Forget with a kiss - capitolo unico
Titolo: Forget with a Kiss
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano
Pairing: Yukimura/Kano
Genere: Commedia, Romantico, Fluff, Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot, Shonen-ai, What if?
Introduzione alla storia: Sotaro Kano è su un
treno e sta tornando a casa. Sullo stesso veicolo, un paio di carrozze
più avanti, c'è anche Shoichiro Yukimura. Inoltre, è estate, fa molto
caldo e l'aria condizionata è fuori uso.
Tratto dalla one-shot:
Faceva caldo,
l'aria condizionata non funzionava e stava morendo di sete. Perfetto,
il compimento di un viaggio inutile e orribile.
[...]
«Kano?» mormorò una voce famigliare.
Sotaro sollevò il capo e fissò con sorpresa il ragazzo davanti a lui. Shoichiro Yukimura, il suo ragazzo. «Ciao.»
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Momento imprecisato.
- Partecipa alla "Conchiglia
Challenge" con il prompt "scrivi una storia qualsiasi, dove il protagonista
viaggia in treno e l'aria condizionata è fuori uso".
- N° parole: 1057
Forget with a kiss
Sotaro Kano osservava con poco
interesse il paesaggio che scorreva velocemente dal finestrino alla sua
sinistra. Riprese a sventolarsi il viso con il giornale con maggiore
energia, imprecando silenziosamente contro il treno su cui viaggiava,
il condizionatore fuori uso e la società dei trasporti.
Avrebbe solo voluto tornare a casa il prima possibile.
Si portò una mano alla gola quando cominciò a sentirla sempre più secca.
Faceva caldo, l'aria condizionata
non funzionava e stava morendo di sete. Perfetto, il compimento di un
viaggio inutile e orribile.
Abbandonò il suo posto con
l'intenzione di andare alla ricerca di uno steward che potesse
vendergli una bottiglietta d'acqua.
Richiuse lo scompartimento in cui
c'era solo lui e si avventurò tra i corridoi del treno. Non
trovò particolari difficoltà nel raggiungere lo steward,
il treno era mezzo vuoto.
«Una bottiglietta d'acqua.
Naturale.» disse al ragazzo in divisa. Era poco
più basso di lui, ma più imponente. Aveva due grandi
occhi marroni e il viso contornato da riccioli biondi. Sotarò
notò che aveva slacciato i primi due bottoni della divisa,
evidentemente anche lui stava risentendo dell'elevata temperatura.
Spostò l'attenzione sul carrello chiedendosi se fosse il caso di
acquistare anche qualcosa da mangiare, ma poi scacciò l'idea.
Non aveva proprio fame.
Gli consegnò la
bottiglietta da mezzo litro. «Ecco a te. Sono 120 yen.» Gli
rivolse un sorriso professionale.
Sotaro rovistò nel
portafoglio e consegnò le monete al ragazzo. Lo ringraziò
e si allontanò per tornare al suo posto. Mentre camminava,
svitò il tappo della bottiglia e bevve con ingordigia, come se
non lo avesse fatto per lungo tempo.
Aveva ancora caldo e la maglietta
gli si era appiccicata alla schiena, ma si sentiva decisamente meglio.
Rimise il tappo al suo posto e chiuse la bottiglia.
«Kano?» mormorò una voce famigliare.
Sotaro sollevò il capo e fissò con sorpresa il ragazzo davanti a lui. Shoichiro Yukimura, il suo ragazzo. «Ciao.»
Yukimura indossava una maglietta a
mezze maniche blu e un paio di bermuda di una tonalità
più scura, e portava con sé un trolley. I capelli neri
erano un po' scomposti e le guance arrossate.
Non rimase sorpreso nel vederlo
sul treno, sapeva che quel giorno Yukimura sarebbe tornato a casa dopo
aver passato una settimana di vacanza a casa della nonna, quello che
non si aspettava è che si sarebbero incontrati sullo stesso
veicolo.
L'altro gli si avvicinò e
gli rivolse un grande sorriso. «Sono felice di vederti.» Si
guardò intorno, poi, quando fu certo che non passasse nessuno, si
allungò verso di lui per scoccargli un bacio sulle labbra.
Doveva essergli mancato davvero, considerò Sotaro, un po'
imbarazzato e
un po' felice, non erano da lui dimostrazioni d'affetto in pubblico.
Posò una mano sulla spalla del suo ragazzo, trattenendolo,
e prolungò il bacio. L'altra mano finì sulla guancia di
Yukimura e gli mordicchiò gentilmente le labbra con i denti.
Yukimura emise un piccolo gemito, si avvicinò ulteriormente e gli strinse la maglietta con le mani.
Finalmente, Sotaro si sentì
meglio. C'era Yukimura e non stava più pensando a quella donna.
Era stato un grosso errore partire, fare un tentativo. Non si sarebbe
più illuso.
Un attimo dopo, il suo ragazzo si
divincolò e si allontanò da lui. Il viso era paonazzo
dalla vergogna, le pupille dilatate e i capelli erano sempre più
scompigliati. Nonostante tutto, emanava costantemente
un'ingenuità disarmante. «Siamo... siamo nel corridoio di
un treno!» esclamò scandalizzato.
«Già.» Avrebbe
voluto riuscire a dimenticarselo, ma era difficile a causa del grande
caldo presente su quel dannato treno. Inoltre, l'intermezzo che aveva
avuto con Yukimura non l'aveva aiutato a rimanere più fresco,
anzi. «Stai cercando un posto? Il mio scompartimento è
vuoto.»
Yukimura si illuminò. «Davvero? Bene, andiamo.»
«Per di qua.» Sotaro riprese a camminare e l'altro lo seguì trascinandosi dietro la valigia.
Entrarono nello scompartimento e lui aiutò Yukimura a riporre la pesante valigia nell'apposito comparto.
«Non te l'ho ancora chiesto. Come mai sei su questo treno, dov'eri andato?»
Sotaro imbronciò le labbra,
sperava si dimenticasse di porgli quella domanda. «Nulla di
ché, un viaggetto» rispose vagamente. Si sedette allo
stesso posto utilizzato in precedenza, mentre Yukimura si mise di
fronte a lui.
Lo fissò con espressione
confusa. «Va bene. Ma dove?» Piegò la testa da un
lato. «Perché non vuoi dirmelo?»
Sospirò. «Sono andato a trovare mia madre» spiegò asciutto.
Yukimura sgranò gli occhi e
lo sguardo si tinse di comprensione. Naturalmente, era a conoscenza
della sua delicata situazione famigliare.
Sua madre, quasi dodici anni
prima, se ne era andata lasciando suo padre – e anche lui. Sotaro
non aveva mai completamente superato quel trauma, che, anzi, aveva
finito per tramutarsi in una specie di fobia verso il genere femminile.
Con il passare degli anni, lei aveva tentato di ristabilire un rapporto
con lui, il proprio figlio, ma esso continuava ad essere
difficile. Non credeva sarebbe mai riuscito a perdonarla per averlo
abbandonato.
«Com'è andata?» gli chiese serio Yukimura.
Sotaro scrollò le spalle.
«Come al solito.» Lei tentava di stabilire un rapporto, ma
lui la teneva a distanza; la situazione finiva per esasperarsi e
durante il viaggio di ritorno si sentiva sempre il morale a terra.
Forse avrebbe semplicemente dovuto smettere di vederla completamente,
per evitarsi ulteriori sofferenze.
Lo ripeté ad alta voce, ma Yukimura si trovò in disaccordo.
«Credo che tu voglia ancora
bene a tua madre, però sei ancora arrabbiato per gli errori che
ha commesso. Forse non sei pronto a ristabilire un rapporto con lei
ora, ma in futuro potrebbe essere diverso. Decidere di punto in bianco
di non vederla più... potresti rimpiangerlo.»
Sotaro piegò le gambe fino
a posare i piedi sopra il sedile e portò le ginocchia al petto,
rannicchiandosi su se stesso. «Io... ci penserò.»
Yukimura gli rivolse un piccolo sorriso, poi si alzò e si sedette al suo fianco.
Sotaro si girò a guardarlo e lo vide arrossire.
«Volevo solo dirti che...
non ti abbandonerò, non ti lascerò solo.» Yukimura
deglutì nervosamente. «E... forse è presto per
dirlo, ma lo penso veramente.» Si sollevò in piedi e
appoggiò un ginocchio ripiegato sul sedile. Sporgendosi in
avanti, gli mise le mani sulle spalle e lo baciò dolcemente su
una guancia.
«Grazie.» Sotaro
catturò le labbra dell'altro con le sue, dimenticandosi per un
po' del viaggio, del rapporto travagliato che aveva con sua madre che
chissà se si sarebbe mai sistemato, e dell'aria condizionata
fuori uso.
Spazio Autrice: Wow, non
pensavo di tornare così presto. Ma il prompt sull'aria
condizionata mi ha ispirato così tanto che ho scritto in fretta
questa one-shot.
Una precisazione: sono arrivata
al vol. 8 del manga e, al momento, a parte quello che sappiamo quando
è stato introdotto il personaggio, non si sa molto sulla
situazione famigliare di Kano. Non ho idea se più avanti la sua
storia verrà ripresa (anche se ne dubito), perciò
è praticamente tutto preso dalla mia fantasia.
Non ho approfondito troppo la questione della madre di Kano e ho
preferito lasciarlo un pò in sospeso, ad interpretazione
personale. Forse in futuro riprendere di nuovo questa tematica della
famiglia di Kano.
Spero che la storia vi sia piaciuta.
Ilaria
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