Il demone cieco

di ShuraExorcist
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- Prologo -
 

 
 
 
 
 

Quando Padre Christoph trovò quel bambino avvolto in fasce, era l’alba di una giornata autunnale piuttosto fredda. Avevano bussato alla porta del monastero e si chiese chi fosse a quell’ora del mattino. Il sole era già alto, si udiva il lontano cinguettio degli uccelli dagli alberi alti del giardino.
Davanti a Padre Cristoph, tuttavia non c’era nessuno. Pensò che forse aveva passato una notte troppo inquieta e che dunque il rumore fosse solo una sua impressione, ma sotto ai suoi piedi il pianto di un neonato lo fece sobbalzare.
Incredulo, in una cesta di vimini c’era un bambino avvolto in una coperta azzurra.
Le sue guance erano rosee, i suoi capelli scuri e cominciò ad agitarsi dentro la cesta, scalciando.
Padre Christoph si chiese chi mai avrebbe lasciato lì quella creatura innocente tutta la notte.
Si chinò e prese il piccolo fagotto tra le braccia. Era caldo e cominciò a dondolarlo per calmare il suo isterico pianto. Malgrado provasse a cantare una ninna nanna, il bambino non la smetteva di piangere. Dalla coperta azzurra, scivolò via una lettera.
La prese e cominciò a girarla e rigirarla alla ricerca del nome del mittente, ma la busta era completamente bianca.
Portò il bambino dentro e si sedette sulle scalinate dell’altare.
I fogli della lettera erano freddi, l’inchiostro nero era lievemente sbiadito. Da dove veniva quel bambino? Fece un lungo respiro profondo e diede un’occhiata alla creatura tra le sue braccia.
Era piccola, inerme. Quando il bambino smise di piangere, aprì i suoi grandi occhi tondi.
Era troppo piccolo per vedere il colore dei suoi occhi, ma Padre Cristoph vi lesse dentro tutta la sua innocenza, al punto che sentì il suo cuore rimpicciolirsi. Sorrise al bambino e gli toccò il naso.
Poi tornò a leggere.
 
Vogliate accogliere la nostra richiesta padre. Abbiate cura del nostro erede, dal più alto dei cieli noi veglieremo su di voi. Che Dio vi benedica.”
 
Padre Christoph rimase di sasso. Dal più alto dei cieli… angeli?
Improvvisamente gli tornò in mente il sogno di quella notte. Quella figura radiosa, quella voce sublime, quei capelli dorati che gli dicevano: “Abbiatene cura”.
E soprattutto, quelle lunghe ali bianche.
Guardò il bambino, cominciò a pizzicarsi le braccia e si cominciò  a sbattere la mano in fronte, facendo scivolare via i suoi occhialini tondi.
-Vogliono prendersi gioco di un povero anziano padre.-
Padre Christoph, un po’ in collera, si diresse verso l’entrata della chiesa del monastero, ma si fermò non appena il piccolo riprese a piangere.
Sbuffò:-Devo proprio tenerti. Non c’è via d’uscita. E va bene, Il tuo nome sarà…-
Fece una pausa. Come avrebbe chiamato quel bambino?
-Abraham.-
 





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