Ghiandaie Chiacchierone

di Nollie
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Ormai il parlare di Josette e Bolt poteva rappresentarsi come uno scarabocchio. Le due ghiandaie facevano, quasi, a gara pur di parlare prima dell'altra e farsi sentire di più. Quel ghirigoro nella mente di Liza si fissò e non se ne andò. Portò la ragazza alla disperazione, si raggomitolò per terra, sussurrando di continuo: - Basta, basta, basta, lasciatemi rimettere la maschera... - Le fece male la testa a furia di piangere e di ripetere sempre la stessa frase, il dolore diventò stanchezza e si addormentò durante la giornata. Ogni tanto si risvegliava, osservava se c'erano ancora Josette e Bolt, e quando li rivedeva ritornava a piangere e a ripetere la medesima frase. Durante la notte tornò di nuovo il freddo, che fece sentire in paradiso il corpo di Liza, ma al suo ultimo risvegliò, la mattina presto, notò il mal di gola accentuato e la temperatura corporea che si era alzata. Quando ricontrollò se ci fosse ancora la presenza delle ghiandaie, vide solo nebbia, ma sentì una voce, la voce di Ariane:

- Liza è in gamba. E' solo un po' ingenua. Non dovrebbe fidarsi di nessuno. Fare il suo gioco. Ucciderli tutti. -

Le si illuminarono gli occhi e riuscì a dire solo: - Ariane, permettimi di mettere la maschera... e li ucciderò. - e si sforzò di indossarla, di indossare un sorriso.




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