Lo
so, è molto improbabile che sia andata veramente così, ma ho sempre voluto
immaginare che il loro primo incontro sia stato proprio questo… un semplice
gioco del destino.
A simple twist of fate
Un
ragazzo dai lunghi capelli neri uscì di casa
trascinando un enorme baule e sbattendo la porta di casa dietro di sé.
King’s Cross non era lontana, ci avrebbe messo poco, a piedi.
In ogni
caso nessuno si sarebbe preso la briga di accompagnarlo.
Non che
gli importasse, anzi.
Era
sempre stato un tipo solitario. Non aveva mai avuto amici, né qualcuno a cui
confidare i suoi segreti.
Ma da
quel giorno la sua vita sarebbe completamente cambiata.
Ed il
fatto che stesse per iniziare una nuova scuola, una scuola di magia per giunta,
era solo il primo dei cambiamenti cui la sua vita stava andando incontro.
***
Un
ragazzo dai spettinatissimi capelli neri e vivaci
occhi nocciola spingeva il carrello col suo baule verso il binario 9¾.
I suoi
genitori lo seguivano con un’espressione orgogliosa dipinta in volto.
Superata
la barriera il ragazzo si voltò per salutarli.
“Mi
raccomando,” esordì la madre.
“Fai il
bravo, sii educato, studia, scrivici…” iniziò ad elencare il figlio, tenendo il
conto con le dita mentre imitava il tono di voce di
lei.
“... e non combinare guai.”
“Sì, sì…
ora posso andare? Hogwarts mi aspetta!”
Abbracciò
sua madre e salutò il padre, poi iniziò ad incamminarsi lungo il binario.
Una
ragazzina dai lunghi capelli rossi gli passò proprio accanto.
Fu subito
ammaliato dalla grazia dei suoi movimenti e dai suoi occhi, del più bel verde
che avesse mai visto.
Automaticamente
alzò la mano andando scompigliarsi i capelli, già per conto loro in disordine.
Continuò
a camminare, senza però riuscire a distogliere lo sguardo da lei.
Andò a
sbattere contro qualcuno, ed entrambi finirono a terra.
“Scusa,” mormorò. “Non facevo attenzione
a dove stavo andando. Stavo guardando…”
Si voltò
verso il punto dove prima stava la ragazza, ma lei non c’era più.
“Non
importa,” rispose l’altro, scostandosi dagli occhi una
ciocca di capelli castani ed abbassando timidamente lo sguardo. “Avrei dovuto stare più attento anch’io.”
Il ragazzo
dai capelli scuri si raddrizzò gli occhiali e si alzò, tendendo poi una mano
all’altro per aiutarlo a mettersi in piedi.
“Grazie,” mormorò questo, sollevando per un istante gli occhi
ambrati per tornare poi a fissarsi le scarpe.
“Ti serve
una mano a caricare il baule sul treno?” si sentì chiedere.
“Sì,
grazie… è abbastanza pesante, non so cosa ci abbia messo dentro mia madre, ieri
mi sembrava più leggero.”
“Non
dirlo a me… a proposito, come ti chiami?”
***
Era
giunto in stazione con largo anticipo, ma nessuno gli aveva detto come si
faceva a raggiungere il binario, così, quando finalmente ci riuscì, il treno
era quasi pronto a partire.
Issò il
pesante baule sul vagone ed iniziò a tirarlo lungo il corridoio, alla ricerca
di un posto libero.
Il treno
era strapieno e lui desiderava solo starsene un po’ per conto suo.
Sfortunatamente
questo non sembrava proprio possibile, così entrò nello scompartimento più vuoto
che trovò.
Due
ragazzi occupavano i sedili accanto al finestrino, chiacchierando allegramente.
Uno aveva
una massa di capelli neri che sembravano non aver mai visto un pettine e
l’altro una carnagione pallida e malaticcia ed appariva timido, riservato,
rispetto all’esuberanza dell’altro.
Entrambi
si voltarono quando entrò.
Indicò
uno dei sedili liberi.
“Posso…?”
“Certo!”
Sistemò il baule nel suo apposito scomparto e si
sedette.
“Primo
anno anche tu?” chiese il ragazzo dai capelli neri.
Annuì.
“Anche noi.” Gli rivolse un grande
sorriso. “Lui è Remus, ed io sono James.” Disse, tendendogli la mano. “James
Potter.”
L’ultimo
arrivato guardò esitante la mano che il ragazzo gli porgeva.
La
accettò e ricambiò il sorriso.
In fin
dei conti era rimasto da solo fin troppo tempo.
“Sirius Black.”