Conosci il
gelido scorrere degli
eventi?
Guarda attentamente
nel mio sguardo consapevole,
mentre scivola il
presente tra le nostre gelide mani,
che ora sfiorano
nell’amore,
ora nel feroce
turbine del dolore.
Panta rei,
Follow The Mad
- Allora, mi ci porti o no, al ballo?
Draco alzò lo sguardo al
soffitto, rimproverandosi di non
avere chiesto a nessuna delle sue compagne di Serpeverde di
accompagnarlo al
Ballo del Ceppo prima che Pansy pretendesse di essere la sua dama.
Daphne sarebbe andata bene, era
sicuramente la più carina
del suo anno e a Draco non dispiaceva affatto la sfumatura di rosso che
avevano
i suoi capelli, però Blaise aveva deciso di farsi avanti
prima: - Vieni al
ballo con me, Daphne. Vedi di metterti qualcosa di decente -. Daphne si
era stretta
nelle spalle e aveva annuito in silenzio, mostrando che il suo
“invito” era
stato accettato – non che solitamente Blaise considerasse
l’esistenza di
alternative.
Draco avrebbe allora potuto ripiegare
su Tracey, beandosi
della timidezza della ragazza per non dover passare tutta la serata a
sentirla
ciarlare sulle band del momento, cosa che invece avrebbe dovuto
sopportare
Blaise.
Perfino Millicent sarebbe andata
bene, non importava se gli
avrebbe pestato i piedi durante tutte le danze.
Qualunque ragazza sarebbe andata
bene, anche più piccola,
anche di Corvonero – Purosangue,
ovviamente –, ma la pigrizia aveva avuto la meglio su Draco,
che era rimasto
seduto sulla sua poltrona preferita della Sala Comune finché
Pansy non aveva
fatto la sua comparsa. Pansy, l’unica ragazza che ogni
Serpeverde sano di mente
non avrebbe mai invitato.
Parlava di moda e vestiti come Daphne.
Aveva il volto schiacciato e i
lineamenti irregolari come
Tracey.
Era rozza e volgare come Millicent.
Ma era anche assillante,
chiacchierona ed estremamente insopportabile. Tuttavia, era anche
l’unica Serpeverde che sembrava avere ceduto al
“fascino dei Malfoy”, per cui
gli conveniva tenersela buona.
Perché – era
risaputo – Draco Malfoy era il ragazzo più
vanitoso e pieno di sé che avesse varcato la soglia della
Sala Comune dei
Serpeverde dai tempi di suo padre.
- Certo, - rispose con un sorriso
tirato, - stavo aspettando
il momento migliore per chiedertelo, ma mi hai anticipato.
Pansy gonfiò il petto,
lusingata dalle sue parole.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
- Draco!
Il ragazzo si voltò,
sorridendo alla giovane che gli stava
correndo incontro.
Asteria Greengrass aveva sette anni
meno di lui e aveva appena
concluso gli studi a Hogwarts; da lì a pochi giorni sarebbe
diventata la nuova
signora Malfoy.
- Draco! –
ripeté, fermandosi di fronte al suo fidanzato.
Trasportava, le mani giunte a formare una piccola conca, una manciata
di fiori
bianchi. – Guarda, sono margherite! Avresti mai creduto che
potessero crescere
ancora in estate?
Il sorriso che le illuminava il viso
si era esteso fino agli
occhi scuri, che emanavano ingenua felicità: sembrava una
bambina che aveva
appena scoperto un tesoro e non vedeva l’ora di mostrarlo con
orgoglio a tutta
la famiglia. Draco sorrise a sua volta, accarezzandole affettuosamente
la testa
mentre le guance rosse di Asteria si sollevavano verso l’alto
per la gioia.
- Dove le hai trovate?
- Nel campo dietro la
villa! Oltre la collina che si vede da qui, c’è un
vastissimo prato che… Oh, ma
che dico? Questa è casa tua, lo conoscerai bene! Tua madre
mi ci ha portato, è
stata molto gentile -. Asteria rivolse uno sguardo di ringraziamento a
Narcissa, che si dirigeva verso il portico che fino a quel momento
aveva
ospitato Draco e Lucius – intenti a discutere delle ultime
notizie riguardanti
il Ministero – con più tranquillità
rispetto alla corsa euforica della sua
futura nuora.
- Le ho mostrato l’albero
su cui ti arrampicavi da bambino,
- disse la donna, poggiando il capello di paglia sul tavolino bianco
del
portico.
- È stata molto gentile, -
commentò Asteria, regalando a
Narcissa un sorriso che le addolcì il volto. –
Dove posso mettere queste
margherite? Non vorrei che appassissero… Il vaso che tieni
sul comodino può
andare bene?
- No, - rispose Draco con improvvisa
durezza. – Quello è…
già pieno, - si giustificò immediatamente,
cercando una scusa.
- Però dovresti cambiare
fiori ogni tanto, il viola non sta
bene con le pareti della tua stanza…
- Asteria, tesoro -. La
tranquillità con cui lo disse lo
fece rabbrividire, ma la sua fidanzata non parve accorgersi del suo
cambiamento
di voce. – Sono i miei fiori preferiti: non importa se
stonano con tutto il
resto.
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- Siamo vicini a trovare il loro
covo, me lo sento!
- Come fai a dirlo?
- Sento puzza di Mezzosangue.
I membri della Squadra di
Inquisizione scoppiarono a ridere
alle parole di Pansy, mentre il volto di Draco si contraeva in un
ghigno
soddisfatto. Da un po’ di tempo aveva cominciato a sospettare
che l’avversione
che Pansy nutriva per i suoi stessi nemici fosse dovuta più
al desiderio di
avere qualcosa in comune con Draco piuttosto che da opinioni personali:
ciò che
gli aveva destato dei sospetti era il fatto che, quando Pansy non
sapeva che
lui fosse nelle vicinanze – dietro uno scaffale della
biblioteca o sulle scale
che portavano ai dormitori –, la ragazza parlava di
tutt’altri argomenti;
niente di strano in apparenza, però appena Pansy notava la
presenza di Draco
cambiava istantaneamente discorso per portarlo su “quegli
schifosi Sanguesporco che insudiciavano la scuola”.
- Per stasera abbiamo terminato, -
decretò Draco,
sbadigliando. – Mi dispiace per i Purosangue che ancora una
notte non potranno
dormire sogni tranquilli, ma devo ancora finire il tema per quella
vecchia
megera della McGranitt.
- Ma non mi dire, - si finse sorpreso
Blaise. – Lo
straordinario Malfoy è indietro con i compiti?
Le guance di Draco si imporporarono,
ma per fortuna nessuno
poté notarlo nella semioscurità del corridoio;
stava per ribattere a Blaise,
quando la voce squillante di Pansy lo precedette.
- Non sono affari tuoi quello che fa
Draco, - esclamò
inviperita. – Se non ha potuto studiare ci sarà
stato un motivo. Tu invece dove
hai trovato il tempo per fare il tema, visto che sei sempre
così occupato a
raderti il petto?
Fu la volta di Blaise di avvampare,
mentre Tiger, Goyle e
perfino Theodore, da sempre amico di Blaise, sghignazzavano per il
punteggio
pieno ottenuto da Pansy; perfino alle flebili luci della bacchetta
Draco poteva
contemplare il volto soddisfatto della ragazza.
Ripresero a camminare in silenzio,
lasciandosi andare a
risate soffocate a intervalli di diversi minuti, Draco in testa con
Pansy
subito dietro e gli altri in coda.
- Prego, - la sentì
bofonchiare delusa, a bassa voce, dopo
un po’.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Asteria bussò
delicatamente alla porta di Draco, aspettando
che lui la invitasse a entrare; tuttavia, non arrivò alcuna
voce dall’interno,
per cui decise di abbassare lentamente la maniglia e controllare se per
caso il
futuro marito non si fosse addormentato mentre la famiglia lo aspettava
per
cena. Lo trovò invece immerso nella lettura di un foglio,
seduto sul letto,
l’espressione sul volto non visibile a causa
dell’angolazione.
- Draco? – provò
a chiamarlo, capendo che doveva essere
talmente preso dal contenuto del foglio di non essersi ancora accorto
della sua
presenza.
Il ragazzo sobbalzò,
nascondendo istintivamente ciò che
stava leggendo; quando però notò che
l’intruso era la sua fidanzata, cercò di
comportarsi in maniera naturale e si alzò, riponendo il
foglio in un cassetto
della scrivania. Asteria ebbe appena il tempo di vedere che si trattava
di una
lettera.
- Ero venuta a chiamarti per la
cena… Brutte notizie? – gli
chiese, incontrando il suo sguardo cupo.
Draco abbozzò un sorriso
triste. – Ricordi del passato
-. Vide che Asteria
aveva assunto
un’espressione diversa dalla solita, quindi si
affrettò a spiegare. – Era una
delle lettere che Tiger mi aveva mandato durante le vacanze estive.
Asteria dischiuse le labbra rosse e a
Draco sembrò che si stesse
dando della stupida per avere sospettato di lui.
- Come… come mai la stavi
leggendo?
- Ti sei appena diplomata e in questi
giorni mi sono
ritrovato a ricordare il mio ultimo anno a Hogwarts, - rispose Draco,
avvicinandosi a lei e baciandole la fronte. – Sono un
po’ nostalgico.
- È normale, era uno dei
tuoi migliori amici.
Stavolta la smorfia sul volto di
Draco apparve più simile a
un sorriso naturale: chiunque avrebbe definito Tiger il suo
“scagnozzo” o
perfino “schiavo”, ma solo Asteria avrebbe potuto
chiamarlo “migliore amico”;
lei era l’unica ad averlo conosciuto dopo la Seconda Guerra
dei Maghi. Aveva
sette anni meno di lui, aveva cominciato a frequentare Hogwarts pochi
mesi dopo
la battaglia e non sapeva praticamente niente del ragazzo prima che sua
sorella
Daphne la portasse alla festa a Villa Malfoy il 31 dicembre 2002,
quando aveva
solo quindici anni. Lì aveva incontrato Draco; lui ricordava
ancora con estrema
perfezione il momento in cui Asteria lo aveva scoperto in un angolo
nascosto
del giardino, lontano dagli altri.
- Va’ avanti, vi raggiungo
tra un po’, - le disse
arruffandole affettuosamente i capelli neri. Aveva bisogno di restare
da solo
ancora un momento e sperava che lei lo avesse capito.
Asteria annuì e lo
baciò sulle labbra, prima di uscire e
chiudere la porta dietro di sé.
Quando fu rimasto solo, il ragazzo
tornò verso la scrivania
e aprì il cassetto per rimettere la lettera nella busta; i
suoi occhi
incontrarono il nome del mittente e Draco si affrettò a
voltare la busta per
non doverlo vedere.
Pansy
Parkinson.
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- Dimmi che cosa ti sta succedendo!
Draco aveva il volto affondato nelle
mani, mentre seduto
sulla sua poltrona preferita della Sala Comune tremava quasi
impercettibilmente; si sentì tirare un braccio prima ancora
che una voce
squillante potesse raggiungere le sue orecchie. Scoprì il
volto scarno e
pallido, gli occhi grigi privi del consueto orgoglio: era sfinito, ma
ciò non
gli impedì di notare le lacrime che scendevano copiose lungo
le guance di
Pansy.
- Pansy… -
mormorò, senza riuscire a trovare la cosa giusta
da dire.
Cosa voleva? Perché si
stava interessando a lui? Perché da
sempre si interessava a lui? La
tensione e il terrore degli ultimi mesi lo spingevano sempre
più spesso a porsi
domande su se stesso, a chiedersi se tutto ciò che aveva
pensato della sua
famiglia, degli ideali e perfino di Draco Malfoy corrispondesse alla
realtà. In
quel momento, non riusciva a capire perché a Pansy stesse
tanto a cuore, perché
la sconvolgesse così tanto – al punto da tapparle
il naso, da dipingerle la
faccia di chiazze rosse contornate da lacrime e sudore –
trovarlo in quella
condizione deprimente.
- Perché sei diventato così?
– riprese a strillare Pansy, ma a Draco le sue parole
arrivavano ovattate, come
se tra loro ci fosse uno spesso muro invisibile. –
Perché soffri e non vuoi
confidarti con nessuno?!
Gli afferrò le spalle e lo
scosse, provocandosi un attacco
più forte di pianto quando si rese conto di quanto il
ragazzo fosse debole:
Draco dovette reggersi alla poltrona per non cadere, ma
riuscì lentamente a tornare
in sé.
- PARLAMI!
Avrebbe voluto gridarle di smetterla,
di fare silenzio per
non svegliare gli altri studenti di Serpeverde; lei continuava a
piangere,
però, e Draco si chiedeva ancora il motivo.
Perché piangeva per
lui?
Di colpo si accorse che non avrebbe
mai voluto condividere
con Pansy il peso del proprio dolore: molto probabilmente la ragazza
sarebbe
corsa da Silente per tentare di ucciderlo nel modo più
stupido possibile,
rischiando di venire rinchiusa ad Azkaban per il resto dei suoi giorni.
Non
poteva permetterlo, come non poteva dirle quanto stesse rischiando.
Perché?
Da quando
Pansy era diventata così importante per lui?
La lasciava illudersi che si fosse
affezionato alla sua
presenza, le permetteva di toccargli i capelli e di prenderlo per mano,
fingeva
di ascoltare tutte le sue chiacchiere, ma lo faceva solo per avere
accanto una
persona che lo esaltasse, una ragazza a cui si illuminassero gli occhi
ogni
volta che Draco la salutava a colazione. E ora perché
vederla piangere gli causava
una fitta al cuore?
Non voleva più pensare:
prima che Pansy potesse di nuovo
aprire bocca, le afferrò debolmente la testa e la
baciò per la prima volta.
Avvertì il volto di Pansy rabbrividire per la sorpresa,
mentre le lacrime e il
sudore bagnavano anche le sue guance; la sentiva respirare con
difficoltà, il
naso chiuso per il pianto, e infine Pansy passò le braccia
intorno al suo
collo, stringendo Draco per permettergli di appoggiarsi a lei in tutti
i modi
che avrebbe voluto.
- Resta con me stanotte… -
mormorò Draco non appena ebbe
finito la forza per baciarla, appoggiando la fronte contro quella di
lei. –
Abbracciami e basta, ti prego.
Pansy gli prese il volto tra le mani
e lo baciò di nuovo,
castamente, assaggiando il sapore salato delle lacrime che erano
rimaste sulle
labbra di Draco.
- Sì, -
assicurò guardandolo negli occhi e aiutandolo a
sedersi sul divano. – Sì.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
- Hai smistato le risposte agli
inviti?
- Sì.
- Hai controllato la disposizione dei
tavoli?
- Sì.
- Hai ripetuto agli elfi cosa devono
preparare?
- Asteria, calmati, -
esclamò Draco con un sorriso, temendo
che ridere apertamente dell’ansia della sua fidanzata non
fosse molto adatto al
momento. – È tutto pronto, i nostri genitori
stanno facendo il possibile per
rendere il matrimonio perfetto, noi dovremmo solo rilassarci…
- Mi rilasserò quando
tutto sarà finito! – sbottò
inizialmente Asteria, poi fece un respiro profondo e cercò
di tornare calma. –
Scusami, questi preparativi mi stanno facendo impazzire. Non capisco
come fai a
essere così calmo!
Draco si lasciò cadere sul
divano, facendole segno di
sedersi accanto a lui.
- Comunque vadano le nozze, quello
che importa è che staremo
insieme per sempre, no?
Asteria sorrise e si
accoccolò tra le sue braccia, felice
come non mai al pensiero della vita che la aspettava. – A
meno che non compaia
una pretendente all’ultimo momento!
- O un pretendente, - si finse
preoccupato Draco. – Non è
che mi hai nascosto un ex geloso e pronto a portarti via
dall’altare?
- Considerando che stiamo insieme da
quando avevo sedici anni…
Uhm, mi spieghi quanti ragazzi potrei avere amato prima?
Draco stava per scoppiare a ridere,
ma divenne
immediatamente serio quando Asteria parlò di nuovo.
- Tu hai amato altre donne prima di
me?
Sollevò la testa e
guardò Asteria negli occhi, ma non
sembrava che si stesse riferendo a una persona in particolare; come
aveva
sempre pensato, Daphne aveva evitato il discorso con la sorella.
- Non te
l’avevo mai chiesto, -
continuò Asteria. – So bene che prima di
conoscermi potresti avere avuto altre
ragazze, ma mi sentivo invadente a farmi gli affari tuoi. Solo che fra
due
giorni ci sposiamo e… vorrei conoscere ogni particolare
della tua vita, ecco.
Anche se tu odi parlare del passato. Non ho voluto chiedere nemmeno a
Daphne,
temevo che ti saresti arrabbiato.
Draco sospirò e non si
accorse nemmeno di avere allontanato
il braccio che circondava le spalle della sua fidanzata.
- Una sola.
- Ma appartiene al passato, lo so, -
tentò di incoraggiarlo
Asteria in modo che parlasse ancora. – Lei ti ricambiava?
- Credo che mi abbia amato fin da
prima che io mi accorgessi
di farlo -. Draco si stropicciò la fronte, cercando di
mantenere la calma. –
Sì, sicuramente ha iniziato lei.
- Per quanto tempo siete stati
insieme?
- Mai. Voglio dire… Non
c’è mai stato un momento preciso, in
molti sospettavano solo della nostra relazione perché, beh,
i suoi sentimenti
erano abbastanza evidenti. Ma io avevo anche altro a cui pensare.
- Voldemort, - mormorò
Asteria.
Draco si ritrovò a tremare
appena: erano passati anni, non
era più considerato un atto di coraggio chiamarlo per nome;
tuttavia, per chi
come lui aveva conosciuto di persona il Mago Oscuro ed era stato
vittima delle
sue minacce, il nome di Voldemort non smetteva di incutere una
scintilla di
terrore.
- Glielo hai mai detto?
- Cosa?
Asteria sorrise, inclinando la testa
di lato e poggiandola
sul pugno chiuso. – Che la amavi.
Draco rimase per qualche secondo in
silenzio prima di
rispondere. – Una volta.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Pansy seguiva Gazza, incaricato di
portare fuori dal
castello i Serpeverde, gli studenti minorenni e coloro che non
desideravano
combattere, ma i suoi occhi saettavano in continuazione da una parte
all’altra
del corridoio come se stesse cercando qualcuno. Draco la
osservò di nascosto
per qualche momento, aspettando che il custode fosse lontano da lei
prima di
avvicinarsi.
- Pansy, - sussurrò,
afferrandole un braccio.
La ragazza sobbalzò e
spalancò le labbra per gridare il suo
nome, ma Draco le tappò la bocca con il palmo della mano.
- Non urlare, - le ordinò
prima di liberarla.
- Dov’eri finito?
– chiese Pansy moderando il tono di voce.
– Non riuscivo a trovarti, mi hai fatta preoccupare!
- Senti, Pan… -. Draco
socchiuse gli occhi e fece un respiro
profondo: come convincerla a lasciare la scuola senza di lui? Avrebbe
dovuto
restare nascosto, ma non aveva resistito all’impulso di
parlarle, sapendo che
sarebbe potuto essere l’ultima volta. – Hai fatto
una cavolata in Sala Grande,
- la sgridò, arrabbiato. – Se ti fossi stata
zitta, molti Serpeverde sarebbero
potuti rimanere qui a combattere per il Signore Oscuro!
Pansy sgranò gli occhi.
– Che cosa…? Ho solo detto di
catturare Potter, era lì davanti a tutti!
- Ma avresti dovuto sapere che
avrebbero reagito così!
- Quindi avrei sbagliato, eh? Non
importa: è meglio
andarsene da qui. Non voglio battermi per lui.
- Io sì.
L’espressione sul volto di
Pansy divenne ancora più confusa.
– Cosa? Vorresti… vorresti rischiare la vita dopo tutto ciò che ti ha fatto passare?
– sibilò. – Hai dimenticato
l’anno scorso? E l’umiliazione che voi Malfoy avete
ricevuto? Hai dimenticato
tutto?
- Per vincere a volte bisogna
soffrire, Pansy, - rispose
risolutamente Draco. – Troverò Potter e lo
consegnerò al Signore Oscuro, così
riscuoterò l’onore della mia famiglia.
- Sei
impazzito? –
esclamò Pansy con un grido acuto. – Non puoi farlo!
- E tu non puoi impedirmelo.
- Va bene, allora verrò
con te.
- Hai detto di non volerti battere
per lui!
- Lo so -. Si avvicinò a
Draco e gli mise una mano sulla
guancia. – Voglio battermi per te.
Ancora una volta Draco
avvertì una fitta nel petto. Avrebbe
voluto afferrare le dita di Pansy e poggiarle con più forza
sulla sua pelle,
abbassare le palpebre e godere di quel tocco, sentirsi amato e
ricambiarla,
lasciare il campo di battaglia e fuggire con lei.
Non poteva: se il Signore Oscuro
avesse vinto, avrebbe
sicuramente cercato ogni disertore per punirlo. Li avrebbe scovati.
Allontanò la mano di Pansy
con uno schiaffo. – Smettila, di essere
così cretina. Non mi importa niente di te, lo vuoi capire?
Il volto di Pansy si
indurì, sembrava che la ragazza avesse
intuito il suo piano; Draco doveva trovare le parole giuste per farla
desistere.
- Hai accettato la mia compagnia.
- Certo, perché eri
disposta a osannarmi come nessun altro!
Qualunque cosa facessi era stupenda per te, ti sembravo un eroe!
- Mi hai baciata…
- Oh, andiamo, c’eri solo
tu in quel momento! Se Daphne
fosse stata disponibile quanto te, avrei baciato lei.
Pansy rabbrividì,
ribattendo con meno convinzione di pochi
secondi prima. – Mi hai baciata anche altre volte…
- Non ti sei mai chiesta
perché non abbia rivelato la nostra
relazione a nessuno? Perché non c’era alcuna
relazione: quando avevo voglia di
baciare qualcuno, venivo da te. Non rappresenti niente di
più.
Vedeva gli occhi di Pansy inumidirsi,
ma continuò a
stringere i pugni, sapendo che non poteva rimangiarsi ciò
che aveva detto.
Pansy aveva un briciolo di orgoglio? Draco sperava che avrebbe scelto
di
manifestarlo proprio in quel momento.
- Bene, - esclamò, la voce
tremante. – Non ho intenzione di
restare qui. – Senza aspettare che Draco dicesse altro, si
diresse verso
l’entrata della Stanza delle Necessità, dove Gazza
stava indirizzando gli
studenti e dove Daphne, Blaise e gli altri Serpeverde del suo anno
stavano
osservando la scena. Si voltò un’ultima volta,
colta da un improvviso bisogno
di parlare. – Io… -. Si interruppe e
chinò la testa.
- Anch’io.
Fu una debolezza: stava andando tutto
alla perfezione, Draco
l’aveva trattata male e ora avrebbe potuto cercare Potter
senza doversi
preoccupare per l’incolumità di Pansy. Ancora una
volta, però, aveva sentito
l’impulso di dirle ciò che teneva da tempo per
sé, sapendo che sarebbe potuto
morire quella notte.
Pansy aprì la bocca e si
mosse per correre verso di lui, ma
Draco lanciò un rapido sguardo a Blaise e Theodore, che la
afferrarono in
tempo, costringendola a seguirli nella fuga.
- NO! Nooo! –
gridò Pansy, allungando un braccio nella
direzione di Draco. – No, lasciatemi andare! Draco! DRACO!
Draco represse le lacrime e le diede
in fretta alle spalle,
facendo segno a Tiger e Goyle di andare con lui.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Caro Draco,
non sai
quanto mi
abbia fatta felice ricevere la tua lettera! Non mi aspettavo di
sentirti tanto
presto (ma l’ho sperato), anche se, devo dirti la
verità, i miei mi avevano già
raccontato che tuo padre non finirà ad Azkaban.
Però non sapevano ancora perché
lo avessero lasciato andare, hai fatto bene a scrivermelo: che dire,
non mi
sarei aspettata una tale “galanteria” da Potter!
Niente “quel cretino di”,
oggi, perché ha fatto una cosa davvero giusta.
Tuttavia,
ero
preoccupata che le cose non andassero comunque molto bene, viste le
notizie che
mi arrivano questi giorni. Sai che hanno teso un agguato a Mordil,
quello che
andava dietro a Daphne? Solo perché è Serpeverde
lo hanno accusato di essere un
Mangiamorte ancora in libertà! È veramente
assurdo, come diamine si sono
permessi?! Tutti a difendere i Sangue Sporco, e poi sono peggio dei
Mangiamorte!
La guerra è finita, gente, datevi una calmata!
Data la
situazione, ho
avuto paura che fosse successo qualcosa anche a te, credevo vivessi
recluso a
Villa Malfoy; perciò mi ha sollevata sapere che Potter abbia
intenzione di
rilasciare un’intervista alla Gazzetta
sul ruolo che tua madre ha avuto nella vicenda.
E ora
passiamo al
resto della lettera. Draco… Mi dispiace di averti creduto.
Avrei voluto restare
con te quella notte, ma visto come sono andate le cose credo sia stato
meglio
così. Ho pensato solo a te in questi mesi, avevo paura di
scriverti e non ho
fatto altro che piangere dalla mattina alla sera. Daphne mi ha dato
dell’egoista, dice che dopo quello che è successo
a Tiger non avrei dovuto
soffrire per altro. Ma non capisce? Io ho sofferto per lui (e so che
anche tu
lo stai facendo, forse è anche per sfogarti che mi hai
chiesto di vederci
sabato) e il solo pensiero di rischiare di perdere anche te…
No, non riesco a
dirlo. Non sarei mai riuscita ad andare avanti. Ora mi dirai che sono
una scema
e che faccio troppo la tragica, ma lo penso veramente.
Non so bene
perché ti
stia scrivendo queste cose, dato che fra pochi giorni finalmente ci
vedremo.
Avrei potuto risponderti solo che andavano bene l’ora e il
posto (casa tua è il
posto più sicuro per te adesso), però…
Oh, ma chi voglio prendere in giro?
Certo che lo so: non farmi sentire per mesi e poi risponderti con un
semplice
“Ok”? Non sarebbe stato giusto. E ho un sacco di
cose da dirti, ma credo che lo
farò sabato.
Sarà
più bello
spiegarti con un abbraccio quanto mi sei mancato.
Per sempre
tua (che tu
lo voglia o meno),
Pansy
Draco passò un dito sulla
firma di Pansy, accarezzando il
suo nome; cercò di ripassare il segno
dell’inchiostro, lentamente, seguendo il
percorso fatto dalla penna. Infine piegò con cura la lettera
e la ripose nella
busta, attento a non rovinare minimamente la carta.
Doveva scendere in giardino, gli
invitati al matrimonio lo
stavano aspettando.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Pansy era morta.
Quella era l’ultima lettera
che Draco aveva ricevuto da lei,
quel lontano sabato era stata l’ultima – e
l’unica – notte che avevano passato
insieme. Aveva potuto piangere tra le
sua braccia la morte di Tiger, mentre anche lei si lasciava andare alle
lacrime, le aveva accarezzato i capelli che le solleticavano il volto
poggiato
sul cuscino, aveva baciato le sue labbra fino a consumarle. Si era
illuso di
potersi costruire una vita con lei, da capo. Forse la settimana
seguente, dopo
l’uscita dell’articolo sulla Gazzetta
del
Profeta, sarebbe andato a prenderla direttamente a casa sua,
tendendole le
mano per presentarsi e facendola scoppiare a ridere; forse lei gli
avrebbe dato
dello scemo proprio mentre si aggrappava alle sue spalle, fuori di
sé dalla
felicità di potersi vedere anche lontano da Villa Malfoy,
senza che nessuno
provasse ad attentare alla vita del ragazzo; forse avrebbero fatto per
la prima
volta una passeggiata, tenendosi per mano anche quando le dita
avrebbero
iniziato a scivolare per il sudore e cercando di essere una vera coppia.
Pansy era stata uccisa appena fuori
del Paiolo Magico, presa
di mira dal padre di uno degli studenti che avevano combattuto contro
il
Signore Oscuro la notte del 2 maggio e che avevano perso la vita: Pansy
temeva
per Draco, ma non aveva mai dato peso alla pericolosità
delle sue parole nella
Sala Grande. Una Maledizione Senza Perdono davanti a tutti, mentre
Pansy
raccontava a Daphne della notte precedente, dei baci di Draco, delle
sue
carezze; un lampo verde e il mago era fuggito in preda al panico,
finendo sotto
le auto che correvano lungo la strada. Draco non aveva potuto nemmeno
avere
vendetta, l’uomo era morto sul colpo.
Era caduto in depressione, rifiutando
la compagnia di amici
e familiari; i suoi genitori cercavano in ogni modo di scuoterlo e,
nonostante
la disfatta in battaglia della loro fazione avesse gravato sulle
finanze
familiari, avevano usato quasi tutto l’oro che tenevano alla
Gringott per
organizzare feste a Villa Malfoy, sperando che la presenza continua di
gente
potesse riportare il sorriso – anche
se
solo accennato, anche se inizialmente forzato –
sul volto di Draco.
Avevano gioito quando, la notte
dell’ultimo dell’anno,
avevano visto il loro amato figlio tornare nella villa insieme ad
Asteria
Greengrass, accettando accanto a sé la presenza di
un’altra persona. Forse
Asteria era la ragazza più adatta a fargli dimenticare il
passato, forse a
Draco serviva qualcuno che non gli ricordasse niente.
Ma Lucius e Narcissa Malfoy non
sapevano cosa fosse successo
nel giardino quella notte.
Draco era
inginocchiato
a terra, le mani chiuse sui pantaloni neri e gli occhi fissi davanti a
sé:
centinaia di viole del pensiero erano state piantate in un angolo
remoto della
proprietà dei Malfoy, nell’unica zona in cui i
suoi genitori non osavano
avvicinarsi, consci che, ogni volta che Draco si recava lì,
desiderava
unicamente restare solo con i propri ricordi per un po’. La
luna piena
splendeva sopra di lui, illuminando con delicatezza i petali dei fiori.
Il rumore di
un
ramoscello spezzato attirò la sua attenzione; si
voltò e vide una donna.
Non era
bellissima:
aveva il naso schiacciato e gli zigomi bassi, i capelli le ricadevano a
caschetto sotto le orecchie. Indossava un vestito viola, della stessa
intensità
dei fiori che circondavano Draco.
Il ragazzo
scattò in
piedi, preso alla sprovvista, e solo in quel momento si accorse che
l’aveva
guardata male, che i suoi lineamenti erano più delicati e le
braccia meno piene
di quanto gli fossero sembrati; il caschetto continuava a esserci e
anche il
colore nero dei suoi occhi.
- Mi
dispiace, non
volevo disturbarti… - si scusò la ragazza,
ma non aveva la voce squillante e fastidiosa che Draco si era
immaginato. – Ho
visto che in questa zona del giardino non c’era traccia di
neve e volevo sapere
perché ci fosse stato fatto un incantesimo… Ma
forse ora è meglio che vada,
credo di averti interrotto.
- Aspetta, -
la
richiamò Draco, la voce rauca per la mancanza di
allenamento. – Chi sei?
Era
consapevole di
apparire pallido e incredulo come se avesse appena visto un fantasma,
ma non
gli importava.
- Asteria
Greengrass,
- rispose la ragazza, afferrando i lembi del vestito viola e facendo un
leggero
inchino.
- Draco
Malfoy.
Asteria
sgranò gli
occhi. – Ah, sei tu il figlio dei Malfoy! Non ti avevo visto
da nessuna parte,
ero curiosa di conoscerti.
- Non ti
hanno parlato
di me?
- So che
andavi a
scuola con Daphne -. Rimase un attimo in silenzio, osservando il prato
privo di
neve su cui si trovava Draco. – Cosa stavi facendo?
- Ora sto
tornando
alla villa, - si limitò a liquidare la domanda Draco.
– Vieni con me?
- Draco! –
chiamò Narcissa, affacciandosi sulle scale con il
vestito verde che aveva indossato per l’occasione.
– Ti stanno aspettando
tutti, non si è mai visto lo sposo arrivare in ritardo!
- Scendo, mamma.
Con il tempo la presenza solare di
Asteria aveva restituito
il sorriso a Draco, riportandolo alla vita. Il ragazzo aveva accettato
finalmente l’invito dei suoi ex compagni di scuola di vedersi
ogni tanto, uscendo
per Londra o cenando in qualche ristorante gestito da maghi; ben presto
aveva
dichiarato ad Asteria i sentimenti che provava per lei, che subito
aveva
confessato di ricambiarlo. Si erano messi insieme, Draco le aveva fatto
la
proposta il Natale precedente e avevano deciso di sposarsi il prima
possibile,
troppo impazienti per aspettare ancora.
Tutti i loro amici comuni avrebbero
potuto dire che Draco
fosse cambiato rispetto al passato: era diventato meno presuntuoso,
meno attento
all’onore della famiglia, ma qualche volta dava ancora sfogo
al carattere che
loro conoscevano bene. Asteria lo aveva cambiato, salvandolo dalla
solitudine e
fornendogli un motivo per riprendere a vivere.
Mentre attraversava il giardino che
la sua futura moglie
aveva addobbato di viole del pensiero – sulle panchine
bianche, intorno all’arco
nuziale, lungo il tappeto che avrebbero percorso –, Draco
sorrise ai suoi
amici, stringendo loro le mani e accettando le pacche di
congratulazioni sulle
spalle. Daphne e Blaise, che avrebbero fatto da testimoni alla sposa,
sedevano
momentaneamente sulle ultime panchine e chiacchieravano con Goyle e
Millicent,
testimoni dello sposo, delle ultime novità; nessuno di loro,
però, riusciva ad
allontanare lo sguardo per più di qualche secondo dai petali
viola che
ricoprivano il prato. Daphne aveva cominciato a giocare con un fiore
appeso
alla panchina, accarezzandolo e sorridendo malinconica.
- Di chi è stata
l’idea dei fiori? – chiese Blaise, la
persona con meno tatto del gruppo: Draco stava per sposare Asteria, le
viole
del pensiero non avevano nulla a che fare con quella giornata.
- Di Asteria, - rispose. –
Sa che sono i miei preferiti.
Nessuno replicò, nemmeno
Daphne, che continuò a far
scivolare le dita su un petalo viola.
Un’ora dopo tutti gli
invitati erano ai loro posti, i
testimoni in prima fila e lo sposo in attesa accanto
all’arco. Asteria apparve
dal portico con la bellezza dei suoi diciotto anni, il volto non ancora
segnato
dal dolore, ma solo raggiante dalla felicità di quel giorno;
il vestito bianco
le fasciava lo splendido fisico, il piccolo seno e la vita sottile,
mentre
i capelli erano stati lasciati nella solita acconciatura a caschetto
che Draco
aveva una volta dichiarato di amare. Percorse lentamente il tappeto
bianco
disseminato di petali viola, accompagnata dal signor Greengrass che,
come lei, non
riusciva a smettere di sorridere. Teneva lo sguardo fisso su Draco, non
avrebbe
potuto notare altro.
Non appena raggiunse il suo futuro
sposo, allungò una mano
verso l’arco e strappò una viola del pensiero per
mettersela fra i capelli.
- Vieni con me? –
sussurrò, sapendo che Draco avrebbe colto
il nesso tra il fiore e le parole, ricordi del loro primo incontro.
Asteria non sapeva. Non sapeva che
Draco quella notte
l’aveva scambiata per il fantasma di Pansy, non sapeva che le
accarezzava con
amore i capelli neri perché gli ricordavano quelli della
ragazza, non sapeva
che ogni volta che la baciava chiudeva gli occhi per immaginare che
altre
labbra fossero premute sulle sue. Labbra bagnate dalle lacrime, labbra
screpolate e spesso sanguinanti per i morsi che la loro proprietaria
si dava quando era nervosa.
Asteria non aveva mai sospettato che
Draco l’avesse scelta
perché sotto alcuni aspetti somigliava a Pansy – i
capelli a caschetto, gli
occhi neri, il modo con cui mostrava di essere oltre ogni concepibile
felicità
quando Draco era con lei. Non lo sapeva, ma tutti gli altri
sì.
Con la coda dell’occhio
Draco vide Daphne trattenere a
stento le lacrime e poi lasciarle andare, forse sperando che agli altri
invitati sarebbero parse lacrime di gioia per la sorella; vide suo
marito
prenderle la mano, vide dietro di loro Tracey allontanarsi dal proprio
posto.
Doveva togliere il fiore dai capelli
di Asteria: non era
giusto che lui l’amasse solo per quello che nella sua mente
rappresentava, non poteva
sposare una donna che avrebbe dedicato tutta la sua vita a lui e
costringerla a
essere la personificazione di un ricordo.
Allungò una mano verso la
viola, poi i contorni del volto di
Asteria divennero sfocati e di fronte a lui c’era Pansy.
Lasciò che le dita si
spostassero per accarezzare i capelli neri della sposa, mentre un
sorriso
illuminava il proprio volto.
Beh,
beh, che c'è da dire? Che amo questa storia. È la
prima one-shot su HP di cui
sono completamente soddisfatta.
Probabilmente
chi segue le mie Dransy sarà rimasto stupito da un piccolo,
quasi invisibile
particolare: Asteria non è una "bitch".
Al contrario, è quasi
carina e coccolosa! Beh... lasciamo questo particolare da parte e
torniamo a
odiarla tutti insieme appassionatamente?
La
storia è costruita su salti temporali (ma va?): quelli con
Pansy sono relativi
al quarto-quinto-sesto-settimo anno, quelli con Asteria ai giorni prima
delle
nozze.
Quando
Draco bacia per la prima volta Pansy, mi è sembrato giusto
non
descriverla nell’atto di saltellare felice per la stanza:
Pansy è davvero
innamorata di lui e dentro di sé sta esultando non tanto per
il bacio, quanto
per il fatto che Draco abbia deciso di
“aggrapparsi” a lei; sa quindi che non
sarebbe giusto mettersi a sorridere dalla felicità,
perché è disposta a
condividere il suo dolore in quel momento. Non ho potuto scrivere
queste cose
perché la storia è dal punto di vista di Draco,
mi ci tenevo a precisarle.
Non
credo ci sia molto da dire sulle viole del pensiero ♥ A
parte che,
significando tra l’altro
“viltà”, non possono che riferirsi anche
al
comportamento di Draco nei confronti di Asteria (il matrimonio
è il punto
massimo del suo essere vile).
Titolo
e citazione da Panta
rei dei FTM ♥
#QuestastoriasostieneiFollowTheMadnelmondo
Ringrazio
il triplo di quanto ringrazi per le altro storie chi ha letto
questa one-shot, perché ci tengo davvero molto. Grazie :) E
ringrazio anche Tef per la splendida valutazione! ♥
Medusa
PRIMA CLASSIFICATA - "Conosci il gelido scorrere degli eventi?" di
MedusaNoir
Ma sarà che devi iniziare la storia con una citazione dei
Follow The Mad?!
Sintassi e grammatica: 9,4/10
Allora, Vittorio Sgarbi direbbe che sei una capra, ma io non sono
Vittorio Sgarbi (a dire il vero sono molto peggio, ma al momento sono
sotto copertura, capiscimi), perciò mi limito ad osservare
che è una storia senza troppi errori grammaticali, i quali
sono catalogabili per lo più come sviste. Qui sotto!
1) “Mostrando che il suo “invito” era
stata accettato”: stato accettato.
2) “Draco sorrise a sua volta, accarezzandola affettuosamente
la testa”: ancora battitura. Accarezzandole.
3) “Il ragazzo tornò verso la scrivania e
aprì al cassetto”: no, io credo che apra il
cassetto.
4) “Tutti a difendere i Sangue Sporco”: la forma
corretta è “Sanguesporco”.
5) L’ultimo errore è nel finale: “Non
appena raggiunge il suo futuro sposo”. Raggiunse.
Forma e stile: 9/10
Oh, non credere che io non mi stia compiacendo di aver privato di un
punto Miss “Ammetto che scrivo piuttosto bene, sapete, io non
credo nella modestia e dico le cose come stanno”. Okay, ti
sto facendo il verso, ma sai che ti voglio bene, tsk! Ora non
m’insultare davanti al mio esteso pubblico di quattro persone
o dovrò segnalarti per scortesia!
Ad ogni modo, sai che amo il tuo stile e tutto ciò che ne
deriva e si attorciglia formando storie da magone per giorni (il famoso
Angst di Med), il punteggio non pieno è dovuto al fatto che
non condivido alcune forme scelte da te e che ora passo a spiegarti.
Insomma, se il giudizio non fosse personale resterei anonima, no?
Quindi…
1) “Il sorriso che le illuminava il viso si era
esteso”: ora che ho letto la frase ad alta voce, ho anche
notato una rima scemotta tra sorriso e viso! Comunque la mia obiezione
è al verbo “estendere”, che non mi piace
riferito a sorriso.
2) “Le guance di Draco si imporporarono”: mah, non
credere che ti abbia tolto molto per questa, semplicemente mi irrita la
cacofonia delle “i” consecutive, cui si rimedia con
un “s’imporporarono”.
3) “Vide che Asteria aveva assunto un’espressione
diversa dalla solita, per cui si affrettò a
spiegare”: il “per cui” è
eccessivamente colloquiale, non mi piace. Bastava un
“quindi”.
4) “In quel momento, non riusciva a capire perché
a Pansy stesse tanto a cuore, perché la sconvolgesse
così tanto”: la virgola dopo
“momento” spezza la frase nel punto sbagliato,
è come se ti costringesse ad inciampare in una lettura
altrimenti lineare.
5) “Mormorò Draco non appena ebbe finito la
forza”: ecco, qui forse è
un’osservazione del tutto personale, ma il verbo
“finire” con “forza” rende poco
l’idea. Secondo me dovresti sostituirlo con
“esaurire”.
6) “Lo baciò di nuovo, castamente”: so
che tu intendevi dire proprio “castamente” e che
ora vorresti picchiarmi, ma “castamente” come
avverbio mi irrita moltissimo e suona anche abbastanza male. Insomma,
non intendo modificare l’idea che vuoi dare, è la
scelta di interpellare la castità sotto forma di avverbio
che non mi quadra.
7) “Asteria lo aveva cambiato, salvandolo dalla solitudine e
fornendogli un motivo per riprendere a vivere”: per una
dichiarazione così pesante, trovo il verbo
“fornire” poco poetico, inappropriato.
8) il vestito bianco le incorniciava lo splendido fisico, il piccolo
seno e la vita sottile: ecco, io direi che il vestito (a proposito,
meglio dire “abito”) fascia, non
“incornicia”. Effettivamente, un vestito non
incornicia, altrimenti la cicciacocca sarebbe logicamente nuda. :D
9) Ultimo, giuro! “Labbra bagnate dalle lacrime, labbra
screpolate e spesso sanguinanti per i morsi che la loro proprietaria
amava darsi quando era nervosa”: ecco, qui dovresti scegliere
una forma verbale che indichi quanto il gesto sia abitudinario, magari
‘soleva’, perché non credo che qualcuno
ami mordersi fino a sanguinare.
Mamma mia, sono noiosissima. Me la pianto, giuro.
Per il resto, lo stile favoloso – mai eccessivo né
semplicistico, semplicemente ogni parola al posto giusto –
tipico della tua narrativa permette di entrare a fondo in ogni tua
frase e vivere tutta la storia accanto ai protagonisti. Ottimo lavoro!
Caratterizzazione: 10/10
Halleluja! Se non lo stai pensando, pensalo. Non ti ho mai dato
punteggio pieno in una caratterizzazione, non quando mi hai spedito
storie su Draco (quindi, ehm… sempre): oggi hai preso un bel
10, e non è perché sono diventata più
elastica, fidati! Il tuo lavoro con questi personaggi è
degno di lode, e non ti sto leccando i piedini!
Anche perché io non lecco mai i piedini.
Insomma, Draco è a tutti gli effetti il nostro stronzillo
imbranatillo, che non piace a tutte (ma solo a Pansy, e ti ho amato per
quell’osservazione sul fascino dei Malfoy) e invita una dama
al Ballo del Ceppo per pigrizia. E ha questa tendenza ad interiorizzare
tutto fino a farlo cicatrizzare, tendenza che – mi piace
vederla così – ha assunto durante il suo sesto
anno. Mi piace il modo in cui esterni i suoi veri pensieri e sentimenti
con dei fiori (viole, ovviamente).
Potrei profondermi in un elogio del tuo Draco, ma rischierei di
togliere spazio alla vera diva della tua storia: Pansy! Questa Pansy
è una Pansy come non ne vedo da mai, giuro. Con la sua
emotività fisica, che la soffoca e le tinge le guance di
rosso, il suo sarcasmo con Blaise, l’ira che non riesce
proprio a celare e che esplode in quel suo
“PARLAMI!”, l’orgoglio che sfuma
miseramente di fronte all’amore per Draco e per se stessa con
lui. È una Pansy di una profondità
d’animo – nonostante non si sbavi in
chissà che aforismi filosofici – disarmante. Una
Pansy che viene come sbattuta in faccia al lettore, una donna che non
si riesce a dimenticare, tanto che non soltanto Draco – e ci
mancherebbe – la ricorda, ma anche Astoria, mettendosi una
viola tra i capelli, ricorda. Ed eccola qua: Astoria! Ma da te che
Astoria mi sarei mai potuta aspettare? Beh, non questa. E questa
è l’Astoria che volevo vedere (ah, sì,
Asteria: beh, perdonami, ma l’abitudine è
abitudine!); anzi, non è così, ne volevo vedere
una bastarda e sfigata. Eppure la tua è talmente perfetta da
farsi amare così, empatica e adorabile quale l’hai
dipinta. Bellissimo lavoro, dico sul serio. Complimenti, cara Med!
Originalità: 4,5/5
È una storia improntata su un alternarsi di presente e
flashback, e risulta perfetta nella sua atipicità. Non mi
sentirei di importi corsivi per rilevare il passato e l’ora,
anzi: l’impostazione è magnifica.
Certo, la storia delle viole è trita e ritrita –
non posso non fartelo notare – così come il
triangolo Draco/Pansy/Astoria, ma tu hai saputo reinventarli stupendomi
ad ogni parola.
Svolgimento della trama: 9,9/10
La tua trama è perfetta, senza alcun difetto, magnifica
e… e ha soltanto una piccolissima incongruenza:
all’inizio scrivi che Astoria ha sei anni in meno di Draco,
poi invece dici che ne ha sette in meno. Tutto qui! Per il resto, come
ti ho già detto in mille modi… fa-vo-lo-so.
Gradimento personale: 5/5
Ah, ma dai. Non sarei credibile se osassi privarti anche soltanto di
uno 0,01. Ho già descritto ampiamente cosa ho amato della
tua storia, perciò ora ti riporto i passaggi che ho
evidenziato in rosa, ovverosia quelli che ho amato selvaggiamente,
selvaggiamente come soltanto io posso amare, ecco.
1) “Stavo aspettando il momento migliore per chiedertelo, ma
mi hai anticipato”: questa è da annoverarsi in
“stronzate di Draco Malfoy” insieme alla storia
della pigrizia, condite dal “Pansy era l’unica ad
aver subito il fascino dei Malfoy”. Epico!
2) “Sono i miei fiori preferiti: non importa se stonano con
tutto il resto”. A parte lo spontaneo collegamento con Pansy
– tanto che viene da pensare che anche lei stoni con tutto il
resto – mi piace la calma ferma con cui Draco stronca le
proteste di Astoria.
3) “Tu invece dove hai trovato il tempo per fare il tema,
visto che sei sempre così occupato a raderti il
petto?”: che Pansy!
4) “Al punto da tapparle il naso, da dipingerle la faccia di
chiazze rosse contornate da lacrime e sudore”: mamma mia,
quanto amo questo pezzo.
5) “- E tu non puoi impedirmelo.
- Va bene, allora verrò con te.”: questi sono quei
momenti di dramma all’ennesima potenza che con Draco e Pansy
non si possono mai evitare e che, tuttavia, ogni volta sono una
novità. Sei stata brava a renderli ancora due innamorati
strappalacrime, perché se non mi facevi lacrimare
tu… chi avrebbe potuto?
6) L’intervista con cui Harry salva il culo a Narcissa e
famiglia: è una trovata interessante e molto da Potty il
supereroe. È soltanto nominato, ma spaventosamente IC.
7) “Per sempre tua (che tu lo voglia o meno)”:
ancora forza Pansy, davvero. È una cosa allucinante, le
dichiaro amore eterno.
8) Draco accarezza il nome di Pansy. LO ACCAREZZA! Meraviglioso.
9) “Una Maledizione Senza Perdono davanti a tutti, mentre
Pansy raccontava a Daphne della notte precedente, dei baci di Draco,
delle sue carezze; un lampo verde e il mago era fuggito in preda al
panico, finendo sotto le auto che correvano lungo la strada. Draco non
aveva potuto nemmeno avere vendetta, l’uomo era morto sul
colpo.”: voglio piangere per ore e ore, diamine! Quando sono
fatti bene, muoiono! Bastardissima bastarda di una Med, damn it!
10) La scelta di Asteria di infilare una viola del pensiero tra i
capelli. Lo sai, mi ha fatta impazzire.
11) “Non lo sapeva, ma tutti gli altri
sì.” E tu mi vuoi morta ora.
Ecco, credo di aver finito. Sei arrivata prima (non so come sia
possibile, ma in un mio contest ancora non ti era successo) e hai
letteralmente stracciato – lo dico senza remore né
timore di offendere nessuno – le altre. Questa storia
è di un altro pianeta, nulla da fare. Grazie per averla
scritta e… sì, mi arrogo il merito di averti dato
lo spunto con questo contest.
Insomma, personalmente, io la mia scelta l’ho fatta: I follow
the Med.
Totale: 48,4/50
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