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Chiamatela pure licenza poetica
By Fed
Theodore Nott era, a tutti gli effetti, quello che viene
comunemente chiamato dalle masse festanti il solito, banalissimo ed
invidiatissimo “Bello e impossibile”, assimilazione non dissimile da “Quello che
crede di avercelo solo lui” e da “Quello che è così figo da poterselo
permettere”.
Castano, occhi verdi e busto esile, gambe slanciate,
nessuno avrebbe potuto definirlo alto né mascolino: ma forse erano proprio quei
suoi lineamenti così androgini ad aver fatto sì che la maggior parte delle
ragazzine di Hogwarts perdesse la testa per lui.
Forse, invece, era il suo modo di parlare, candido ma
misurato, aiutato dalla gestualità confusa di un bambino troppo ben educato, ad
averlo reso così popolare.
Fatto sta che orde di studentesse, alcune delle quali
davvero niente male, di tutte le case gli correvano dietro fin dal primo anno;
ovvio che, già dal secondo, lui aveva iniziato ad approfittarne di buona
lena.
Al quinto, cambiando prospettiva, aveva avuto la conferma
che, sì, sedurre persone di sesso maschile gli era assai più congeniale e che,
tutto sommato, lo divertiva anche parecchio di più.
Se è pur questa la visione che la scuola aveva di Theo, io
vorrei divertirmi a mostrartene anche un’altra, caro lettore, sempre cercando di
tediarti il meno possibile.
Theodore Nott, nel suo intimo, si era da sempre definito un
vile: era un tredicenne quando aveva scoperto il suo poco interesse per le
donne, ma aveva continuato ad approfittar di loro finchè l’età non gli aveva
imposto – ahi lui – di dimostrare in modo più carnale il proprio
riconoscimento.
A dire il vero, anche quand’era così piccolo il serpeverde
aveva capito di essere innamorato ed era caduto nel banale errore di pensare che
si potesse trovare lo stesso calore di un sentimento ricambiato nel corpo di
qualche sconosciuto dal viso carino.
Cercava di creare disordine, di alzare polveroni attorno
alla propria figura di Ragazzo In per attirare l’attenzione di LUI.
Sì, proprio di LUI che, a veder bene, era l’unico a
fregarsene altamente di Theo.
Amore non corrisposto?
Sembrerebbe, lettore, ma non ingannarti. Non credere
nemmeno che questa storia abbia un lieto fine, perché, tutto sommato, non ho
intenzione di raccontare nulla che possa avere un fine, né azione alcuna.
Forse questa più che una storia è una narrazione. Ti va lo
stesso di proseguire?
Bene, mi fa piacere.
Sappi però che appariranno qui soltanto dei punti di vista,
talvolta contrastanti, e che è impossibile che due punti di vista facciano
sviluppare un’azione, se rimangono solo semplici punti di vista.
Tutt’al più, essi stanno alla base delle Rivoluzioni; ma
basta divagare…
Blaise Zabini (Oh! Ecco chi era il LUI di Nott; hai
indovinato, lettore!) si era sempre dimostrato un mancato corvonero: molto
studioso e asociale per indole, era sempre piuttosto freddo nei modi, ed era
questa la sua caratteristica più serpeverde, oltre alla sua spasmodica ricerca
di essere il migliore in tutto ciò che avesse una certa priorità e, a conti
fatti, nessuno era in grado di sconfiggerlo in questo.
Nessuno a parte la Granger, certo, ma secondo il miglior
amico del diciassettenne, tale Draco Malfoy, i mezzosangue non contavano.
Zab riteneva di avere un unico difetto, un difetto
piuttosto bello ma anche decisamente fastidioso che (so che te lo aspetti,
lettore) rispondeva al nome di Theodore Nott.
Bene lettore, ora hai le basi per capire dove io voglia
andare a parare: due ragazzi che si amano l’un l’altro e si ricercano senza
saperlo. Due giovani che si comportano spesso in maniera assurda, con l’altro,
proprio perché si tratta dell’altro.
Blaise e Theodore fanno parte di quel gruppo di innamorati
che si dicono “Ti Odio” invece che “Ti Amo”, che litigano per cose già
dimenticate prima di esser ripetute e battibeccano per banalità astruse. Come
stavolta, come due giorni fa.
Ecco, ora questa insana narrazione si pone l’assurdo
proposito di diventare storia.
Vi va di osservare oltre il sipario che si sta aprendo?
Zabini è in guferia, che si sistema sul naso gli occhiali
dall’esile montatura nera, per poi scompigliarsi svogliatamente i capelli,
mentre osserva da una finestra della stanza il giardino sottostante ed il campo
di Quidditch, in lontananza.
Nott sta salendo le scale che portano alla guferia, quando
si accorge della presenza del coetaneo.
Guardalo, lettore! Fa per andarsene, ci ripensa; prende a
guardare la schiena dell’altro, gli si avvicina, comincia a parlare.
“ Blaise! ”
Il moro si volta di scatto, conscio di chi si ritroverà di
fronte tra un solo istante.
Arrossisce, poi si riprende.
Respira.
Sorride sincero, quindi, notando che Nott è più agitato
persino di se stesso.
Il sipario s’è già chiuso, ma poco importa, vi pare? E
brutto leggere di un dialogo come un altro quando la parte più interessante si è
già conclusa, quando si è già spento il sorriso più bello che Theo (torniamo
forse ai punti di vista?) ha mai osservato in vita sua.
Non dubitare, in questa storia, questi due ragazzi
arriveranno a capirsi meglio, ma non è questo il momento per raccontarlo.
Da cattivo narratore mi impongo il gusto di tagliare
l’azione a metà, in modo da potermi godere l’espressione dei due serpeverde in
quel momento, colorando lo sfondo del mio teatrino con colori romantici e a
tratti stilnovisti, coprendo poi tutto con un sipario nero dal gusto decadente.
E’ bello poter pensare che l’amore più puro è quello
racchiuso nel sorriso di una storia raccontata a metà.
Chiamatela pure licenza poetica.
OWARI
Oooops, l’ennesima fic sconclusionata…
…ehm… prometto che credevo venisse su meglio, prometto che
adoro questi due personaggi e questo pairing, anche se l’ho appena trattato
tanto male, prometto di fare un buon sugo con i pomodori che mi state tirando…!
Coff…
Vi ringrazio per la lettura, mi spiace per il disturbo.
Per tutti gli insulti potete anche recensire, in fondo non
vi vorrò male lo stesso.
Grazie a Stateira, ad anaizz e a
mezzosecolo per i commenti alla mia scorsa storia, ve ne sono davvero molto,
molto grata.
* scompaio, agitando la mano *
DISCLAIMER: I personaggi non sono, ovviamente, i miei.
Concedetemi Blaise anche per una sola una notte e potrete dire di aver fatto la
felicità di una donna. Grazie a mamma Jò per averci illuminato con simili
elementi.
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