1. SVOLTE
ESISTENZIALI MISERAMENTE NAUFRAGATE
I
don't play your rules I make my own
Tonight
I'll do what I want
Cuz I
can
Pink -
cuz I can
"…E così gli ho detto se aveva
intenzione di rimanersene lì impalato come un dodicenne alle prime armi, o
preferiva seguirmi in casa a concludere la serata da persone adulte."
Detto ciò si accomodò meglio sulla
sedia accavallando le gambe, si passò una mano tra i capelli, impeccabili come
sempre, e decise di tornare a rovistare tra alcune carte, probabilmente con
scarsa attenzione. Dopo qualche attimo, necessario per realizzare quanto poco la
sua collega amasse i preamboli, la ragazza che le sedeva accanto si decise a
commentare.
"Immagino che quello non se lo sia
fatto ripetere due volte…"
"Mmm… no, direi di no."
Hermione chiuse gli occhi e scrollò la
testa con rassegnazione. La sua compagna di scrivania al Ministero era
decisamente una donna senza troppi complessi per la testa. Ma probabilmente era
lei quella non al passo con i tempi; lei e tutti i suoi noiosi scrupoli sul
venir considerata una tipa facile ed essere quindi trattata di conseguenza. Sì,
probabilmente le cose stavano così. Era colpa sua.
"Almeno ne è
valsa la pena?" chiese ridacchiando. L’altra alzò lo sguardo e parve
meditare qualche istante, espressione pensosa e sopracciglio rigorosamente
alzato.
"Direi di sì… diciamo che
complessivamente, considerando tutte le variabili, è stata una prestazione
buona, ha giocato molto a suo favore il fatto che avesse un’ottima resistenza.
Sai, al giorno d’oggi, con la vita frenetica che ci troviamo a fare è sempre più
difficile trovare uno che riesca a…"
"Ti prego, Pansy! Non ti ho chiesto i
dettagli, ma solo come era andata. Bene. Male. Stop!"
Pansy.
Certo che la vita è proprio strana, a
volte, e possiede un senso dell’ironia senza eguali: Hermione Granger era
condannata a lavorare fianco a fianco con Pansy Parkinson.
La vipera Serpeverde.
La iena dalla voce stucchevole anche
detta ‘faccia da carlino’.
Quella che a suo tempo si sbatteva
Draco Malfoy, per intenderci, nonché mezza scuola. E nonostante Hermione
pensasse davvero che il più delle volte voci simili sono solo dicerie con uno
scarso fondo di verità, conoscendola meglio si trovò costretta a riconsiderare
la sua opinione in merito. Almeno nel suo caso, ecco.
Ma il punto era che quella stessa ragazza che fino a qualche anno prima la
appellava sporca mezzosangue zannuta, adesso non si faceva troppi problemi a
raccontarle con candore e una discreta dovizia di particolari le sue imprese
sessuali, come fosse un’amica di vecchia data. Un cambiamento che di certo non
bastava a convincerla che avesse ottenuto quel posto al dipartimento per la
Cooperazione Magica ‘senza nessunissima spintarella di nessunissimo parente
ai piani alti’, ma almeno era un buon inizio.
"Ma non mi ha più richiamata… non
capisco, tutte le volte è così. Sai, Hermione, comincio a pensare che sia colpa
mia."
Lei sospirò, cercando di usare più
tatto possibile.
"Non è che la colpa sia proprio tua… ma
se ti porti a letto uno dopo dieci minuti che l’hai conosciuto, questo
probabilmente ti catalogherà come tipa da una scopata e via, non come una da
richiamare per provare ad allacciare una relazione… perché la propria donna non
deve essere una facile. Purtroppo gli uomini sono fatti così, tendono a scindere
le due cose."
Pansy sembò vagamente indispettita.
"Stai insinuando che sono una facile?"
"Pansy... ammettilo, è vero."
Uscita effettivamente infelice, ma non
era riuscita a trattenersi.
"Ti sbagli, Granger. Io non sono
ipocrita, che è diverso. Ho voglia di fare sesso, faccio sesso. Sono giovane e
posso permettermelo, al diavolo!"
"Ma certo! E io non ti critico,
infatti." Si giustificò Hermione. "Ti ho solo detto come, secondo me, la pensa
un uomo. Ma magari mi sbaglio…"
Dopo qualche ulteriore attimo di
riflessione Pansy si rifece viva.
"E poi anche tu sei single. Non sei una
facile, eppure non hai una relazione."
Hermione venne colta un po’ alla
sprovvista da quell’obiezione tutto sommato legittima.
"Che c’entra…" saltò su, leggermente rossa. "Io ce l’avrei una relazione se
volessi: io ho mollato Dave. È stata un mia scelta.
Consapevole."
Pansy sfoderò un ghigno.
"Ciò non toglie che ora siamo
entrambe single, virtuose oppure no. Ma tu, a differenza mia, sei sessualmente
frustrata. A proposito, da quanto non fai sesso?"
"PANSY!"
"E dai… siamo tra donne, puoi anche
dirmelo."
Hermione tentennò, violacea in viso.
"Beh, io… diciamo che quando si conclude una relazione… e comunque non…" ma il
sorriso beffardo dell’altra la zittì.
A pensarci meglio, Pansy non aveva tutti i torti: lei con le sue teorie
da giovane donna tutta d’un pezzo e l’altra promotrice della filosofia del
cogliere l’attimo fuggente erano nella stessa identica situazione, ovvero senza
un fidanzato. Identica, a parte quel dettaglio del non toccare un ragazzo da
qualche mese, ovvero da quando Dave l’aveva lasciata sostenendo che fosse un po’ troppo
pedante. Non che fosse distrutta dal
dolore per quella rottura, comunque. Probabilmente l’unica ferita che
aveva realmente riportato era stata quella al suo orgoglio per l’essersi sentita
dare della ‘pedante’, perché era fin troppo chiaro che quella relazione non avrebbe
avuto futuro.
Il punto era che lei non voleva accontentarsi di un ragazzo qualsiasi verso
cui nutrisse un interesse minore di quello che nutriva per Grattastinchi:
Hermione voleva di più, anche se temeva che non sarebbe stato semplice trovarlo.
Perché nonostante fosse passato del tempo e avesse ormai superato la batosta
subita, nonostante entrambi fossero cresciuti e avessero fatto le proprie
esperienze, nessun ragazzo era come lui , per quanto si costringesse a negarlo. Con nessuno era come con
lui
.
Lui buffo, lui permaloso, lui che
arrossiva di nulla. Lui con le sue lentiggini e quell’irritante testaccia dura.
Lui che nonostante tutti i suoi difetti costituiva ancora quel termine di
paragone che faceva naufragare miseramente ogni sue relazione. Come se non fosse
bastato spezzarle il cuore, lurido verme! Che poi ancora non capiva cosa avesse
che lo rendeva così unico ai suoi occhi.
Fu a quel punto
che Hermione ebbe un’illuminazione: se il suo destino era quello di morire
sola alla vana ricerca del ragazzo ideale, tanto valeva divertirsi, ‘in
itinere’.
Era giunto il momento di una svolta
esistenziale.
"Pansy, potremmo uscire assieme venerdì
sera. Hai ragione tu, sono giovane e devo divertirmi!"
L’altra la guardò
sconcertata.
"Ehm… venerdì mi vedo con
uno."
"Uno nuovo?"
"No… cioè, in un certo senso… vabbè, è
complesso."
"Digli di portare un amico!"
"Hermione, non so se sia il
caso…"
"Ma l’hai detto tu che sono
frustrata!"
La Parkinson la scrutò dubbiosa prima
di lasciarsi convincere, anche se riluttante.
"Ricordati che ti avevo avvisata. E
guai a te se mi rompi le scatole!"
"Promesso!" esclamò
Hermione.
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Quando le due varcarono la soglia del
locale nel quale avevano appuntamento con i loro ‘ragazzi’, Hermione era un po’
agitata. Per l’idea che se ne era fatta, compiere una svolta esistenziale voleva
dire essenzialmente comportarsi in modo diametralmente opposto da come si
sarebbe comportata la vecchia Hermione Granger, a cominciare dall’abbigliamento
(ragion per cui aveva passato due ore seminuda e immobile davanti all’armadio
per stanare quei pochi vestiti adeguati all’occasione che aveva), fino al modo
di porsi verso il prossimo. Verso gli uomini, per la precisione.
Perché Hermione aveva deciso: era
ufficialmente diventata uno schianto e si salvi chi può!
Persino Pansy aveva commentato
positivamente il suo abbigliamento, sottolineando che aveva seriamente temuto di essere
messa in imbarazzo da lei ma si era dovuta ricredere. E aggiungendo che avrebbe
fatto meglio a vestirsi più spesso così, perché era una donna, non un’atleta
pronta a partecipare a una gara di Decathlon.
Ah, il tatto di Pansy Parkinson.
Hermione era sull’orlo delle lacrime dalla commozione.
"Pansy, dov’è il tuo appuntamento?"
"Non è proprio un appuntamento…
comunque… da queste parti…" rispose evasiva guardandosi attorno. L’altra la
scrutò sospettosa.
"Mi stai mica nascondendo
qualcosa?"
"IO?!"
"Tu."
"Ma va’… t’oh, eccolo!" e le fece segno
di seguirla.
Quella sera il destino era stato più
beffardo del solito, si trovò a pensare la Granger, perché tra tutte le persone
che pensava potessero vedersi con Pansy, di certo non aveva considerato
lui.
"HARRY?!" urlò, così forte che un paio
di persone si voltarono verso di lei, nonostante la musica.
"HERMIONE?! Ma che ci fai qua… con…
lei…" rispose Potter con gli occhi sgranati e una smorfia di puro terrore in
volto.
Dopo qualche attimo caratterizzato da
frasi sconnesse, i due si voltarono contemporaneamente verso la terza ragazza,
che ghignava compiaciuta.
"Perché non me l’hai detto?!"
sbottarono all’unisono.
"E perdermi le vostre
facce?"
"Cazzo, Pansy, dovevi dirmelo che
venivi con Hermione!" continuò Harry.
"Non me l’hai chiesto. E poi se te lo
avessi detto non saresti mai venuto, lo so! Ma io mi sono rotta di fungere
solo da sollazzo fisico per un uomo!"
"Tu… tu dovevi dirmelo! I… io…" balbettò verdognolo.
"Che palle, Potter… ti vergogni di me?
Beh, allora te ne puoi anche andare a fanc…"
"NO! Tu non puoi capire…"
la interruppe. Ma invece capì benissimo, e repentinamente.
E capì tutto anche Hermione, che fino a quel momento era rimasta
a godersi divertita l’ultima scena che si sarebbe mai aspettata di
vedere, quella sera.
"Cacchio se c’era la fila al bar… venti
minuti per due misere Burrobirre!"
Il giovane dai capelli rossi si
avvicinò a loro sorridente, stringendo tra le mani due bottigliette. Appena vide
la ragazza dell’amico spalancò la bocca per lo stupore e non riuscì a trattenere
una risatina.
"Pansy Parkinson?! Cacchio, Harry, ti vedi con Pa…" ma ben presto il sorriso svanì anche
dal suo, di volto. Le bottigliette gli scivolarono dalle
mani nell’istante esatto in cui posò lo sguardo su quella che avrebbe dovuto
essere la ‘sua’ ragazza e le guance, unitamente ai padiglioni auricolari,
cominciarono ad assumere una pericolosa gradazione di rosso. Tra tutte le
persone, lei.
"Herm..."
Hermione, dal canto suo, era
altrettanto pietrificata.
Ron.
Non era possibile.
No, peggio, non era accettabile! Seguì
passivamente con lo sguardo le due Burrobirre infrangersi al suolo con uno
scroscio che le ricordò immediatamente di quando, qualche anno prima, era stato
il suo cuore ad andare in frantumi per colpa sua. Poi, portandosi una mano
alla bocca, tornò a guardarlo indietreggiando silenziosa verso le la
calca di persone, tra le quali scomparve. Ed ecco che la sua svolta esistenziale
era miseramente naufragata.