I won't forget.

di theybelieve
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- Pronte? Uno, due, tre! –
La spinta che mi do da sopra lo scivolo del parco acquatico di Genova mi fa quasi rotolare come una palla fino alla piscina sottostante. E, come se non bastasse, per l’impatto contro l’acqua, il pezzo di sopra del mio costume si alza, lasciandomi mezza nuda. Imprecando, mi sistemo, esco dalla piscina e raggiungo le mie due migliori amiche che si stanno già dirigendo verso un altro tipo di scivolo. Odio gli acquapark, non ci trovo niente di divertente. Avrei preferito passare questa calda domenica d’agosto al mare a prendere il sole, magari leggendo un libro; però ho voluto far compagnia a Felicia e Martina. Sempre il mio solito problema: non so dire di no a nessuno, sento sempre il bisogno di far felici tutti.

Quando mi avvicino, sento che stanno facendo commenti inadeguati su tutti i ragazzi in costume che gli capitano sotto gli occhi. Sono incredibili, lo fanno sempre e dovunque.
- Hey Felicia, devo ricordarti che sei già impegnata? – dico alla ragazza bionda dagli occhi grigi accanto a me, dandole una gomitata sul fianco.
- Hey Jessie, devo ricordarti che il mio tipo non è qui in questo momento? – mi fa l’occhiolino e ridacchia.
- Fels, smetti di fare la prostituta e aiutami a decidere dove andare. Non abbiamo girato nemmeno metà parco. Questo posto è immenso. – Martina (o Mars, come preferisce essere chiamata) si è fermata davanti ad un cartello con la mappa del parco illustrata sopra e ci sta fissando con sguardo interrogativo. I suoi lunghi capelli lisci sono perfetti anche da bagnati.
- Io opterei per le vasche ad idromassaggio, per rilassarci un po’. – propongo soffocando uno sbadiglio mentre mi stiracchio. – Tutto questo sole mi sta facendo venire sonno. –
Le due annuiscono. - Okay pigrona, ma prima andiamo al bar, sto morendo di fame. –

Raggiungiamo le nostre sdraio per prendere i soldi e ci avviamo verso il bar. Dobbiamo fare la fila (una lunghissima fila composta per lo più da bambini affamati) per lo scontrino.
- Voi che prendete? – chiedo indicando il cartello che mostra tutti i gelati confezionati disponibili.
- Uhm…io un magnum white. – dice Mars.
- Io un cafè zero passion fruits. – annuncia Felicia, facendomi scoppiare in una risata che non faccio in tempo a trattenere.
- Si dice “ziro pesshion fruts”! – le dico ridendo.
Mi guarda male. Odia quando la correggo in inglese. – Oh, mi scusi miss. America. – sbuffa.
- Sono italo-canadese… - replico con aria di sfida.
- Mi perdoni, non farò più errori sulle sue origini. A patto che lei ci faccia trovare qualche bel ragazzo inglese. – mi dice con aria sognante.
- Solo quando avrai imparato a pronunciare il nome di quel gelato in modo impeccabile. –
Mi tira un pugno sul braccio.
- Hey! – mi allontano da lei e mi massaggio il punto in cui mi ha colpita.
Mars ridacchia. – Io preferisco gli americani o i canadesi….Hanno un non-so-che di misterioso. Prendete il padre di Jessie come esempio. Oppure suo fratello…-
Felicia la interrompe. – Ma guarda un po’! Non hai ancora smesso di pensare a Derek, eh? E poi lui è canadese solo per metà. –
Mars avvampa. Ha un cotta per mio fratello dalla prima volta in cui l’ha visto. Purtroppo nessuno di noi ha l’occasione di vederlo spesso. Ha finito il liceo ed è subito partito per Ottawa, dai nostri nonni paterni. Mio padre, John, è nato ed ha vissuto in Canada fino ai venticinque anni, dopo di che, per questioni di lavoro, è sceso in Italia, dove ha conosciuto e sposato mia madre, Anna, ex-insegnante di inglese al liceo linguistico. Ecco perché parlo l’inglese come se fosse la mia lingua madre. Nonostante questo, sono stata ad Ottawa solo quattro o cinque volte, ma programmo già di trasferirmi lì dopo il miei diciannove anni, quindi tra circa due anni. Non vedo l’ora. L’Italia mi piace, ma è come se sentissi che il mio posto è lì, qui mi sento come una straniera.

Alla fine riusciamo a prendere i gelati e andiamo a mangiarli sotto il nostro ombrellone. Fa davvero troppo caldo per stare sotto il sole. Le nostre sdraio sono proprio davanti alla piscina grande nella quale ogni due ore fanno partire delle piccole onde per simulare il mare. Forse è l’unica cosa che mi piace in tutto il parco. Mentre guardiamo dei bambini schizzarsi a vicenda nell’acqua, una palla rimbalza fino a noi, seguita da una voce maschile.
– I’m so sorry! Can you please throw us that ball? –
Il mio cuore salta un battito. Conosco quella voce.
Mentre Mars prende la palla e gliela lancia sorridendo timidamente, io mi volto.
È davvero lui. Sono davvero loro.
- Thank you! – il biondo ci fa l’occhiolino e passa il pallone agli altri quattro ragazzi che ha davanti.
Continuo a fissarli con occhi sgranati, chiedendomi cosa ci facciano gli R5, una delle ragioni per cui trovo la forza di alzarmi dal letto la mattina, in un parco acquatico in Italia.






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- my space.
ciao a tutti. *saluta con la manina*
sono Serena (o wegottabelieve su twittah) e questa è la mia seconda FF
(la prima si è fermata ad un capitolo perchè non sapevo come andare avanti, ma dettagli...). 
okay, so che questo primo capitolo fa a dir poco pena, però è come una specie di introduzione. ç_ç siete obbligati  se vi va recensite, lo apprezzerei tanto. c:
ho già un'idea su cosa scrivere nel prossimo capitolo, quindi non ci metterò molto a postarlo. uu
se hai letto e non hai idea di chi siano gli R5, mi dispiace tanto per te. cerca i canali OfficialR5 o RikerLynch su youtube, non te ne pentirai.
ora vado a mangiare la pizza. \o/
much love,
Serena.





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