Sono sul ciglio della strada, la notte è ormai avanzata,
mi porto dietro solo una valigia e la mia bacchetta. Sospiro, la agito,
smuovendo appena l’aria di fronte a me.
E un secondo dopo la quiete della notte viene squarciata
da un rombo assordante. Un enorme autobus a tre piani compare davanti a
me. Le
porte scorrevoli si spalancano e una luce accecante mi investe in pieno.
“Benvenuto sul Nottetempo..” inizia il
bigliettaio con
voce assonnata.
“Si, conosco già tutta questa cerimonia”
lo interrompo subito,
gli allungo un galeone e salgo senza troppi complimenti.
L’uomo sembra felice
di non dover ripetere la stessa solfa per l’ennesima volta.
“Forse troverà un
posto libero al terzo piano!” mi grida dietro, mentre
già salgo le scale.
E in effetti il terzo piano e quasi vuoto. Solo tre letti
sono occupati. Mi accomodo in fondo al corridoio, senza però
stendermi.
L’auto riprende la sua folle corsa, e io so già
che non riuscirò a chiudere
occhio. Non prendo il Nottetempo da quando sono bambino proprio per
questo.
Avere un viaggio calmo e rilassato quassù sarebbe un
miracolo. Ma stanotte non
ho avuto scelta.
Osservo i passeggeri del mio piano: una strega intenta a
lavorare a maglia, un vecchio mago che incredibilmente ronfa come se
fosse in
un centro benessere, e un ragazzo, stretto nel suo mantello da viaggio,
con un
cappello calato sugli occhi. Ha un’aria stranamente
famigliare, non riesco a
capire se dorma o no.
Il mio dubbio viene risolto poco dopo. Lui solleva il
cappello e mostra degli occhi scuri, profondi, paralizzanti, che
riconoscerei
ovunque.
“Anche tu a viaggiare con i mezzi dei poveri,
Harry?”
chiede con tono sprezzante, guardandomi dall’alto in basso.
“Buonasera anche a te, Zayn.” faccio in tono
laconico,
voltandomi verso il finestrino.
Tra tutte le persone che potevano capitarmi,
proprio lui dovevo incontrare? Il mio vecchio, insopportabile compagno
di
scuola, il Corvonero che mi aveva umiliato davanti a tutti,
stracciandomi nell’ultima
partita di Quidditch del campionato; il bastardo per cui mi ero preso
una cotta
e che mi aveva usato come un giocattolino erotico, nelle ultime due
settimane
di scuola; quello che mi aveva sverginato, durante l’ora buca
del sabato
mattina di quasi un anno prima, tra gli alberi del parco di Hogwarts.
Non potevo essere più sfortunato.
“Allora..” ricomincia,
togliendosi il mantello e sedendosi sul mio letto. “..come
mai qui? Papino ti
ha sequestrato la scopa?”
“Non vedo perché dovrei dirlo proprio a
te” rispondo
acido, mantenendomi a debita distanza. Ma lui sembra farlo apposta, si
avvicina, si passa una mano tra i capelli e sorride in quel suo modo
ironico,
sprezzante..e dannatamente affascinante.
“Diventi sempre più bello, Harreh. Ti sei fatto
crescere
i capelli?” Con aria innocente inizia a
giocherellare con i miei ricci, fa scorrere le dita tra i capelli,
sulla nuca e
poi su fino all’orecchio. Sussulto. Quello stronzo ricorda
ancora i miei punti
deboli..
“E tu diventi sempre più insopportabile”
ribatto, scacciandogli
la mano con forza. Lui scoppia a ridere, poggia la testa contro il
finestrino
con aria sognante. “Sei carino quando ti arrabbi. Non ti
avevo mai visto
arrabbiato..”
Sbuffo. “Forse non ricordi il giorno in cui ti ho mandato
la strilettera”
“Beh in quel caso ti ho solo sentito, non visto”
stranamente nella sua voce c’è una nota di
sconforto.
Lo guardo attentamente in
faccia, per la prima volta dopo un anno. Sembra molto più
vecchio di me, appare
stanco, spossato, i suoi occhi tradiscono una vena di sottile
tristezza. Si
accorge che lo sto osservando e cerca di riprendere il controllo.
“Mi trovi ancora dannatamente sexy, eh?” dice in
tono
spavaldo.
Ma a me non la da a bere. “Che ti è successo,
Zayn?”
chiedo con voce serissima.
E mentre parlo mi accorgo che voglio davvero
saperlo, che provo preoccupazione per lui..
La sua bocca trema per un attimo, lo sguardo torna vitreo
e spento. Un tempo non sarebbe stato così difficile
distruggere le sue difese.
Sai..” inizia a dire, guardandosi le mani “..gli
ultimi
tempi sono stati un po’ difficili. Essere un nato babbano non
era decisamente
di moda, lo scorso anno..”
Ricordo solo in quel momento che era un mezzosangue, e mi
sento uno stupido per non aver capito prima cosa gli è
accaduto. E’ un
miracolo ritrovarlo qui vivo, seduto davanti a me, dopo ciò
che è successo nell’ultimo
anno.
“Scusa..mi ero dimenticato..” balbetto,
senza sapere che
dire.
“Non ho bisogno della tua compassione! “ mi
risponde
freddamente “..mi sono dato alla macchia per quasi sei mesi,
ho vissuto con
costante terrore di essere scoperto, di non poter rivedere
più la mia
famiglia..” serra le labbra, come per trattenersi dal dire
altro “Non ho
bisogno della tua pietà..” ripete “ non
adesso.”
Lo guardo scioccato per un attimo. Il ragazzo tosto e
sicuro di se che avevo davanti un secondo prima è solo un
ricordo. “Mi
dispiace..” sussurro “..se avessi
saputo..”
“Cosa avresti fatto?” sorride tristemente,
guardandomi
negli occhi “avresti messo a rischio il buon nome della tua
famiglia..per me?”
"Si” affermo, imprimendo ogni singola parte di me in
quella parola.
Stavolta è lui ad essere scioccato. Scruta il mio viso
attentamente, come faceva un tempo. I suoi occhi indagatori si
insinuano nel
mio animo, la sua coscienza si allarga fluendo verso la mia. Sento un
leggero
pizzicore alla testa. E’ lui che cerca di entrare. Lo lascio
fare, percepisco
la sua mente espandersi verso la mia. Una marea di immagini mi passano
davanti
agli occhi, alla velocità della luce. Dopo pochi secondi
già sento la testa
pesante. Sono pronto a rialzare le barriere, ad escluderlo dai miei
pensieri.
Ma lui sente il mio disagio ed abbandona la mia mente con delicatezza.
“Non mi credevi, eh?” sospiro,
massaggiandomi le tempie.
“No..e ancora non mi pare possibile che il tuo sì
sia sincero”
“Beh sei il miglior Legilimens che abbia mai
conosciuto..non penserai che sia riuscito ad ingannarti?”
Zayn sorride per il complimento, e per un attimo ritrova
il suo tono sfrontato “Su questo hai ragione”
All’improvviso, l’autobus inchioda,
catapultandoci in
avanti. Gli finisco addosso, sento il suo respiro sul mio collo, le sue
mani
intorno ai fianchi. E’ un attimo, un secondo, poi lui si alza
velocemente,
adagiandomi piano sul letto.
“E’ la mia fermata..” dice, sembra quasi
imbarazzato. “E’
stato un piacere rivederti, Harry” mi da una pacca sulla
testa e scende sotto,
senza aspettare una risposta.
Appena sparisce dalla mia vista capisco che quel saluto
non mi è bastato. Un senso di incompletezza, qualcosa di
simile al rimpianto, mi
invade l’animo. Sento il bisogno frenetico di alzarmi, di
fare qualcosa,
qualsiasi cosa…
E alla fine mi alzo davvero. Mi catapulto sotto, correndo
a perdifiato, travolgendo il bigliettaio, e scendo appena un attimo
prima che
le porte dietro di me si richiudano.
Zayn è seduto su una panchina poco lontano. Guarda fisso
una casa lì davanti; il giardino è incolto, il
cancello inizia ad arrugginirsi,
la cassetta della posta e’ aperta e vuota. La scritta Malik
sul bordo e quasi illeggibile..
Mi avvicino. Mi siedo accanto a lui, e guardo l’edificio
in rovina, la casa dei suoi genitori. Noto che c’è
uno squarcio vicino alla
parete destra; probabilmente è da lì che sono
entrati..e da lì che li hanno
uccisi.
“Che ci fai qui?” mi chiede con voce
assente, senza nemmeno
guardarmi.
“Avevo detto che ti avrei aiutato, ora sai che non
mentivo”
Si volta verso di me, lo
sguardo aspro e freddo “E’
troppo tardi ormai”
Poi mi afferra dal
collo con forza e mi bacia.
E’ un bacio
triste e violento insieme. Sento le sue
lacrime che mi bagnano il volto, mentre la sua lingua si intreccia alla
mia, in
una spirale di insaziabile disperazione, di affannosa ricerca di
conforto.
E io lo accontento,
rispondo al bacio, lo attiro più
vicino a me, lo circondo con un braccio, per impedire che si sfaldi
sotto le
mie mani. E’ fragile, lo è sempre stato, dietro
quella sua corazza da stronzo.
Quando le sue lacrime
finiscono di scorrere si stacca da
me. Si schiarisce la gola, si pulisce velocemente il viso e torna a
guardare la
casa.
“Domani la
demoliranno..” dice con voce atona.
Io non so che fare, se
non abbracciarlo di nuovo e
restare seduto su quella panchina con lui tutta la notte
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