Checkmate. di MadLucy (/viewuser.php?uid=134704)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
r
Checkmate.
Un ronzìo placido e indifferente turba le sue ciglia diafane.
Near schiude le palpebre di velluto, con un frullìo
argenteo.
Non reagisce al silenzio, rassegnato e assorto, senza
attendere nulla. Asseconda quel rumore perpetuo ed
instancabile ad
insistere nelle sue orecchie, definendolo in breve. Un computer.
Già. La durezza polverosa di piastrelle squadrate preme
sulla sua
guancia. Come non riconoscere il pavimento su cui siede ogni
giorno? Una lucina metallica ammicca verde in un angolo qualsiasi.
Immobilizza il respiro nell'aria fredda. Gli occhi giacciono sulla
superficie del terreno, come biglie pigre.
Near lo sente distintamente. Imprime se stesso in ogni movenza, Mello.
I suoi gesti sono strappi bruschi e urgenti, incitati dal tempo che
stanno perdendo senza soluzione. Frementi
dalla consapevolezza dei secondi a fuggire dal suo avvenire.
Le mani di Mello strattonano rudi la stoffa nera della maglia,
costringendola addosso al suo corpo, coprendo il bacino nudo. Tonfi e
sibili attutiti dalla densità del buio. Sussurri nel nero.
Urlando spiegazzerebbe il morbido e pacato manto di tenebre della
stanza.
-Ti sei dimenticato di dire buongiorno.-
Near non risponde, rannicchiato su un mucchio di stracci che
riconosce impassibile come i suoi vestiti. Il freddo striscia su ogni
centimetro della sua pelle riesca a possedere.
-Hai ottenuto quello che volevi. Ora puoi anche andartene.-
La sua voce è senza suono, così sottile da
perdersi
nell'intreccio liquido del buio. Si atteggia da ordine, ma nelle sue
sillabe si consuma la consapevolezza che Mello lo stia già
facendo.
Il suo corpo sfiora il buio in una chiazza di candore nauseante.
Sbiadisce, assalita dal nero e troppo silenzioso per opporsi. I suoi
contorni si disciolgono e confondono in tremolanti sfocature d'un
grigio ibrido fra tenebre e niente.
Passi determinati risuonano con autorevolezza. Stivali.
Mello si china a terra, le ginocchia inguainate di pelle sul granito.
-Se tu fossi tremendamente irresistibile,- inizia con voce arrochita di
lento compiacimento, -sarei obbligato a rimanere.-
Gli sfiora il mento solo con la punta delle dita, come se si trattasse
di qualcosa di ripugnante, in una carezza tagliente.
Near non si oppone, le iridi immerse nel vuoto, nel tentativo di
visualizzare in quella cortina gelida il volto di Mello. Crudo. Vivido.
Vorace.
Quella notte è stata un delirio malsano. Ha urlato, forse.
Lo
stridere acuto dei suoi gemiti è sostituito da un silenzio
ostinato, ora. Labbra serrate.
-Cercando risposte, troverai solo domande.- lo avverte Mello, aguzzando
gli occhi palpitanti di trionfo.
-Non esiste quesito a cui non sappia trovare risposta.- Near si stringe
su sè stesso, attraversato da un brivido infertogli dal
pavimento. -Dovresti saperlo.-
Mello para la stoccata con abilità. Afferra la pesante
giacca di
pelle e ferro che pende dal suo braccio e la getta su di lui, con un
ghigno storto.
Lo colpisce sul volto, con tutta la crudeltà delle sue
borchie.
L'albino non emette un suono e, con un gesto disinvolto, se la
drappeggia sulle spalle. Sa di cioccolata e polvere da sparo.
L'altro attira a sè
il gracile corpo candido, morde con vigore la gola esile per sentirne
un'ultima volta il sapore.
-Sei stato bravo.-
Near non abbassa lo sguardo, assente. -Mi stai pregando di trattenerti
qui?-
Mello si alza, con un movimento fluido e un ghigno dolce di trionfo.
-Non oggi, Near. Non oggi.- L'ombra di una risata lambisce il suo tono
graffiante. -Su, non fare i capricci.-
I suoi passi si confondono nell'oscurità.
Near tace. I minuti si susseguono esasperatamente esatti, uno dopo
l'altro, senza che il suo corpo immobile riesca ad accorgersene.
Mello se ne è andato da un'ora, due, tre. Il tempo diventa
sabbia, in una spiaggia che può solo accumularne fino a
perdere cognizione della sua quantità.
La mattina sorge senza potere illuminare il suo buio, impedita da
quelle persiane serrate e quella porta chiusa.
Piano piano, voci e mani a bussare divengono più ingombranti.
-Near?-
-Near...-
-Va tutto bene?-
-Possiamo entrare?-
-Near, cosa c'è?-
-Fra cinque minuti entriamo!-
-Near, ti prego!-
Non si chiede nulla, Near. Non si giudica. E non vuole mentirsi. La sua
mente è sospesa in un silenzio distaccato.
Unicità è perfezione
ineccepibile. Quella notte non si ripeterà
mai. Le sue labbra si sono strette per non concedere
più nulla.
Adesso riesce a realizzarlo. Il pavimento fa male.
Note dell'Autrice: Diciamo che, con questa one-shot, ho deciso di
mettere a dura prova il mio IC. Altrimenti non c'è gusto.
Inoltre, nonostante Mello non sia affatto un personaggio leggero e
divertente, si ostina a voler apparire così. Allora ho
deciso di accontentarlo, per una volta.
Ho scelto di descrivere un Mello beffardo e quasi trionfante, invece
che oppresso e tormentato come di solito lo prediligo.
Non nego che trattare Near qua non sia stato facile. Però io
ci ho provato, poi giudicate voi. ^-^
Grazie mille per avere letto. Spero recensirete,
Lucy
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1204037 |