Boh, non so quando è ambientata né che senso ha XD
Il titolo è una canzone dei Queen ovviamente U.U
Save me
“Dovresti cercare di reinventarti, guardarti
intorno, fare altro, vagliare altre ipotesi”
Quante volte Leonard glielo aveva ripetuto in
quegli anni? Ormai quasi un decennio era passato da quando avevano
detto addio
a Star Trek, non rinnovato per una quarta stagione, com’era
facilmente
prevedibile. Da allora, a parte le poche sessioni di doppiaggio che
avevano
fatto insieme per la serie animata, nelle quali si erano anche molto
divertiti,
si erano potuti vedere molto poco.
Leonard era stato impegnato, ed era tuttora impegnato,
in mille fruttuose attività; aveva registrato dischi, per
quanto opinabili,
scritto libri, fatto comparsate a destra e a manca, aveva anche
presentato dei
programmi e cosa più importante, aveva lavorato in teatro e
in televisione,
assiduamente. Ma riusciva sempre a ritagliarsi del tempo, intere
giornate, per
stare con lui, sempre. Era una necessità alla quale non
poteva rinunciare.
La carriera di Bill, dopo Star Trek, ma anche da
prima, era invece andata a rotoli molto velocemente. Non aveva quasi
più
lavorato, limitando i suoi impegni a poche parti in film di serie B, o
peggio.
Eppure sembrava non dare poi molta importanza alla cosa, nemmeno il
vedere così
poco le sue bambine sembrava colpirlo poi così tanto,
nonostante il grande
amore che portava loro, Bill semplicemente non era fatto per la vita
familiare
e men che meno matrimoniale.
“Pensi che non ci abbia provato?”
William rispose con noncuranza continuando a
sorseggiare la sua birra, seduto scompostamente sulla poltrona,
sbuffando di
tanto in tanto. L’amico dai capelli scuri, seduto sul divano
di fronte a lui,
si tirò avanti col busto e incrociò le braccia al
petto
“Hai pensato a cambiare agente?”
Bill ridacchiò
“Secondo te è facile? Non servirebbe a
molto”
“Perché mai?”
Il canadese sbuffò sonoramente posando la
bottiglia di birra sul tavolinetto accanto alla poltrona e
continuò a guardare
un indefinito punto dinanzi a sé, evitando accuratamente lo
sguardo scuro del
compagno. Uno sguardo che recava forse una pietà della quale
non aveva
assolutamente bisogno
“Vado per i cinquanta ormai, Len”
Leonard aggrottò le sopracciglia, rimanendo in
silenzio, sapendo in realtà cosa passasse per la mente
turbata dell’amico ma
non volendo accettare quel muto sconforto nel quale si era rinchiuso.
“Andiamo, sappiamo tutti e due che non è certo
stato il talento recitativo ad avermi aperto le porte del cinema e,
com’era
ovvio che fosse, il tempo è passato anche sulla mia bella
faccia”*
Sorrise. Un sorriso amaro, un sorriso inquieto e
uno sguardo malinconico velato da una patina lucida. Uno sguardo che si
andava
costruendo in quegli anni e che lo avrebbe, da lì in avanti,
sempre
caratterizzato.
Uno sguardo che a Leonard non piaceva, che non
riusciva ad accettare e che si sarebbe da allora sempre impegnato per
cancellare.
“Preparo qualcosa da mangiare”
Aggiunse Bill mormorando, alzandosi in piedi per
recarsi in cucina, ma l’alta e magra figura di Leonard lo
seguì, ed era
confortante, sempre, sentire la sua essenza alle proprie spalle.
Essenza che lo avvolse in un caldo, caldissimo
abbraccio e lo strinse a sé, quasi con forza, possesso, e
Bill si abbandonò con
sollievo sul torace del compagno, non ricercando altro che il suo
calore, chiudendo
gli occhi e come spesso, o sempre, era accaduto,
quell’abbraccio aveva il
potere di portare via ogni dolore, ogni dubbio, ogni paura, da
entrambi.
In una magia quasi surreale che un Dio o il
destino aveva per loro deciso, in quella loro naturale armonia,
null’altro
esisteva all’infuori di quelle mani che ci cercavano, di
quelle labbra che si
accarezzavano e di quei cuori che ormai da anni battevano
l’uno per l’altro.
E con l’elegante e magro viso di Len tra le
delicate mani, Bill lo baciò ancora, e ancora, stringendosi
a lui, ringraziando
mentalmente Dio o il fato stesso, perché nonostante tutta la
sua vita fosse
andata irrimediabilmente a rotoli, qualcosa aveva posto
quell’uomo sul suo
cammino e, malgrado tutto il resto, questa rimaneva la cosa
più importante.
A dispetto di tutto lui era grato al cielo di
poter essere stretto in quell’abbraccio e non c’era
niente ad essere
altrettanto vitale.
“Che ci fai ancora qui con me?”
Mormorò poggiando la fronte sulla sua, alzandosi
leggermente sulle punte dei piedi. Lo domandò con un dolce
sorriso sulle
labbra.
Tante volte si era domandato perché, nonostante
tutti gli impegni, nonostante Leonard stesse anche cercando di
ricostruirsi un
futuro con un’altra donna, trovasse ancora del tempo per lui
e qualche volta
balenava nella sua mente il terribile pensiero che un bel giorno
semplicemente
non ci sarebbe più riuscito, o non avrebbe più
voluto riuscirci.
Ma lo stesso sorriso dolce e sereno apparve sulle
sottili labbra dell’uomo bruno e la sua risposta fu quasi
immediata
“Io appartengo
a te…”
Era l’unica risposta che gli sovvenne, l’unica che
in realtà si attendessero.
Era l’unica verità.
Leonard si tirò indietro al bacio istintivo del
compagno e le sue sottili labbra scesero sul suo mento e sul suo collo,
dove
lasciarono qualche piccolo morso che ottenne, come sempre,
immediatamente, di
far accelerare il respiro e il battito cardiaco di Bill. Leonard
sorrise,
conosceva oramai a memoria tutte le reazioni del compagno, ad ogni suo
gesto. Le
reazioni istintive di quel corpo che si scioglieva subito a lui,
ancora, come
fosse la prima volta.
“A…asp… non avevi fame?”
Riuscì infine a bofonchiare Bill, allontanandosi
quanto bastava per guardarlo in viso, godendosi non poco quel sorriso
dolce e
sensuale al contempo che Len mostrava solo a lui
“Ho
fame…”
Precisò Leonard alzando un sopracciglio,
diminuendo quella distanza
“…del resto ho l’uomo più
affascinante della terra
tra le braccia”
Bill ridacchiò serenamente, quando quelle parole
uscivano fuori dalle labbra di Len assumevano tutta un’altra
connotazione e
sembravano quasi reali.
Ricambiò l’espressione lasciva e si mosse
sinuosamente tra le sue braccia catturandogli di nuovo le labbra, per
appena
qualche istante che, eppure, bastò a destabilizzare
momentaneamente la postura
del compagno
“Della galassia vorrai dire, non mi sottovalutare
Len. Hai William Shatner tra le braccia!”
Rispose, spavaldo, sorridendo sulla sua bocca,
prima di trascinarlo con sé, prendendogli le mani, verso la
camera da letto.
E qualunque cosa fosse accaduta nella sua vita,
nel suo futuro, l’avrebbe accettata, perché
quell’uomo, il suo uomo,
sarebbe rimasto al suo fianco. Sempre.
Di questo era certo. Questo leggeva chiaramente
nei suoi taglienti occhi scuri, che non si staccavano dai suoi, quando
facevano
l’amore.
E non c’era più paura. Mentre Leonard si
abbandonava in lui, il futuro non era più una preoccupazione.
________
*Non serve che lo dico ma lo dico comunque, ovviamente è
solo quello che ‘penserebbe’ Bill in un momento un
po’ triste, non è affatto la
mia opinione personale ci mancherebbe! Giudico Shatner oltre che un
uomo
veramente bellissimo, ma bello bello bello in modo assurdo (tuttora
all’età di
81 anni, mamma mia che gli farebbi!), un bravissimo attore purtroppo
sempre
molto sottovalutato da questo punto di vista. Oltre che un bravissimo
regista,
scrittore, papà, nonno, marito e cantante U.U
Mamma mia il mio sentimentalismo non si tiene a bada quando si tratta
di questi due -__-
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