Capitolo 2 - Prime mosse
Bella.
Alice era imbronciata. Il motivo era molto semplice: Edward
aveva appena finito di rimproverarla.
“ Non sbirciare nel loro futuro. E’ molto improbabile che
avremo a che fare con quegli individui.”
Alice sbuffò, osservandolo di sottecchi.
“ Ti ripeto che non sono pericolosi.”
Edward portò gli occhi al cielo, esasperato dalla sua
testardaggine.
“ Lo ripeti da giorni, Alice. Credi davvero che Edward si
sbagli?”
Le chiesi, ignorando lo sguardo di rimprovero di Edward.
Alice mi sorrise, annuendo.
“ Be’… non sarebbe la prima volta.”
Disse, guardando di sottecchi il fratello, che le gettò
qualcosa contro. Alice lo afferrò, ridendo: era un orologio da polso. Alice lo
depose sul tavolino in legno, afferrando una rivista di moda, iniziando a
sfogliarla distrattamente.
“ Comunque, ritengo che non ci sia nulla da temere da quei
quattro vampiri.”
“ Carlisle la pensa esattamente come me.”
Disse pacato Edward, irritandola. Alice gettò sul pavimento
la rivista, dardeggiandolo con lo sguardo ed incrociando le braccia, in segno
di sfida.
“ E questo dovrebbe decidere tutto? La mia opinione non vale
niente?”
“ Non essere melodrammatica. Le tue opinioni sono state
sempre ben accette, in questa casa.”
Le disse Edward, riponendo con calma alcune t-shirt e varie
camicie in una piccola valigia nera.
“ Mi passi quel foulard, per piacere?”
Gli chiesi, allungando una mano verso di lui. Edward me lo
porse, chiudendo subito dopo con un gesto secco la valigia. Lo stesso feci io,
con il mio borsone.
Alice sbuffò, contrariata.
“ E’ inutile che voi due, Esme e Carlisle andiate a parlare
con loro. Saranno a Seattle fra dieci giorni. Perché andare fino a Los Angeles?”
“ La verità, è che ti dispiace non venire con noi, a
curiosare.”
Le disse Edward, sorridendo verso di me, divertito.
Osservai Alice dietro di noi, mentre chiudeva la porta della
nostra camera da letto.
Edward prese anche il mio borsone, trattenendolo per le
maniche insieme alla sua valigia, con una sola mano, mentre con l’altra
intrecciò le sue dita con le mie. Con molta scioltezza, discendemmo velocemente
le due rampe di scale, quasi planando leggiadramente sul morbido tappeto bianco
del salotto. Esme e Carlisle, entrambi vestiti in maniera sobria e sportiva, ci
stavano aspettando, il borsone di Carlisle e il trolley blu scuro di Esme ai
loro rispettivi fianchi.
“ Siete pronti?”
Ci chiese gentile Esme.
Edward annuì.
“ Si.”
Assentii, osservando preoccupata Nessie, seduta sul divano
insieme a Jacob, che le sussurrava parole dolci e di conforto, per lenire la
sua delusione.
“ Oh, papà! Perché non posso venire anch’io?”
Disse, raggiungendo il padre, supplichevole. Edward le
sorrise, accarezzandole il capo.
“ Ne abbiamo già parlato, mi sembra. E’ molto meglio se
rimani qui. Per la tua sicurezza, tesoro.”
Nessie abbassò lo sguardo, dispiaciuta.
“ Ma anch’io volevo conoscere i Four Flowers.”
Piagnucolò, stuzzicandosi la punta del naso con un dito. Io
ed Edward ci guardammo, inteneriti dalla sua dolcezza, quasi infantile.
Mi avvicinai, abbracciandola e sussurrandole all’orecchio:
“ Su, Renesmee, non fare i capricci. Lo sai che io e tuo
padre lo facciamo per il tuo bene.”
Lei mi toccò il braccio destro, trasmettendomi il suo
desiderio di vedere Shane e di conoscere soprattutto Clio. Erano proprio
diventati i suoi idoli. La strinsi più forte fra le mie braccia, mormorandole:
“ Pensa piuttosto che potrai fare tante cose insieme a
Jacob, e magari potrebbe portarti ad uno di quei favolosi falò sulla spiaggia,
a La Push.”
Con quelle mie parole, una nuova serie d’immagini mi
attraversò la mente. Vedevo, in una luce calda e soffusa, il viso di Jacob
sorridente, mentre la trascinava in acqua, per farle fare un tuffo di
mezzanotte e gli altri ragazzi di La Push ballare intorno al fuoco, fino a
notte fonda, al ritmo di chitarre classiche e tamburi.
La sentii sorridere sulla mia spalla e Jacob ammiccare verso
di me e annuire, come a dirmi: “ Lascia fare a me!”
“ Lo so che ti piacciono tanto, quelle lunghe serate in riva
al mare. Puoi restare a dormire anche da Jake, se vuoi.”
Nessie si staccò, sorridendo gioiosa.
“ Va bene.”
Mi disse, facendomi trarre un sospiro di sollievo. Sarei
stata più tranquilla, sapendola felice, a godersi le vacanze, protetta da
Jacob.
“ Basta che la riporti prima di mezzogiorno. Deve mangiare
qualcosa di più sano, che pollo al chili.”
Disse Rosalie, rientrando dopo una lunga mattinata di
caccia, insieme ad Emmett. Quest’ultimo, sorridente, sembrava molto rinvigorito
e più scattante, mentre gli occhi di Rosalie erano una calda colata di miele e
il suo viso era più luminoso e rilassato.
Jake si stizzì alle sue parole, incrociando le braccia e
sogghignando malizioso. Sapevo che avrebbe fatto di tutto per Nessie, tranne
sottostare alle regole di Rose. Come se gli avesse letto nel pensiero, si
limitò a guardarlo truce, scostandosi una ciocca di capelli biondi dalla
fronte.
“ Andate a trovare la band sanguinolenta?”
Domandò scherzosamente Emmett, indicando con un gesto del
capo le nostre e le valigie dei genitori.
“ Si. E dobbiamo sbrigarci o perderemo l’aereo.”
Disse Carlisle, prendendo entrambe le valigie, la sua e il
trolley di Esme, che abbracciò Renesmee.
“ Mi raccomando. Fai la brava, tesoro mio.”
Le disse, staccandosi quasi subito, accarezzandole materna
il viso. Toccò anche il braccio di Jasper, che le sorrise a fior di labbra.
“ Sicuri che non volete che venga con voi? Edward?”
Chiese prima ad Esme e poi ad Edward. Mio marito scosse la
testa, negando.
“ No, Jasper, credimi. E’ meglio se tu ed Emmett rimaniate
qui.”
Gli rispose, prevedendo la reazione del secondo fratello,
già pronto a replicare. Emmett ringhiò scherzosamente, fingendo di essere
arrabbiato con lui. Edward gli diede un buffetto sulla spalla, prima di
abbracciare la figlia, che ricambiò la stretta con slancio. Sorrisi,
osservandoli compiaciuta. Per quanto si lamentasse di questo o di quello per le
decisioni del padre, mia figlia adorava Edward.
“ Fa la brava. Ricorda: hai promesso.”
Le disse, baciandole la fronte scoperta. Nessie arrossì,
annuendo sconfitta.
“ Si, papà. Parti tranquillo.”
“ Stai tranquillo, Edward. Ci saremo noi, a sorvegliarla.”
Disse Rose, accarezzando con la unta delle dita, i capelli
di Nessie, regalandole un amorevole sorriso. Nessie ricambiò il gesto tenero
della zia, con un rapido bacio sulla guancia.
“ E anch’io.”
Ci tenne a sottolineare Jacob, cingendole le spalle con un
braccio. Rose si scostò immediatamente, arricciando il naso, per l’odore della
sua pelle di licantropo. Jake sogghignò, compiaciuto per quella piccola
vittoria.
“ Anche se, potrei…”
Iniziò subito dopo, con tono serio.
“ No!”
Esclamai, decisa.
Jake mi sfidò con il suo sguardo scuro.
Raddolcii il tono di voce, per ammansirlo, ma mantenendo
sempre un accento categorico.
“ Preferisco saperti insieme a Renesmee. Nell’eventualità
che il nostro incontro con i Four Flowers non finisse a buon fine, sarei più
tranquilla al pensiero che tu sia al suo fianco, per proteggerla al meglio.”
Dissi, stringendo la mano di mia figlia con la mia. Nessie
ricambiò la stretta con energia, trasmettendomi la mia stessa espressione di
possesso e di protezione nei suoi confronti. Era avvolta da un’aurea delicata e
dolce, tanto da poterne assaggiare l’aroma caramellosa. Alzai lo sguardo per
incontrare gli occhi colmi d’amore di mia figlia.
“ Stai tranquilla, mamma. Vi aspetterò qui. E farò la brava!”
Disse, riprendendo le parole del padre, che sorrise vicino a
me.
“ Ve lo prometto.”
Disse, solenne, osservandoci seria e un po’ apprensiva.
Al momento della partenza, notai che i discorsi critici di
Edward sui suoi adorati Four Flowers sembravano averne sconvolto il giudizio,
rendendola più critica. Certo, la scoperta di essere un’amante di un gruppo
rock melodico potenzialmente vampiresco, l’aveva colpita più di quanto avessi
immaginato.
Alice, sbucando da sotto il braccio di Jasper, la raggiunse,
stringendosela accanto, circondandole la vita con un braccio, scompigliandole i
capelli.
“ Vedrai, Nessie. Andrà tutto bene. Mamma, papà e i nonni
torneranno sani e salvi. E’ già tutto deciso. E…”
Si sporse per sussurrarle qualcosa all’orecchio, la bocca
completamente pressata sul suo lobo, tanto da rendere impossibile perfino ad un
udito fino come il mio, di comprendere le sue parole.
Quando si staccò, entrambe sorridevano. Solo Edward,
leggendo la mente della sorella, capì cosa avesse sussurrato all’orecchio della
figlia.
“ Su, andiamo. Carlisle ed Esme aspettano solo noi.”
Disse, trascinandomi all’uscita, le mani ancora strette in
un saldo intreccio, i nostri bagagli nel suo pieno possesso.
“ Torneremo nel giro di pochi giorni.”
Dissi, salutando tutti con l’altra mano libera.
“ Ciao, mamma.”
Mi salutò Nessie, affacciata al portico di Villa Cullen.
“ Bella!”
Esclamò Alice, correndo verso la macchina, già in moto.
“ Cosa c’è?”
Alice non parlò, ma si alzò sulle punte per sfiorarmi il
collo. Sentii qualcosa toccarmi la base del collo e le dita trovarono subito
l’oggetto estraneo. Abbassai lo sguardo, verso un ciondolo a forma di fiore,
ricoperto di brillanti.
“ Ti sarà utile. Non toglierlo mai, promesso?”
Prima che potessi risponderle, si avviò verso il portico,
trovando il suo posto, accanto a Jasper, che le mormorò qualcosa. Lei annuì,
sventolando una mano per salutarci.
Fuori dal sentiero alberato, una volta immessi
sull’autostrada, chiesi ad Edward, entrambi seduti sui sedili posteriori della
Mercedes nera di Carlisle, cosa Alice avesse detto a Nessie, prima di partire.
Edward scrollò le spalle, in gesto vago.
“ E’ convinta che alcuni dei membri del gruppo, torneranno
con noi a Forks.”
L’osservai, sbalordita.
“ Lo ha visto nelle sue visioni.”
“ Si.”
“ E succederà veramente?”
Edward si voltò verso di me, gli occhi d’ambra brillanti
nella semioscurità, rafforzò la stretta delle sue dita, premendo sulle mie.
“ Non lo so.”
Sospirai, i nervi frementi per l’agitazione in salita.
Reclinai il capo sulla sua spalla, ricambiando la stretta della sua mano con
maggior forza.
Esme, quasi per alleggerire la tensione, accese l’autoradio,
trovando una stazione radio locale, dove il dj radiofonico annunciò proprio il
nuovissimo singolo dei Four Flowers che, secondo le classifiche musicali internazionali,
aveva già guadagnato il successo, superando anche quelli di artisti già
affermati, come i Linkin Park e Madonna, nel giro di poche settimane dalla sua
uscita.
“ Come possono aver raggiunto il successo in così breve
tempo?”
Domandai, quasi rivolta a me stessa.
Vidi il riflesso del sorriso di Carlisle, dallo specchietto
retrovisore.
“ Immagino che il fascino vampiresco abbia sortito i suoi
effetti.”
Esme rise dolcemente, afferrandogli la mano.
Chiusi gli occhi, lasciandomi cullare, mio malgrado, dalla
voce densa di sfumature oniriche di Shane. Con l’immagine dei suoi innaturali
occhi color ametista scolpita nella mia mente, raggiungemmo l’aeroporto di
Seattle.
Il checkin fu lungo e
monotono e non fece altro che innervosirmi ancora di più. Notando la mia
agitazione, fu Edward ad occuparsi del mio borsone e di consegnare oltre al
suo, anche il mio biglietto, a una fin troppo sorridente hostess.
Cosa avevano tutti da sorridere? Naturalmente, erano tutti
così felici per via delle vacanze estive. Le spiagge assolate e i mari
caraibici attirarono un gruppo consistente di turisti e villeggianti. L’attesa
del volo fu ancora più insopportabile. Quando Esme mi fece notare di essere
rimasta fin troppo immobile, vicino ad una colonna, attirando l’attenzione di
tre giovani e distinti signori, in giacca e cravatta e con pc portatile acceso,
gli ultimi superstiti lavoratori attivi, sorridendo forzatamente, mi precipitai
accanto ad Edward, che mi cinse le spalle rigide, sfiorandomi le labbra in un
rassicurante bacio. Chiusi gli occhi. L’ansia accumulata era tanta, che mi
dimenticavo perfino di comportarmi da umana. Mi lasciai accarezzare dalla sua
dolcezza per pochi istanti, godendomi la carezza delle sue dita fra i capelli.
Finalmente, dopo un’ora e mezza d’attesa – in quel momento,
paragonabile alla mia eternità – il nostro volo venne annunciato, preceduto da
un annuncio di scuse per via dell’ampio ritardo.
Il viaggio durò circa tre ore e quando atterrammo, era già
tardo pomeriggio. Il cielo era tinto di rosso e il sole dietro le nuvole color
arancio, sembrava un’arancia schiacciata.
I suoi raggi cremisi illuminarono la nostra pelle di
vampiri, rendendola simile alla terra cotta, una brillantezza troppo
particolare per risultare anormale.
Le hostess osservarono Edward e Carlisle con ammirazione,
mentre riservarono sguardi invidiosi a me e ad Esme.
Los Angeles ci accolse nel vivo del traffico e nel pieno di
una giornata dal caldo spaventoso, nonostante la sua inevitabile fine. Le
ragazze in bikini e in roller, lungo il sentiero acciottolato costeggiato da
palme, erano completamente sudate e alcune, con le cuffie dell’i-pod a
sostituire con la musica il rumore assordante delle auto imbottite nel
traffico, mangiavano indisturbate coni gelato di un dollaro e ghiaccioli colanti.
Il mare aveva assunto i colori di un quadro impressionista e
la brezza marina penetrava fra i miei capelli sciolti, come un piacevole
balsamo. Attraversammo i quartieri residenziali, per addentrarci nella quieta
periferia sud e proprio lì, fra quei palazzi in restauro e casette atipiche,
sorgeva la residenza dei Four Flowers.
Si trattava di una villa a quattro piani, con terrazzo,
mansarda, ampia piscina ed idromassaggio incluso.
Non si poteva certo
dire che i Four Flowers non badassero a spese, in fatto di lusso e comodità.
“ Penso che dovremmo suonare.”
Suggerì Esme, con la sua voce dolce come il cioccolato fuso.
Carlisle le sorrise, facendo il primo passo. Ma prima che
potesse premere il campanello, l’alto cancello bianco si ritirò da un lato meccanicamente
e la porta di casa si spalancò, rivelando in lontananza un ometto corpulento,
abbastanza alto, con occhiali griffati, in giacca e cravatta, stile Man in
Black.
Stava parlottando in modo concitato a telefono.
“ Non m’ interessa, Derek! Devi portarlo qui, anche se
dovessi trascinarlo per i testicoli per giocarci a squash!”
Si diresse verso una macchina parcheggiata nel vialetto,
aprendone la portiera e rovistandone l’interno.
“ Cosa?! Chiede il venticinque per cento delle vendite? Non
dire assurdità! Quella nullità dovrà accontentarsi massimo del dieci per cento
del guadagno!”
Riemerse dalla sua auto, sbattendone con energia la portiera.
Aveva un caffè da portare via in mano. Lo bevve tutto di un sorso, mentre ci
guardava interdetto.
“ Senti, Derek, puoi stare qui a riempirmi di chiacchiere
per ore, ma la questione rimane la stessa: devi portarlo qui! Non lo so perché
lo vuole così tanto! Sono un manager, non un prete! Ti ho mai dato l’aria del
confessore?”
Bevve, un altro generoso sorso, macchiandosi la camicia
bianca e inamidata con alcune gocce di caffè. Ma l’uomo non se ne curò,
continuando a sbraitare con il collega a telefono. Ci osservò ancora un po’,
per poi iniziare a farci segno di entrare. Carlisle si affrettò ad accogliere
l’invito, avvicinandosi all’uomo, con al so fianco una divertita Esme, seguiti
da me e da Edward, che mi tenne ancora la mano.
“ Ti ripeto: non m’interessa! Portalo qui! Ne vale della mia
carriera, lo capisci o no?”
Portò gli occhi al cielo, sventolando il bicchiere di cartone
in alto e in basso, muovendolo come un gessetto nelle mani di un’insegnante.
Sentivo perfettamente il rumore sommesso provocato dal
liquido scuro al suo intento e un vago sentore di alcool, come se avesse
allungato la bevanda con il brandy o la vodka.
“ T’importerà, dato che l’agenzia sborsa prima un assegno di
diecimila dollari l’anno per me e poi per te. Sei il secondo anello della
bilancia, baby, ricordatelo. Se io vengo gettato nel cesso, tu stai già
navigando nelle fogne, insieme ai topi, rendo l’idea?”
Bevve ancora, facendoci segno di aspettare e poi di seguirlo
dentro casa.
Aprì da solo una vetrata a specchi, che fungeva da moderno
portico, occupato solo da un tavolino di vimini, con raffinate sedie di bambù.
Sui morbidi cuscini color crema, c’era una rivista e un pacchetto di sigari
aperto e mezzo consumato.
Quello che doveva essere il manager ufficiale dei Four
Flowers, un uomo in carne ed ossa e non un vampiro, come testimoniava il suo
cuore pulsante e il colorito rosato della sua pelle gonfia di sangue, ci fece
strada, aperto una seconda porta in legno e vetro, quella ufficiale, dato
l’interno pieno di oggetti, mobili antichi e moderni, elettrodomestici
all’ultima moda, schermo piatto, ultra stero e lettore dvd e whs ad occupare
un’intera parete, con mensole stipate di cd, vecchi dischi, sicuramente
introvabili sul mercato dei collezionisti, dvd, videocassette e alcuni libri.
Sull’altra parete quella che doveva essere soltanto un
accenno di una sontuosa libreria, occupava un’intera parete. In alto,
troneggiava un dipinto risalente alla pop-art, in un unione fra antico e
moderno, dal gusto ineguagliabile.
Un tappeto rotondo, rosso Tiziano, occupava da solo tre
quarti del luminoso parchè. Su di esso, c’era un tavolino ricolmo di riviste e
quelli che Edward identificò come spartiti musicali. Mi avvicinai, curiosa,
scorrendo con lo sguardo titoli disparati, da Playboy a Vanity Fair.
C’erano dipinti e fotografie ovunque. Molte, erano quelle di
servizi fotografici, dove i modelli prescelti erano il duo portante della band,
Shane e Clio. Una in bianco e nero, posta su un antico comò stile fine
Ottocento, mi colpì particolarmente. Shane e Clio erano semplicemente seduti su
una poltrona in pelle, lei sulle ginocchia di lui, le braccia a cingergli il collo,
il sorriso luminoso di lei e quello a fior di labbra di lui. Sembrava la più
naturale e la meno seducente di tutti
“ Allora, veniamo a voi: siete quelli della Summit?”
Mi voltai, posando la foto al suo giusto posto.
Il manager ci osservava uno ad uno, dopo aver riposto nella
tasca interna della giacca il suo immancabile telefono cellulare.
Non sembrava colpito , spaventato o per lo meno intimorito
dalla nostra inquietante bellezza, elemento che di solito bastava per
affascinare o allontanare gli esseri umani più furbi. Eppure, quest’uomo non
sembrava né in soggezione né irretito. Era come immune al nostro potere di
persuasione. Che ne fosse talmente assuefatto, da esserne diventato
intollerante?
“ Ci scusi, ma no.”
Iniziò Carlisle, attirando la sua attenzione con la sua
pacata diplomazia.
“ In realtà, siamo qui per vedere il signor Shane e i suoi
amici. Così, per una chiacchiera informale.”
“ E’ della polizia statale?”
Gli chiese, guardandolo di sottecchi. In effetti, Carlisle
era fin troppo tranquillo e formale per apparire un accanito fan dei Four
Flowers. Osservandolo, non poteva che apparire una persona importante, a
livello sociale.
Gli occhi chiari dell’uomo si sgranarono improvvisamente.
“ No, non me lo dica? E’ della narcotici, vero?”
Si portò le mani sul volto, quasi disperato.
“ Lo sapevo, lo sapevo che prima o poi quel ragazzo sarebbe
finito nei guai! Che facesse uso di stupefacenti lo avevo capito da un pezzo,
ma fino ad arrivare al crac o all’eroina… no, non posso crederci! Non si potrà
neppure trattare! La sua e la mia carriera sono finite!”
Carlisle scoppiò a ridere, di fronte allo sbigottimento
generale del manager, che lo guardò come se fosse impazzito.
“ No, signore. L’assicuro che il signor Shane non è un
drogato o un eroinomane.”
L’uomo sospirò, pieno di un ritrovato sollievo.
“ Ah, grazie a Dio! Stavo già sudando freddo.”
Disse, strofinandosi la fronte corrugata con un fazzoletto
sbucato dalla tasca dei pantaloni. Poi, si fece di nuovo serio.
“ Ma, allora, chi siete? Giornalisti? Aspettavo quelli della
Summit, ma se non siete voi, avranno fatto ritardo. La signorina lì in fondo ha
tutta l’aria di essere una giornalista del Rolling
Stones.”
Disse, indicandomi e sorridendomi piano. Lo feci anch’io,
ricambiandolo e negando col capo.
Lo vidi abbassare lo sguardo, quasi in un gesto meccanico di
difesa, un leggero rossore ad imporporargli le guance.
“ Mi dispiace deluderla, ma non siamo giornalisti.”
Continuò Carlisle, guadagnandosi un’occhiata confusa da
parte dell’uomo, che si alzò dalla poltrona in pelle bordeaux su cui si era
accasciato prima, nel pieno dello sconforto.
“ Allora, scusatemi ma, per quanto mi siate simpatici e
quella signorina m’ispiri come modella per la prossima copertina di Vogue, mi dispiace ma temo di dovervi
congedare.”
Ci disse, alzando le braccia come a volerci spingere verso
la porta.
“ Ehi, ehi, Karl, aspetta!”
Esclamò giuliva una voce, il cui proprietario era un ragazzo
sui vent’anni, portamento da ragazzino di sedici e profondi occhi viola.
Cinse le spalle del manager, che cominciò a borbottare frasi
sconnesse. Il giovane non era Shane Banner, ma Anthony Diamonds, il bassista
della rock band. Vestito sportivamente, con una canotta nera e un paio di
bermuda di cotone grigio perla, ci abbagliò con un sorriso perfetto e fanciullesco,
un sorriso che riuscì a toccargli gli occhi, che divennero ancora più grandi e
luminosi. I capelli biondi erano rasati da un lato alla Cindy Louper e i
ciuffetti ribelli erano fermati con una crema indurente.
Profumava di eucalipto e gelsomino. Non era un odore
pericoloso, ma comunque mi tesi in allerta.
“ Lascia che i signori parlino con Shane. So che il nostro
leader è ansiosi d’incontrarli.”
Puntò il suo sguardo mandrillo verso Carlisle, che ricambiò
il sorriso, annuendo. Si voltò verso di me, ammiccando e sussurrando un “ciao”,
inudibile soltanto per Karl, nonostante
gli fosse ad un palmo di naso.
Di riflesso, Edward mi strinse al suo fianco, protettivo.
Come prevedendo questa mossa, Anthony rise sfacciato, facendoci segno di
seguirlo.
“ Su, seguitemi! Shane è in salotto. Vieni anche tu, Karl.
So che anche tu, hai alcune cose da dirgli.”
Anthony ci fece strada verso due lunghe corridoi, seguito da
Karl e da noi Cullen. Mi accostai ad Edward, per sussurrargli:
“ Pensavo fosse quello il salotto.”
Dissi, indicando col capo dietro di noi. Edward guardò
all’indietro, scuotendo la testa e regalandomi un suo raro sorriso sghembo, che
mi fece rabbrividire immediatamente di desiderio.
“ Megalomania di ricche rockstar.”
Risi piano sulla pelle del suo collo, stringendo la mano, il
cui braccio mi cinse le spalle.
Angolo dell’autrice.
Grazie per essere giunti fin qui, ancora una volta.
Sono felice che, già dal primo capitolo, la mia storia vi abbia così
affascinato. :D
Vi ho regalato un nuovo capitolo, sperando che vi
susciti le stesse emozioni del primo.
Aggiornerò fra domani e domenica.
Commentate in tanti! ;)
A presto!
Sempre vostra,
Fuffy91.
<3
Rispondo a…
Vale985cullen: Grazie per
la recensione positiva! :D Purtroppo, la tua curiosità sugli occhi viola e non
rossi o ambrati dei nuovi vampiri, troverà soddisfazione nei prossimi capitoli!
:D Spero che commenterai anche questo, per farmi conoscere le tue nuove
impressioni! Ma anche se lo leggi solo, mi suscita lo stesso piacere! :D A
presto, Fuffy91! <3
SweetLady98: Ciao! Oh, sono contenta di averti
appassionata! :D Si, anche a me piace Renesmee e l’ho voluta rendere più dolce
possibile, con i problemi di un’ adolescente come tante, con i suoi idoli e le
sue passioni, ma con le preoccupazioni di un’adulta! J Spero chev
ti sia piaciuto anche questo capitolo!
A presto, Fuffy91! <3
PS: Anche se trovo che sia un bellissimo nome, no mi
dispiace! :D <3
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