Noah
e Chelsea, due ragazzi così diversamente uguali. Lei,
capelli castani e occhi neri, lui capelli biondi e occhi verdi.
Si
conobbero all'età di sette anni, le loro famiglie si
conoscevano e si frequentavano ma loro, non si erano mai sopportati. I
genitori li costringevano a passare del tempo insieme che loro
passavano a farsi scherzi cattivi e a prendersi in giro, ormai i
genitori di entrambi li
ritenevano
un caso perso. Passarono dieci anni e loro frequentavano la stessa
scuola, come se non bastasse, si trovavano nella stessa classe.
Si
lanciavano occhiatacce, si prendevano in giro con battute sarcastiche e
pungenti eppure, nessuno dei due avrebbe lasciato che l'altro fosse
preso in giro da persone che non fossero loro.
Chelsea
era abituata, in un certo senso, ad essere presa in giro, non era
esattamente la ragazza perfetta, quella che tutti desideravano... era
una qualsiasi, una che spesso si vestiva di scuro per non farsi notare,
una molto timida. Noah invece era il solito tipo, quello sfacciato,
quello considerato fico, il solito giocatore di basket.
Un
venerdì, dopo le lezioni, Noah fu invitato ad una festa
organizzata da una delle ragazze più belle della scuola, una
cheerleader ovviamente, una specie di modella, corpo perfettamente
scolpito, capelli biondi e occhi color nocciola, insomma, aveva tutto
messo al posto giusto. La madre di lui lo costrinse a portare con se
anche Chelsea che andò controvoglia.
"Chi
ha voglia di giocare al gioco della bottiglia?!" Disse Fayte, la
cheearleader.
"Su
Chelsea, gioca anche tu!" la trascinò per un braccio
costringendola a sedersi. Fecero il primo giro della bottiglia e
ovviamente, capitò a Fayte.
"Vediamo
un po'... Chelsea deve dare un bacio completo a chi capita la
bottiglia. Chelsea, non sei contenta? finalmente bacerai qualcuno, e
penso che sarà la prima e l'ultima volta!"
Tutti
nella sala cominciarono a ridere di gusto, senza fregarsene di quello
che stava provando Chelsea. Si alzò di scatto, con un
espressione sul viso mista tra delusione, rabbia e tristezza,
iniziò a correre e si diresse verso il portico.
Quando
ormai era troppo lontana per sentirla, Noah la seguì con
molta furia e rabbia, dopo aver preso le sue difese mettendo a tacere
tutte quelle oche.
Si
avvicinò a Chelsea, lei era arrabbiata con il mondo,
chiunque incontrava per strada la prendeva in giro, era davvero stanca
di tutto quello, aveva voglia di togliersi la vita, era curiosa di
sapere a chi sarebbe mancata, se ne sarebbe valsa davvero a pena
soffrire tanto. Lui arrivò, la strinse tra le sue forti
braccia robuste e senza dire una parola stettero lì per
un'ora. Lei piangeva a singhiozzi, era ormai stanca, continuava a
ripeterlo senza sosta e Noah, con molta pazienza, stava ad ascoltare
tutte quelle grandissime stupidaggini che lei diceva a ripetizione,
come un disco rotto.
Era
passata più di mezz'ora e lei non accennava a fermarsi. Lui,
ormai stufo di vederla combinata così iniziò ad
urlare, e chiederle di smetterla. Noah non poteva vederla in quello
stato.
"Perché
io ti amo!" urlò. "Non puoi continuare a dire queste
sciocchezze, mi fai stare male, terribilmente male! vuoi questo? tu
vuoi questo?"
Chelsea
lo guardò senza parole, a bocca aperta... continuava a
singhiozzare e le lacrime a scendere ma non piangeva più,
qualcosa dentro di lei cambiò, improvvisamente non si
sentiva più sola, capì che qualcuno aveva bisogno
di lei, che qualcuno le voleva bene.
"No-
Noah, io..." lui si avvicinò, le prese il viso tra le mani e
la baciò, un bacio lungo, sofferto, un bacio
meravigliosamente intenso. Da allora, entrambi passarono giorni felici
insieme, erano molto innamorati e Chelsea, per la prima volta, si
sentiva desiderata, amata e quella voglia di morire le era passata del
tutto, non avrebbe lasciato per nulla al mondo Noah. Lui le aveva
praticamente salvato la vita e lei gli era eternamente grata.
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