola
voce sottile, come da bambina. – E un Dio può tutto,
vero, Kakashi? –
4.
This could not be your resurrection. I’m sorry.
L’idea di
base, doveva riconoscerlo, non era affatto male.
Se era
riuscita veramente a salvare tutti, quel pomeriggio,
perché non avrebbe potuto salvare anche chi era già morto?
Lo
specchio rifletteva un viso acuto, un po’ magro, fatto di piccole sofferenze.
I due
occhi si combattevano, insofferenti, cercando di attirare l’attenzione a
scapito dell’altro e lasciandosi andare ad una lotta senza alcuna pietà.
Kakashi
decise che non poteva continuare così.
Lei era
scoppiata a piangere. Probabilmente, non si era nemmeno accorta di averlo
chiamato col suo vero nome, quasi fosse entrata ed uscita da quella trance che la teneva prigioniera.
Ossessione,
avevano detto i medici quando erano entrati nella casa
il pomeriggio seguente.
Rin – o
quello che rimaneva di Rin – se n’era andata senza lasciare alcuna traccia.
Kakashi era
fuggito via, preso da un terrore che gli aveva serrato le viscere con forza. E la nausea. Col sangue.
Così, ora
rimaneva solo lui.
Rimaniamo solo noi due, Obito.
Mai stati amici, noi.
Allo
specchio, lui continuava beffardamente a deriderlo.
La
maschera calò sul viso del ninja, stoffa ruvida su
pelle delicata.
- Scusami,
Obito. –
La sua
voce era diversa, filtrata dal tessuto.
- Ma non posso essere la tua reincarnazione. –
Quando
uscì di casa, rivide di nuovo quei colori che da tempo
parevano aver perso ogni brillantezza.
Sentiva il
vento soffiare sulla pelle, la terra sporcargli i piedi, ancora umida.
Tutto
rimase sospeso, fino a che la madre di Obito non si
affacciò al balcone della casa e non lo salutò. – Oh, Kakashi, ben tornato. E Obito? –
Attese un attimo prima di rispondere. Poi disse –
Lui non c’è. – e corse via. Corse via cercando
di dimenticare un mondo che si era inesorabilmente chiuso alle sue spalle.
Sentì
umido, sotto la stoffa.
Lontano
dall’occhio scuro, quello rosso piangeva.
Owari.
Aw,
che disperazione scrivere di questo titolo. Anche se devo dire
che mi ritrovo ad essere abbastanza soddisfatta, questa volta.
Non credo
durerà a lungo ma, finchè
c’è, rendiamo grazie e Amen.
Quante
persone hanno letto questa storia? Tante. Grazie alla Bia, ad
Héra, a Jem, a Erika, alla ‘Ise, la Alex.
Vorrei
poter ringraziare Kodamy.
Che tristezza.
Solarial:
ma ciao tesoro!! I tuoi commenti mi fanno sempre un
sacco di tenerezza. Insomma, ti ringrazio per i bellissimo
complimenti che mi hai fatto, anche se non credo di meritarmeli tutti,
ecco^^’’
Anko, non so perché, mi è completamente
estranea. Nel senso
che non riesco a farla quadrare con il resto, e mi
sembra tutto così fuori luogo. Alla fine finisco per ambientare le storie con
lei come protagonista nei luoghi in cui mi muovo
meglio.
Però
sono contenta che ti siano piaciute, sisi. Bacio!
Jem: tesssoro
mio, quanto ti adoro. Assolutamente credo che il termine malerba ci si addica (anche se al
momento sei infebbrataX°D). Un
buon motivo per non rimanerci secchi, non trovi?
Insomma, ti devo due grazie: il primo per il commento, che ha
assolutamente colpito nel segno. Il secondo per avermi intrattenuta oggi a scuola mentre
fondevo le ultime due sinapsi rimaste sulla relazione di fisicaX°D
Eppoi,
grazie anche per avermi detto che son
carina pure da ubriaca. Le soddisfazioniXD
Helen:
grazie*_* Non trovo affatto che tu sia stata
supponente, anzi, hai fatto davvero un’analisi perfetta del personaggio di Anko, almeno per come lo vedo io. Illusa giusto
perché le fa comodo esserlo, si. Esattamente così. Dannazione, mi rode proprio
il fatto che non ci siano approfondimenti a riguardo, se non nei filler [estremamente poco utile].
Eppoi dai,
Orochimaru è assolutamente troppo alla moda per non tirarsela
così. Assolutamente lo adoro, quando pretende e vuole. Grazie per il commento!
Mary: i
tuoi commenti mi piacciono davvero tantissimo. Più che altro, in poche frasi
riesci sempre a cogliere il succo del discorso. Grazie mille per i complimenti!!
Hèra: ammora, grazie. Ci vuol fegato per non smontarmi una fic, decisamente ce ne vuolo. Oh, diciamo che io per Orochimaru ho una passione un po’
morbosa, che fa molto Sakura con Sasuke. OMG, sono
messa male. OMG, qualcuno mi salvi vi prego>>
E poi,
Anko è AnkoXD Miticissima. Tesora, un bacio!
Poetessa: diciamo che effettivamente come livelli di telepatia stiamo
messe molto male [e ci sono giusto un paio di conversazioni msn
che lo dimostrano assolutamente].
Mi ha fatto troppo ridere, dai! Anche
la fic su Rin. Praticamente ho spalancato gli occhini,
gli ho sbattuti un paio di volte, e poi cominciato a ridere come una pazza isterica.
Diciamocelo,
son quasi morta dal ridere.
Oh, ti
ringrazio tantissimo per i complimenti, sisi*_*
Nee-chan:
tu simile a Neji? Ohe,
voglio sperare che almeno un paio di differenze ci siano, eccoX°°D
Hai
ragione, a volte è un sentimento che si rischia di provare: per esempio mi
affascina da morire. [non che sia poi molto salutare,
diciamocelo]. Proprio no, eccoX°°D
Grazie
anche a te per non aver smontato nulla*_* Cioè, grazie
no. Oh, ad ogni modo. Bacioni!!