Eccola lì
Luna - On the eve of self destruction
Eccola lì, davanti allo studio.
Senza vestiti complicati, cose vistose o croci appese al
collo. Semplicemente sé stessa avvolta dai jeans scuri e la camicetta grigia,
coperta da un maglioncino nero, il tutto nascosto da una cappotto lungo fino a
metà gamba.
I capelli ricci e scompigliati le scendevano fino alla
schiena, dove ricadevano disordinati e leggermente boccolosi. Castani e dai
riflessi rossi, i suoi ricci erano il suo punto fondamentale, non usciva mai di
casa senza dargli una risistemata. Ma quel giorno era diverso.
Quel giorno sarebbe stato diverso.
Gli occhi castani amareggiarono ancora un po' contro l'enorme
edificio ma vennero quasi subito coperti dalle palpebre sfumate di grigio calate quasi
per dispetto contro se stessa. Sospirò, erano davvero arrivati fino lì, o era
semplicemente il solito fottuto sogno che la torturava da tre anni a questa
parte?
Sentì due dita schiacciarle la pelle dei fianchi e trattenne a
stento un urletto di terrore - Che cazzo... - disse, voltandosi e trovandosi
faccia a faccia con Mike, chitarrista e vocalist dei Vampires. Lui sorrise e poi
le tirò una ciocca di capelli - Non stai sognando, no - disse, mentre lei si
strattonava i capelli fino a che non furono liberati dalle sue dita - Siamo
davvero arrivati fino a qui -
Lei non disse niente, tornò a guardare l'edificio della Warner
con gli occhi semi chiusi e la bocca socchiusa in un gesto che non voleva per
niente apparire sexy o disinvolto: era più che altro puro e semplice stupore.
Mike, intento a legarsi in una coda alta i lunghi capelli biondi, la guardò
e scosse il capo: Luna era sempre stata così, si spaventava con niente ma,
quando gli veniva in mente che l'idea di formare la band tre anni prima era
stata soprattutto sua, non riusciva a capire come mai davanti all'edificio della
Warner si fosse spaventata così. Gliel'aveva ripetuto milioni, forse miliardi
di volte che sarebbe stato come suonare nella loro casa, in Finlandia.
Niente, non voleva ficcarselo in testa.
Da lontano vide Tylor, Chris e Dani arrivare con il loro
solito passo veloce. Tutti capelloni come lui, a parte Chris che si rifiutava di
farsi crescere i capelli al di sotto delle orecchie, continuando a tingerli di
un rosso scuro quasi fosse sangue, vestiti di nero -colpa loro se il loro
guardaroba escludeva qualsiasi altro colore- con gli occhiali da sole e
l'atteggiamento da rock star dipinto nel volto.
- Ed ecco i tre gemelli diversi - sogghignò Luna, mentre i tre
fratelli si guardavano e si toglievano gli occhiali - Per un attimo, ho creduto
che vi foste persi -
- Ti vogliamo bene anche noi, piccola - esordì Dani, spostando
dagli occhi i lunghi capelli neri - Piuttosto... tutto bene? Sei stanca? - le si
avvicinò e la guardò, dandole una veloce risistemata ai capelli - Dimmi di sì...
dimmi che la tua voce meravigliosa sta bene -
- Sta benissimo - sbuffò lei, poi tornò a guardare
l'edificio - Ora, ricordate che qui il Finlandese non lo capiscono, perciò...
Siamo in America, non scordatelo - disse, alzando in aria una mano e
gesticolando con essa. Mike scosse il capo, ma sentila... si disse.
- Dobbiamo salire? Adesso? - Tylor guardò Chris e il
fratello annuì, mentre Luna si guardava per l'ennesima volta l'orologio: le nove
e mezza. Dovevano andare - Ma proprio adesso? - chiese di nuovo il bassista,
mentre Chris sbuffava un sì mal masticato - Sicuro? - sentì domandare
Luna mentre saliva le scale affiancata dai due chitarristi.
- Sì, porca troia! Adesso o mai più, coglione! - sbottò
spazientito il batterista, prendendo a calci il fratello che iniziò a salire le
scale assieme agli altri - Calmi, là sotto! - esclamò Mike, fermandosi a metà
strada aspettando il batterista e il bassista - Non siamo al Tavastia,
qua siamo alla Warner, con il cazzo che ci lasciano suonare se vedono che
cazzoni siamo! -
- Pardon, cherie - disse Chris, superandolo e prendendo il suo
posto accanto alla vocalist, che iniziò a scaricare i nervi canticchiando una
canzoncina Finlandese. La guardò e quando la vide estrarre il famoso contratto
firmato cinque settimane prima nello stesso posto, sorrise e pensò che forse
forse, i Vampires ce la stavano facendo.
- Ma sì, cazzo fidati! - esclamò Bam Margera, preso più o meno
da una crisi di nervi, mentre l'amico Valo si apriva la solita bottiglia di
birra, accompagnata dall'ennesima sigaretta del giorno e lo guardava con lo
sguardo più sconcertato e diffidente che gli avesse mai visto fare - Guarda che
lo so com'è - disse, ingurgitando birra a più non posso - La solita band semi
gotica che tenta di sbarcare, con un sound simile al nostro e ai Nightwish, ma
che in verità non è niente di tutto ciò -
- Non gli hai mai sentiti, coglione - disse distaccatamente lo
skater, strappandogli di mano la bottiglia - Sono bravi e lo sono davvero, la
loro è musica diversa dalla vostra o dai Nightwish! Hanno un sound tutto loro,
hanno conquistato mezzo studio sin da subito. Certo, hanno le loro cosucce da
migliorare ma... - lasciò che Ville si riprendesse la bottiglia e poi riprese a
parlare - per me sono una band abbastanza buona.
- Se se - disse solamente Ville. Bam era un inesperto, e lui
ne aveva viste tante, tantissime di band che volevano sfondare. All'inizio era
come lo skater, si fidava e voleva fidarsi, ma poi quando vedeva che non erano
altro che copie mal riuscite di loro stessi, rinunciava e li mandava
cortesemente a quel paese. E questa volta non voleva aiutare nessuno, perciò si
era limitato a metter il broncio fin da subito.
- Stavolta non voglio aiutare nessuno, merda -
- Fa quel cazzo che vuoi - fu il commento del ventisettenne -
Ma almeno resta con me a sentire la canzone che devono registrare oggi. Dai o
dico ad April di saltarti addosso, capito? -
- Ok, ok - disse il darkman, alzando in aria le mani, comprese
birra e sigaretta - Non minacciare troppo, sai? -
Bleed no reflection
Upon the waters that you fear
Make things happen
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