Short Film 1
Una seconda Occasione
Non aveva mai
pensato nemmeno per un momento di avere una famiglia, non aveva mai
nemmeno immaginato di fare sesso e diventare padre eppure era successo.
Quella notte del cazzo, invasa dai fumi dell’alcol l’aveva
improvvisamente catapultato in un inferno.
Passeggiava
su e giù per quel corridoio come se all’improvviso il suo
razionale cervello potesse trovare una soluzione a tutto quel casino e
invece, solo il fastidioso ticchettio dell’orologio a far
compagnia a tutti i suoi pensieri.
Non sapeva nemmeno lui perché fosse lì, in fondo quella
ragazza l’aveva conosciuta una notte lontana ormai nove mesi, lei
non voleva il bambino e se quel piccolo non avesse avuto i genitori
sarebbe andato in adozione.
Forse sarebbe stata la cosa più logica da fare, non era pronto
ad essere padre, era incasinato e confuso ma c’era qualcosa
dentro di lui che gli impediva di allontanarsi da lì, forse, il
merito era di quel legame naturale che un genitore prova per una
piccola parte di sé ormai diventata vita o forse, era pura e
semplice verità.
Il rumore ritmico del bastone al suo fianco era in qualche modo
tranquillizzante, l’unica cosa sicura e stabile della sua vita
“Quanto diavolo ci vuole a far uscire un bambino da un
utero” sibilò spazientito ma quasi in risposta alle sue
lamentele l’infermiera uscì raggiante dalla sala parto
“Complimenti paparino, è una bella femminuccia” ma
la faccia scura e tetra dell’uomo la costrinse immediatamente a
fare retromarcia “Lei è qui per il parto della signorina
Mellis vero?” annuì appena senza fiatare “Meno male,
credevo di aver sbagliato persona” sorrise di nuovo ma non
ottenne nessuna risposta “Vuole vederla?” bella domanda,
non sapeva nemmeno cosa dirle ma le sue gambe si mossero da sole, la
curiosità per quel piccolo essere nato da pochi minuti era
più forte di qualsiasi ragionamento.
A medicina si era divertito come un matto ad immaginare donne sdraiate
su quei lettini ad urlare come delle matte, continuava a ripetere
che essere uomo era infinitamente più bello, ma lì, su
quel lettino non c’era una donna qualsiasi.
Là sopra, con il viso arrossato e la fronte mandida di sudore
c’era la ragazza che aveva dato alla luce una piccola parte di
sé.
Si avvicinò appena, giusto quel tanto che bastava per spiare la
neonata tra le sue braccia “È piccola” sbottò
ironico “Tu eri molto più grande quando sei nato?”
“Giusta osservazione” si lasciò cadere sulla
sedia accanto “Cosa farai?” domandò perplesso
“Non ne ho idea, io non posso tenerla con me non sono pronta, tu
mi sei rimasto accanto durante tutto questo tempo se vuoi
..”scosse appena la testa spiando la piccina “Allora
andrà in adozione” “Cosa le
accadrà?” la ragazza alzò appena le spalle
ridendo “Passerà di famiglia in famiglia fino a quando i
servizi sociali non le troveranno una coppia stabile”
“Bella prospettiva” sussurrò posando la testa contro
il muro, c’era troppa confusione tra i suoi pensieri, dentro di
lui qualcosa urlava “Scappa più lontano che puoi” e
poi c’era quella vocina “Quella non è una bambina
qualsiasi … quella è la tua seconda occasione”
scosse appena la testa chiudendo gli occhi
“D’accordo” la ragazza si voltò sorridente
verso di lui “La terrai con te?” in fondo che male poteva
fare? Forse sarebbe stato un uomo migliore con una bambina accanto,
forse sarebbero cresciuti assieme e lei lo avrebbe addolcito, forse
quel dolore lancinante che provava da mesi se ne sarebbe andato. Era
solo una piccola umana, un errore di una notte che portava metà
del suo corredo genetico e non voleva vedere i suoi preziosi geni
sprecati.
L’avrebbe tenuta con sé, c’era un buon cinquanta per
cento di possibilità che potesse rovinare anche la vita di
quella bambina ma l’altro cinquanta per cento cos’era?
Magari era un futuro, qualcosa di lontano e sfocato che gli avrebbe
fatto dimenticare il passato così nitido e pungente “Sei
sicuro?” la voce della ragazza lo riportò alla
realtà di colpo “Impacchettala, la porto con me”
sorrise appena alzandosi mollemente dalla sedia “Come la
chiamerai?” “Non lo so, tu hai qualche idea?” ci
pensò qualche secondo fissando la bambina
“Rylie” “Che nome è?” rispose
ironica “Ehi, la porto con me quindi avrà il nome che
scelgo io” la ragazza sorrise avvolgendo per bene la piccola tra
le coperte “Forse sarai un bravo paparino” sbuffò
prendendo tra le braccia quel piccolo fagotto rosa.
Era terrorizzato, aveva paura di stringerla troppo forte, aveva paura
di farle male ed era impacciato e goffo “Smettila di ridere
ragazzina insolente” mormorò afferrando il bastone
“I bambini sono inutili … almeno i cuccioli delle scimmie
si aggrappano alla madre per non cadere” esclamò
sollevando appena la piccola “Se piange troppo posso
restituirla?” “Firmi qui” mormorò esitante
l’infermiera.
Quello scarabocchio sul foglio era un catena, la linea continua che
univa la sua stupida e misera vita a quella di una bambina
innocente, che aveva avuto la sfortuna di finire nel cuore sbagliato.
Quello scarabocchio sul foglio era
un catena, la linea continua che univa la sua stupida e misera vita a quella di una bambina innocente, che aveva
avuto la sfortuna di finire nel cuore sbagliato.
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