Ogni singolo istante

di Shomer
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Epilogo

Ditele che l’ho perduta quando l’ho capita, ditele che la perdono per averla tradita.
Atlandite – Francesco De Gregori


 

Te ne andasti che io non ebbi neanche il tempo di rendermi conto di ciò che stava succedendo. Preparasti uno zaino e varcasti la porta di casa, mentre io ero ancora immobile al centro della cucina che ti osservavo, senza sapere cosa dire o cosa fare, perché sapevo che le cose non sarebbero potute andare diversamente. E sapevo anche che era colpa mia.
Nei giorni successivi mandasti qualcuno a prendere il resto della tua roba e io non avevo idea di dove fossi né di cosa stessi facendo. Pensai che non ti avrei mai più rivisto.
A tre anni da allora posso affermare con certezza che se fossi stata meno egoista e più coraggiosa probabilmente avremmo sofferto di meno, ma posso dire con altrettanta sicurezza che se ti avessi ascoltato e se avessi aperto gli occhi, se non avessi infranto le regole e se neanche tu le avessi infrante, probabilmente sarebbe finita allo stesso modo. Non ero pronta a te esattamente come tu non lo eri a me, anche se ti ostinavi a credere di esserlo, ma tutta la sofferenza che ci siamo causati a vicenda poteva essere evitata semplicemente se io mi fossi posta le domande giuste al momento giusto.
Ricordo che un mese dopo la tua partenza rividi Marlene e le chiesi scusa per come mi ero comportata; lei mi sorrise e mi chiese se sapevo dove fossi.
Eri scomparso senza lasciare tracce e io pensai che era stata fatica sprecata, perché non avrei avuto il coraggio di cercarti per molto tempo.
Ti eri innamorato di me la prima volta che mi avevi visto e l’avevo capito troppo tardi. Io mi ero innamorata di te col tempo e ti eri radicato nel mio cuore e nella mia anima con talmente tanta forza che sarebbe stato impossibile scacciarti e tutt’ora sarebbe impossibile farlo. Questo l’ho accettato solo adesso.
Durante tutto questo tempo spesso ho avuto paura che tu mi avessi lasciata indietro, mentre io ho passato tutti i giorni a ricordare e nella mia mente ho rivisto ogni singolo istante, ho risentito ogni singola parola e ogni singolo tocco. Pensavo che se ancora non eri venuto a cercarmi allora voleva dire che avevi dimenticato tutto, che non te ne importava più niente. Ho dovuto combattere contro me stessa per venire da te e stranamente dentro di me avevo la sensazione di sapere già dove trovarti.
Mentre ti guardo seduto in riva al mare penso che tu sia la cosa più bella che io abbia mai visto.
Ti raggiungo e mi fermo a qualche passo dietro di te, perché ancora una volta voglio vedere come sei quando pensi che nessuno ti stia guardando.
Stuzzico con una mano la collana con la chiave che porto al collo. Non l’ho tolta nemmeno una volta da quando me l’hai restituita.
Dopo un’infinità di tempo ti volti a guardarmi e non sei sorpreso, anzi: hai lo sguardo di qualcuno che aspetta un momento simile da sempre, lo sguardo di chi era convinto che prima o poi sarebbe successo. Come al solito, capisci sempre tutto prima di me.
«Ce ne hai messo di tempo» mi dici.
Sorrido. Ripenso a tutto ciò che è successo negli ultimi anni e che non riuscirò a lasciarmi alle spalle.
«Pensavo che mi avessi dimenticata» rispondo.
«Sei la solita stupida. Mi ricordo tutto. Ricordo ogni singolo istante.»
«Posso sedermi vicino a te?» chiedo.
«Sì.»


«Posso sedermi vicino a te?»
«Fai come vuoi.»





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