Note
Questa storia era
nata come one-shot, ma ovviamente mi ha preso la mano ed è diventata
una long. Comunque cercherò di contenermi: 3 capitoli, una cosa
veloce (si spera).
Kiss
With A Fist
~
Uno ~
Quando
si siede accanto a te e ti guarda in quel modo, lo capisci subito
come finirà quella scena. Non è che ci siano molte alternative,
dopotutto. Tu non sei cieco e lei è la persona più onesta che
conosci.
Così,
per una volta, resti ad ascoltarla senza interromperla. Anche se sai
bene quello che ti dirà.
E
mentre ti parla ripensi un po' a tutto. Le cose che non hai fatto e
che avresti potuto fare e che vi hanno portato a questo punto. Le
lunghe notti trascorse da solo in laboratorio mentre lei ti aspettava
a letto. Il tuo far finta d'ignorare come lui la guardava e come lei
gli sorrideva. Le scuse che tu t'inventavi per non dover stare tutti
e tre nella stessa stanza. Le scuse che lui tirava fuori per non
dover più lavorare con te.
Tu
non sai esattamente come e quando è finita tra voi, e tantomeno come
e quando è iniziata tra loro – ci sono cose che è meglio non
sapere, davvero. Ma sai che è successo e che indietro non si può
tornare. Capisci solo adesso che in un certo senso hai favorito
questa cosa fin dall'inizio. Perché dietro la gelosia e l'orgoglio
ferito, te lo sentivi, sentivi che lei meritava qualcosa di meglio di
te e che quel qualcosa era senza dubbio lui.
Sapevi
che a loro piaceva chiacchierare in cucina davanti ad una tazza tè,
e così, tutte le volte che Pepper scendeva in laboratorio
chiedendovi se ne volevate, tu dicevi di no e facevi un cenno vago a
Bruce, come se avesse bisogno della tua autorizzazione per flirtare
con tua moglie. Sapevi che Bruce si ricordava cose come il suo
compleanno e che lei gli chiedeva sempre come stava sua nonna
nell'Oregon e che erano entrambi attivamente impegnati in non so
quale progetto per la cura degli orfanelli del Terzo Mondo o qualcosa
del genere.
Sapevi
che lui era in grado di compensare quelle tue lampanti mancanze nei
confronti di Pepper e che lei era il genere di donna che di certo non
passa inosservata a uomini come Bruce.
– Ti
rende felice? –
– Sì.
–
– Bene.
Sono contento che lui ci sia riuscito. –
Non
c'è risentimento nella tua voce: sei davvero felice per lei.
Ma
Pepper si sente in dovere di difendere i brandelli del tuo orgoglio:
– Tony non dire così. Sei ingiusto verso te stesso. –
– Tesoro,
ho così pochi limiti che li conosco molto bene. – ribatti ironico.
– Sono
stata felice con te. –
E
il suo sorriso è autentico.
– Ma...?
–
– Ma
forse eravamo... – esita in cerca delle parole giuste –
già perfetti così. –
– Dici che
abbiamo forzato le cose? –
– Mi
sa di sì. –
Vi
abbracciate. E ti rendi conto di non averla mai abbracciata in quel
modo. Prima, quando era la tua indispensabile assistente, i contatti
tra di voi erano praticamente nulli. E dopo, quando è stata la tua
bellissima moglie, qualsiasi contatto è diventato pieno di
sottintesi erotici. Ma adesso siete liberi, liberi da qualsiasi
vincolo o non-vincolo, e così puoi abbracciarla e provare solo
quello che va provato.
Affetto,
completezza, gratitudine. Inizi a capire lo strano rapporto che lega
Clint e Natasha: essere più che amici ma meno che amanti e vivere
comunque sereni un rapporto così in bilico. Perfezione.
– Ma
se ti fa soffrire... – minacci alzandoti da lì.
Hai
bisogno di qualcosa di forte. E anche a lei pensi che non
dispiacerebbe.
– Lo
arrostirai con i tuoi raggi laser? – le senti dire mentre versi due
bicchieri di scotch.
– Molto
lentamente. – puntualizzi tornando a sederti accanto a lei –
E poi lo farò a tocchi e ci farcirò le pita: shawarma di Hulk. –
– Ma
si arrabbierà. – obietta prendendo il bicchiere che le stai
porgendo – E non è carino quando si arrabbia. –
– Allora
sarà un orribile shawarma di Hulk. –
– Glielo
riferirò. –
Vi
sorridete e battete i bicchieri. Non che sia il caso di fare un
brindisi. O forse sì? Non ne sei certo. Bevici su, è meglio.
– Oh,
e digli anche di piantarla di fare il timido. Abbiamo un mucchio di
progetti in sospeso e non posso aspettare i suoi comodi. –
– Sarà
contento di tornare a lavorare con te. – commenta con aria
sollevata.
– Sarà
contento anche J.A.R.V.I.S. – ribatti con una smorfia –
“Il signor Banner si unirà a lei, oggi?”, “Il signor Banner è
in ritardo, devo chiamarlo?”, “Come mai il signor Banner non
viene più a trovarci?”... –
Lei
ride, con una mano sul tuo ginocchio e l'altra che tiene il bicchiere
premuta sulla bocca. E non sai come ma anche tu trovi la forza di
ridere.
– È
insopportabile! – continui
sghignazzando – E io mi sento tradito, davvero.
Insomma, dovrebbe essere il mio
maggiordomo! –
La
risata scema velocemente.
– Tony...
–
– Mh?
–
Sorseggi
il tuo scotch e lei ti cerca gli occhi.
– Voglio
che tu sappia che noi... tra me e Bruce non c'è mai stato... niente.
–
Tentenna
tra le parole, i soggetti, i pronomi. Quel “noi” che ormai è
sottinteso essere “loro”, ma che in quella situazione, con le
fedi ancora al loro posto, suona un po' strano.
– Lo
so. – le vieni incontro, perché non ti sembra il caso che
si senta ancora più in colpa – Voi non siete come me. –
Le
passi un braccio attorno spalle e insieme vi reclinate sul divano con
un sospiro.
– Eddai,
– fa con aria complice, spingendo con un gomito –
qualsiasi cosa sia successa in queste settimane, non potrei certo
fartene una colpa. –
Inarchi
le sopracciglia: – Ah, no? –
– Non
sarebbe da Tony Stark restare in astinenza così a lungo. –
E
non ha tutti i torti, ma qua il punto è un altro. Se solo sapesse...
– Ti
stupiresti di quello che sono capace di fare, mia cara. –
Prende
una lenta sorsata di scotch, ti concede un attimo prima di
chiedertelo.
– Hai
voglia di parlarne? –
Ecco,
appunto.
– No.
Sì. No... – ti alzi e come incespichi nel disagio di
quella risposta, incespichi anche nei tuoi stessi piedi –
oh, andiamo, sarebbe terribilmente imbarazzante! –
– Più
imbarazzante della conversazione che abbiamo appena avuto? –
replica lei.
– In
realtà non è successo niente. – agiti una mano con
noncuranza mentre ti muovi nervoso per la stanza – Non per
merito mio, sia chiaro... –
Lei
ti segue con lo sguardo, curiosa: – Al party per Nick, vero? –
Sei
pronto a correggerla, a dirle che, no, Natasha se n'è andata via
assieme a Clint, come al solito. Quando lei lancia la bomba.
– Avrei
dovuto immaginarlo. – sospira improvvisamente turbata –
Era così sconvolto! Che cosa gli hai fatto, Tony? –
Ti
strozzi con lo scotch.
– Scusa?!
– tossisci.
– Sai
benissimo di cosa sto parlando. – fa lei con quel suo solito
cipiglio da insegnante.
– Certo
che lo so. – ribatti con veemenza – E l'ultima cosa
di cui ho bisogno adesso, è ricevere dalla mia quasi-ex-moglie una
strigliata sulle mie presunte molestie a Capitan Goldencock. –
– Tony...!
–
L'hai
seriamente sconvolta.
– Ti
prego, – esala con voce lamentosa portandosi una mano agli
occhi – dimmi che non l'hai chiamato davvero così. –
– Credi
che sarei ancora vivo per raccontarlo? –
– Cos'hai
combinato? – scandisce.
– Non
ti piacerà. – sospiri lanciando uno sguardo fuori dalla vetrata,
sull'oceano aperto.
Non
piace neanche a te. È una di quelle cose di cui a posteriori ti
vergogni a morte, ma che sul momento ti sembrano dei colpi genio. Una di
quelle cose alla Tony Stark, insomma.
– Ci
siamo giurati di aiutarci a vicenda, nel bene e nel male. – la
mano sottile di Pepper ti stringe la spalla mentre nel riflesso della
vetrata ti affianca la sua figura – Consideralo il mio
ultimo atto come signora Stark. –
– Non
scenderò nei dettagli. –
– Affare
fatto. –
~
Pacca
sulla spalla e bicchiere di mojito piazzato in mano.
– Per
Dio, contieniti, Cap. Sei l'anima della festa. –
È
iniziato tutto così, da una stupida battuta. A dire il vero tu credi
che fosse una battuta niente male, ma considerando come sono andate
poi le cose, è un punto di vista opinabile.
Comunque,
come ti aspettavi, Rogers ha reagito assumendo il suo solito cipiglio
da damina offesa e ignorandoti bellamente. Ma il tuo umore era troppo
pacifico per metterti a battibeccare, così ti sei limitato ad alzare
gli occhi al cielo e ti sei allontanato lasciandolo lì, solo come
l'hai trovato, con un mojito che – ne eri convinto – avresti
ritrovato dopo qualche ora intonso e annacquato per il ghiaccio tutto
sciolto. Be', fatti suoi se si ostinava a fare il puritano, no?
Erano
solo le due di notte e la serata era appena iniziata. La musica del dj
rombava tra le pareti della sala gremita di gente. Della metà di
loro non conoscevi i nomi, ma le facce sì e questo era sufficiente
per considerarli un buon riempitivo per un party come si deve – un
party alla Stark.
Se
non fosse stato per te, anche quel compleanno Nick l'avrebbe passato
davanti al simulatore di strategia dell'elivelivolo. E invece eccolo
là, tra due ali di ascoltatori con abbastanza alcol in corpo da
trovare avvincenti persino i suoi pallosissimi racconti sulle imprese di
guerra.
A
proposito di alcol: c'era una gara tra Natasha e Maria che andava
avanti da un'ora a colpi di shot di tequila. E tu hai puntato un
migliaio di dollari – o era un milione? – su Maria, solo perché
sapevi che questo l'avrebbe esaltata fino a convincerla a continuare.
Per nulla al mondo ti saresti perso l'occasione di vedere la
granitica e irreprensibile agente Hill vergognosamente sbronza.
Poi
è successo.
Bruce
ha detto che era molto stanco perché aveva lavorato tutto il giorno
e ha salutato tutti e Pepper l'ha accompagnato alla porta. E non sai
perché, ma in mezzo al casino e all'indifferenza generale, il tuo
sguardo ha incrociato quello dell'unica persona là dentro abbastanza
lucida da aver registrato la scena: Rogers, sempre lì, immobile e
silenzioso nel suo angolo solitario.
Non
sei riuscito ad interpretare la sua espressione, ma hai capito che in
quella faccenda c'erano di mezzo già troppi occhi. Hai battuto
infastidito le palpebre interrompendo quel contatto visivo e hai
chiesto a J.A.R.V.I.S. di staccare le telecamere per una mezzora,
perché non ci tenevi proprio che un giorno saltasse fuori qualche
fotogramma. Ingollando una sorsata del tuo white russian ti sei
allontanato dal chiasso della sala e sei uscito nella frescura del
balcone. Nessuno ti ha notato e tantomeno seguito e hai ringraziato
il cielo per questo.
Sinceramente,
non sai per quanto tempo sei rimasto là fuori. Sai solo che a stare
da schifo là era un po' meglio che stare da schifo in mezzo a tutta
quella gente, quindi ci sei rimasto quanto ne avevi voglia.
Quando
sei rientrato, il tuo bicchiere era vuoto e la sala era decisamente
meno affollata – certamente in favore delle camere da letto. Colpa
del dj: aveva messo su una serie di lenti psichedelici e i pochi
rimasti si stavano dando a delle pomiciate selvagge sui divani.
Speravi solo che si spostassero in qualche camera prima di commettere
l'irreparabile sulla fodera da diecimila dollari.
Hai
superato Clint e Natasha, intenti in una tranquilla partita a
biliardo, e ti sei diretto al tavolo degli alcolici. Mentre ti
versavi un Martini, per un pelo hai schivato la disperata corsa di
Maria verso il bagno. I suoni che ne sono provenuti poco dopo hanno
fatto inorridire tutti i presenti, ma non sono riusciti a destare
Nick dal sonno pesante in cui era crollato, messo di traverso su una
poltrona. E tu ti sei trovato a considerare che Maria sbronza non era questa gran cosa – di certo non era uno spettacolo che valesse mille dollari.
Accanto
a te un sospiro seccato: – Vado a vedere come sta. –
Non
è stato tanto per quello che ha detto, ma per come l'ha
detto. Insomma, che Rogers restasse una fastidiosa crocerossina persino
nel bel mezzo di un party, potevi anche capirlo. Ma che assumesse pure
l'aria dell'adulto responsabile cui tocca vigilare su un branco di
giovani incoscienti, ecco, questo ti dava piuttosto ai nervi.
– Rilassati
Mammy, siamo tutti adulti e vaccinati. E
levati quel muso. Potrei offendermi: nessuno si annoia alle feste di
Tony Stark. –
Per tutta risposta lui ti
ha squadrato con un'espressione di fastidiosissima superiorità e tu
hai capito che non avresti sopportato a lungo tutto questo. Non ne
potevi più di lui e della sua aria di sufficienza stampata su quella
faccia da angioletto. Il Signor Purezza. Fanculo.
–
Fatti una bevuta,
portati in camera una ragazza... – gli hai suggerito
muovendo con noncuranza una mano – vivi un po', accidenti! –
Rogers
ha fatto finta di non cogliere la non tanto velata allusione alla sua
totale e vergognosa inesperienza.
Piuttosto,
ti ha agitato davanti il mojito affermando: – Ci sto
provando. Non mi fa effetto. –
–
Ah, averlo il tuo
metabolismo! – hai sospirato – Tieni. – e
gli hai messo in mano un altro bicchiere – Bevi e buttati.
Quella brunetta ci sta, secondo me. –
L'hai
preso per il collo, parlottando complice e indicando un paio di
ragazze dall'altra parte della sala che starnazzavano nella vostra
direzione. Lui ha ingollato un sorso e si è teso, lo potevi sentire
dai muscoli rigidi del collo.
–
Certo anche la
biondina... Oh, be', perché non tutte e due? –
La
sorsata gli è andata di traverso, facendolo diventare paonazzo.
Tensione e vistoso imbarazzo: la tua vendetta si era compiuta alla
perfezione. Hai nascosto il sogghigno mentre lo spingevi con
decisione verso di loro.
Non
sei rimasto a vedere lo spettacolo del suo rendersi ridicolo solo
perché Maria non era ancora uscita dal bagno e i rumori provenienti
da là stavano diventando a dir poco preoccupanti. Ma hai scoperto che Pepper ti
aveva preceduto.
–
Sta bene. – ti
ha detto uscendo da lì e richiudendosi la porta alle spalle.
In quel momento vi ha raggiunto un suono agghiacciante.
–
Be', più o meno. –
ha aggiunto lei con espressione scioccata – Vado a prepararle un
caffè e poi me ne vado a dormire. –
Hai
annuito e hai accolto il suo bacio senza guardarla.
–
'Notte. –
Te ne
sei rimasto ancora un momento lì, davanti alla porta chiusa, con il
bicchiere in mano. C'era una tizia che vomitava nel tuo bagno, tua
moglie se ne stava andando a letto senza di te e metà delle camere era
occupata da gente che scopava. Hai svuotato il bicchiere con una sorsata.
Non si poteva dire che non fosse una festa riuscita.
Sei
tornato in sala con l'intenzione di riempirtelo ancora una volta e, toh, sei
incappato proprio nella scena migliore della serata. Rogers che si
faceva trascinare in camera dalla biondina.
– Vai
Cap! – gli hai urlato dietro alzando il pollice –
Scongela quel ghiacciolo! –
Martini
– il Martini va sempre bene.
La
sala era ancora più vuota. Nick russava sulla poltrona e ti sei
chiesto se e come rimuoverlo da lì senza farti venire un'ernia.
Forse potevi usare il braccio meccanico. Clint aveva vinto la partita
a biliardo: si vedeva da come si pavoneggiava senza pudore davanti a
Natasha. Lei alzava gli occhi al cielo e scoteva la testa con
rassegnazione.
Lo
strillo è arrivato dal piano di sopra ed è stato così acuto da
interrompere il russare di Nick.
Tu
hai fatto un cenno agli altri e sei salito di sopra senza fretta.
Sapevi che un secondo Martini ti sarebbe stato d'aiuto. Hai mollato
il bicchiere vuoto su un tavolo di passaggio e ti sei messo a cercare
la stanza del delitto.
Eccola
là. Facile: la sola porta ancora chiusa mentre dalle altre
spuntavano teste scarmigliate e incuriosite.
– Circolare,
non c'è niente da vedere. – hai recitato con
professionalità.
Da
quanto tempo volevi dirlo!
– Che
stai combinando Capsicle? –
Era
l'unico che mancava all'appello, quindi... per la miseria!
La
scena che si presentava ai tuoi occhi era ai limiti del surreale.
La
biondina era seminuda e stesa sul letto in una posa scomposta.
Svenuta? Così sembrava. Di certo respirava.
Per
quanto riguarda Rogers, invece... be', portava i segni inequivocabili
delle attività svolte nell'ultima mezzora. Dai capelli arruffati
alla camicia che penzolava sghemba sul bordo del letto alle labbra
ancora tumide e...
E
magari spostiamo l'attenzione su qualcos'altro, ok? – è
intervenuto il tuo cervello già provato dall'alcol.
E
i jeans. Erano slacciati e lasciavano intravedere un prevedibile
rigonfiamento. Un mostruoso rigonfiamento. Una cosa che
proprio tu non avevi mai visto in vita tua e anche solo ammetterlo era
destabilizzante perché, insomma, tu sei stato a letto con gente di
ogni sorta, ma... questo. Apparentemente Rogers avrebbe potuto
competere senza fatica con John Holmes [1].
Non
si era detto di spostare l'attenzione su altro?!
Non
hai avuto alcuna difficoltà ad immaginare come si fosse svolta la
scena. La biondina che ingenuamente – si fa per dire –
fruga nella patta aperta e si ritrova in mano quella cosa. Lo
shock doveva essere stato troppo forte, povera ragazza.
– Santo
cielo, Rogers. Mettilo via. Lentamente. –
Lui
ti ha guardato con aria totalmente persa. Non capiva niente. Ma non
era quello che l'alcol lo reggeva bene?
Poi
di nuovo la tua attenzione si è concentrata sulla bestia. Ah,
adesso ti era tutto più chiaro. Chissà quanto sangue era necessario per
mantenerlo su. Probabilmente il già lento cervellino di Rogers era
in black-out.
– Stark!
–
Mani
sulla patta ed espressione orripilata.
– Ehi,
non sono io ad aver sguinzagliato Nessie. –
– Che
succede? –
Chiunque
fosse, è stato scacciato da un doppio “FUORI!” e non si è fatto
più vedere.
– Anche
tu. Fuori di qui Stark. –
Le
tue sopracciglia sono schizzate in alto.
– Tecnicamente
questa è casa mia. – gli hai fatto notare muovendo gli
indici ad indicare l'ambiente – E togli quelle mani: tanto
non basterebbe Mijolnir a coprire quel mostro. –
Non
lo credevi possibile, ma lui è riuscito a diventare ancora più
paonazzo.
– Sei
senza pudore! – ha
esclamato afferrando un cuscino –
Vattene! –
– Piantala
di fare la verginella e... –
Paff,
il cuscino ti è volato in faccia e stonf,
è caduto per terra. Tutto questo era così assurdo che eri lì lì
per rivalutare la serata.
– Senti,
Stephanie... la
finisci d'isterizzare? –
Il
suo crollo è stato qualcosa di tragicomico. Era così sconvolto, lì,
su quel letto, con le mani fra i capelli. Un concentrato di senso di
colpa e vergogna.
Ti
sei seduto accanto a lui e gli hai fatto pat-pat sulla spalla, senza
capire esattamente di cosa dovevi consolarlo. Di un'erezione da
record?
–
Sai, molti
venderebbero un rene in cambio di quella dotazione. – gli
hai detto con fare comprensivo.
Vago
lamento disperato.
–
Sai come fare? –
ti sei schiarito la voce – Papà ti ha fatto il discorso o
settant'anni fa non si usava? –
–
Lasciami in pace
Stark. – ha mugolato.
Certo
che era un piagnone! Niente, il fare paterno non funzionava.
Forse
avrebbe funzionato altro, hai pensato mentre la tua mano scivolava
dalla spalla alla sua coscia. E non farai finta che l'alcol non abbia
avuto la sua parte in questo.
–
Senti, Cap... resti
tra noi, ma se ti serve una mano... –
Crack.
Cazzo
se ha fatto male! Oh, era tutto pieno di stelle. E dove diavolo stava
il pavimento?
La
porta ha fatto sbam e prima che tu te ne accorgessi eri solo,
con una tizia svenuta nel letto, un principio di coma etilico e il
setto nasale fracassato. Sì, quello era decisamente un party degno
di Tony Stark.
~
– Tu
hai fatto cosa?! –
Ecco,
lo sapevi che avrebbe dato di matto. Uno ti mena e ovviamente la
colpa è tua. Ti pare che qualcuno si prenda la briga di difenderti? Ma
certo che no! Nemmeno tua (ancora per poco ma comunque ancora) moglie.
– Andiamo,
mi hai visto fare di peggio. –
– Anthony
Stark, – ti riprende – non puoi fare proposte
sessuali a chiunque. –
Sbuffi:
– Lui non è mica chiunque! –
– Oh,
Dio. –
– E
adesso c'è? –
– E
dire che con me ci hai messo sette anni. – commenta con aria
offesa.
– Ma
che c'entra? – la guardi accigliato – Io ero
innamorato di te. –
Silenzio.
Bene, uno a zero per te, vuoi sperare. Sei tu che ha incassato in una
settimana un pugno e una richiesta di divorzio. Un po' di
comprensione, che cazzo. Il karma, che fine ha fatto il karma?
Allarghi
le braccia davanti al suo sguardo insistente: – Cosa...? –
Ancora
silenzio.
– No.
–
Negazione.
La affermi ancor prima di formulare concretamente l'idea che
lei pensi che tu...
– Oh,
no. Pepper Pott-Stark, la risposta è no. –
Sospira,
ti batte una mano sulla coscia.
– D'accordo.
– fa conciliante.
Panico.
– Pepper.
– la richiami mentre
si allontana –
Pepper, non è così. –
Lancia
un'occhiata da sopra la spalla e ti sorride sorniona prima di
scomparire al piano di sopra.
– Continua
a ripeterlo, magari te ne convincerai. –
Cazzo.
Bevi.
No,
non bere. Visto che casino per un bicchiere in più? Ma poi guarda,
ti trema pure la mano.
Oh,
merda.
Non
è mica normale che la predi così, eh? Calmati. Respira. Bevi.
Eh,
no! Metti via, dai. Bravo.
Cosa
c'è che non va? Strofinati la faccia, massaggia le tempie. Prova a
spremere fuori i pensieri pressando le dita sulla scatola cranica.
Dillo.
C'è
che se la persona che ti conosce meglio al mondo ti dà ad intendere
che sei innamorato di un altro, forse ha ragione. Ecco cosa c'è che
non va.
[1]
Per chi se lo stesse chiedendo, John Holmes è stato uno dei più
famosi pornodivi al mondo, noto in particolare per le dimensioni
spropositate del suo pene.
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