Battito
La prima volta che lo
percepì aveva appena compiuto sette
anni. Kendra, la
sua tutrice, le stava
infilando un vestito particolarmente scomodo, con le maniche che le
arrivavano
fin sotto i piedi, e un colletto così stretto da
costringerla a tenere il mento
all’insù, in una fastidiosa posizione.
Non si lamentò, cercando
di captarlo ancora, di capire da
dove provenisse. Intanto la donna si affaccendava attorno a lei,
stringendole i
lacci del corsetto e sistemandole i capelli in una complicata treccia,
da cui,
però, ciuffi di capelli più corti degli altri
sfuggivano, ricadendole
disordinatamente sul collo e sul viso, andando a coprirle gli occhi.
Kendra si portò le mani
sui fianchi, in una posa che Toph
conosceva fin troppo bene.
-Che cosa hai combinato, eh?- le
chiese con una nota di
finto rimprovero nella voce, tirandole appena una ciocca di capelli.
Toph si guardò bene dal
lasciarsi sfuggire che il giorno
prima una talpa l’avesse scambiata per un lombrico delle
rocce e avesse tentato
di afferrarla con i taglienti artigli, a discapito dei suoi capelli.
La donna sospirò,
arrendevole. –Andiamo- le disse, dandole
le spalle e avviandosi verso la porta che si apriva sul corridoio
principale.
Toph non fece in temo a seguirla, che
lo sentì ancora,
pulsante e lieve, sconosciuto e
anche
Kendra dovette avvertirlo, perché si fermò di
colpo, socchiudendo le labbra in
un ansito.
-Stai bene?- le chiese Toph,
preoccupata, avendo finalmente
individuato la fonte della cosa.
-Sì, non è
niente. Andiamo, non vorremo fare tardi, vero?-
Toph chinò il capo e la
seguì. Aveva mentito e lei l’aveva
sentito.
La cosa si fece sentire ancora, nei
mesi successivi.
La donna era diventata sempre più stanca e pesante, si
trascinava per i
corridoio della villa Fo con i piedi e la schiena doloranti,
affaccendata nella
cura dell’unica figlia della famiglia dei suoi padroni.
Toph studiava silenziosamente le sua
mosse, chiedendole di
tanto in tanto, con una vena di apprensione nella voce, se stesse bene.
Kendra tirava il viso in un sorriso
allegro e le ripeteva di
sì e Toph ogni volta avvertiva il desiderio bruciante di
gridarle di non
mentirle.
Un giorno Kendra non si
presentò, sostituita da una ragazza
di gran lunga più giovane e meno gioviale. Quando Toph
chiese cosa fosse
successo alla donna, la madre le disse di non preoccuparsi, Kendra stava bene.
Quando si rividero fu una grande
festa. Erano cresciuti e ad
Aang era persino spuntata la barba, stando a quello che diceva Sokka,
ma Toph
non ne era sicura, e non le andava di tastare la faccia del dominatore
dell’aria
per accertarsene.
Passarono quasi tutta la giornata a
far niente, trastullandosi
nella piacevole sensazione di ritrovarsi finalmente tutti insieme, come
ai bei
vecchi tempi.
E fu mentre ridevano a una battuta
stupida di Sokka, che
Toph lo percepì, di nuovo, ancora, dopo anni. Le si
mozzò il fiato, ormai ben
conscia di cosa significasse. Non disse niente, mentre gli altri
proseguivano i
loro discorsi come se niente fosse e Katara raccontava un aneddoto
particolarmente divertente.
Ancora. Fu
con un
dolore sordo e bruciante, che Toph capì da dove provenisse.
Era lieve, appena
accennato, sicuramente stava iniziando da poco, ma c’era.
Studiò Suki in silenzio,
cercando di mandar giù un sorso di
te e dovette lottare con tutte le sue forze per non strozzarsi. Gli
occhi le
dolevano, quasi come se volesse piangere, ma non ci fece caso, in fin
dei conti
se l’era aspettato. Succedeva a tutti a un certo punto, chi
prima, chi dopo, ma
era inevitabile.
Quando Sokka le sfiorò la
spalla, scuotendola appena,
chiedendole se stesse bene, si sentì immensamente sollevata.
Le piaceva quando
Sokka la toccava, anche se erano contatti rapidi e innocenti.
Arrossì, sentendosi una
stupida ragazzina.
-Sì.- mentì,
imitando la sua migliore espressione scocciata
e si rallegrò che nessun altro potesse sentire che il suo
battito cardiaco era
variato.
Era una
brava
bugiarda, si congratulò.
Katara era di pessimo umore quel
giorno, girovagava per casa
lamentandosi, alla ricerca di Aang e di acciughe e miele. Toph la
evitava,
trovandola più irritante del solito, il che sarebbe stato
anche comprensibile,
dato lo stato in cui si trovava, ma a lei dava fastidio ugualmente e
non voleva
sentire storie.
Si chiuse in camera, ignorando la
pioggia che tamburellava
sul vetro della finestra. Il giorno dopo si sarebbe ricoperta di fango,
constatò con irritazione, trangugiando un panino ripieno.
La schiena le faceva male, come la
testa e i piedi le si
erano gonfiati. Era diventata suscettibile all’inverosimile,
ma, in compenso,
finalmente aveva un paio di tette degne di quel nome.
Lee le spostò una ciocca
di capelli neri dagli occhi,
sistemandogliela dietro l’orecchio, per poi passarle un
bicchiere d’acqua, che
Toph mandò giù senza troppi complimenti.
-Sei bellissima.- le disse Lee,
mentre Toph cercava di farsi
entrare in bocca un boccone troppo grosse e, al contempo, sistemarsi
meglio il
cuscino dietro la schiena.
Avvampò, deglutendo a
fatica e, quando le sue labbra vennero
a contatto con quelle del marito, lo
percepì.
Lento, debole e diverso. Era del
tutto differente da come lo
aveva avvertito in precedenza. Non era ostile, cattivo, doloroso.
Le piaceva e desiderò sentirlo ancora, farlo
sentire
anche a Lee e sbatterlo sotto il naso a Suki e Sokka e Katara.
Si carezzò il ventre, con
un sorrisetto sulle labbra, mentre
il marito si allontanava un po’ dal suo viso, per osservarla
meglio, poi si
chinò sulla sua pancia e la baciò con tenerezza,
poggiandoci sopra l’orecchio,
in attesa.
E Toph lo sentì ancora,
più chiaro, più vivo.
-Fallo ancora.- gli disse, con voce
fievole – Gli piace.
***
Mmm, sinceramente non era quello che
volevo. Nel succo sì,
ma avrei voluto elaborarlo in maniera diversa. E vabbè,
è fatta, sono le nove
di mattina e non ho dormito.
Avrei voluto scrivere un crack sulla
nuova generazione, l’idea
di partenza era quella, ma poi mi sono persa per strada e ne
è uscita questa cosa.
Per chi fosse un po’ duro
di comprendonio, Toph sente quando
una donna è incinta, anche prima che questa se ne renda
conto.
Beh, spero che vi sia piaciuta, e che
la mia prossima
incursione sia sulla nuova generazione o, almeno, su qualcosa di
più
intelligente.
Alla prossima. Recensioni
di ogni genere sono ben
accette, molto ben accette!
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