Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che ho visto il sole sorgere.
Forse ho cancellato questo ricordo, come ho cancellato i ricordi della mia vita mortale.
Ma loro mi hanno solcata, lasciandomi numerose cicatrici nel mio passato.
Non mi curo della musica assordante che viene gettata vuori dagli amplificatori; non mi curo delle persone che mi circondano: solo un pensiero mi attaniglia la mente, solo la sensazione di quella fame implacabile mi turba. È questo il mio unico problema.
Mi guardi in maniera strana, hai capito che sono diversa. Ti avvicini, io sorrido: credo che per questa sera il mio problema è stato risolto.
Ti guardo dare spallate alla gente per raggiungermi, con lo sguardo disperato, come se da un momento all’altro possa scomparire. Inciampi e cadi letteralmente tra le mie braccia.
Lo hai fatto apposta, non è vero?
Mi offri da bere; nonostante non berrò mai il drink che il barman sta versando nel bicchiere di fronte a me, ho accettato con un sorriso sulle labbra.
Mi racconti di te, della tua vita, di quella ragazza che ti crea non poche sofferenze, dei tuoi amici; ti ascolto, mi fingo interessata: ma in realtà sto progettando la tua fine.
Poveri umani.
Poveri fragili umani.
Poveri meschini umani.
Ci indicate, con odio, chiamandoci mostri: in relatà i veri mostri siete voi stessi.
Nascete nell’odio. Vivete d’odio. Morite di odio reciproco.
Rabbia, Invidia, Gelosia. Sentimenti che non provo più da secoli ormai. Ora la Fame è l’unica cosa che sento.
Siete pronti a saprarvi a vicenda, ad ammazzarvi per un ideale infondato, per poi mostrarvi affranti, mostrandovi con le lacrime da coccodrillo.
E tutto questo per cosa?
“Per il potere.” “Per i soldi.” “Per vivere meglio.”
Ipocriti.
Incorenti.
È questa la cosa che mi da più fastidio di voi.
Siete tutti ipocriti.
Noi “Mostri”, come ci chiamate voi, abbiamo la consapevolezza di essere quel che siamo.
Non lo nego: sono un mostro, vivo come un parassita, nutrendomi del vostro sangue. Ma è la mia natura.
Sono un vampiro. Vivo da secoli ormai.
E sono un mostro.
Non ho scelto io di esserlo.
Quella notte versai numerose lacrime cremisi, consapevole di cosa mi aveva fatto quell’uomo. Da quel momento ho cominciato a vivere nell’oscurità.
E tu? Cosa sei, ragazzo?
Abbassi la testa e non rispondi.
Sbaglio, o mi hai chiesto tu di raccontarti di me?
Mentre parliamo il locale si svuota. Guardo l’orologio e mi accorgo che sono le quattro e mezza del mattino.
Alzi lo sguardo e mi chiedi cosa si prova ad essere un vampiro.
Sei sicuro di volerlo sapere, umano?
Un vampiro prova solo la Fame. Una fame implacabile.
E grida. Grida affinchè qualcuno non sente la sua voglia di morte.
Cosa credi, che siamo contenti di vivere per l’eternità, nutrendoci di sangue e nasconderci in una bara?
Ho vissuto per secoli, sono stanca.
Voglio solo morire e, finalmente, riposare in pace.
Guardo nuovamente l’orologio che è attaccato al mio polso: le cinque del mattino.
Sorrido, mettendo in bella mostra una schiera di denti aguzzi, e mi alzo. Mi dirigo verso l’uscita, con i tuoi occhi, forse terrorizzati, puntati addosso.
Prima di uscire mi volgo verso di te.
Ragazzo, ringrazia il Dio in cui spero tu credi: questa notte ti ho lasciato in vita. Mi ha fatto bene parlare, anche con un misero umano come te, che mai potrà capire a pieno quello che ho raccontato.
Esco dalla discoteca. Il sole sta già iniziando a fare capolino e il cielo si sta tingendo di chiaro.
Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che ho visto il sole sorgere.
Forse ho cancellato questo ricordo, come ho cancellato i ricordi della mia vita mortale.
Ma loro mi hanno solcata, lasciandomi numerose cicatrici nel mio passato.
Perché ora sono un Vampiro. E l’unica cosa che mi preoccupa è la Fame.
E lo sarà per sempre. |