Alcune NOTE
fondamentali prima di iniziare:
1) Per chi non
lo sapesse, "And then there were none", pubblicato in Italia come
"Dieci piccoli indiani", è un racconto giallo scritto da
Agatha Christie. Amando particolarmente questa scrittrice e i suoi
favolosi personaggi, ho pensato di renderle omaggio con questo mio
personalissimo scritto, ispiratomi appunto dalla sua opera. Sperando
vivamente di non farla rivoltare nella tomba!
2) La
traduzione italiana della filastrocca, fondamento dell'opera originale,
fa riferimento a "negretti" e non a "indiani" per motivi che risalgono
alle prime pubblicazioni del libro della Christie. In ogni caso, non è mia
intenzione offendere nessuno o inneggiare in alcun modo al razzismo!
3) Per quanto
riguarda i contenuti, la mia storia fa riferimento ad alcune scene di
Resident Evil1 comunque rivisitate e/o modificate da me per poter
meglio fittare la filastrocca (come ad es., la riduzione del numero dei
membri della S.T.A.R.S. da 12 a 10).
Credits: "And then there were
none" e la filastrocca sono proprietà dei rispettivi autori,
i quali ne detengono tutti i diritti, mentre RE1 e i suoi personaggi
appartengono alla Capcom.
And then there were none
È
una storia piuttosto bizzarra quella che mi accingo a raccontarvi. Ai
limiti dell’inverosimile, direte voi. Ma posso garantirvi che
è tutto vero.
Tutto
iniziò in quella afosa estate del 1998 a Raccoon City. La
città, solitamente tranquilla e con un tasso di
criminalità assolutamente nella norma, venne stretta in una
morsa di puro terrore causato da una serie di misteriose e barbare
morti. Nessuno in città osava più girare da solo
oltre un certo orario e anche i cacciatori più esperti non
varcavano più i confini della città,
lì dove la civiltà sembrava svanire inghiottita
dalla natura selvaggia. Per rimediare a tutto ciò e
salvaguardare i suoi concittadini, il sindaco Warren fece appello non
solo al Dipartimento di polizia della città ma anche al neo
fondato reparto speciale S.T.A.R.S.
Questo era
suddiviso in due squadre, l’Alpha e il Bravo Team,
formate dai migliori agenti sulla piazza: il capitano Albert Wesker e
il comandante in seconda Enrico Marini, Chris Redfield, davvero un
ragazzo irruento ma ottimo soldato, Jill Valentine, il cui aspetto
gentile e innocente non vi avrebbe fatto sospettare minimamente che
potesse essere invece una tipa tosta, vera maestra nel sbloccare
serrature, Barry Burton, ex membro della SWAT esperto di armi e
responsabile del loro rifornimento alle squadre, Joseph Frost,
specializzato in automezzi, Richard Aiken, elemento indispensabile per
le comunicazioni, Forest Speyer, tiratore scelto, Kenneth Sullivan, il
chimico del Bravo Team, e infine Rebecca Chambers, giovanissima ma
intelligente, col fondamentale ruolo di aiuto in primo soccorso.
Tutti ottimi
agenti, preparati per ogni evenienza. Ma
non per quello che li aspettava...
Quando gli fu
ordinato di partire subito, quella sera di luglio, qualcuno
tentò di obiettare.
Effettivamente,
sarebbe stato più opportuno per loro muoversi alla luce del
sole, soprattutto se c’era davvero uno psicopatico che si
aggirava nei boschi appena fuori città divertendosi a
smembrare la gente. Ma, dopotutto, erano dieci armati contro uno...cosa
poteva mai capitargli? Inoltre c’era il rischio che il
suddetto psicopatico mietesse un’altra vittima mentre loro
stavano lì a discutere su quando partire. Dovevano agire
subito.
Così,
senza indugiare oltre, la S.T.A.R.S. giunse sul luogo tanto temuto,
disperdendosi per avere una visione più ampia della zona.
Gli agenti scansionarono il terreno alla ricerca di qualche indizio, di
prove, ma inizialmente la caccia fu molto scarsa. Sembrava che non ci
fosse niente di strano, nulla fuori dall’ordinario.
Frost
camminò a lungo uscendo infine dalla boscaglia per
ritrovarsi in un ampia radura. Si asciugò il sudore dal viso
con un braccio e sospirò. Vediamo...Cosa avevano detto i
giornali? Corpi straziati, mutilati? Ma dove?!
Un rumore alle
sue spalle lo fece voltare di scatto con la pistola puntata, pronta a
far fuoco.
“La
metta giù, Frost” disse Wesker, uscendo dagli
alberi.
Frost
ubbidì prontamente mentre lo scrutava. Se fosse stati
lì avreste sicuramente notato lo sguardo corrucciato del
giovane, il quale non riusciva a spiegarsi come il suo superiore fosse
uscito dal bosco senza aver fatto una piega, mentre lui avesse le
braccia graffiate dai ramoscelli e dai cespugli, i quali sembravano
volergli impedire di continuare la missione.
Avrebbe
fatto bene a cogliere quei segnali. Così come
i suoi compagni.
La natura non
lascia mai nulla al caso.
Ma
questo, loro, sembrarono non capirlo.
Wesker gli
chiese “Trovato qualcosa?”
“No,
signore”
Frost fece
qualche passo tra l’erba alta e si bloccò di colpo
emettendo un mugolio sommesso.
“Forse
ho parlato troppo presto, signore...” aggiunse poi.
Wesker lo
raggiunse ed entrambi osservarono la scena sotto i loro occhi.
Uno sguardo
sbarrato, vacuo.
Il volto
orribilmente scarnificato.
Il torace
squarciato.
Una mano
mancante.
Una gamba
maciullata.
E
il sangue, naturalmente. Denso e scuro,
scintillava alla luce argentea della luna piena quasi a voler catturare
l’attenzione dei due osservatori su quel macabro spettacolino.
Frost
deglutì sonoramente mentre Wesker portava istintivamente una
mano sull’arma che teneva al fianco.
“Non
sembra sia qui da molto...Si tenga pronto, Frost..”
Un ringhio
basso e cupo portò la loro attenzione sulla vasta distesa
erbosa che avevano di fronte, senza però riuscire a capire
chi o cosa lo avesse emesso.
Così
concentrati, sobbalzarono quando dal bosco dietro di loro fecero
capolino Jill, Chris e Barry. La ragazza si avvicinò cauta
ai due chiedendo “Ma che succed...?”
Le parole le
morirono in gola alla vista dello scempio ai suoi piedi mentre
sopraggiungevano anche Kenneth e Rick. Fecero per dire qualcosa ma un
ringhio, più potente del precedente, costrinse
l’intero gruppo a guardare un punto fisso tra
l’erba. I lunghi fasci si muovevano regolarmente.
C’era qualcosa lì...e sicuramente non doveva
trattarsi di un coniglietto in cerca della tana. Era qualcosa di
più grande e pericoloso. E non era solo.
Tutti loro
fecero questi pensieri mentre un branco di cani apparve in mezzo alla
radura puntando verso di loro, lentamente. Poi si fermò.
C’era
qualcosa di strano in quegli animali...Nessuno dei presenti
aveva mai visto dei cani così. Dalle fattezze sembravano dei
dobermann ma il pelo era rado a mancante in molti punti. Ad essere
più precisi, mancavano interi lembi di pelle che lasciavano
scoperti i muscoli sottostanti e, a tratti, anche alcune ossa. Sulle
teste, poi, le orecchie sembravano doversi staccare da un momento
all’altro mentre le fauci spalancate, dalle quali uscivano
lunghi filamenti di saliva frammista a sangue, non lasciavano presagire
nulla di buono.
Entrambi gli
schieramenti si studiarono un attimo.
Chi era preda
e chi era predatore?
Nessuno si
mosse finché Wesker non urlò ai suoi uomini di
correre. Ovviamente, gli animali si lanciarono
all’inseguimento. Una corsa fatta di urla concitate, spari e
uggiolii.
Nello stesso
momento gli ultimi tre membri del Bravo Team raggiunsero la radura,
portati là dalle voci e dagli spari uditi. Forest, vedendo i
compagni correre all’impazzata, esclamò
“Ehi! Ma che diavolo...Perché tutta questa
fretta?”
I tre fecero
qualche passo avanti. Videro il cadavere a terra, poi, sentendo
qualcosa, sollevarono lo sguardo su un cane ringhiante. Compresero al
volo il motivo della fuga dei colleghi e non persero tempo a imitarli.
Come loro, infatti, raggiunsero in fretta l’ingresso di una
villa che figurava nella radura, al confine con il bosco. Marini spinse
dentro Rebecca mentre Forest tentava ancora di colpire gli animali in
corsa dietro sé. Poi entrò e si chiuse il pesante
portone alle spalle.
Dieci persone
si trovavano così in una villa, apparentemente abbandonata, non
sapendo che avevano appena varcato la soglia dell’inferno.
No. No,
aspettate.
“Inferno”
non è la definizione esatta.
Secondo
l’accezione dantesca sarebbe un luogo controllato da leggi e
popolato da personaggi alquanto singolari.
In questo,
invece, non vi è legge alcuna se non quella più
naturale... “sopravvive solo il più
forte”.
Per quanto
concerne i personaggi...si, credo che si possano definire
“singolari”.
Un uomo, se
credente, sa cosa aspettarsi una volta morto.
Loro no. E la
cosa peggiore è che non sono ancora morti.
Ancora.
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