Shadow
[AU, Introspettivo]
"Stasera
devo preparare qualcosa di buono. Lui torna tardi, e voglio fargli
trovare la cena pronta... cosa potrei fare? Forse del sukiyaki... No
no, fa ancora caldo, e poi ci vorrebbe troppo. Magari qualcosa di
più semplice. Della soba coi gamberi? Perchè
no... potrei anche metterci dei frutti di mare!"
Il sole del pomeriggio intorpidiva i suoi pensieri, distraendola
momentaneamente dalla lezione di medicina che si stava svolgendo nella
classe al secondo dell'edificio universitario.
Orihime Inoue, le labbra semichiuse posate intorno ad una matita,
lasciava vagare la mente verso quei progetti per la serata imminente:
la seconda ora delle due previste dal suo piano di studi stava
proseguendo, scandita dalle spiegazioni concise del professore.
"Ragazzi, un po' d'attenzione. L'argomento è ostico, ho
visto innumerevoli laureandi venire bocciati al primo esame
perchè avevano sottovalutato una o più parti del
programma. Cercate di concentrarvi..."
Scuotendosi dal suo sogno ad occhi aperti la ragazza portò
lo sguardo verso il libro di testo. Decisamente, preferiva
l'apprendistato pratico: la dottoressa Unohana e l'infermiera Kotetsu
la conoscevano bene, e avevano abituato alla sua presenza anche i
pazienti di "lunga data". Quelle lezioni di teoria non solo erano
sistemate in un orario infelice -dalle sei alle otto della sera- ma la
scoraggiavano, vista la quantità di appunti e pagine da
studiare pressoché a memoria. Non che fosse una cattiva
studentessa: alle superiori era nell'elenco dei dieci migliori studenti
della scuola; semplicemente, le sembrava uno studio privo di
creatività.
Eppure, era il suo
sogno, quello di diventare dottoressa. Ed era pronta a tutto, anche ad
annoiarsi sui libri, pur di realizzarlo.
"Potete andare. Ci rivediamo venerdì!"
Il professore si sfilò gli occhiali dalla montatura
squadrata, nel classico segno che indicava la fine della lezione. I
compagni di Orihime iniziarono ad uscire, alcuni ordinatamente, altri
fermandosi in gruppetti a parlottare, impazienti di gettarsi in
attività più rilassanti. Lei si chinò
sulla borsa, alzando il telefonino e reimpostando lo stato normale; una
icona a forma di telefono la avvisò della chiamata Uryu,
circa un quarto d'ora prima.
Forse tornerà
presto.
Era assorta nel risistemare i libri dentro la borsa,
quando si sentì chiamare. Il professor Aizen, ancora in
classe, era voltato verso di lei e la invitava ad avvicinarsi, le
labbra e gli occhi impegnati nel sorriso seducente che lo
contraddistingueva. Da quando aveva incominciato quel corso, e per la
prima volta lo aveva incontrato, il professor Sosuke Aizen l'aveva
sempre messa in soggezione. Era considerato un genio dai
più, e stimato come ottimo insegnante: anche la dottoressa
Unohana lo conosceva, nonostante non avesse avuto molti contatti con
lui. Gran parte dei suoi amici erano contenti di averlo come
professore, alcuni addirittura lo adoravano... solo lei non riusciva a
dargli fiducia al cento per cento.
Quel modo di comportarsi sicuro, accattivante, come se avesse sempre il
controllo di tutto, la metteva a disagio. E a peggiorare il tutto, un
giorno che stava seguendo Isane e Nemu (un'altra compagna di corso) per
visitare degli ammalati in corsia, era comparso assieme al suo
assistente Ichimaru e le aveva fatto i complimenti per come si muoveva
fra i pazienti, riuscendo a farli sorridere e indovinando quasi sempre
cosa avessero; non era raro che la chiamasse alla cattedra dopo le
lezioni mostrando verso di lei un interesse che la inquietava. Non è niente.
Diamine, Orihime, ti sta solo chiamando!
Cercando di controllare il nervosismo dei suoi movimenti,
la ragazza si avviò verso la cattedra tirando la cinghia
della borsa più stretta al suo corpo, in un gesto automatico
di protezione. L'uomo era in piedi appoggiato alla lavagna, e aveva
preso a giocherellare con gli occhiali, distrattamente ma allo stesso
tempo dando l'impressione di controllare ogni suo movimento. Sto diventando paranoica.
"Buona sera, Orihime. La lezione è stata
interessante?"
Tanto valeva mostrarsi
educata e gentile come sempre.
"Sì, professore. Mi spiace di aver perso i
primi dieci minuti, ma stavo parlando al telefono con il mio fidanzato,
dovevamo accordarci sulla serata." Non era necessario fornire troppi
dettagli. "Cercherò di recuperarli..."
Ma lui non la stava ascoltando. Si girò, cogliendo la prima
parte della frase: "Ah, Uryu Ishida... giusto, mi sembrava di ricordare
che ci fosse qualcosa tra di voi. Conosco suo padre, è il
primario della clinica di Karakura. Una persona molto professionale."
Eccoli, i famosi discorsi di circostanza tra lei e il professore. In
quei momenti dentro di sé sentiva montare una sottile punta
di agitazione, e desiderava soltanto uscire e tornare a casa.
"Comunque, il motivo per cui volevo parlarti è un altro. Mi
hanno proposto un'agevolazione premio per il migliore studente della
classe, per frequentare un corso specialistico che, altrimenti,
costerebbe moltissimo. Ho proposto te."
Nel silenzio, sentiva le risate dei suoi compagni echeggiare in
lontananza.
"Io... una borsa di studio?"
"Esattamente, mia cara. Tu sei la studentessa più
promettente del corso, e se posso permettermi, saresti la
più adatta a usufruire delle agevolazioni economiche. Quindi
ho avanzato il tuo nome, insieme a quelli di altri due alunni, ma
è una semplice prassi, la vera destinataria saresti tu. Cosa
ne dici?"
Non riusciva a guardarlo in faccia, come aveva fatto fino a poco prima:
gli occhi di Sosuke Azien sapevano essere ipnotici come pochi.
Lasciò viaggiare lo sguardo smarrito dalle pareti dell'aula
fino alle mani del professore, per poi lasciarlo a terra, incerta se
parlare o continuare a galleggiare in quel mutismo imbarazzante.
Inaspettatamente, la mano liscia ed elegante dell'uomo si
chinò ad afferrarle il mento, sollevandolo appena e
portandolo vicino al suo viso. Troppo stupita e impreparata la ragazza
subì quel gesto senza nemmeno muoversi, incontrando
finalmente lo sguardo di lui.
"Sei così modesta, Orihime. Le tue compagne sarebbero
già lì fuori a parlarne con tutti e a vantarsi.
Devi valutarti di più, hai tante di quelle
qualità... Sarebbe uno spreco non considerarle."
Immobile, non poteva far altro che rimanere ferma sotto le sue dita,
ascoltando il cuore battere come un uccellino prigioniero. Sprofondando
sempre di più in quei pozzi d'ambra, incapace di sottrarsi
alla sua stretta, all'incantesimo che aveva gettato su quella stanza
per bloccare totalmente il tempo e con esso la sua forza di
volontà.
Il viso di Uryu,
lontano, si affacciava alla mente a tratti, premendo per risvegliarla.
All'improvviso, la porta si spalancò, facendo
entrare proprio Gin Ichimaru, l'assistente di Aizen. Il professore la
sfiorò per un'ultima volta, lasciando una carezza ambigua
sulla sua guancia.
"A presto, Orihime. Pensa alla mia proposta. Magari potremmo discuterne
meglio un altro giorno, prendendo un caffè insieme..."
Mormorando un "arrivederci" debole tra i denti, la ragazza si
allontanò a grandi passi, incrociando il sorriso immutabile
e beffardo di Ichimaru.
Il suo respiro si regolarizzò solo dopo aver raggiunto i
cancelli della facoltà.
Sospirando, la ragazza si strinse nella sua giacchetta di cotone
pesante, guardandosi intorno per capire quale direzione prendere. Era
uscita più guidata dalle sue gambe che da altro, ed era
arrivata all'ingresso solo perchè sapeva bene che professori
e alunni usavano l'uscita posteriore, sia per parcheggiare sia per
attendere l'autobus. Non
avrebbe incontrato Aizen.
Iniziava ad imbrunire: anche se impercettibilmente, il sole tramontava
e tingeva di un'ampia gamma di colori dal rosso al rosa il cielo. Non
le andava di tornare a casa a piedi, né di raggiungere la
prima fermata dell'autobus: sarebbe rimasta seduta lì al
lato del cancello ancora per qualche minuto, in attesa che il
parcheggio si svuotasse.
Fu un colpetto di clacson a distrarla dai pensieri che iniziavano ad
affollarle la mente. Un'automobile blu scuro, una mano sottile che
sporgeva dal finestrino e le faceva segno di avvicinarsi, la testa di
un ragazzo dai capelli scuri che la chiamava. Uryu era lì.
Alzando gli occhi, la ragazza fece un gesto per fargli capire capire
che lo aveva visto. Aspettò che si avvicinasse, poi si
alzò e, un po' traballante, allungò la mano verso
la portiera. Raggiungere il sedile accanto a quello del ragazzo, dopo
quella giornata così strana, fu un vero sollievo.
"Tutto bene, Hime? È stata una giornata tranquilla?"
Persa per un attimo a fissare le dita di Uryu in movimento tra il
volante e le marce, Orihime ci mise un po' a rispondere. "Mmh... non
proprio. Ti spiegherò meglio. La lezione è stata
interessante anche se preferisco il tirocinio con Isane e la dottoressa
Unohana. È stata la fine a buttarmi giù."
Il loro appartamento, per fortuna, conservava il buon profumo di ogni
giorno. Aprendo la porta, Orihime si sentì davvero protetta
per la prima volta in tutta la serata, e quando Uryu la strinse a
sé per salutarla, poggiandole il mento sull'incavo morbido
della spalla, la sensazione di serenità che provava non
potè che aumentare.
Prepararono la cena insieme, scambiandosi pareri sulle ricette, notizie
sugli amici e commenti sul telegiornale che faceva da sottofondo.
Orihime si divertiva a cucinare (e ancora di più a
sperimentare strane ricette) e a tenere in ordine la casa, nonostante
fosse un po' distratta e spesso dimenticasse quello che avrebbe dovuto
fare. Uryu oltre ad essere attento e scrupoloso era un ottimo
casalingo, e questa loro alternanza li rendeva una coppia stabile
seppur ogni tanto capace di qualche discussione.
Uryu le dava stabilità, quello era fuori discussione. E solo
il cielo sapeva quanta gliene servisse, in momenti simili.
Stavano mangiando la soba coi gamberi, quando la ragazza introdusse
l'argomento che più le premeva.
"Oggi il professor Aizen mi ha detto che ha intenzione di farmi
usufruire di una serie di agevolazioni per i migliori studenti della
facoltà. Dice che gli sembro molto promettente..."
s'interruppe, incerta su come continuare.
Lui finì il boccone. "Beh? Non è forse un bene?"
"Sì, certamente, ma... non so, non mi sento molto convinta a
riguardo" confessò, le dita che tormentavano il tovagliolo.
Come poteva tradurre a parole la sensazione di disagio e inquietudine
che le trasmetteva la vicinanza del professor Aizen senza sembrare una
bambina paurosa?
Sospirò, portando in cucina la pentola ormai vuota e
restando per qualche minuto in silenzio, protetta dal buio della
stanza: per quanto amasse Uryu, temeva sempre che la
razionalità di lui avrebbe finito per diventare un ostacolo
tra loro.
"Quell'uomo mi spaventa, e non ne capisco il motivo."
Prima che fosse riuscita a controllarle, le parole erano fluite dalle
sue labbra come a volersi liberare da quel peso che le opprimeva da
troppo tempo. Non le importava nulla di quello che lui avrebbe potuto
pensare: quello che desiderava era solo essere ascoltata da chiunque,
che fosse il ragazzo o semplicemente sé stessa. E,
stranamente, lui non la contraddisse e rimase in silenzio.
"Oggi, mentre mi parlava della sua proposta e mi faceva i complimenti,
mi si è avvicinato sempre di più e mi ha preso il
viso tra le mani... ero così spaventata che non sono
riuscita a far nulla, ma in qualche modo ne ero anche affascinata ed
è questo a spaventarmi, ancora di più."
Scese il silenzio, interrotto solo dal rumore di qualche auto
giù in strada, la solita sinfonia urbana di Karakura.
Quella sorta di confessione sembrò averla privata di tutte
le sue energie: chinò la testa in avanti e fissò
lo sguardo sul piatto, aspettando che le tornasse il coraggio di
aggiungere altro, di chiarire il pasticcio che sentiva nei suoi
pensieri e che le parole non erano adeguate a descrivere, per quanto
avesse potuto provarci. Uryu si alzò e le cinse le spalle
con un braccio, come a voler interrompere quel flusso senza fine di
sensi di colpa.
"Non sei la prima a trovarsi a disagio di fronte ad Aizen, e credo che
non sarai neanche l'ultima. Anche mio padre, che gli ha lavorato a
fianco più di una volta, non lo ha mai trovato
particolarmente simpatico, e anche le sue infermiere la pensano
così... non che mio padre sia un mostro di simpatia, ma ci
siamo capiti no?" sorrise appena, intercettando il guizzo di vita che
si era acceso negli occhi della ragazza. "Per fortuna non devi
trascorrerci troppo tempo... magari la smetterà di
avvicinarsi così tanto a te. E se dovesse continuare, io
sarò qui a guardarti le spalle come tuo arciere personale."
terminò, stringendola a sé e strappandole
finalmente un vero sorriso.
Andrà tutto
bene. Lui è lì fuori e io sono qui. Non
può farmi nulla.
Desiderando che quel pensiero, ripetuto come un mantra, la
proteggesse, Orihime ricambiò il suo abbraccio affondando
nella sua sicurezza almeno apparente.
Una volta arrivata l'ora di dormire, distesa sul letto tra le lenzuola
morbide, cercò di prendere sonno, di sgombrare almeno per un
po' la mente ma senza successo. Avrebbe tanto voluto girarsi e
rigirarsi, come faceva di solito quando l'agitazione aveva la meglio su
di lei, ma il corpo del compagno steso accanto a lei, che tentava di
riposare, le impediva qualsiasi movimento. Era tutta colpa della sua
insicurezza, sospirò. Tra quella e la volontà di
dare sempre il suo meglio, di impedire agli altri di vederla solo come
un tipo svampito e distratto, finiva sempre per ridursi in quel modo.
Cosa avrebbe risolto comportandosi così? Se solo fosse
riuscita a darsi forza sarebbe stata in grado di imporre la vera
sé stessa e ogni timore si sarebbe dissipato.
Domani lo avrebbe
rivisto, e l'incantesimo si sarebbe spezzato.
Si accoccolò e tese le braccia verso Uryu
cercando un contatto fisico, seppur minimo, che potesse rinsaldare la
sua decisione: lui c'era, come c'era sempre stato, immerso in un sonno
leggero ma non così stanco da impedirgli di voltarsi verso
di lei e ricambiare il suo abbraccio.
Il sonno non tardò ad arrivare, e con quello la sensazione
della mente che finalmente si svuotava, le paure e i pensieri che si
scioglievano come le nuvole mosse dal vento nel cielo di Karakura.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Commento dell'autrice:
Dopo qualcosa come due anni che non pubblicavo un capitolo, ho
finalmente ripreso questa raccolta.... nonostante ormai il fandom non
sia tra quelli che pratico di più, mi dispiaceva lasciarla
incompleta, anche perché ho amato - e continuo ad amare -
Bleach, e i suoi personaggi. Per cui, cercherò assolutamente
di arrivare al traguardo dei 30 capitoli e concluderla.
Questa IshiHime mi ronzava in testa da un bel po', benché
come pairing preferisca l'UlquiHime: è nata dalla lettura in
chiave AizenHime di alcune parti della saga degli Arrancar, ma visto
che siamo in ambito di AU e di sperimentazioni, ho provato ad accostare
Uryu ad Orihime anziché Ulquiorra. Le riflessioni di
Orihime, come al solito, sono frutto delle mie rieleborazioni, e spero
non siano andate troppo OOC. Per il resto... il ringraziamento principale va alla mia betatrice/migliore amica/bro TsunadeShirahime, per aver copiato con pazienza da amanuense il racconto e per avermi incoraggiata a continuare la raccolta <3
Grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite: Alessandra, Bixx91, dario_74, Elynnea,
GilBird, Halibel, hinata87, KallenStadtfeld, kenjina, Mies, PunkyMarty,
scorpionicina90, Yukiko_chan, yukino_lang08 e Zolie.
Chi
l'ha inserita nelle seguite: Ci
chan, Libiky, Mela94, Oreo e Yoko_kun.
E chi nelle ricordate: Hether
Jules e MeMedesima.
Penso di non meritare più la vostra considerazione, dopo
avervi
lasciati in sospeso per oltre due anni, ma... se aveste voglia di
lasciare un suggerimento, una critica o semplicemente una
tirata
d'orecchi per la mia lunghissima assenza, sappiate che sarete sempre
benaccetti! :)
Nat (ex
Ino_Chan)